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mercoledì 13 aprile 2011

Prospettive ministeriali

COLLABORARE

1Corinzi 3:9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Scrivendo ai credenti di Corinto, l'Apostolo Paolo tra i tanti temi tocca anche quello della collaborazione. Stava parlando a credenti immaturi, che dovevano crescere nella fede e nella conoscenza di Dio. In questo contesto quindi spiega che la sua squadra ministeriale apostolica ha il compito di servire Dio collaborando con Lui. Il Suo obiettivo è quello di far crescere le persone che ha chiamato (in questo caso a Corinto), in modo che possano stare salde nella fede e nella comunione con Lui. Gli apostoli quindi, in questo ruolo, sono collaboratori di Dio. Completano in modo fondamentale quello che la disciplina dello Spirito Santo sta già compiendo nella chiesa, correggendo, istruendo ed incoraggiando.
Questo tipo di collaborazione è evidente per ogni ministro di Dio che serve la Chiesa. Il suo ruolo infatti è proprio quello di essere un Suo collaboratore, per il perfezionamento dei santi. Il Signore infatti vuole usare gli uomini per portare a compimento molti Suoi piani, e questo aspetto è una conferma.

2Corinzi 1:24 Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state saldi.

Dopo pochi mesi, l'Apostolo Paolo tornò a scrivere alla comunità.
Insieme ad una difesa del proprio apostolato ed accusa di alcuni falsi apostoli che creavano ulteriori problemi alla chiesa, ribadisce il tema della collaborazione, offrendo però una nuova prospettiva. Questa volta infatti non sottolinea la sua collaborazione con Dio, ma piuttosto la sua collaborazione della gioia dei Corinti, perchè saldi nella fede. Nonostante i problemi, gli inquinamenti dottrinali, i peccati, Paolo riconosce la loro fede in Gesù Cristo. E sa che non ha alcun autorità per signoreggiare, ossia per dominare e comandare (in senso militaresco)su di loro, ma piuttosto desidera collaborare della gioia della loro fede nel Signore.
Vediamo quindi questo dualismo fondamentale che riporta alla mente la necessaria comunione con Dio e con il prossimo. Nello stesso modo infatti, l'Apostolo è collaboratore di Dio nel servizio per la crescita dei fratelli, ma anche collaboratore della loro gioia.

CONDIVIDERE

Romani 12:15 Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.

1Corinzi 12:26 Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.

Galati 6:2 Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo.


La Parola di Dio insegna che la Chiesa è simile ad un organismo vivente, piuttosto che ad un'organizzazione aziendale.
Ogni fratello è un membro di questo organismo e la sua vita e le sue azioni sono strettamente legate a quelle degli altri. Sono frequenti le esortazioni nella Scrittura ad avere compassione (Moto dell'animo che ci fa sentire dolore dei mali altrui, quasi li soffrissimo noi) vicendevole. E' necessario, anzi, è fondamentale condividere non solo informazioni ma soprattutto emozioni, problemi, avversità, gioie. Tutto questo per essere "accordati" e quindi uniti. Così come in una banda musicale gli strumenti hanno bisogno di essere riportati tutti ad uno stesso tono per poter suonare in armonia, così è nella Chiesa. I credenti hanno bisogno di essere portati ad uno stesso sentimento per poter raggiungere l'unità promossa dallo Spirito Santo, e che permette a sua volta la Sua migliore espressione.
Ecco quindi il significato di questa esortazione apostolica.
Gli apostoli sono collaboratori di Dio e collaboratori della gioia (della fede) dei credenti, ma contemporaneamente è necessario condividere ogni aspetto della propria persona con gli altri, per crescere personalmente, essere fortificati e incoraggiati e promuovere tutto questo anche per il prossimo.

Questa condivisione - questa compassione - però, non è limitata in un circolo vizioso all'interno della Chiesa ma deve dirompere anche al di fuori, coinvolgendo ogni persona vicina a noi. Solo in questo modo è possibile mostrare amore concreto ed essere ambasciatori di Dio portando le persone ad una nuova riconciliazione con Lui grazie a ciò che Gesù ha fatto per tutti noi.
C'è un aspetto informativo nell'evangelizzazione, ma credo sia fondamentale poterlo affiancare sempre ad un altro aspetto che mostri una piena condivisione.
Non solo un passaggio di informazioni dunque ma uno scambio di pensieri, emozioni, aiuto. In questo modo non c'è rischio di orgoglio ed alcuna parvenza di superiorità, ma piuttosto la dimostrazione dell'amore di Cristo per il prossimo.

COMUNICARE

2Corinzi 5:20 Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio.

Ovviamente però una compassione fine a sè stessa sarebbe sterile, lasciando presto un vuoto da colmare nuovamente.
Ecco quindi che la completezza dell'attitudine verso le persone che non conoscono il Signore, si concretizza in una sola parola: essere ambasciatori.
A noi credenti è stata concessa una preziosa eredità che siamo chiamati a condividere con più persone possibili. Noi abbiamo potuto godere della riconciliazione con Dio Padre attraverso il sacrificio di Cristo e grazie a questa esperienza abbiamo ricevuto il mandato di essere Suoi ambasciatori. A noi il compito di supplicare, esortare ad essere riconciliati con Dio. Con ogni tipo di pazienza, umiltà, compassione e istruzione. A noi l'obbligo di presentare il Vangelo puro e completo, senza alcuna distorsione per non cadere nello sdegno del Signore.
Questa è la comunicazione efficace della "buona notizia" che Gesù ci ha affidato. Una buona notizia da comunicare al mondo, iniziando dal proprio vicino di casa, dal proprio parente più prossimo. Una comunicazione immersa nell'amore, che porti ad un vero discepolato secondo la volontà del Signore:

Matteo 28:18-20 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».

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