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sabato 29 giugno 2013

La distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.

Marco 13:1 Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che edifici!»
Marco 13:2 Gesù gli disse: «Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata».

Matteo 24:1 Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio.
Matteo 24:2 Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».

Luca 21:5 Alcuni gli fecero notare come il tempio fosse adorno di belle pietre e di doni votivi, ed egli disse:
Luca 21:6 «Verranno giorni in cui di tutte queste cose che voi ammirate non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata».

Introduzione

Ad oggi non esistono certezze sulla datazione del Vangeli. Nell'ultimo secolo si sono moltiplicati gli studi che hanno cercato di fare luce sugli avvenimenti e le circostanze che hanno portato alla loro redazione. In ambito accademico si parla di una tradizione orale dei logia, ossia dei detti di Gesù che i suoi discepoli hanno memorizzato, in un secondo momento scritto ed infine portato al nucleo fondamentale condiviso dai Vangeli sinottici e addirittura da altri apocrifi. Si suppone addirittura che per un certo tempo questo materiale sia coesistito sia in forma scritta che in forma orale, prima del consolidamento dei Vangeli così come li conosciamo oggi. Sicuramente la storia della loro redazione dev'essere stata molto più ampia e intricata rispetto alla linearità che spesso abbiamo in mente.
Da una parte quindi abbiamo la tradizione cristiana che promuove delle date molto vicine alla resurrezione del Signore per la redazione di queste importanti testimonianza nel canone biblico. Si parla di un periodo intorno al 50 d.C. per il Vangelo di Marco, di una periodo tra il 50 e il 70 per quello di Matteo e del 60 d.C. per il Vangelo di Luca.
La maggior parte degli studiosi aderenti alla critica biblica invece, datano il vangelo di Marco e quello di Matteo poco dopo il 70 d.C., e il Vangelo di Luca tra il 70 e il 100.

La "priorità marciana"

Durante i primi secoli, si è pensato che il Vangelo di Marco fosse una sorta di riassunto del Vangelo di Matteo, opinione condivisa anche da Agostino d'Ippona. 
Il problema della relazione tra i Vangeli sinottici dunque veniva affrontato dando una priorità cronologica a Matteo o a Luca.
Nel XVIII secolo tuttavia, la critica testuale ha evidenziato come il Vangelo di Marco fosse stato scritto in un greco popolare (koinè) con un uso del registro stilistico basso, sicuramente più basso del greco degli altri Vangeli sinottici, più raffinato. Se il V. di Marco fosse un riassunto di quello di Matteo, perché scriverlo in una forma linguistica più rozza? Le tradizioni di molti secoli iniziavano a vacillare. Ulteriori studi hanno confermato una datazione precedente al Vangelo di Marco, e alla formulazione della "Teoria delle due fonti" come migliore soluzione al problema sinottico; cioè alla relazione di interdipendenza esistente fra i Vangeli sinottici.
Da allora, si è consolidata l'ipotesi della "priorità marciana" che è diventata una chiave di lettura e di studio dei Vangeli sinottici.

La distruzione di Gerusalemme come termine di datazione

In questo contesto, il brano sopra riportato concernente la distruzione del secondo Tempio a Gerusalemme, diventa di enorme importanza. Assume infatti il ruolo di termine di datazione, mostrando che il redattore del Vangelo di Marco (reputato il più antico, come abbiamo visto) doveva essere al corrente - in quanto contemporaneo - di questa repressione romana e della distruzione dell'intera città di Gerusalemme.

La distruzione di Gerusalemme nelle Scritture

I versetti riportati all'inizio di questo articolo sono incastonati in una pericope chiamata "discorso escatologico" perché riguarda la fine dei tempi, "discorso olivetano" in quanto riguarda un discorso espresso di Gesù sul Monte degli Ulivi, oppure "Piccola apocalisse" per il legame di immagini e contenuti con l'Apocalisse di Giovanni. Tre nomi utilizzati per identificare uno stesso brano, presente in forma molto simile in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21:5-23.
Da un punto di vista personale, trovo molto interessante il legame di tale brano proprio con l'Apocalisse di Giovanni e il libro di Daniele. 

Matteo 24:15 Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!),
Matteo 24:16 allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti;
Matteo 24:17 chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua;
Matteo 24:18 e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.

Daniele 11:31 Per suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione.

La profezia di Daniele, pur riguardando la fine dei tempi e le azioni dell'Anticristo durante la tribolazione, ha trovato un'anticipazione nell'invasione di Antioco IV Epifane. Questo sovrano di dinastia seleucide volle ellenizzare a forza i Giudei ed arrivò a profanare il secondo Tempio bandendo la circoncisione e i sacrifici quotidiani e cospargendo l'altare di grasso di scrofa (1 Maccabei 1:44-54). Ecco quindi che Antioco divenne un "tipo" dell'Anticristo.
Gesù prende questi avvenimenti nel discorso della piccola apocalisse, profetizzando sulla distruzione di Gerusalemme e allungando lo sguardo verso il tempo della fine, congiungendosi con le profezie di Daniele. 
Ecco quindi come differenti episodi storici possono inanellarsi e proiettarsi verso un ultimo avvenimento futuro. Abbiamo infatti la profanazione del secondo Tempio, la distruzione di quest'ultimo e la profanazione di un futuro (e a tutt'oggi inesistente) Terzo tempio, evento culmine di tutte le profezie escatologiche, dopo la quale si metteranno in moto gli eventi che porteranno a un diretto intervento di Dio.

