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domenica 26 gennaio 2014

Le primizie dello Spirito, il travaglio e le doglie di parto

L'Apostolo Paolo, scrivendo ai credenti di Roma, si addentra subito nel cuore del messaggio che vuole comunicare: la giustizia per la fede (1:17). Egli illustra la condizione di peccato dell'intero genere umano che ha una sola e comune possibilità di afferrare la salvezza, attraverso la giustizia di Dio ottenibile grazie alla fede in Cristo. L'Apostolo presenta il "binario" della legge di Dio, che pur essendo buona, porta al peccato a causa dell'impossibilità umana di adempierla. Dopo questa cattiva notizia però, egli indica anche un altro "binario" indipendente dal primo: il binario della giustizia di Dio mediante la fede. Attraverso la fede in Cristo infatti, Dio ha provveduto una possibilità infallibile per poter ottenere da Lui la giustificazione necessaria per la vita eterna. Da una parte l'impossibilità della giustificazione attraverso l'osservanza della legge di Mosè dunque, e dall'altra la certezza della giustificazione attraverso la fede in Cristo Gesù. Attraverso di Lui si è aperta una nuova porta, che permette di morire al peccato e diventare servi della giustizia. Liberi dal peccato quindi, la vita cristiana diviene una vita condotta direttamente dallo Spirito di Dio. 

Dopo aver condiviso questi importanti insegnamenti, l'Apostolo inizia a parlare proprio della libertà nello Spirito Santo.

Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo. Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza. Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio. Romani 8:18-27 

A questo punto, Paolo scrive con una visione d'insieme incredibilmente ampia e nitida, una visione capace di abbracciare il passato e il presente con la consapevolezza di ciò che Dio farà in futuro. Potremmo dire che si espone ad un linguaggio profetico, utilizzando questo termine nel suo significato più stretto. Il cuore della profezia biblica infatti, è prima di tutto l'interpretazione del presente dal punto di vista di Dio, e solo grazie a questa consapevolezza, in alcuni casi vi è la possibilità di intravvedere eventi futuri. 


La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità ed il pericolo dunque, non sono più elementi di inconsolabile sconforto. La condizione dei credenti, che ai pagani appare disperata e miserabile, nell'orizzonte cristiano assume i contorni di un'esperienza momentanea che non può essere neanche lontanamente paragonata alla gloria che sarà manifestata a loro riguardo. E non solo. L'intera creazione non è in uno stato di quiete, ma anzi vive in uno stato di perenne tensione aspettando in modo impaziente la manifestazione dei figli di Dio. Quello che agli occhi naturali può sembrare una deprecabile sofferenza, agli occhi spirituali appare chiaramente come una situazione simile alla fase del travaglio che precede il parto. La creazione geme, i credenti gemono e lo Spirito Santo stesso intercede con gemiti inesprimibili, tutti e tre in modo concorde, diretti verso il "parto" di qualcosa di nuovo

Cristo resuscitato è la primizia di quelli che sono morti (1 Co 15:20), il primo frutto della sua vittoria sulla morte. Ma il frutto vero, quello abbondante e duraturo deve ancora essere manifestato, nella resurrezione dei credenti (Romani 6:5). Tutti noi però viviamo nel momento di estrema agitazione che intercorre tra la primizia e la piena raccolta. Non solo noi credenti viviamo questa tensione, ma - come abbiamo visto - anche la creazione intera, e lo stesso Spirito Santo. I figli di Dio vivono nella libertà che Paolo descrive nella Lettera, ed è una realtà meravigliosa. Se contrapposta alla schiavitù del peccato, appare veramente in tutto il suo splendore: una nuova vita nella luce e nella gioia dello Spirito. Pur essendo in questa incredibile gioia però, in realtà è possibile vivere soltanto le primizie dello Spirito Santo. Noi cristiani stiamo vivendo solo "i primi fiori della stagione primaverile", uno stato di anticipazione come abbiamo detto prima. Il nostro gemito infatti riguarda la redenzione del nostro corpo, al quale siamo ancora sottomessi. La nostra fisicità, le malattie, la stanchezza, la fame, la debolezza, le tentazioni e la morte stessa sono tutti aspetti della limitazione del nostro corpo che ci ostacola anche nel servizio a Dio. Ma tutto questo accade secondo la Sua volontà, affinché sia chiaramente compresa da tutti la potenza di Dio, perfetta anche nelle limitazioni della nostra debolezza (2 Cor 12:9). La nostra salvezza infatti è secondo la speranza, e non è per l'appunto ancora visibile a tutti. In questo contesto interviene lo Spirito Santo, che arriva in aiuto alla nostra debolezza. Mentre non sappiamo neppure come pregare, come esprimere questo nostro disagio, questa nostra fame, questa nostra tensione e questo nostro dolore, Egli intercede in prima persona per noi, gemendo a sua volta. Quello che al v.25 la traduzione Nuova Riveduta rende con "sospiro" infatti, nell'originale è presente con il termine greco stenagmos che in senso stretto significa proprio gemito (essendo stato tradotto in questo modo anche in Atti 7:34). Lo Spirito Santo dunque geme di un gemito inesprimibile, intercedendo per i santi secondo il volere di Dio. Che meravigliosa armonia! La creazione, i figli di Dio e lo Spirito Santo uniti nella sofferente attesa della restaurazione di ogni cosa e nella piena manifestazione del Signore! 
Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». E chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita.Apocalisse 22:17 

