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lunedì 3 maggio 2010

Il fuoco della gloria

Esodo 3:1 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb.
Esodo 3:2 L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava.
Esodo 3:3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!»
Esodo 3:4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi».
Esodo 3:5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro».
Esodo 3:6 Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.
Esodo 3:7 Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni.
Esodo 3:8 Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei.
Esodo 3:9 E ora, ecco, le grida dei figli d'Israele sono giunte a me; e ho anche visto l'oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire.
Esodo 3:10 Or dunque va'; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall'Egitto il mio popolo, i figli d'Israele».
Esodo 3:11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele?»
Esodo 3:12 E Dio disse: «Va', perché io sarò con te. Questo sarà il segno che sono io che ti ho mandato: quando avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, voi servirete Dio su questo monte».


Il fuoco è la gloria di Dio. E' una minima parte della Sua gloria.
Per questo motivo il terreno è sacro: Laddove vi è la gloria di Dio, c'è anche la Sua santità.
La Sua gloria non può avere a che fare con nulla di impuro. Per questo Mosè aveva paura: non si può vedere Iddio e vivere.
Il fuoco della gloria non può parimenti consumare nulla che non sia Santo: per questo non ha potuto consumare il pruno.

I figli di Dio oggi hanno accesso al Suo trono mediante la giustificazione ottenuta dal sacrificio del Signore Gesù.
Per potere però contemplare la gloria di Dio e camminare alla Sua presenza come Elia, ci sono delle realtà che ognuno di noi deve comprendere nel proprio spirito e provare nella propria vita. Solo così si potrà costruire su solide fondamenta, solo così si potrà lavorare efficientemente nel Regno di Dio.
Camminiamo quindi idealmente assieme a Mosè, fino a quando arriviamo al monte del Signore. La prima volta ci siamo arrivati apparentente per caso. Vivevamo la nostra vita esattamente come Mosè, senza ricercare alcunchè di particolare. Ma il Signore ci ha visitato. Ci ha chiamato. Lo ha fatto perchè ne eravamo eletti. E noi abbiamo risposto, esattamente come Mosè.
Da quì in avanti però, molte altre volte siamo tornati al monte e molte altre vi torneremo. Non si può vivere il cristianesimo senza invocare Cristo.
Ed ecco quindi che Egli non manca mai di mostrarsi: L'angelo del Signore è la prefigurazione di Cristo.
Il nostro desiderio però molte volte ci porta a voler godere della gloria di Dio, del fuoco e della presenza del Signore, facendo a modo nostro.
Vogliamo che la fiamma bruci di noi. Serviamo Dio affidandoci unicamente al nostro buonsenso. Alla nostra esperienza di ministero. A ciò che ci sembra meglio. Alle nostre capacità. Crediamo che il sacrificio debba essere tutto nostro e che solo così la fiamma potrà ardere. Ma così non è.
La fiamma non può ardere di qualcosa di terreno, quand'anche fosse buono.
Il candelabro celeste può solo bruciare l'olio dello Spirito Santo. Ciò che alimenta il fuoco della gloria di Dio può essere solo ed unicamente Sè stesso. Il Suo amore. La Sua giustizia. Il Suo zelo per portarci nella piena libertà. La fiamma deve bruciare di Lui.

Atti 2:1 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo.
Atti 2:2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti.
Atti 2:3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro.
Atti 2:4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.


Le lingue di fuoco non bruciarono gli apostoli. Esse bruciavano di Spirito Santo.
Tutto ciò che gli apostoli hanno fatto è stato aspettare e invocare Iddio.
La Sua manifestazione consentì loro di far esprimere liberamente il loro spirito, legato allo Spirito Santo.
O parliamo noi, o parla lo Spirito in noi.
Prima di accingerci a qualsiasi impiego, specialmente nel Regno di Dio, decidiamo prima chi vogliamo far parlare. Se lo Spirito, allora aspettiamoLo nell'alto solaio. Invochiamo il Signore. Egli non mancherà a mostrarsi, e potremo benedire il prossimo e il popolo di Dio con la fiamma della Sua gloria.
Togliamoci i calzari, il Signore ci vuole parlare.

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