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domenica 3 febbraio 2019

Il regno del Figlio

Rendete omaggio al figlio,
affinché il SIGNORE non si adiri
e voi non periate nella vostra via,
perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.
Beati tutti quelli che confidano in lui!
Salmo 2:12

INTRODUZIONE

Una parte importante dell'eredità cristiana riguarda la consapevolezza di Cristo in quanto Pantocratore, ossia Onnipotente. Pur essendo un aspetto tipico della teologia e dell'arte bizantina (che in un frangente è arrivata all'estremismo eterodosso del monofisismo), essa affonda le proprie radici nel Nuovo Testamento, e proprio per questo risulta essere patrimonio della cristianità tutta. Tra i diversi contributi neotestamentari interessanti a questo riguardo, vorrei approfondire in questa sede solo un breve brano che troviamo nel fondamentale quindicesimo capitolo della Prima lettera ai Corinzi, limitandoci perlopiù alla comprensione di quanto affermato in questo testo. 

Con maggiore probabilità questa lettera è stata scritta dall'Apostolo Paolo durante il soggiorno a Efeso nel suo terzo viaggio missionario, intorno al 55 d.C. Sulla base delle lettere e delle richieste pervenute da parte della comunità, Paolo risponde trattando svariati argomenti che troviamo qui raccolti. Uno dei pericoli dottrinali che la chiesa stava affrontando era promosso da alcuni che negavano la risurrezione dei morti, ed è per questo che l'Apostolo dei gentili scrive anche un accorato discorso sulla sua realtà e sulla sua fondamentale importanza per la fede cristiana, un discorso che troviamo appunto nel quindicesimo capitolo. 

Dopo aver approfondito in un precedente articolo il tema specifico della risurrezione dei morti, e quello della cristologia di Adamo, mi sembra doveroso dedicare ora un'esposizione all'insegnamento che possiamo intitolare "Il regno del Figlio". Andiamo dunque direttamente alla proclamazione cristologica apostolica presa in esame. 

BISOGNA CHE EGLI REGNI

Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.  
1Corinzi 15:20-28

In questo ordine degli eventi escatologici, la risurrezione di Cristo rappresenta solo l'inizio di una nuova epoca. Questa epoca è contraddistinta dall'esordio appena considerato, da una serie di avvenimenti che accadranno in questo tempo e poi da una fine (to telos) che consoliderà un nuovo equilibrio. Il termine originale utilizzato per "fine" si potrebbe tradurre meglio con "il compimento" della storia della salvezza1. La risurrezione del Signore dunque avvia, accelera i processi del piano di Dio riguardante la storia della salvezza, che a un certo punto arriverà al suo compimento definitivo. Quello che in una difesa della risurrezione può esser considerato come tesi, qui invece possiamo considerarlo come assunto preliminare, per poter procedere in questo percorso teologico.   

Le frasi in questione sono abbastanza articolate, ma con una lettura attenta possiamo farvi ordine. In seguito alla risurrezione troviamo dunque che:
  • Bisogna che Cristo regni,
  • che sconfigga ogni nemico,
  • tra i quali anche l'ultimo: la morte.
  • E questo mediante il potere ricevuto del Padre, adempiendo la parola profetica delle Scritture (Sl. 110:1),
  • per poi vedere la risurrezione dei morti e la fine.
  • In seguito alla fine, Cristo consegnerà il suo regno a Dio che è il Padre. 
L'aspetto principale di questa sequenza è quello che mi ha spinto a intitolare in tal modo questo articolo, ossia la descrizione del regno del Figlio. Per attuare il piano del Padre, è necessario infatti che il Figlio regni, e che lo faccia finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. I vocaboli coinvolti nella specifica di questi nemici (principato, ogni potestà e ogni potenza) li portano a essere identificati con le forze celesti o cosmiche che sono considerate concorrenti con la signoria di Dio e di Cristo2. Vediamo dunque che in seguito alla risurrezione del Signore c'è il suo regno. Nel suo regno egli deve esercitare il potere ricevuto dal Padre per sottomettere ogni nemico, e quando questo sarà realizzato (e sarà sconfitta anche la morte) potranno risorgere quelli che sono suoi, in seguito alla sua venuta (il suo ritorno).  

