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venerdì 29 aprile 2011

La sana dottrina

Da tempo, si è diffusa sempre maggiormente fra i cristiani l'abitudine di mal vedere la teologia biblica. Questo a causa di esperienze passate, che hanno portato alla conclusione che sia meglio evitare certi discorsi dottrinali, alimentando l'esistenza di una serie di tabù presenti in moltissime chiese.
Un po' ovunque si è consolidato il sillogismo che il confronto teologico sia sinonimo di discussione sterile e controproducente. Sicuramente questo è possibile. Probabile, addirittura. Del resto, lo stesso Apostolo Paolo metteva in guardia Timoteo di non occuparsi di "favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio, che è fondata sulla fede." (1Tim1:4)
Questo pericolo però, non credo debba essere di ostacolo alla naturale crescita dei credenti, alla possibilità e al diritto di ogni persona di pensare e credere con la propria testa. La fede cristiana è basata sulla Bibbia, ed è sano che ogni credente abbia le proprie convinzioni maturate da uno studio e una lettura personale.
E' più facile evitare certi confronti dottrinali piuttosto che studiare di più, per poter confermare (o rivedere) la propria posizione.

Esemplare in questo senso, è l'atteggiamento dei credenti di Berea:

Atti 17:11 Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.

Contemporaneamente, l'altra faccia della medaglia è rivolta verso i non credenti. Verso filosofie e dottrine insane che si propagano a macchia d'olio.

2Timoteo 4:1-4 Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno:
predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza.
Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie,
e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.


Possiamo vedere ancora una volta l'opposizione tra la sana dottrina e quelle che vengono chiamate "favole". Il baricentro si sposta dal confronto tra fratelli ad una vera e propria difesa della fede ed evangelizzazione. Viene profetizzato che in un tempo futuro le persone cercheranno delle favole, rinnegando la sana dottrina. Questo era un grave pericolo nella Chiesa primitiva, che si è trovata a combattere contro innumerevoli eresie giudaiche, gnostiche ed ellenistiche. Ma è un pericolo ancora più grave per la Chiesa attuale. Come moderne idre, tali correnti filosofiche rifioriscono in numero sempre maggiore, nonostante gli strenui combattimenti sostenuti dai dottori della Chiesa in più di duemila anni di storia. Anche davanti a quest'altro pericolo dunque, qual'è la soluzione? Evitare di parlare delle dottrine bibliche nel rispetto di tutti?

Questo non sarebbe rispetto, ma ipocrisia.

No, la soluzione non è far finta di niente.

Efesini 4:11 È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,
Efesini 4:12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo.


1Corinzi 12:28 E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue.

Dio ha posto nella Chiesa dei dottori. Degli insegnanti.
Non li ha messi a caso. Li ha messi per un motivo ben specifico.
Il ministero del dottore coinvolge l'insegnamento della sana dottrina, ma anche e soprattutto la sua preservazione.
Una duplice funzione, interna ed esterna.

Ma qual'è la differenza fra la sana dottrina e le "favole" che nomina l'Apostolo Paolo? Vediamo insieme due esempi per trovare la risposta a questa domanda.

1) L'insegnamento degli Apostoli

Atti 2:42 Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

2) La dottrina rivelata

Galati 1:1 Paolo, apostolo non da parte di uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti.

Galati 2:1 Poi, trascorsi quattordici anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo con me anche Tito.
Galati 2:2 Vi salii in seguito a una rivelazione, ed esposi loro il vangelo che annuncio fra gli stranieri; ma lo esposi privatamente a quelli che sono i più stimati, per il timore di correre o di aver corso invano.
Galati 2:9 riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi;


I dodici Apostoli impararono gli insegnamenti da Gesù.
L'Apostolo Paolo si convertì incontrando in modo sovrannaturale il Signore, ed apprese la Sua dottrina in modo altrettanto sovrannaturale, per rivelazione.

La sana dottrina proviene da Dio, per rivelazione.
Le false dottrine provengono dalla fantasia umana.
Per questo sono "favole".
Questa, è la differenza.

CONCLUSIONI:

Personalmente ritengo sia salutare potersi confrontare all'interno della Chiesa su temi biblici, per poter crescere e porre basi solide sulla propria fede.

E' salutare riconoscere e promuovere all'interno della Chiesa il ministero di dottore (insieme agli altri quattro, ovviamente) per insegnare e preservare la sana dottrina.

