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domenica 30 maggio 2010

Legalismo, licenziosità e la vera libertà

Luca 15:11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
Luca 15:12 Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni.
Luca 15:13 Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.
Luca 15:14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Luca 15:15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali.
Luca 15:16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Luca 15:17 Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Luca 15:18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te:
Luca 15:19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi".
Luca 15:20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò.
Luca 15:21 E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".
Luca 15:22 Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi;
Luca 15:23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
Luca 15:24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.
Luca 15:25 Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze.
Luca 15:26 Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.
Luca 15:27 Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".
Luca 15:28 Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare.
Luca 15:29 Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici;
Luca 15:30 ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato".
Luca 15:31 Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua;
Luca 15:32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato"».


Questa parabola è forse la più famosa e conosciuta, sia da credenti che da non credenti. Racconta con toni vivaci il profondo amore di questo padre, che Gesù rassomiglia per attitudine del nostro Padre celeste. E' quindi un racconto confortante, rassicurante. Ognuno di noi ha un bisogno di essere amato, tanto dagli uomini e molto di più dal Signore; questa rivelazione dell'amore del Padre è quindi veramente la medicina per una malattia mortale dell'anima.
Parallelamente a questa comune - ma fondamentale - interpretazione, vorrei far notare alcune tematiche da un altro punto di vista.
Un uomo aveva due figli. Nella parabola, è evidente che quest'uomo ricopre il ruolo di Dio Padre. Poi però, ci sono i due figli. Dal carattere mostrato da questi due figli, penso che rappresentino il modello di un cristiano religioso, tradizionalista; e di un cristiano carnale, attirato dalle cose belle di questo mondo. La curiosa coincidenza è che questi due estremi sono i due più gravi pericoli per ogni figlio di Dio. Nel cammino della maturità spirituale infatti, c'è un crinale da percorrere: il sentiero della libertà nello Spirito Santo. A destra di questo sentiero, c'è il burrone del legalismo, della tradizione, della religiosità. A sinistra, c'è il burrone della licenziosità, della carne, della concupiscenza.
Osserviamo come il Signore si comporta nei confronti dei Suoi figli con due caratteri e modi di fare completamente opposti ma ugualmente sbagliati.

1) Il figlio carnale.
Un nuovo peccatore si converte. Gli angeli del cielo fanno festa.
Lo spirito di questa persona viene rinnovato: ora è un figlio di Dio.
Prima di conoscere il Signore però, aveva parecchie abitudini di cui ora se ne deve sbarazzare. Abitudini e modi di pensare sensuali, carnali.
In poco tempo, questo modo di pensare e queste abitudini, esercitano ancora una pressione troppo forte e spingono questo figlio a tornare ad esse.
Dalla parabola osserviamo che il padre non tenta nemmeno di convincere del contrario il figlio ribelle. Immediatamente ubbidisce dividendo i beni e dandogli la sua parte di eredità. Non è strano? Se ci tiene tanto a questo figlio, perchè non cercare di farlo ragionare? Perchè non fargli capire quanto sia sbagliato ciò che ha intenzione di fare? Perchè il Signore ci ha creati e ci conosce. Sa che alcune cose dobbiamo comprenderle per esperienza e solo così potranno trasformare la nostra vita. Non basta sapere cosa è meglio. Bisogna saperlo per esperienza. Solo attraverso questo viaggio esperienziale si diventa persone diverse.
Il padre dunque senza neanche fiatare lascia libero il figlio carnale di fare ciò che vuole. Egli va, spende tutti i soldi che ha, e presto si ritrova a stare per morire di fame. Molti pensano che il fulcro della vita cristiana consista nella scelta di amare Dio. Personalmente sono persuaso che il fulcro della vita cristiana sia l'obbligo di farlo.

Marco 12:28 Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?»
Marco 12:29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore.
Marco 12:30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua".


