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domenica 6 marzo 2011

L'abbraccio di Dio

Tutto ha inizio nel caos. Nel dolore. Nella sofferenza. Nelle frustrazioni di ogni giorno.
Se guardata da un punto di vista cinico, si può arrivare a pensare che questa vita sia quasi una punizione. E comunque, nel migliore dei casi, senza senso.

Ecclesiaste 1:3 Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?

Miliardi di persone, di ogni generazione a un certo punto della propria vita sono arrivati al crocevia di questa domanda dell'Ecclesiaste.
Molti l'hanno ignorata per decenni, spingendo ogni grammo della propria forza di volontà verso il guadagno capitalistico. Il riconoscimento sociale. La ricerca di una serenità di vita sconosciuta. Il desiderio di godere semplicemente delle bellezze del mondo, senza nessun altro scopo.

Ma poi arriva.
Arriva una crisi, un'incidente, una perdita. O forse, semplicemente, una chiamata.
E mentre il tuo mondo frana, la domanda echeggia sempre più violenta, quasi a sbeffeggiare l'intera tua esistenza. C'è chi crede che questa sia la fine. Per molte persone tuttavia, questo è un nuovo inizio. Basta una semplice invocazione a Dio ed Egli si fa trovare. Proprio nel momento peggiore, nel momento di maggior dolore, ai piedi della croce di Cristo ha luogo un miracolo: la nuova nascita. Questo è quello che accomuna ogni vero cristiano: l'incontro con il Signore Gesù.
La consapevolezza del proprio peccato, il pentimento per aver sbagliato tutto, la rivelazione della Grazia di Dio che colpisce con la forza di un fendente al cuore. Un fendente che in modo doloroso strappa via il marcio, ma che genera nuovo tessuto sano. Una nuova identità.
Da questo momento ha inizio la vita cristiana. Da qui in avanti succederanno innumerevoli cose, si attraverseranno sofferenze e si arriverà a momenti gloriosi. Magari si potrà entrare nel ministero per il Regno di Dio, portando a tutti la stessa mano di Dio che ci ha salvato.

Qual'è tuttavia il profilo di ogni cristiano, di ogni persona che ha fatto questa esperienza?
Il profilo di una persona vincente? Sicura di sé? Realizzata, efficiente ed efficace? Prospera nel proprio servizio a Dio?
Un cristiano può avere questi attributi, senz'altro, ma questi non sono il suo profilo.
Il profilo di un cristiano è il profilo di Cristo Gesù, alla croce.
E' il profilo della sofferenza, della debolezza, della fragilità.

Il giorno in cui non avrai bisogno di un Salvatore, non sarai più un cristiano.

Certamente, Cristo è risorto. Certamente, ogni cristiano risorgerà con Lui!
Questo è il profilo eterno di ogni cristiano, ma non possiamo vivere come se non avessimo più alcun problema e fossimo già glorificati. Non è questo il tempo di Dio.
Quel che è importante però e fissare gli occhi a questo tempo futuro. Gesù l'ha fatto e questo gli ha dato la forza necessaria per superare tutto quel dolore.

Ebrei 12:1 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta,
Ebrei 12:2 fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
Ebrei 12:3 Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo.

C'è una gara e c'è una vittoria che Cristo ha guadagnato per noi.
Il nostro sguardo deve essere fisso al traguardo, fisso al premio.
Con la consapevolezza però che dobbiamo correre. Sudare. Sputare sangue.
Essere cristiani non significa non avere più alcun problema, significa avere Gesù Cristo al proprio fianco.

Ebrei 5:7 Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà.
Ebrei 5:8 Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì;
Ebrei 5:9 e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna,
Ebrei 5:10 essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec.

Egli imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì. Tanto più noi dobbiamo imparare l'ubbidienza attraverso la sofferenza, l'esperienza. Questo è il significato della vita. Questo è il profilo del cristiano. Il profilo di chi lotta, corre, compete per ottenere un premio.
Il profilo di chi è consapevole della propria estrema debolezza, ma anche della Persona che lo sostiene in ogni istante.

2Corinzi 12:9 Egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
2Corinzi 12:10 Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.