Biblicamente la sana dottrina (la Bibbia, il Vangelo) è tale perchè proveniente direttamente da Dio.

martedì 26 aprile 2011

La restaurazione della tenda di Davide

LA TENDA DI DAVIDE NELL'ANTICO TESTAMENTO

Nell'Antico Testamento, leggiamo che durante la vita del profeta Samuele, l'arca dell'alleanza fu rubata dai Filistei. A causa di numerose maledizioni che colpirono il popolo, essi però decisero di riconsegnarla al popolo di Israele dopo soli sette mesi.

Quelli di Chiriat-Iearim vennero a prendere l'arca del SIGNORE; la portarono in casa di Abinadab, sulla collina, e consacrarono suo figlio Eleazar, perché custodisse l'arca del SIGNORE. 1Samuele 7:1 

L'arca restò a casa di Abinadab per molto tempo, per tutto il regno di Saul.
Ad un certo punto del regno di Davide però, egli se ne ricordò e dopo aver tenuto un consiglio con i capi di tutto il popolo, organizzò il trasporto fino a Gerusalemme, la capitale del regno.

1Cronache 16:1 Portarono dunque l'arca di Dio e la collocarono in mezzo alla tenda che Davide aveva eretta per quella; e si offrirono olocausti e sacrifici di riconoscenza davanti a Dio.
v.4 Poi stabilì davanti all'arca del SIGNORE alcuni dei Leviti per fare il servizio, per invocare, celebrare e lodare il SIGNORE, Dio d'Israele.
v.7 Allora, in quel giorno, Davide diede per la prima volta ad Asaf e ai suoi fratelli l'incarico di cantare le lodi del SIGNORE [...]
v.37 Poi Davide lasciò là, davanti all'arca del patto del SIGNORE, Asaf e i suoi fratelli perché fossero sempre di servizio davanti all'arca, secondo le necessità di ogni giorno.



Abbiamo letto che il re Davide stabilì dei Leviti per invocare, celebrare e lodare il nome del Signore continuamente, giorno dopo giorno.
Questa stessa arca, era stata costruita secoli prima per essere il cuore del tabernacolo che Mosè costruì su indicazione diretta di Dio, secondo un modello celeste (Ebrei 8:5). Essa era collocata nella stanza più interna, chiamata "luogo santissimo" e rappresentava la presenza stessa di Dio. Il tabernacolo che costruì Davide però sviluppò delle innovazioni rispetto al modello di Mosè, e la continua lode rimane di sicuro uno dei più importanti elementi di novità.
L'Apocalisse di Giovanni ci rivela che davanti al trono di Dio ci sono delle creature viventi che non cessano mai di ripetere, giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene» (Ap 4:8). Ebbene allo stesso modo il re Davide volle mettere vicino all'arca (ciò che sulla terra era più simile al trono di Dio stesso) una lode continua giorno e notte.

Questa iniziativa però non è affatto fine a sé stessa. La Scritture infatti riprende questo tema proiettandolo profeticamente verso i tempi della fine.

Amos 9:11-12 «Quel giorno io rialzerò la capanna di Davide che è caduta,
ne riparerò i danni, ne rialzerò le rovine,
la ricostruirò com'era nei giorni antichi,
affinché possegga il resto di Edom e tutte le nazioni
sulle quali è invocato il mio nome»,
dice il SIGNORE che farà questo.
Amos 9:14-15 Io libererò dall'esilio il mio popolo, Israele;
essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno;
pianteranno vigne e ne berranno il vino;
coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti.
Io li pianterò nella loro terra
e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro»,
dice il SIGNORE, il tuo Dio.


Il Signore promette di ristabilire la capanna, la tenda di Davide; e con questa, di piantare il popolo di Israele nella terra promessa dove staranno per sempre. La profezia corre verso il "giorno del Signore", il giorno del giudizio e della piena manifestazione di Dio. Il giorno del ritorno di Cristo.
In questo giorno Israele sarà ristabilito eternamente (Zaccaria 12 e 13) e Gesù Cristo siederà sul trono a Gerusalemme per instaurare il regno spirituale e politico del millennio. Il tabernacolo celeste sarà unificato con quello sulla terra, portando una nuova dimensione dell'esistenza.