Che caratteristiche ha però il regno di Cristo? Rileviamo che in questi versetti non ci sono ulteriori dettagli a proposito ma possiamo riflettere sul fatto, affermato all'inizio della lettera (1:24), che la predicazione di Cristo crocifisso è potenza e sapienza di Dio. Questa potenza è associata anche alle dimostrazioni di Spirito (2:4) e suggellano la genuinità del messaggio del vangelo e il suo successo decretato non dall'abilità umana di convincimento ma, per l'appunto, dalla potenza di Dio. La potenza di Dio e la dimostrazione dello Spirito sono nella predicazione di Cristo crocifisso e questo, allargando il nostro sguardo ad altri libri neotestamentari, perché è in seguito alla risurrezione che egli ha ricevuto "ogni potere in cielo e sulla terra" (Mt. 28:18). È in seguito alla croce che Cristo ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro (Col. 2:15). Gesù dunque dopo la sua morte e risurrezione ha trionfato sui principati e le potenze, e ha ricevuto dal Padre ogni potere in cielo e sulla terra proprio come affermato nel Salmo 110: "Il SIGNORE ha detto al mio Signore: «Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi»." In questo versetto citato altrove anche da Gesù stesso, comprendiamo come il Padre ha condiviso con il Figlio la pienezza di potere e governo, e questo proprio nel tempo presente. In effetti è sulla base di questa onnipotenza di Cristo che è stata fondata la Chiesa e che essa può adempiere al suo compito di discepolato e battesimo delle nazioni nel mondo sulla base delle indicazioni di Gesù stesso (Mt. 28:18-20).

Ecco, aggiungendo questi altri indizi possiamo tracciare ora un quadro più completo sul regno del Figlio. Un regno iniziato con la sua morte e risurrezione, in seguito alla quale egli ha ricevuto ogni potenza dal Padre per sconfiggere le potenze spirituali della malvagità e per edificare la sua Chiesa, con il proposito di discepolare e battezzare persone di ogni popolo. Un tempo dunque nel quale portare a compimento un trionfo già raggiunto, e questo sempre nello scopo della salvezza dell'uomo, attraverso la predicazione di Cristo crocifisso: sapienza e potenza di Dio, luogo di dimostrazione di Spirito e potenza. Questo regno però non finisce qui. Cristo infatti dovrà sconfiggere anche altri nemici, tra i quali la morte stessa, e questo intervenendo in prima persona come ulteriore manifestazione del suo regno. È in questo contesto e in seguito a questi eventi che troviamo nell'Apocalisse di Giovanni la descrizione del famoso regno messianico millenario (o milleniale, su derivazione anglosassone), anch'esso già approfondito in un altro contesto. E dopo la sconfitta della morte, e la risurrezione dei suoi, egli sottometterà infine il suo regno a Dio Padre. Lo scopo finale di tutto il processo infatti è quello della gloria di Dio: ossia l'attuazione della sua assoluta sovranità per essere tutto in tutti. Il contesto immediato suggerisce di interpretare la frase panta en pasin, nel senso che Dio sarà presente e operante sovranamente in "tutta la realtà" creata3, in una nuova ed eterna armonia.


CONCLUSIONE 

La risurrezione del Signore inaugura quella che in teologia si chiama "escatologia anticipata", ossia l'anticipazione di una condizione che sarà compiuta solo negli "ultimi giorni". Nella croce Cristo ha vinto sui principati e le potenze spirituali, con la risurrezione egli ha ricevuto dal Padre ogni potere in cielo e sulla terra. Risulta necessario dunque che regni per portare a compimento la sua vittoria sui nemici, e questo sia attraverso la predicazione del vangelo e l'espansione della Chiesa nella storia sia attraverso il suo ritorno e la sconfitta definitiva di tutti gli ultimi nemici e della morte alla fine della storia. In questo quadro generale è di consolazione e incoraggiamento sapere che il potere della Chiesa non si appoggia sulle proprie virtù ma sull'aderenza al messaggio del vangelo, dove per volontà di Dio dimora la sua potenza e la manifestazione dello Spirito Santo. In seguito alla sconfitta della morte, tutti noi credenti risorgeremo e per ultima cosa l'intero regno sarà restituito nelle mani del Padre affinché la sua signoria e la sua gloria possa essere completa e possa coinvolgere tutti i santi in quanto parte attiva del suo proposito.

In questo contesto dunque possiamo dire di conoscere la grazia del regno del Figlio nel tempo presente, anche se assisteremo al suo intervento diretto solo nel momento del suo ritorno. Come aspetto ancora più importante, infine, la sua stessa risurrezione risulta essere una anticipazione della speranza che coinvolge ogni credente: la speranza fondata che vede nella morte non un capolinea ma solo una penultima fermata, prima di tornare alla vita e contemplare per l'eternità la benedizione della luce e del volto di Dio.



Note:

[1] Cfr. Rinaldo Fabris, Prima Lettera ai Corinzi, Milano, Paoline, 1999, p. 204.  

[2] Id. Ibid.  
[3] Id. Ibid. p. 205.

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