La distruzione di Gerusalemme nella storia

Come abbiamo visto la distruzione di Gerusalemme riveste un ruolo molto importante nella redazione dei Vangeli, secondo gli studi filologici. Dobbiamo essere consapevoli che i primi credenti aspettavano il ritorno del Signore da un momento all'altro (2 Tessalonicesi 2:2) e non vi era la stretta necessità di mettere per iscritto tutto quello che Gesù aveva detto e fatto. Nel Nuovo Testamento infatti i libri più antichi sono le lettere che gli Apostoli hanno spedito a varie comunità o persone per risolvere problemi dottrinali, comportamentali, oppure per informare semplicemente di certe cose. Questa era infatti la necessità principale, in quanto i testimoni oculare del Signore erano in gran parte ancora vivi e discepolavano in prima persona i credenti man mano che si convertivano. Il 70 invece segna un cambiamento spirituale e storico con la distruzione del Tempio, la diaspora giudaica e una serie di altre conseguenze che stiamo per vedere. Erano passati intorno ai quarant'anni dalla resurrezione di Cristo, la Giudea era stata completamente conquistata e brutalmente sottomessa; e la maggior parte degli Apostoli erano morti da martiri lasciando il "testimone" alla seconda generazione di credenti. Una nuova esigenza stava nascendo velocemente: preservare la testimonianza dei discepoli di Gesù di Nazareth per poterla diffondere integralmente alle generazioni successive, adeguandosi a quello che alcuni interpretavano come un ritardo nella venuta del Signore (2 Pietro 3:9). Molto probabilmente fu questo il contesto attorno al quale gli evangelisti redassero i Vangeli, attingendo a fonti preesistenti di diverso tipo (Luca 1:1-4).

Da un punto di vista storico, la ricostruzione di questo evento dipende dal "Bellum Iudaicum" di Flavio Giuseppe, un fariseo di nobile origine sacerdotale che riuscì ad aggraziarsi l'imperatore Tito ottenendo la cittadinanza romana e una certa libertà che sfruttò scrivendo diverse opere storiche, fra cui appunto la Guerra giudaica e Antichità giudaiche. Egli fu un testimone oculare della distruzione di Gerusalemme da parte dell'esercito romano.
I fatti che portarono a questo tragico epilogo si possono far risalire all'autunno del 66, quando i rivoltosi giudei (che non sopportavano l'occupazione romana in corso da svariati decenni) riuscirono a sbaragliare i soldati della XII Legione Fulminata al comando del legato romano Cestio Gallo. L'entusiasmo del partito antiromano salì vorticosamente credendo in una vittoria sull'oppressore straniero. I giudei pacifisti e i cristiani invece presagivano la ritorsione romana ed abbandonarono la città. Nerone infatti - l'imperatore di quel periodo - nominò il generale Vespasiano per una nuova operazione di guerra in Palestina durante la quale i romani avanzarono in tutta la Galilea contrastando facilmente i giudei, uccidendo 11.600 samaritani e arrivando fino alla regione della Perea. Il 9 giugno del 68 morì Nerone, e furono sospese le operazioni belliche per un anno. Vespasiano fu acclamato come nuovo imperatore e riprese la campagna con ravvivato vigore. Gerusalemme fu cinta d'assedio con una muraglia di sette chilometri e mezzo ed espugnata in modo particolarmente violento. L'esercito romano prese come schiavi 97.000 prigionieri giudei, di cui alcuni furono condotti a Roma per celebrare la processione trionfale i cui particolari si possono trovare ancora oggi rappresentati nei rilievi dell'arco di Tito nel foro romano. La Giudea divenne un possedimento di Vespasiano che ostentò questa vittoria come fondamento per la nuova dinastia che rappresentò al potere.

Le conseguenze della distruzione di Gerusalemme

Le conseguenze furono numerose e durevoli, riassumibili in questi aspetti: il tramonto del genere letterario apocalittico, l'emergenza del rabbinismo e la separazione tra cristiani e giudei. 

Il genere apocalittico nasceva su un pessimismo presente ma sulla fede di un'imminente intervento divino volto a portare giustizia e a preservare il popolo di Dio. In un clima di totale sconfitta mancarono i presupposti per un'ottica di questo genere.

Senza avere più un tempio come cuore della religione ebraica, emerse la necessità di tornare allo studio e all'osservanza della Torah in altri modi e contesti, per ritornare all'ubbidienza di Dio. La catastrofe appena avvenuta era vista inevitabilmente come conseguenza dell'infedeltà di Israele al patto che aveva stipulato con Dio millenni prima. Le sinagoghe assunsero un'importanza sempre maggiore.

I cristiani non presero parte alla rivolta e furono definitivamente allontanati dalle assemblee giudaiche. D'altro canto, gli stessi cristiani vedevano nella sciagura subita da Israele un giusto castigo inferto da Dio a coloro che avevano rifiutato di credere in Gesù, e si fece sempre più forte l'idea che la Chiesa avesse preso il posto di Israele nei piani di Dio.