Vorrei dare tre ulteriori argomentazioni per confermare questa visione:

1) Il re Davide stesso rappresenta profeticamente nelle Scritture il Signore Gesù. Egli fu chiamato spesso "figlio di Davide", per enfatizzare il suo lignaggio regale che manifesterà pienamente alla fine dei tempi. Oltre ad essere l'incarnazione della profezia del profeta Natan (2 Sam 7), ossia Colui che renderà il trono di Davide stabile per sempre.

2) Durante l'insediamento dell'arca dell'alleanza a Gerusalemme, Davide profetizzò un cantico in pieno accordo con questa successiva profezia di Amos:

Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome,
portategli offerte e venite in sua presenza.
Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti,
tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra!
Il mondo è stabile e non sarà smosso.
Si rallegrino i cieli e gioisca la terra!
Si dica fra le nazioni:
"Il SIGNORE regna".

1Cronache 16:29-31 

Queste parole descrivono chiaramente il Messia - il Signore Gesù - come Re di tutta la terra, che siede a Gerusalemme.
Al tempo di Davide, tutti gli altri popoli erano considerati pagani ed era impensabile che tutti gli abitanti della terra potessero prostrarsi davanti a Lui. Ancora oggi gli Ebrei evitano di fare proselitismo indicando al massimo ai gentili di osservare le leggi che Dio diede a Noè, ben sapendo che la piena rivelazione della legge di Mosè non è per loro. Il Signore però ha promesso e profetizzato un futuro differente, e questo in molte parti della Scrittura! (Per esempio Isaia 2:2)

3) Davide, con tutto Israele, salì verso Baala, cioè verso Chiriat-Iearim, che appartiene a Giuda per trasferire di là l'arca di Dio, davanti alla quale è invocato il nome del SIGNORE, che siede su questa, fra i cherubini.
1Cronache 13:6 

L'arca dell'alleanza era custodita dalla tribù di Giuda, la stessa tribù da cui nacque Cristo (Ap. 5:5). Anche il percorso stesso che fece da Giuda a Gerusalemme quindi, fu un segno profetico di Colui che, proveniente dalla tribù di Giuda, si insedierà sul trono di Gerusalemme per regnare.

LA TENDA DI DAVIDE NEL NUOVO TESTAMENTO

Circa mille anni dopo però, nel I sec. d.C., possiamo ritrovare questa stessa profezia di Amos in un un contesto molto particolare.
Alcuni farisei convertiti al cristianesimo infatti, insegnavano che i credenti convertiti dal paganesimo fossero obbligati a circoncidersi e sottostare alla legge di Mosè. Possiamo ricondurre questo insegnamento al movimento eretico del giudeo cristianesimo. Tali insegnamenti crearono così tanto disordine da rendere necessaria una riunione con tutti i principali Apostoli. Paolo e Barnaba esposero i segni e i prodigi che Dio fece per mezzo loro fra i pagani, spiegando come il Signore stesse facendo una cosa completamente nuova. In un attimo di silenzio, prese la parola l'Apostolo Giacomo:

«Fratelli, ascoltatemi: Simone ha riferito come Dio all'inizio ha voluto scegliersi tra gli stranieri un popolo consacrato al suo nome. E con ciò si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: "Dopo queste cose ritornerò e ricostruirò la tenda di Davide, che è caduta; e restaurerò le sue rovine, e la rimetterò in piedi, affinché il rimanente degli uomini e tutte le nazioni, su cui è invocato il mio nome,cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternità". Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio. 
Atti 15:14-19 

Che rivelazione!
Giacomo cita la profezia di Amos inserendola in un contesto completamente nuovo: quello della Chiesa (formata da credenti non ebrei).
Quello che è stato celato per secoli ora viene portato alla luce, manifestando la volontà di Dio di scegliersi tra gli stranieri un popolo consacrato al suo nome. Ma cosa c'entra questo con la tenda di Davide? Possiamo trovare una possibile risposta nelle parole che Paolo scrisse ai credenti di Colosse.

Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria. 
Colossesi 1:27 (cfr. 1 Co 3:16)

Cristo in noi. L'attuale tempio di Dio è formato dai credenti di tutto il mondo.
L'attuale tenda di Davide è la Chiesa del Signore. In questo senso, possiamo ravvisare in questa certezza un primo adempimento della restaurazione della tenda di Davide non previsto nelle epoche veterotestamentarie. Era un mistero, una tappa decretata nel consiglio di Dio e tenuta nascosta fino alla sua realizzazione.

