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domenica 9 giugno 2013

Il Signore delle generazioni

Introduzione

Malachia 4:4-6 «Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo,

al quale io diedi sull'Oreb, leggi e precetti,
per tutto Israele.
Ecco, io vi mando il profeta Elia,
prima che venga il giorno del SIGNORE,
giorno grande e terribile.
Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli,
e il cuore dei figli verso i padri,
perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio».

La Bibbia Cristiana, privilegiando la prospettiva messianica, posiziona i libri profetici subito prima dei Vangeli; interpretandoli alla luce di Gesù di Nazareth. Ecco quindi che questi versetti divengono gli ultimi dell'Antico Testamento, anticipando il silenzio di Dio che - se non si ritiene colmato dai libri deuterocanonici - terminerà proprio con la nascita di Cristo.
Il profeta Malachia, vissuto intorno al 520 d.C. (dopo il ritorno dall'esilio e la ricostruzione del tempio a Gerusalemme), lancia uno sguardo al futuro descrivendo il ritorno del profeta Elia prima del giorno del Signore (escatologico). Elia volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri coinvolgendo un significato di pentimento comune che avverrà affinché il paese non sia colpito di sterminio. E' incredibile come questo "appuntamento profetico" sia coinciso perfettamente con il ministero di Giovanni Battista, ma non solo lui.

I due Elia 


Matteo 3:1-2 In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Matteo 3:9 Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abraamo"; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo.
Matteo 3:10 Ormai la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco.
Matteo 3:11 Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco.
Matteo 3:12 Egli ha il suo ventilabro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile».

Già questi versetti sarebbero chiari per identificare un messaggio incredibilmente simile a quello di Malachia, ma in realtà il Vangelo di Matteo ci da ulteriori conferme:

Matteo 11:12-14 Dai giorni di Giovanni il battista fino a ora, il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono. Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a Giovanni. Se lo volete accettare, egli è l'Elia che doveva venire. (+ Mt 17)

Con queste parole, Gesù certifica che Giovanni Battista è l'ultimo dei profeti dell'Antico Patto e che lui stesso era l'Elia che doveva venire. Di fatto la sua attesa era di pubblico dominio, tanto che il popolo pensava che Gesù stesso fosse l'Elia annunciato (Mt 16:14).

I riferimenti però non finiscono qui. Infatti il libro dell'Apocalisse ci presenta due testimoni che molti teologi si sono proposti di identificare con persone diverse. Vediamoli insieme:

Apocalisse 11:3-13 Io concederò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno vestiti di sacco per milleduecentosessanta giorni. Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. Se qualcuno vorrà far loro del male, un fuoco uscirà dalla loro bocca e divorerà i loro nemici; e se qualcuno vorrà offenderli bisogna che sia ucciso in questa maniera. Essi hanno il potere di chiudere il cielo affinché non cada pioggia, durante i giorni della loro profezia. Hanno pure il potere di mutare l'acqua in sangue e di percuotere la terra con qualsiasi flagello, quante volte vorranno. E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore è stato crocifisso. Gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non lasceranno che siano posti in sepolcri. Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù». Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro. In quell'ora ci fu un gran terremoto e la decima parte della città crollò e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo.

Proprio la caratteristica di "chiudere il cielo affinché non cada pioggia durante i giorni della loro profezia", appare inequivocabilmente simile al ministero promosso dal profeta Elia nell'Antico Testamento.

1Re 17:1 Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Galaad, disse ad Acab: «Com'è vero che vive il SIGNORE, Dio d'Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola».

Il fatto poi che il profeta  "salì al cielo in un turbine", rapito da Signore senza conoscere morte, cementa ancora di più la tesi che identifica uno dei due testimoni proprio con Elia. Chi più di colui che non attraversò la morte avrebbe la possibilità di ritornare sulla terra e compiere questa opere sovrannaturali narrate dall'Apostolo Giovanni?
A questo punto possiamo chiederci quale sarà il tema delle loro profezie che dureranno milleduecentosessanta giorni. Ebbene sicuramente spazieranno nella profezia e testimonianza del Signore, ma credo proprio che uno dei temi ricorrenti sarà proprio quello del pentimento. Così come Giovanni Battista preannunziò la venuta di Cristo e del Nuovo Patto, allo stesso modo questi due testimoni, questo "nuovo Elia", predicherà il ravvedimento dalle opere morte prima del ritorno del Signore nella sua seconda venuta. Ecco quindi che tutto acquista più senso, osservano come personaggi diversi svolgano lo stesso tipo di attività: speciale ed esclusiva ma ripetuta, esattamente come gli araldi nell'antichità.