Considerazioni finali

Abbiamo osservato come la distruzione di Gerusalemme sia stato un evento dalle profonde conseguenze storiche, teologiche e bibliche. Profezia e storia si legano in questo dramma formando un nodo cruciale per il popolo di Dio (Israele e la Chiesa), lanciando uno sguardo ad un futuro escatologico di sofferenza, prima del ritorno del Signore.
Ignorare questi elementi rende pericolosamente miopi nei confronti del passato, del presente e del futuro del cristianesimo e del piano di Dio per l'umanità.



Bibliografia:

- Cristianesimi nell'antichità, Giancarlo Rinaldi. Ed. GBU
- Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Rafael Aguirre Monasterio e Antonio Rodrìguez Carmona. Ed. Paideia
- La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur. Ed. Società biblica di Ginevra

Sitografia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Discorso_escatologico
http://www.fuocovivo.org/CATECHESI/VANGELO%20DI%20MARCO.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_secondo_Matteo
http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_secondo_Luca
http://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo_secondo_Marco

domenica 23 giugno 2013

Il decreto e il patto

Genesi 6:13 Allora Dio disse a Noè: «Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra.
Genesi 6:14 Fatti un'arca di legno di gofer; falla a stanze, e spalmala di pece di dentro e di fuori.
[...]
Genesi 6:17 Ecco, io sto per far venire il diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni essere in cui è alito di vita; tutto quello che è sulla terra perirà.

Genesi 6:18 Ma io stabilirò il mio patto con te; tu entrerai nell'arca: tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te.

Nella Bibbia, Dio si rivela all'uomo. Nella Bibbia, troviamo il carattere di Dio, troviamo il cuore di Dio, troviamo le amicizie di Dio con gli uomini. Amicizie ratificate con patti divini, patti eterni.

In uno dei contesti più drammatici della narrazione biblica, troviamo Noè.
La malvagità degli uomini aveva raggiunto il colmo, attirando il giudizio divino ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore (Gen 6:8). 
Il piano di Dio del residuo eletto per grazia (1 Re 19:18 + Ro 11:4) trova qui un precedente, mostrando un fil rouge che percorre tutta la storia dell'umanità. Noi non conosciamo Dio per come era prima dell'esistenza del creato, ma sappiamo come si è rivelato agli esseri umani. E possiamo dire che ogni volta in cui Dio è entrato nella storia, ha mostrato come caratteristica la Sua grazia. Ha mostrato del favore immeritato verso uomini o donne. Non verso uomini perfetti, non verso uomini migliori di altri ma verso uomini comuni, per motivi da ricercare il Lui soloOgni uomo di Dio ha raccolto con fede la grazia, arrivando a compiere opere straordinarie, sovrannaturali ed eterne. 

Nella Bibbia però - così come in questo brano di Genesi - troviamo anche un altro aspetto: l'aspetto dei decretiAnche di questi, le Scritture danno testimonianza. Il Signore ha dei decreti, decisi in sé stesso prima della creazione dell'universo, prima del tempo stesso. I disegni di Dio sono fedeli e stabili (Is 25:1) e riguardano le nazioni (De 32:8 + Gb 12:23 + Atti 17:26), la dispensazione della grazia (Ef 3:2-3), e l'elezione dei singoli credenti (Mt 25:34 + Ef 1:4 + Ro 8:28-30).
Questi disegni, questi decreti si manifestano tanto nella salvezza offerta ad alcuni, quanto ai giudizi espressi contro popoli, nazioni e persone. In tutti i libri profetici dell'Antico Testamento per esempio, troviamo giudizi di questo tipo contro Israele e Giuda a causa delle loro trasgressioni ma anche contro le nazioni pagane per aver raggiunto il colmo dei loro peccati.

Apparentemente sono aspetti contrastanti, in contraddizione. I giudizi spesso sono per la morte, mentre la grazia concede la vita, la benedizione e la prosperità. Ma sono entrambe realtà della natura, del carattere e della persona di Dio. Egli ha un piano, e questo comprende la concessione della grazia, ma anche un giusto giudizio. Era così nell'Antico Testamento ed è così a maggior ragione nel Nuovo Testamento dove il sacrificio sostitutivo di Cristo ha portato al presupposto legale della salvezza offerta all'uomo. In questo sacrificio converge la grazia che Dio ha mostrato nel passato, quella che mostra nel presente e che presenterà in futuro. 
In Cristo ogni maledizione si annulla, perché egli è diventato maledizione al posto nostro (Ga 3:13). In Cristo troviamo la vita, un futuro e una speranza. In Cristo il decreto eterno di Dio di benedizione si realizza per l'uomo. Lui ha potuto fare un patto - un nuovo patto (Lc 22:20) - per una salvezza sicura e duratura. I discendenti di Noè sono tornati a peccare e ad attirarsi nuovi giudizi e maledizioni (Ge 9:25) ma i discendenti spirituali di Cristo vivranno in eterno in un luogo dove non ci sarà più pianto né dolore (Ap 21:4).

Ebrei 4:14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo.
Ebrei 4:15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
Ebrei 4:16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.
Accostiamoci al trono della grazia per "passare oltre" i giudizi di Dio, per "passare oltre" i diluvi che Dio scatenerà nel mondo. Accostiamoci al trono della grazia per trasformare queste acque di morte in un'acqua di rinascita, un'acqua battesimale, un'acqua di rigenerazione. 