Ma ovviamente, come abbiamo visto, c'è di più. I figli di Dio, la natura e lo stesso Spirito Santo infatti gemono in attesa della piena manifestazione della gloria di Dio, del momento in cui finalmente il Signore - come discendente di Davide - regnerà per sempre da Sion. Meditiamo sulla grandezza dei piani di Dio, sulla responsabilità dei credenti e sul meraviglioso futuro che il Signore ha preparato per coloro che lo amano.

Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino». Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». E chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita. 
Apocalisse 22:16 

Solo a Dio onore e gloria, ora e per sempre. 

venerdì 22 aprile 2011

La ribellione di Caino, la sottomissione di Abele

Genesi 4:3-8 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto.
Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!» Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise.


Con la disubbidienza di Adamo, il principio della morte è entrato nel mondo.
Con l'omicidio di Abele, la manifestazione della morte è entrata per la prima volta nel mondo.

Questo è stato il primo crimine commesso nell'epoca della separazione da Dio. E' stato commesso dai figli della coppia originale creata dal Signore, quasi a rimarcare la trasmissibilità generazionale della maledizione che Adamo ed Eva ricevettero.
Una maledizione che non solo si è trasmessa ai loro figli, ma che inizia a presentare episodi di una gravità esponenziale.
Quello che era un inizio nominale della malvagità, ora è senz'altro un inizio reale.

Possiamo vedere intessuto nella trama di questo omicidio, il disegno comune a tutti gli altri commessi nella storia dell'umanità.
Certo, le motivazioni possono cambiare. Ma ciò che a sua volta porta alla nascita delle motivazioni, è una costante.
Esaminando questi pochi versetti è possibile osservare e comprendere alcune dinamiche comuni a tutto il genere umano, presenti anche in me e in te.

Tutto ebbe inizio con un'offerta volontaria. Per quello che ne sappiamo, non c'era alcuna costrizione a offrire parte dei propri averi e del proprio lavoro a Dio. Probabilmente era considerata una cosa naturale, normale. Il padre Adamo aveva conosciuto faccia a faccia il Signore, e anche fuori dal giardino dell'Eden avrà avuto senz'altro un desiderio naturale di offrire la propria adorazione a Dio, e di insegnare a farlo anche ai propri figli.
Entrambi i fratelli fanno la propria offerta, a secondo del proprio lavoro. Caino è un agricoltore ed offre dei frutti della terra. Abele è un pastore e offre dei primogeniti del suo gregge. A questo punto però il Signore dimostra di gradire soltanto l'offerta di Abele. L'esegesi ebraica insegna che Caino non offrì la parte migliore del suo raccolto, e questo fu il motivo per cui non venne ben accettata. Questa è sicuramente una spiegazione lecita e pertinente al contesto. In ogni caso, la reazione immediata di Caino fu l'irritazione.
L'irritazione e la frustrazione di non avere ottenuto il favore rispetto a suo fratello. Anzichè cercare il motivo in sè stesso, è evidente che ebbe inizio un meccanismo di ribellione tale da crescere in modo continuo, a dismisura.
Dio interviene mettendolo in guardia. Lo esorta a dominare il peccato, ad avere autocontrollo. Ma la ribellione celata nel cuore di Caino, aumenta....

Giuda 10 Questi [falsi dottori] , invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello che ignorano, e si corrompono in tutto ciò che sanno per istinto, come bestie prive di ragione.
Giuda 11 Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam, e sono periti per la ribellione di Core.


Parlo di ribellione, perchè è proprio questo il peccato che l'Apostolo Giuda accosta alla "via di Caino", con l'esempio di Core e il traviamento di Balaam.
Il seme di questo principio però, è presente in ogni uomo. Questa è l'origine del male, l'origine di ogni motivazione criminale. La ribellione. La ribellione alle leggi sociali, a tutte le persone e situazioni che frenano i propri istinti.
Il desiderio di ignorare e rinnegare qualsiasi etica per poter imporre soltanto i propri desideri istintivi e comportarsi esattamente come le bestie prive di ragione.
L'istinto di mangiare, dormire, riprodursi, uccidere altri individui per la propria supremazia. Una libertà assoluta, priva di qualsiasi limite.
Perchè competere con il proprio fratello? Perchè lui è stato accettato ed io no? Perchè lui è amato e io meno di lui?
Noi sappiamo che Dio non ha favoritismi (1Pt1:17), ma la mente dell'uomo è capace di auto-ingannarsi, costruendo ragionamenti difesi in virtù di una logica distorta.