Amare Dio non è una scelta. E' un obbligo. E' un comando. "Ama" è un modo verbale imperativo. Nel contesto di questa parabola comprendiamo il perchè. Ugualmente, spesso Dio lascia comprendere per esperienza ad alcuni figli di Dio questo "perchè".
Focalizziamo la nostra attenzione su questo figlio ribelle. Non ha più soldi. Gli vietano il cibo dei maiali. Sta morendo di fame. Sta morendo.
In questo contesto realizza il vero significato della sua libertà. Fino ad ora, pensava alla libertà come la possibilità di soddisfare ogni sua voglia mondana. Vedeva la convivenza nella casa di suo padre come una prigionia. Solo al di fuori però, ha compreso come stanno realmente le cose: al contrario.
Ha seguito i suoi desideri e i suoi desideri lo stanno portando al suicidio.
Ha dunque sì una scelta davanti ora, ma è davvero una scelta?? Può scegliere se vivere o morire. Ma morire significa non esistere più. Non è un'alternativa. La sola cosa che può fare è vivere. E' tornare alla casa del padre.
La sola cosa che possiamo fare e amare Dio. Questa scelta obbligata sembra a priori come l'imposizione con la violenza della volontà di Dio, contraria alla nostra. Ma nel momento in cui attraverso la nostra esperienza comprendiamo che ciò che non va bene non è la volontà di Dio, bensì la nostra, interiorizziamo di non essere per nulla affidabili, neanche nei nostri desideri. Solo quando stiamo per morire comprendiamo che Dio è Vita. Il training degli Alcolisti Anonimi comprende una fase in cui si deve prendere coscienza che la propria volontà (di continuare a bere in modo smodato) porta verso la propria morte. Quasi sempre questo shock carica le persone della forza morale per conferire ad altri il potere decisionale sulla propria vita, sapendo che continuando a fare di testa propria si raggiungerà senza ombra di dubbio la morte. Questo è ciò che è successo al figliol prodigo. Questo è ciò che succede a molti figli di Dio. Questo percorso però non è assolutamente invano.

2Corinzi 7:8 Anche se vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne rincresce; e se pure ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quella lettera, quantunque per breve tempo, vi ha rattristati),
2Corinzi 7:9 ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché questa tristezza vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da noi.
2Corinzi 7:10 Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.


Ebrei 12:5 «Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore,
e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso;
Ebrei 12:6 perché il Signore corregge quelli che egli ama,
e punisce tutti coloro che riconosce come figli».


Un buon padre riprende i suoi figli per farli crescere in modo sano. Tanto più il nostro Padre Celeste riprende i suoi figli attraverso le circostanze della vita affinchè possano essere trasformati per esperienza.
Vediamo infatti come questo figlio ribelle, dopo aver superato il punto critico della consapevolezza della vera libertà, torna dal padre. Torna a lui però come una persona diversa. E' un uomo nuovo, completamente diverso da ciò che era prima. Ha una nuova comprensione di sè stesso, del padre, della libertà. Non è stata piegata la sua volontà, ma piuttosto è stata trasformata! Torna quindi dal padre con uno spirito differente e il padre gli corre incontro e fa festa per lui. Il padre ha lasciato andare il figlio viziato ed egoista con il solo scopo di vederlo tornare umile e sano, e il suo scopo è stato raggiunto! Il padre fremeva dall'attesa di questo momento, sapendo di dover lasciare che gli accadimenti facessero il suo corso, e ora che lo vede da lontano gli corre incontro per la gioia! Questo figlio era morto, ma è tornato in vita. Era una persona fredda, cinica, sensuale, egoista, vanagloriosa; ma ora è una persona pentita, umile, pura, spirituale, mansueta. Quale sapienza divina in tutto ciò!!

2) Il figlio legalista.
A questo punto della narrazione, in uno spazio minore, si parla dell'altro fratello. La parola chiave è al versetto 29: "da tanti anni ti servo". Questo figlio viveva con la mentalità di un servo, non di figlio. Serviva il padre, lavorava per lui, cercava di guadagnare il suo rispetto, il suo amore. Era fedele in ogni cosa, pensando di dover comprare la fiducia e la comunione con suo padre.
Quanti credenti oggi servono Dio per ottenere la sua approvazione, il suo amore. Vanno in chiesa, prestano servizio, organizzano riunioni e ritiri, il banco alimentare, partecipano agli studi biblici, solo per ottenere l'amore di Dio.
Al figlio primogenito e a questi figli, il Signore risponde allo stesso modo: ciò che è mio, è tuo. Tu hai già il mio amore. Non hai bisogno di fare per ottenere la mia approvazione perchè tu non sei mio servo, tu sei mio figlio. Tu sei parte di me e hai parte in tutto ciò che mi appartiene. Tu sei sangue del mio sangue. Io ti amo.

Non è possibile rimanere indifferenti a tale dichiarazione d'amore. Non è possibile evitare di rivedere le proprie priorità e il modo di vivere davanti a una tale apertura del cuore di Dio nei nostri confronti. C'è solo la possibilità: con le lacrime agli occhi prenderne atto e ricambiare questo amore con forte un abbraccio.

Chiunque dei due figli noi siamo, ti ringraziamo, Padre, per averci fatto Tuoi figli.

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