Accostiamoci al trono della grazia per una nuova vita, eterna
Solo per grazia. 

lunedì 10 giugno 2013

Le religioni misteriche

In età ellenistica, e successivamente in epoca romana, si diffusero delle pratiche religiose di origini antichissime; probabilmente sviluppate a partire dalle osservazioni dei cicli della natura. 
Al contrario del cristianesimo, queste "religioni dei misteri" venivano celebrate privatamente, lasciando la possibilità al devoto di continuare ad esercitare le formalità del culto pubblico tanto care all'Impero Romano.

I misteri erano caratterizzati da una iniziazione che coincideva con l'immedesimazione del devoto con il dio, seguendo la sua parabola di morte e risurrezione: anticipazione di una realtà serbata per l'aldilà. Successivamente vi era l'elemento della disciplina arcani, ossia un assoluto riserbo di segretezza sul rito e sulla dottrina della religione in questione. Questo vincolo ha reso difficoltoso il lavoro degli storici intenti ad indagare su queste religioni. Infatti è stato possibile ottenere informazioni soltanto da reperti archeologici legati a questi riti ed eventualmente da resoconti di frequentanti poi convertiti al cristianesimo e quindi sciolti dal voto di segretezza, che qua e là hanno descritto elementi di queste pratiche in tono ormai dispregiativo (p.es nel testo De errore profanarum religiorum di Firmico Materno).
Altro punto di contatto era quello dell'adorazione di un dio vicino alla sofferenza umana, un dio che moriva per poi risuscitare e quindi grandemente distante dal'immortale pantheon delle divinità greche e romane. 
Chi si avvicinava ai misteri, veniva reso partecipe delle vicende del dio. Un coinvolgimento che  doveva essere manifestazione di una deliberata scelta personale. Le religioni misteriche non sono mai state religioni ufficiali di alcun popolo o nazione, ma hanno trovato grande favore in differenti classi sociali, anche tra persone di una certa importanza politica. 

Riflettendo su queste caratteristiche, è inevitabile scorgere una serie di affinità con il cristianesimo. Approfondendo similitudini e differenze però, possiamo concludere che tra le religioni misteriche e il cristianesimo vi sono solo delle sporadiche coincidenze di terminologia e immagini, piuttosto che una diretta derivazione. Nelle religioni dei misteri infatti, il ciclo di morte e risurrezione della divinità prende la sua origine dai cicli della natura nelle alternanze delle stagioni, portando il racconto su un piano vago e mitologico senza alcun riferimento a un tempo o un luogo preciso. Elementi insomma che dichiarano una lontananza dalla storia e dottrina del cristianesimo, che si trovò in contrasto con tali pratiche fin dall'inizio della sua diffusione. 

Possiamo individuare le più importanti religioni misteriche tra le seguenti:

- I misteri dionisiaci e l'orfismo
Il culto di Dioniso (divinità originaria della Tracia) era inizialmente di origine agraria e orgiastica, ma in un secondo momento si sviluppò contemplando dei misteri che univano in modo mistico i religiosi con la divinità.
Connessa a questo culto, vi era la religione orfica che organizzava meglio la teologia dionisica. Lo scopo dei riti era quello di liberare l'anima dalla prigionia del corpo, concependo questo percorso attraverso svariate vite grazie ad una sorta di reincarnazione.

- Iside e Osiride
Di origine Egiziana, la devozione alla dea Iside era molto consolidata nell'antichità. Inizialmente rappresentava la regalità dei re Tolomei, ma successivamente venne identificata con un principio vitale che alimenta l'universo. La sua iconografia come madre misericordiosa e soccorritrice dei devoti (e la sua frequente raffigurazione mentre allatta Horus bambino) l'assomigliano ad una successiva pietà mariana. 

- Cibele e Attis
Questo culto è da ricondurre alla regione della Frigia, dove le forze della natura hanno portato alla concezione di una Grande Madre identificata con la natura stessa e la riproduzione; la sua relazione con Attis riprende il ciclo delle stagioni.


- Mitra
Il culto di Mitra è di origine iranica. Alla fine del II° secolo, l'Imperatore Commodo abbracciò questa fede, riconoscendolo ufficialmente. Mitra viene rappresentato frequentemente come il dio del Sole. I mitraisti furono i pagani più perseguitati dopo la cristianizzazione dell'Impero Romano. I seguaci di Mitra concepivano il mondo e la vita come una perenne lotta tra il bene e il male, con punti di contatto con la visione del Manicheismo. 

[Bibliografia: "Cristianesimi nell'antichità", Giancarlo Rinaldi. Edizioni GBU]

domenica 9 giugno 2013

Il Signore delle generazioni

Introduzione

Malachia 4:4-6 «Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo,

al quale io diedi sull'Oreb, leggi e precetti,
per tutto Israele.
Ecco, io vi mando il profeta Elia,
prima che venga il giorno del SIGNORE,
giorno grande e terribile.
Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli,
e il cuore dei figli verso i padri,
perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio».