La ribellione che nasce inseguendo il miraggio della libertà assoluta.
Inseguendo fino in fondo questa strada, si troverà inevitabilmente il peccato (fallimento) e la morte.

La libertà assoluta è unicamente nelle mani di Dio.
L'uomo è stato creato per essere dipendente da Lui. E' evidente come l'uomo non abbia alcun controllo sulle situazioni della vita. Non può far diventare bianco uno solo dei suoi capelli, secondo la propria volontà. Non può diventare più alto di un solo centimetro. Non può rimandare la propria morte di un solo secondo.
La piena libertà umana non è quella di fare qualsiasi cosa vogliano i suoi istinti, ma è quella di adempiere al proprio scopo: avere comunione con Dio.
Caino e Abele conoscevano entrambi Dio, ma solo Abele offrì "i primogeniti" del suo lavoro. Solo Abele conosceva Dio e voleva avere comunione con Lui.
Solo Abele amava Dio al punto di morire. In questo, Abele può essere considerato un'immagine di Cristo. Il figlio di Dio.
Il primo martire, morto per la propria testimonianza dell'amore del Signore.

Ogni credente deve vegliare, giorno per giorno, al fine di non trovare nel proprio cuore frustrazioni che possano trasformarsi in principi di ribellione.
Quando siamo frustrati, stanchi, oppressi, delusi, andiamo direttamente ai piedi di Cristo. Egli ci conforterà, riposerà, sosterrà, consolerà.
Il peccato sta spiando alla porta ogni uomo, ogni credente. A tutti noi è rivolta l'esortazione di dominarlo.
Certo, magari non abbiamo desideri omicidi, però possiamo ugualmente cedere a svariate tentazioni che ostacolano la nostra sintonia e comunione con il Signore.
Prendiamo coscienza che la nostra libertà è la libertà di amare Dio e abbracciamo questo nostro destino. Così adempieremo al nostro scopo, troveremo la pace e l'equilibrio che cerchiamo. Una pienezza di vita che solo in Lui potremo ricevere.

Allontaniamoci dalla via di Caino.
Incamminiamoci per la via di Abele.

domenica 17 aprile 2011

L'Israele eletto: la totalità o solo un residuo?

Isaia 49:23 I re saranno i tuoi precettori e le loro regine saranno le tue balie; essi si inchineranno davanti a te con la faccia a terra, lambiranno la polvere dei tuoi piedi; tu riconoscerai che io sono il SIGNORE, che coloro che sperano in me non saranno delusi».

Questa profezia di Isaia ben rappresenta le molte altre che di comune accordo descrivono una rinnovata conversione del popolo di Israele. Dopo innumerevoli infedeltà (idolatrie), dopo innumerevoli punizioni (deportazioni), è decretato profeticamente che il popolo finalmente riconoscerà chi è il Signore. Si parla di un tempo escatologico, si parla di un intervento diretto da parte di Dio.E' biblico quindi aspettarsi questa conversione di massa nell'etnia israelita. Ad un certo punto delle Scritture però, c'è una parziale rivelazione proprio su questo, una rivelazione che cambia apparentemente le cose.

Romani 9:6-8 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza.

Dopo aver premesso che prova un continuo dolore per Israele, l'Apostolo Paolo commenta il fatto che questo popolo eletto non ha riconosciuto il suo Messia, Gesù Cristo. Il suo commento riguarda il fatto che, così come la promessa di Dio non risulta valida per tutti i figli di Abramo (ma solo per Isacco), allo stesso modo la promessa di Dio non risulta valida al giorno oggi per tutto il popolo di Israele. E' una rivelazione dalle conseguenze molto importanti.

Romani 11:1-4 Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.

Dio dunque non ha ripudiato il suo popolo, ma ha riservato un residuo di individui eletti per grazia, indurendo il cuore di tutti gli altri (Ro11:7), tutto questo con lo scopo di coinvolgere nella salvezza tutte le nazioni non discendenti da Isacco, tutti coloro che non sono Ebrei: noi gentili. (11:11) Apparentemente però questo causa qualche confusione. Da una parte infatti sappiamo che Israele - tutto l'Israele etnico - sarà salvato. Dall'altra però, questo insegnamento Apostolico rivela che non tutto l'Israele etnico è per forza eletto. Solo parte di esso infatti è stato scelto da Dio. Come risolvere questa contraddizione? Leggendo attentamente il resto della Lettera ai Romani. Mentre spiega tutto questo, infatti, Paolo specifica:

Romani 11:5 Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.