Molte sono le battaglie. Con la propria carne. Con le forze spirituali della malvagità.
Ma la chiave di vittoria è sempre e solo una: l'abbandono delle proprie forze. Il ritorno alla croce di Cristo. Ogni giorno, finchè si ha vita.

Certo, è un bel discorso – penserai - ma quali sono le applicazioni pratiche di questo concetto?
Cosa significa in realtà?

Significa desiderare e ricercare più di ogni altra cosa l'amore del Padre.
Significa smettere di imporre la propria ragione nei piccoli e grandi conflitti di ogni giorno, e immedesimarsi nella persona che ci sta di fronte, dandole quello di cui ha bisogno.
Ascolto, conforto, aiuto. Anche se costa. Anche se toglie qualcosa di nostro. Tempo, soldi, convinzioni. Siamo nudi, ai piedi della croce. Nulla è più nostro.

Come è possibile tutto questo?
Possiamo riconoscere che ogni parte del nostro corpo vuole correre nella direzione opposta, gridare, imporre la propria ragione, sempre e in ogni occasione. Come è possibile non farsi vincere dalla propria natura e comportarsi in un modo così diametralmente opposto?

In qualsiasi momento, dovunque sei. Chiunque tu sia, qualsiasi ruolo tu ricopra.
Fermati.
Svuota il tuo cuore davanti a Dio.
Delusione, rabbia, rancore, desiderio concupiscente, convinzione, volontà. Svuotiamo ogni cosa davanti al Signore. Prendiamo il tempo che ci vuole, da soli. Noi e Dio. Questo è quello che siamo, il Signore ci ha creati e di certo non si scandalizzerà nel vedere la nostra sincerità. No, non si scandalizzerà, ma al contrario ci abbraccerà.
I nostri occhi sono chiusi, la nostra mente e il nostro spirito sono dinanzi al trono di Dio. Egli si avvicina a noi, ci abbraccia. E sussurra al nostro orecchio:

“Lo so, figlio mio. Conosco il tuo dolore. C'ero anche io. L'ho provato anche io. E' tremendo, ti manca il fiato. Vuoi ribellarti, vuoi importi. E' questo che dice la tua mente ma non è questo di cui tu hai bisogno. Tu hai bisogno di me. E io sono qui, con il mio abbraccio. Io ti ho desiderato. Io ti ho creato. Io ho sofferto più di chiunque altro per averti con me. Lascia tutte queste cose qui, lasciale a me. Lasciati abbracciare. Voglio alleggerirti. Voglio te. Voglio amarti. Nulla sarà mai di intralcio tra te e il mio amore. Riposa fra le mie braccia.”

Le nostre mani sono strette in pugni tremanti. Non capiamo cosa sta succedendo, ma capiamo che stiamo cambiando. Non si tratta di leggi da seguire. Non è questione di comportarsi bene. Di conformarsi a ciò che gli altri si aspettano da noi. Improvvisamente non abbiamo più bisogno di tutto questo. Vogliamo il Signore, Lui soltanto.
Egli promette di restare sempre al nostro fianco, ma lentamente la nostra coscienza viene riportata alla nostra dimensione materiale.

Ed eccolo, il nostro problema.
Ecco il nostro conflitto, il nostro nemico, la nostra tentazione, il nostro orgoglio, quello che tanto ci turbava. E' ancora lì, davanti a noi. Ma contemporaneamente non c'è più. C'è amore nel nostro cuore. Perdono per il fratello che ci ha deluso. Forza per resistere alla tentazione, umiltà nei nostri pensieri, disponibilità per aiutare il prossimo. Il nostro volto ha preso le fattezze di quello di Gesù.

Questo, è il profilo del cristiano.
Non basta una volta, due, dieci, cento, mille. No, non bastano. E' necessario tornare al Signore in ogni momento, sempre. Ad ogni occasione. Sempre più spesso. Finchè la nostra consapevolezza e la nostra presenza spirituale sarà più spesso nei luoghi celesti che in quelli terrestri. Finchè la familiarità e l'intimità con il Signore sarà tale da rendere quasi automatico ogni gesto, ogni pensiero, sottomesso al Suo Spirito. Finchè il Signore ci chiamerà, e finalmente potremo vederlo faccia a faccia. E stare con Lui per l'eternità. Immersi nel Suo amore.

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