La Bibbia Cristiana, privilegiando la prospettiva messianica, posiziona i libri profetici subito prima dei Vangeli; interpretandoli alla luce di Gesù di Nazareth. Ecco quindi che questi versetti divengono gli ultimi dell'Antico Testamento, anticipando il silenzio di Dio che - se non si ritiene colmato dai libri deuterocanonici - terminerà proprio con la nascita di Cristo.
Il profeta Malachia, vissuto intorno al 520 d.C. (dopo il ritorno dall'esilio e la ricostruzione del tempio a Gerusalemme), lancia uno sguardo al futuro descrivendo il ritorno del profeta Elia prima del giorno del Signore (escatologico). Elia volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri coinvolgendo un significato di pentimento comune che avverrà affinché il paese non sia colpito di sterminio. E' incredibile come questo "appuntamento profetico" sia coinciso perfettamente con il ministero di Giovanni Battista, ma non solo lui.

I due Elia 


Matteo 3:1-2 In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Matteo 3:9 Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abraamo"; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo.
Matteo 3:10 Ormai la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco.
Matteo 3:11 Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco.
Matteo 3:12 Egli ha il suo ventilabro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile».

Già questi versetti sarebbero chiari per identificare un messaggio incredibilmente simile a quello di Malachia, ma in realtà il Vangelo di Matteo ci da ulteriori conferme:

Matteo 11:12-14 Dai giorni di Giovanni il battista fino a ora, il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono. Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a Giovanni. Se lo volete accettare, egli è l'Elia che doveva venire. (+ Mt 17)

Con queste parole, Gesù certifica che Giovanni Battista è l'ultimo dei profeti dell'Antico Patto e che lui stesso era l'Elia che doveva venire. Di fatto la sua attesa era di pubblico dominio, tanto che il popolo pensava che Gesù stesso fosse l'Elia annunciato (Mt 16:14).

I riferimenti però non finiscono qui. Infatti il libro dell'Apocalisse ci presenta due testimoni che molti teologi si sono proposti di identificare con persone diverse. Vediamoli insieme:

Apocalisse 11:3-13 Io concederò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno vestiti di sacco per milleduecentosessanta giorni. Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. Se qualcuno vorrà far loro del male, un fuoco uscirà dalla loro bocca e divorerà i loro nemici; e se qualcuno vorrà offenderli bisogna che sia ucciso in questa maniera. Essi hanno il potere di chiudere il cielo affinché non cada pioggia, durante i giorni della loro profezia. Hanno pure il potere di mutare l'acqua in sangue e di percuotere la terra con qualsiasi flagello, quante volte vorranno. E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore è stato crocifisso. Gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non lasceranno che siano posti in sepolcri. Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù». Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro. In quell'ora ci fu un gran terremoto e la decima parte della città crollò e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo.

Proprio la caratteristica di "chiudere il cielo affinché non cada pioggia durante i giorni della loro profezia", appare inequivocabilmente simile al ministero promosso dal profeta Elia nell'Antico Testamento.

1Re 17:1 Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Galaad, disse ad Acab: «Com'è vero che vive il SIGNORE, Dio d'Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola».

Il fatto poi che il profeta  "salì al cielo in un turbine", rapito da Signore senza conoscere morte, cementa ancora di più la tesi che identifica uno dei due testimoni proprio con Elia. Chi più di colui che non attraversò la morte avrebbe la possibilità di ritornare sulla terra e compiere questa opere sovrannaturali narrate dall'Apostolo Giovanni?
A questo punto possiamo chiederci quale sarà il tema delle loro profezie che dureranno milleduecentosessanta giorni. Ebbene sicuramente spazieranno nella profezia e testimonianza del Signore, ma credo proprio che uno dei temi ricorrenti sarà proprio quello del pentimento. Così come Giovanni Battista preannunziò la venuta di Cristo e del Nuovo Patto, allo stesso modo questi due testimoni, questo "nuovo Elia", predicherà il ravvedimento dalle opere morte prima del ritorno del Signore nella sua seconda venuta. Ecco quindi che tutto acquista più senso, osservano come personaggi diversi svolgano lo stesso tipo di attività: speciale ed esclusiva ma ripetuta, esattamente come gli araldi nell'antichità.

Il piano di Dio per le generazioni

Ritengo che la profezia di Malachia, gli eventi narrati nei Vangeli e promossi da Giovanni Battista....e per ultima la visione di questi due testimoni negli ultimissimi tempi, possano essere interpretati come delle fasi del piano di Dio. O, meglio ancora, come una mappa. Non certo dettagliata, ma sicuramente verace. Tornando al brano iniziale, l'accento viene posto all'armonia e accordo nel pentimento tra due generazioni: il cuore dei padri verso quello dei figli e viceversa. Ebbene, queste due generazioni credo possano rappresentare anche in seconda istanza l'intera umanità. Il piano di Dio non è mai stato legato a singoli individui. Sin dalla creazione del primo uomo, il comandamento di Dio è stato "crescete e moltiplicatevi" (Ge 1:28), dopo la distruzione della terra dovuta al diluvio universale, Dio riprese questa identica esortazione a Noè (Ge 9:1) e persino dopo aver chiamato Abramo, la promessa che gli fa non è limitata alla sua vita ma, al contrario, verte sulla sua discendenza (Ge 13:16). Il patto viene rinnovato con Isacco, sui figlio; con Giacobbe suo nipote e persino a Giuseppe attraverso cui permise a questa famiglia di superare una grave carestia e trovare nel paese d'Egitto le condizioni per diventare in poco tempo un popolo intero. 
Leggendo la Bibbia è innegabile osservare che il piano di Dio trascende i singoli individui, i singoli popoli e le singole comunità abbracciando l'umanità tutta, in ogni sue generazione.
Attualizzando, rimango a bocca aperta pensando a come tutto questo sia più grande di me, della mia famiglia, della mia chiesa, denominazione, e addirittura più grande della mia intera generazione. Più grande delle generazioni che mi hanno preceduto e delle sole che mi seguiranno. Può nascere un senso di smarrimento davanti a tutto questo, ma tale smarrimento non può far altro che svanire al pensiero dell'amore di Dio. Un Dio che pur regnando e conducendo questo meraviglioso ed immenso piano, conosce intimamente ogni credente e si compiace in ogni suo passo in accordo alla Sua volontà. Egli sa infatti che, come l'oceano è composto da singole gocce, anche la Chiesa Universale è composta da singole persone ognuna al suo posto. 