Al presente c'è un residuo eletto per grazia. E questo è riscontrabile nella nostra conoscenza quotidiana: gli Ebrei messianici sono in numero molto ridotto, al giorno d'oggi.

Ma c'è qualcosa riservato al futuro, ed è proprio quello che i profeti dell'Antico Testamento ebbero modo di vedere.

Romani 11:25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».

Zaccaria 12:10 «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme
lo Spirito di grazia e di supplicazione;
essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico,
e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.


Dopo che la totalità degli stranieri eletti si sarà convertita, il Signore rimuoverà l'indurimento su Israele, mandando lo Spirito di grazia e di supplicazione. Tutto il popolo di Israele di quella generazione sarà eletto, avrà modo di riconoscere il proprio errore, avrà modo di fare cordoglio per come i propri avi hanno trattato il Signore Gesù, piangendo come se lo avessero fatto per il proprio figlio unigenito.
Questo sarà il giorno del ritorno di Cristo.

Vediamo quindi che la parziale elezione di Israele riguarda il presente, mentre la totale elezione è qualcosa che riguarda gli ultimi tempi, con lo scopo di portare a compimento i piani eterni di Dio.

Solo a Dio la gloria.

mercoledì 13 aprile 2011

Prospettive ministeriali

COLLABORARE

1Corinzi 3:9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Scrivendo ai credenti di Corinto, l'Apostolo Paolo tra i tanti temi tocca anche quello della collaborazione. Stava parlando a credenti immaturi, che dovevano crescere nella fede e nella conoscenza di Dio. In questo contesto quindi spiega che la sua squadra ministeriale apostolica ha il compito di servire Dio collaborando con Lui. Il Suo obiettivo è quello di far crescere le persone che ha chiamato (in questo caso a Corinto), in modo che possano stare salde nella fede e nella comunione con Lui. Gli apostoli quindi, in questo ruolo, sono collaboratori di Dio. Completano in modo fondamentale quello che la disciplina dello Spirito Santo sta già compiendo nella chiesa, correggendo, istruendo ed incoraggiando.
Questo tipo di collaborazione è evidente per ogni ministro di Dio che serve la Chiesa. Il suo ruolo infatti è proprio quello di essere un Suo collaboratore, per il perfezionamento dei santi. Il Signore infatti vuole usare gli uomini per portare a compimento molti Suoi piani, e questo aspetto è una conferma.

2Corinzi 1:24 Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state saldi.

Dopo pochi mesi, l'Apostolo Paolo tornò a scrivere alla comunità.
Insieme ad una difesa del proprio apostolato ed accusa di alcuni falsi apostoli che creavano ulteriori problemi alla chiesa, ribadisce il tema della collaborazione, offrendo però una nuova prospettiva. Questa volta infatti non sottolinea la sua collaborazione con Dio, ma piuttosto la sua collaborazione della gioia dei Corinti, perchè saldi nella fede. Nonostante i problemi, gli inquinamenti dottrinali, i peccati, Paolo riconosce la loro fede in Gesù Cristo. E sa che non ha alcun autorità per signoreggiare, ossia per dominare e comandare (in senso militaresco)su di loro, ma piuttosto desidera collaborare della gioia della loro fede nel Signore.
Vediamo quindi questo dualismo fondamentale che riporta alla mente la necessaria comunione con Dio e con il prossimo. Nello stesso modo infatti, l'Apostolo è collaboratore di Dio nel servizio per la crescita dei fratelli, ma anche collaboratore della loro gioia.

CONDIVIDERE

Romani 12:15 Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.

1Corinzi 12:26 Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.

Galati 6:2 Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo.


La Parola di Dio insegna che la Chiesa è simile ad un organismo vivente, piuttosto che ad un'organizzazione aziendale.
Ogni fratello è un membro di questo organismo e la sua vita e le sue azioni sono strettamente legate a quelle degli altri. Sono frequenti le esortazioni nella Scrittura ad avere compassione (Moto dell'animo che ci fa sentire dolore dei mali altrui, quasi li soffrissimo noi) vicendevole. E' necessario, anzi, è fondamentale condividere non solo informazioni ma soprattutto emozioni, problemi, avversità, gioie. Tutto questo per essere "accordati" e quindi uniti. Così come in una banda musicale gli strumenti hanno bisogno di essere riportati tutti ad uno stesso tono per poter suonare in armonia, così è nella Chiesa. I credenti hanno bisogno di essere portati ad uno stesso sentimento per poter raggiungere l'unità promossa dallo Spirito Santo, e che permette a sua volta la Sua migliore espressione.
Ecco quindi il significato di questa esortazione apostolica.
Gli apostoli sono collaboratori di Dio e collaboratori della gioia (della fede) dei credenti, ma contemporaneamente è necessario condividere ogni aspetto della propria persona con gli altri, per crescere personalmente, essere fortificati e incoraggiati e promuovere tutto questo anche per il prossimo.