Lo Spirito Santo e la Chiesa dicono: «Vieni», aspettando il ritorno di Cristo. E i cieli e la terra che odono (cfr. Is 1:2; Michea 1:2; 6:2; Ger 6:19) dicono anch'essi: «Vieni», chiamando lo Sposo, chiamando Gesù!
Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!» Amen! Vieni, Signore Gesù! Apocalisse 22:20 


Le Scritture però vanno oltre, e descrivono in modo ancora più preciso il momento che potrebbe essere associato a questo immaginario parto. Infatti, ne parla proprio Gesù, nei Vangeli sinottici. Uscendo dal tempio, il Signore profetizza la sua distruzione e alle domande dei discepoli circa "il segno del tempo in cui tali cose dovranno compiersi" risponde con quello che è comunemente conosciuto come "il sermone profetico":
Ora, quando udrete parlare di guerre e di rumori di guerre, non vi turbate; perché bisogna che queste cose avvengano; ma non sarà ancora la fine. Infatti si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi, carestie ed agitazioni. Queste cose non saranno altro che l'inizio delle doglie di parto.Marco 13:7-8 (Nuova Diodati) 
L'inizio delle doglie di parto - l'inizio della fine di questo mondo - sarà contrassegnato da guerre, terremoti, carestie ed agitazioni, sedizioni, difficoltà. Molti si presenteranno dicendo di essere il Cristo ma non saranno Lui, e sedurranno parecchie persone. I credenti saranno perseguitati e si moltiplicheranno i falsi profeti, capaci anche di fare segni e prodigi. Tutto questo non riguarderà la fine, ma l'inizio della fine. I gemiti della creazione, dei credenti e dello Spirito si trasformeranno in una vera e propria sofferenza avvicinandosi al parto attraverso una tribolazione mai vista prima:
«Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore; le stelle del cielo cadranno e le potenze che sono nei cieli saranno scrollate. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire nelle nuvole, con grande potenza e gloria. Egli allora manderà i suoi angeli e raccoglierà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Marco 13:24-27 (Nuova Diodati) 
Alla fine della tribolazione, alla fine di questa indicibile sofferenza finale, il Figlio dell'uomo arriverà sulle nuvole con grande potenza e gloria per raccogliere i suoi eletti alla resurrezione. Questa sarà la parusia, la piena manifestazione, la nascita vera e propria di un nuovo ordine di Dio, pianificato fin da prima della creazione del mondo. 
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati.1 Corinzi 15:51 (+ cfr. 1Tess5)
I credenti in vita saranno trasformati e i credenti che dormono risusciteranno, ma tutti insieme si manifesteranno finalmente con un corpo incorruttibile simile al corpo di Cristo risorto. Egli con il suo soffio della sua bocca distruggerà l'empio (2 Tess 2:8) e regnerà con i credenti per mille anni (Ap 20:4), terminati i quali Satana sarà gettato nello stagno di zolfo e fuoco (Ap 20:9). La tensione e il dolore della creazione, dei figli di Dio e dello Spirito Santo, saranno stemperati e si dissolveranno nella gioia della nuova creazione, un nuovo cielo e una nuova terra che avrà al centro la nuova Gerusalemme: il tabernacolo eterno di Dio con gli uomini. 

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