Padri e figli insieme nel corpo di Cristo

Efesini 6:1-4 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra. E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore.

Come in ogni lettera dell'Apostolo Paolo, alla prima sezione dogmatica e teologica seguiva una seconda sezione parenetica, ossia di esortazione o ammonizione: delle indicazioni pratiche per la vita delle comunità a cui scriveva. Nella lettera agli Efesini, l'Apostolo esorta i figli ad ubbidire al Signore citando uno dei comandamenti che Dio diede a Mosè (Es 20:12). Il primo comandamento che regolava le relazioni e i rapporti umani infatti era proprio quello legato all'onorare i genitori "affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra". Paolo sottolinea come questo sia il primo comandamento con promessa. Una promessa che rimarca l'importanza del precetto. Credo che l'importanza di questa esortazione travalichi ancora una volta il semplice onore dovuto ai genitori per averti portato alla nascita e averti accudito fino all'età adulta. Sicuramente questo è probabilmente il significato principale, ma non penso sia l'unico. Dal capitolo cinque infatti, c'è una continua contrapposizione tra "mogli e mariti", "genitori e figli", "servi e padroni" volta verso la comune indicazione di rispetto e amore reciproco in quanto aspetti diversi dell'unitario corpo di Cristo, quindi della Chiesa.
Qualche capitolo prima (nel 4), troviamo l'insegnamento legato ai cinque ministeri che collaborano per "il perfezionamento dei santi", per l'edificazione stessa della Chiesa. Spesso ci si sofferma sulla differenza di chiamate, di doni, di ministeri che devono tuttavia essere al servizio di "un solo Spirito, un solo Signore e un solo Dio" (1 Cor 12:4-6). Studiando il Nuovo Testamento scopriamo le differenze tra i Giudei e i Gentili che tuttavia trovano un'unica salvezza in Cristo (Ro 3:9). Ma difficilmente consideriamo la differenza nel corpo di Cristo tra le varie generazioni viventi che lo compongono. 

"Secondo una ricerca Censis del 1995, il 40% degli italiani si sente più distante da una persona di un'altra generazione, che da un'altra classe sociale, di un'altra etnia o dell'altro sesso. E questa sensazione appare particolarmente marcata tra i giovani." (fonte)

Come abbiamo visto, la Chiesa non è formata solo da diversi ministeri, da Giudei e Gentili e da popoli ed etnie diverse ma anche da generazioni diverse. Da una parte, questo scenario si apre verso il passato e verso il futuro in una prospettiva magnifica. Ma dall'altra, si apre anche verso il presente, mostrando un bisogno ed una necessità presente in ogni chiesa locale del nostro pianeta. Continuando questa transizione dall'universale al locale infatti possiamo osservare come ogni comunità sia formata da bambini, da adolescenti, da giovani, da adulti e da anziani. Ed ogni età manifesta bisogni ed esigenze differenti. Esigenze fisiche, morali e spirituali che devono essere onorate e soddisfatte soprattutto nelle chiese. 
L'amore di Dio deve coprire ogni diversità, perché ogni diversità è stata inclusa nel sacrificio espiatorio di Cristo. Fissando gli occhi su di Lui troveremo Grazia e perdono, in qualsiasi situazione e tempo. Ecco quindi la sorgente della vita e dell'amore che consente di superare ogni diversità e ogni delusione. "In Cristo", la chiesa è unita. Non nelle teologie, non nelle traduzioni dei cantici spirituali, nelle denominazioni, degli incontri solo per gli uomini o solo per le donne. Solo in Cristo c'è unità di salvezza, di intenti e solo in Lui c'è ogni risorsa ed ogni benedizione necessaria. Lui è la soluzione ai bisogni di ogni età ma è fondamentale che ci sia sinergia e aiuto vicendevole in ogni comunità, affinché come a Gerusalemme ci sia qualcuno che serva alle mense (Atti 6:5) e ad ogni bisogno fisico e spirituale sia provveduto il giusto servizio. 

martedì 4 giugno 2013

Ecclesia semper reformanda est

Introduzione

Ringraziando il Signore, viviamo in tempi di fermento e desiderio di qualcosa di maggiore in ambito spirituale. Sicuramente non è ovunque così ma questa tensione, questo desiderio, sta lentamente espandendosi abbracciando pastori, comunità e credenti in molti luoghi d'Italia; e del mondo. Anni fa questa attesa era rivolta verso un risveglio di tipo pentecostale, attraverso numerose campagne di preghiera alimentate a loro volta da svariati sermoni e ministri di Dio che parlavano di questa necessità. Dopo un paio di decenni in alcuni ambienti si è modificato questo pensiero, insegnando che un risveglio non sarebbe bastato in realtà: vi era il bisogno di una riforma. Un cambiamento più strutturato che avrebbe permesso al risveglio spirituale di conservarsi e cambiare la faccia della nazione. In questi ultimi giorni invece, si inizia a sentir parlare frequentemente di rivoluzione.