Questa condivisione - questa compassione - però, non è limitata in un circolo vizioso all'interno della Chiesa ma deve dirompere anche al di fuori, coinvolgendo ogni persona vicina a noi. Solo in questo modo è possibile mostrare amore concreto ed essere ambasciatori di Dio portando le persone ad una nuova riconciliazione con Lui grazie a ciò che Gesù ha fatto per tutti noi.
C'è un aspetto informativo nell'evangelizzazione, ma credo sia fondamentale poterlo affiancare sempre ad un altro aspetto che mostri una piena condivisione.
Non solo un passaggio di informazioni dunque ma uno scambio di pensieri, emozioni, aiuto. In questo modo non c'è rischio di orgoglio ed alcuna parvenza di superiorità, ma piuttosto la dimostrazione dell'amore di Cristo per il prossimo.

COMUNICARE

2Corinzi 5:20 Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio.

Ovviamente però una compassione fine a sè stessa sarebbe sterile, lasciando presto un vuoto da colmare nuovamente.
Ecco quindi che la completezza dell'attitudine verso le persone che non conoscono il Signore, si concretizza in una sola parola: essere ambasciatori.
A noi credenti è stata concessa una preziosa eredità che siamo chiamati a condividere con più persone possibili. Noi abbiamo potuto godere della riconciliazione con Dio Padre attraverso il sacrificio di Cristo e grazie a questa esperienza abbiamo ricevuto il mandato di essere Suoi ambasciatori. A noi il compito di supplicare, esortare ad essere riconciliati con Dio. Con ogni tipo di pazienza, umiltà, compassione e istruzione. A noi l'obbligo di presentare il Vangelo puro e completo, senza alcuna distorsione per non cadere nello sdegno del Signore.
Questa è la comunicazione efficace della "buona notizia" che Gesù ci ha affidato. Una buona notizia da comunicare al mondo, iniziando dal proprio vicino di casa, dal proprio parente più prossimo. Una comunicazione immersa nell'amore, che porti ad un vero discepolato secondo la volontà del Signore:

Matteo 28:18-20 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».

sabato 2 aprile 2011

Il figlio del riso

Intorno a quattromila anni fa, l'unico vero Dio si rivelò ad un uomo.

Genesi 12:1-2 Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò;
io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.

Abramo aveva settantacinque anni.
Sua moglie era sterile.
Come si può credere in una promessa impossibile, anche se fatta da Dio in Persona?

Genesi 16:1-2 Or Sarai, moglie di Abramo, non gli aveva dato figli. Aveva una serva egiziana di nome Agar.
Sarai disse ad Abramo: «Ecco, il SIGNORE mi ha fatta sterile; ti prego, va' dalla mia serva; forse avrò figli da lei». E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai.
Genesi 16:15 Agar partorì un figlio ad Abramo. Al figlio che Agar gli aveva partorito Abramo mise il nome d'Ismaele.

Non si può porre mente all'infinito. Non si può pensare all'impossibile.
Sara quindi incalzò suo marito, spingendolo a una pratica comune in quell'epoca, per avere il figlio tanto desiderato. Il figlio desiderato da una vita, quello su cui sarebbe ricaduta la promessa di una enorme prosperità e discendenza. Gli anni passavano e questa sembrava l'unica possibilità per vedere realizzata la parola di Dio prima di morire. C'era disperazione, in Sara. Come fare altrimenti? Continuare a sperare in qualcosa che non poteva succedere?

Quando Abramo ebbe cent'anni però, la voce del Signore tornò a risuonare.

