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sabato 2 aprile 2011

Il figlio del riso

Intorno a quattromila anni fa, l'unico vero Dio si rivelò ad un uomo.

Genesi 12:1-2 Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò;
io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.

Abramo aveva settantacinque anni.
Sua moglie era sterile.
Come si può credere in una promessa impossibile, anche se fatta da Dio in Persona?

Genesi 16:1-2 Or Sarai, moglie di Abramo, non gli aveva dato figli. Aveva una serva egiziana di nome Agar.
Sarai disse ad Abramo: «Ecco, il SIGNORE mi ha fatta sterile; ti prego, va' dalla mia serva; forse avrò figli da lei». E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai.
Genesi 16:15 Agar partorì un figlio ad Abramo. Al figlio che Agar gli aveva partorito Abramo mise il nome d'Ismaele.

Non si può porre mente all'infinito. Non si può pensare all'impossibile.
Sara quindi incalzò suo marito, spingendolo a una pratica comune in quell'epoca, per avere il figlio tanto desiderato. Il figlio desiderato da una vita, quello su cui sarebbe ricaduta la promessa di una enorme prosperità e discendenza. Gli anni passavano e questa sembrava l'unica possibilità per vedere realizzata la parola di Dio prima di morire. C'era disperazione, in Sara. Come fare altrimenti? Continuare a sperare in qualcosa che non poteva succedere?

Quando Abramo ebbe cent'anni però, la voce del Signore tornò a risuonare.

Genesi 17:15-21 Dio disse ad Abraamo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamare più Sarai; il suo nome sarà, invece, Sara.
Io la benedirò e da lei ti darò anche un figlio; la benedirò e diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei».
Allora Abraamo si prostrò con la faccia a terra, rise, e disse in cuor suo: «Nascerà un figlio a un uomo di cent'anni? E Sara partorirà ora che ha novant'anni?»
Abraamo disse a Dio: «Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!»
Dio rispose: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome di Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui.
Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco, io l'ho benedetto e farò in modo che si moltiplichi e si accresca straordinariamente. Egli genererà dodici prìncipi e io farò di lui una grande nazione.
Ma stabilirò il mio patto con Isacco che Sara ti partorirà in questa stagione il prossimo anno».

No, Abramo non aveva capito male.
La promessa del Signore doveva passare attraverso lui e Sara, in prima persona.
Doveva passare attraverso l'impossibile, per portarlo all'esistenza.
E ancora una volta viene confermata questa promessa. Ismaele sarà benedetto perchè questo era il desiderio di Abramo. Ma il patto di Dio non sarà fatto con lui, ma con il figlio promesso.

Genesi 21:1-3 Il SIGNORE visitò Sara come aveva detto; e il SIGNORE fece a Sara come aveva annunciato.
Sara concepì e partorì un figlio ad Abraamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato.
Abraamo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

A distanza di venticinque anni dalla prima promessa del Signore, da Abramo e Sara nasce Isacco. Letteralmente questo nome significa "figlio del riso".
Abramo, e poi sua moglie, risero al pensiero di avere figli ad un età così avanzata. Una cosa tanto assurda e impossibile da essere divertente. Una barzelletta.

1Corinzi 1:28-29 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio.

Dio ha scelto le cose che non esistono per ridurre al niente le cose che esistono.
Da ciò che è impossibile, Egli ha deciso di trarre qualcosa di fondamentale.

Duemila anni dopo, i discendenti di Abramo non riconobbero la più grande visitazione del loro Dio. Colui che li portò all'esistenza venne ucciso, inchiodato a una croce.
Dopo tre giorni resuscitò, conquistando la vita eterna a tutti coloro che credono nel Suo nome. Israele non ebbe fede in Gesù, l'Unto di Dio. Il Figlio di Dio.

Romani 9:6-9 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza».
Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio».

Romani 11:1-5 Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino.
Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo:
«Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»?
Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal».
Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.
Romani 11:7 Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti.

Dio però non ha ripudiato il popolo che ha creato.
Ha dimostrato solo che i figli della promessa non sono solo identificabili in un etnia. ha ampliato la promessa a tutto il mondo, a tutte le popolazioni. A tutti coloro che per fede scelgono diventare figli della promessa di Abramo.

L'incredulità umana ha portato alla nascita di Ismaele.
La promessa di Dio ha portato alla nascita di Isacco.

L'incredulità umana ha portato al rinnegamento di Cristo e alla fede nella propria discendenza di sangue.
La promessa di Dio ha portato alla nascita della Chiesa - la salvezza di ogni persona che creda in Gesù Cristo, appartenente a qualsiasi lingua, tribù o nazione.


Questi, sono i due binari paralleli che corrono lungo la storia dell'umanità.
La debolezza umana, l'incredulità, il desiderio di imporsi sugli altri, la consapevolezza di essere superiori; da una parte.
L'arresa alla promessa di Dio, fino alla morte, dall'altra.

Ciò che è più forte viene sconfitto da ciò che è più debole, e che non esisteva neanche.

Questo è il Regno di Dio.

Riflettiamo su questo dualismo, su queste differenze. Non sono finite. Esistono ancora oggi. Esistono nella nostra società. Esistono addirittura in molte chiese. Esistono all'interno dei nostri pensieri, combattuti tra l'istinto umano e il desiderio dello Spirito. Esistono nel nostro discernimento, attratto dalle cose eclatanti e sensazionalistiche, ma spesso ignorante delle piccole situazioni in cui Dio ci parla. Questa è la matrice del nostro Universo, e finchè non ritornerà Cristo, questa tensione è destinata a rimanere, e crescere.
Crescere sempre di più. Crescere fino all'Armagheddon, l'ultima ribellione di Satana, colui che cavalca le debolezze umane.

Se credi nel Signore Gesù, anche tu sei un figlio del riso. Un figlio dell'impossibile. Prendine coscienza. Non devi diventare "qualcuno" per avere importanza. Tu ce l'hai di già. Continuiamo a correre questa gara che ci è posta davanti. Allontaniamoci dai pensieri che non appartengono alla promessa di Dio. Restiamo fedeli. Restiamo semplici. A tempo debito, tutto questo sarà inevitabilmente manifestato.

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