Personalmente ritengo che tutte queste parole possano identificare elementi positivi, in quanto l'aspetto comune è proprio quello di protendersi verso un miglioramento della condizione presente. Un miglioramento della struttura di chiesa, un miglioramento dell'impegno nell'evangelizzazione, un miglioramento nella società. Tutti elementi positivi dunque, ma che credo debbano legarsi alle Sacre Scritture per trovare un fondamento spirituale e vero, oltre che buono. Ho riflettuto spesso sulla realtà biblica, pensando a come questi temi siano stati affrontati o narrati. Credo però che il brano che possa insegnarci di più su questo argomento  sia quello della restaurazione del tempio promossa dal re Giosia.

La restaurazione del tempio

2Re 22:1 Giosia aveva otto anni quando cominciò a regnare, e regnò trentun anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Iedida, figlia di Adaia, da Boscat.
2Re 22:2 Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, e camminò in tutto e per tutto per la via di Davide suo padre, senza scostarsene né a destra né a sinistra.
2Re 22:3 Il diciottesimo anno del re Giosia, il re mandò nella casa del SIGNORE Safan, il segretario, figlio di Asalia, figlio di Mesullam, e gli disse:
2Re 22:4 «Va' da Chilchia, il sommo sacerdote, e digli che metta assieme il denaro che è stato portato nella casa del SIGNORE, e che i custodi della porta d'ingresso hanno raccolto dalle mani del popolo;
2Re 22:5 che lo si consegni ai funzionari preposti ai lavori della casa del SIGNORE; e che questi lo diano agli operai addetti alle riparazioni della casa del SIGNORE:
2Re 22:6 ai falegnami, ai costruttori e ai muratori, perché se ne servano per comprare del legname e delle pietre da tagliare, per le riparazioni della casa.
2Re 22:7 Ma non si farà render conto a quelli che riceveranno il denaro, perché agiscono con fedeltà».


Alla morte del re Ezechia nel 687 a.C., succedettero prima Manasse e poi Amon come regnanti di Giuda. La Scrittura riporta la grande malvagità di questi re, sia da un punto di vista etico - avendo sparso moltissimo sangue innocente (2 re 21:16) - sia da un punto di vista religioso e spirituale: non solo Manasse adorava altri idoli, ma era arrivato addirittura a costruire altari dedicati ad altri dèi dentro lo stesso tempio del Signore (2 Re 21:4-5).
Possiamo solo immaginare la grande confusione presente nel popolo, dopo due generazioni di governanti di questo genere. In questo contesto, il re Giosia, a 26 anni ordinò di raccogliere denaro per la riparazione del tempio del Signore. Nel pieno di una crisi spirituale, non c'è altra cosa da fare che tornare più in fretta possibile ad accostarsi a Dio e implorare la sua Grazia e il suo perdono. Tornare a dare a Lui il culto opportuno, ossia tornare a "coltivare" (culto deriva dal latino cultus: coltivare) una relazione personale con il proprio Creatore. A questo scopo quindi Giosia si protende verso il Signore, riparando il luogo sacro. 

Il libro della legge trovato nel tempio

2Re 22:8 Allora il sommo sacerdote Chilchia disse a Safan, il segretario: «Ho trovato nella casa del SIGNORE il libro della legge». E Chilchia diede il libro a Safan, che lo lesse.
2Re 22:9 Safan, il segretario, andò a riferire la cosa al re, e gli disse: «I tuoi servi hanno versato il denaro che si è trovato nella casa, e l'hanno consegnato a quelli che sono preposti ai lavori della casa del SIGNORE».
2Re 22:10 Safan, il segretario, disse ancora al re: «Il sacerdote Chilchia mi ha dato un libro». E Safan lo lesse in presenza del re.
2Re 22:11 Quando il re udì le parole del libro della legge, si stracciò le vesti.
2Re 22:12 Poi il re diede quest'ordine al sacerdote Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Micaia, a Safan il segretario, e ad Asaia, servitore del re:
2Re 22:13 «Andate a consultare il SIGNORE per me, per il popolo e per tutto il regno di Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è trovato; poiché grande è l'ira del SIGNORE che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno messo in pratica tutto quello che in esso ci è prescritto».
2Re 22:14 Il sacerdote Chilchia, Aicam, Acbor, Safan e Asaia andarono dalla profetessa Culda, moglie di Sallum, custode del vestiario, figlio di Ticva, figlio di Carcas. Lei abitava a Gerusalemme, nel secondo quartiere; e quando ebbero parlato con lei, lei disse loro:
2Re 22:15 «Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele: Dite all'uomo che vi ha mandati da me:
2Re 22:16 "Così dice il SIGNORE: Ecco, io farò venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti, conformemente a tutte le parole del libro che il re di Giuda ha letto.
2Re 22:17 Perché essi mi hanno abbandonato e hanno offerto incenso ad altri dèi provocando la mia ira con tutte le opere delle loro mani; perciò la mia ira si è accesa contro questo luogo, e non si spegnerà".
2Re 22:18 Al re di Giuda che vi ha mandati a consultare il SIGNORE, direte questo: "Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele, riguardo alle parole che tu hai udite:
2Re 22:19 'Poiché il tuo cuore è stato toccato, poiché ti sei umiliato davanti al SIGNORE, udendo ciò che io ho detto contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che saranno cioè abbandonati alla desolazione e alla maledizione; poiché ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato', dice il SIGNORE.
2Re 22:20 'Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri, e te ne andrai in pace nella tua tomba. I tuoi occhi non vedranno tutte le sciagure che io farò piombare su questo luogo'"». E quelli riferirono al re la risposta.