Genesi 17:15-21 Dio disse ad Abraamo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamare più Sarai; il suo nome sarà, invece, Sara.
Io la benedirò e da lei ti darò anche un figlio; la benedirò e diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei».
Allora Abraamo si prostrò con la faccia a terra, rise, e disse in cuor suo: «Nascerà un figlio a un uomo di cent'anni? E Sara partorirà ora che ha novant'anni?»
Abraamo disse a Dio: «Oh, possa almeno Ismaele vivere davanti a te!»
Dio rispose: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome di Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui.
Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco, io l'ho benedetto e farò in modo che si moltiplichi e si accresca straordinariamente. Egli genererà dodici prìncipi e io farò di lui una grande nazione.
Ma stabilirò il mio patto con Isacco che Sara ti partorirà in questa stagione il prossimo anno».

No, Abramo non aveva capito male.
La promessa del Signore doveva passare attraverso lui e Sara, in prima persona.
Doveva passare attraverso l'impossibile, per portarlo all'esistenza.
E ancora una volta viene confermata questa promessa. Ismaele sarà benedetto perchè questo era il desiderio di Abramo. Ma il patto di Dio non sarà fatto con lui, ma con il figlio promesso.

Genesi 21:1-3 Il SIGNORE visitò Sara come aveva detto; e il SIGNORE fece a Sara come aveva annunciato.
Sara concepì e partorì un figlio ad Abraamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato.
Abraamo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

A distanza di venticinque anni dalla prima promessa del Signore, da Abramo e Sara nasce Isacco. Letteralmente questo nome significa "figlio del riso".
Abramo, e poi sua moglie, risero al pensiero di avere figli ad un età così avanzata. Una cosa tanto assurda e impossibile da essere divertente. Una barzelletta.

1Corinzi 1:28-29 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio.

Dio ha scelto le cose che non esistono per ridurre al niente le cose che esistono.
Da ciò che è impossibile, Egli ha deciso di trarre qualcosa di fondamentale.

Duemila anni dopo, i discendenti di Abramo non riconobbero la più grande visitazione del loro Dio. Colui che li portò all'esistenza venne ucciso, inchiodato a una croce.
Dopo tre giorni resuscitò, conquistando la vita eterna a tutti coloro che credono nel Suo nome. Israele non ebbe fede in Gesù, l'Unto di Dio. Il Figlio di Dio.

Romani 9:6-9 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza».
Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio».

Romani 11:1-5 Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino.
Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo:
«Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»?
Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal».
Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.
Romani 11:7 Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti.

Dio però non ha ripudiato il popolo che ha creato.
Ha dimostrato solo che i figli della promessa non sono solo identificabili in un etnia. ha ampliato la promessa a tutto il mondo, a tutte le popolazioni. A tutti coloro che per fede scelgono diventare figli della promessa di Abramo.

L'incredulità umana ha portato alla nascita di Ismaele.
La promessa di Dio ha portato alla nascita di Isacco.

L'incredulità umana ha portato al rinnegamento di Cristo e alla fede nella propria discendenza di sangue.
La promessa di Dio ha portato alla nascita della Chiesa - la salvezza di ogni persona che creda in Gesù Cristo, appartenente a qualsiasi lingua, tribù o nazione.


Questi, sono i due binari paralleli che corrono lungo la storia dell'umanità.
La debolezza umana, l'incredulità, il desiderio di imporsi sugli altri, la consapevolezza di essere superiori; da una parte.
L'arresa alla promessa di Dio, fino alla morte, dall'altra.

Ciò che è più forte viene sconfitto da ciò che è più debole, e che non esisteva neanche.

Questo è il Regno di Dio.

Riflettiamo su questo dualismo, su queste differenze. Non sono finite. Esistono ancora oggi. Esistono nella nostra società. Esistono addirittura in molte chiese. Esistono all'interno dei nostri pensieri, combattuti tra l'istinto umano e il desiderio dello Spirito. Esistono nel nostro discernimento, attratto dalle cose eclatanti e sensazionalistiche, ma spesso ignorante delle piccole situazioni in cui Dio ci parla. Questa è la matrice del nostro Universo, e finchè non ritornerà Cristo, questa tensione è destinata a rimanere, e crescere.
Crescere sempre di più. Crescere fino all'Armagheddon, l'ultima ribellione di Satana, colui che cavalca le debolezze umane.

Se credi nel Signore Gesù, anche tu sei un figlio del riso. Un figlio dell'impossibile. Prendine coscienza. Non devi diventare "qualcuno" per avere importanza. Tu ce l'hai di già. Continuiamo a correre questa gara che ci è posta davanti. Allontaniamoci dai pensieri che non appartengono alla promessa di Dio. Restiamo fedeli. Restiamo semplici. A tempo debito, tutto questo sarà inevitabilmente manifestato.
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