Mentre c'era l'intenzione di riparare il tempio, leggiamo di come fu trovato il "libro della legge" (probabilmente il libro del Deuteronomio). Negli anni passati le leggi secolari avevano preso il posto della legge di Dio e quello che doveva essere il popolo di Dio era diventato un popolo come tanti altri sulla faccia della terra. Appena Giosia lesse il libro e comprese la grande trasgressione dei suoi antenati, non poté fare altro che inorridire. In tutto questo però vediamo anche un atto di misericordia di Dio: in risposta al desiderio di rinsaldare l'adorazione all'unico
vero Dio, il Signore fa ritrovare il libro che regolava proprio questo aspetto della vita spirituale. Era tardi per rimediare, ma questo ritrovamento fu sicuramente una benedizione. Il popolo ormai era allo sbando e per quanto Giosia iniziò ad imporre l'adorazione a YHWH, il cuore dei Giudei era irrimediabilmente altrove (Ger 7). Credo in ogni caso che questo sia il primo e più importante esempio biblico di riforma. Tutto è partito da una presa di coscienza dell'errato modo di vivere. Il desiderio di tornare al Signore e la scoperta delle norme che regolano questa relazione. I tempi e contesti possono cambiare ma questi elementi chiave sono imprescindibili: sono gli stessi passi del ravvedimento. Senza ravvedimento è impossibile avvicinarsi a Dio, senza metanoia (il cambiamento della propria mente della propria idea) è impossibile rendersi conto del proprio stato di peccato e della propria necessità di un Salvatore! Desiderare Dio, scoprirsi inadeguati, ricevere una parola da parte del Signore (che anche nel caso di Giosia è stata di benedizione a livello personale). Tre aspetti che riflettono un principio spirituale. 

La Riforma Protestante: la riscoperta del libro

Pensandoci bene, anche la Riforma Protestante iniziata nel 1517 trovò la sua scintilla in un contesto molto simile. Martin Lutero, monaco agostianiano, intorno al 1514 ricevette una vera e propria rivelazione leggendo la Lettera ai Romani, più precisamente nel brano al capitolo  3 e versetti dal 3 al 28.
La Bibbia (ora completa del Nuovo Testamento) era ancora una volta un libro nascosto al popolo e solo poche persone potevano avervi accesso. Le parole dell'Apostolo Paolo vibrarono nello spirito di Lutero che comprese il vero significato dell'essere peccatori. Qualcosa a cui non si può rimediare con il pagamento delle indulgenze o con qualsiasi altra attività o iniziativa umana. Sconcertato da questa verità spirituale allora completamente soffocata, Martin Lutero analizzò tutto il resto delle Sacre Scritture cercando di vedere se questa realtà era in accordo con tutti gli altri libri biblici. Ovviamente era così, e questo seme piantato nel suo cuore germogliò verso una presa di posizione manifestata nelle famose 95 tesi, a cui seguirono tutti gli avvenimenti che hanno portato alla nascita della Chiesa Riformata.


Un'affermazione fondamentale proprio di questo movimento e del pensiero successivo di Martin Lutero, fu la seguente: "Ecclesia semper reformanda est"; ossia la chiesa è continuamente riformata. Questo concetto fu ripreso anche successivamente ed evidenzia la necessità di una continua riforma. Sebbene infatti un singolo episodio abbia portato al risveglio spirituale di Giosia e di Martin Lutero, ogni persona e ogni generazione hanno bisogno di tornare continuamente, ripetutamente a confrontarsi con le verità evangeliche e bibliche. 

Conclusioni

Romani 12:2 Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Come rinnovare la propria mente se non leggendo e meditando la parola di Dio?
Solo continuando a confrontarci con le Scritture, imparando e cercando una direzione e una guida in ogni ambito della nostra vita, potremo essere risvegliati. 
Questo anche a livello comunitario: tutte le ondate di risveglio infatti "dal punto di vista sociologico ripercorrono a loro modo la storia del protestantesimo", muovendosi contro le denominazioni e il denominazionalismo per creare "qualcosa di diverso" e più attinente alla realtà del cristianesimo apostolico. [fonte]

Il seme di ogni risveglio e riforma spirituale è nel pentimento e nell'attitudine di cuore rivolta verso Dio; unite alla (ri)scoperta delle Sacre Scritture. 
Ogni credente deve afferrare questa verità, applicarla nella propria vita, e contribuire nella propria misura a renderla viva nella chiesa a cui appartiene; al fine di progredire verso "il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo". 
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