Il piano di Dio per le generazioni

Ritengo che la profezia di Malachia, gli eventi narrati nei Vangeli e promossi da Giovanni Battista....e per ultima la visione di questi due testimoni negli ultimissimi tempi, possano essere interpretati come delle fasi del piano di Dio. O, meglio ancora, come una mappa. Non certo dettagliata, ma sicuramente verace. Tornando al brano iniziale, l'accento viene posto all'armonia e accordo nel pentimento tra due generazioni: il cuore dei padri verso quello dei figli e viceversa. Ebbene, queste due generazioni credo possano rappresentare anche in seconda istanza l'intera umanità. Il piano di Dio non è mai stato legato a singoli individui. Sin dalla creazione del primo uomo, il comandamento di Dio è stato "crescete e moltiplicatevi" (Ge 1:28), dopo la distruzione della terra dovuta al diluvio universale, Dio riprese questa identica esortazione a Noè (Ge 9:1) e persino dopo aver chiamato Abramo, la promessa che gli fa non è limitata alla sua vita ma, al contrario, verte sulla sua discendenza (Ge 13:16). Il patto viene rinnovato con Isacco, sui figlio; con Giacobbe suo nipote e persino a Giuseppe attraverso cui permise a questa famiglia di superare una grave carestia e trovare nel paese d'Egitto le condizioni per diventare in poco tempo un popolo intero. 
Leggendo la Bibbia è innegabile osservare che il piano di Dio trascende i singoli individui, i singoli popoli e le singole comunità abbracciando l'umanità tutta, in ogni sue generazione.
Attualizzando, rimango a bocca aperta pensando a come tutto questo sia più grande di me, della mia famiglia, della mia chiesa, denominazione, e addirittura più grande della mia intera generazione. Più grande delle generazioni che mi hanno preceduto e delle sole che mi seguiranno. Può nascere un senso di smarrimento davanti a tutto questo, ma tale smarrimento non può far altro che svanire al pensiero dell'amore di Dio. Un Dio che pur regnando e conducendo questo meraviglioso ed immenso piano, conosce intimamente ogni credente e si compiace in ogni suo passo in accordo alla Sua volontà. Egli sa infatti che, come l'oceano è composto da singole gocce, anche la Chiesa Universale è composta da singole persone ognuna al suo posto. 

Padri e figli insieme nel corpo di Cristo

Efesini 6:1-4 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra. E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore.

Come in ogni lettera dell'Apostolo Paolo, alla prima sezione dogmatica e teologica seguiva una seconda sezione parenetica, ossia di esortazione o ammonizione: delle indicazioni pratiche per la vita delle comunità a cui scriveva. Nella lettera agli Efesini, l'Apostolo esorta i figli ad ubbidire al Signore citando uno dei comandamenti che Dio diede a Mosè (Es 20:12). Il primo comandamento che regolava le relazioni e i rapporti umani infatti era proprio quello legato all'onorare i genitori "affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra". Paolo sottolinea come questo sia il primo comandamento con promessa. Una promessa che rimarca l'importanza del precetto. Credo che l'importanza di questa esortazione travalichi ancora una volta il semplice onore dovuto ai genitori per averti portato alla nascita e averti accudito fino all'età adulta. Sicuramente questo è probabilmente il significato principale, ma non penso sia l'unico. Dal capitolo cinque infatti, c'è una continua contrapposizione tra "mogli e mariti", "genitori e figli", "servi e padroni" volta verso la comune indicazione di rispetto e amore reciproco in quanto aspetti diversi dell'unitario corpo di Cristo, quindi della Chiesa.
Qualche capitolo prima (nel 4), troviamo l'insegnamento legato ai cinque ministeri che collaborano per "il perfezionamento dei santi", per l'edificazione stessa della Chiesa. Spesso ci si sofferma sulla differenza di chiamate, di doni, di ministeri che devono tuttavia essere al servizio di "un solo Spirito, un solo Signore e un solo Dio" (1 Cor 12:4-6). Studiando il Nuovo Testamento scopriamo le differenze tra i Giudei e i Gentili che tuttavia trovano un'unica salvezza in Cristo (Ro 3:9). Ma difficilmente consideriamo la differenza nel corpo di Cristo tra le varie generazioni viventi che lo compongono. 

"Secondo una ricerca Censis del 1995, il 40% degli italiani si sente più distante da una persona di un'altra generazione, che da un'altra classe sociale, di un'altra etnia o dell'altro sesso. E questa sensazione appare particolarmente marcata tra i giovani." (fonte)

Come abbiamo visto, la Chiesa non è formata solo da diversi ministeri, da Giudei e Gentili e da popoli ed etnie diverse ma anche da generazioni diverse. Da una parte, questo scenario si apre verso il passato e verso il futuro in una prospettiva magnifica. Ma dall'altra, si apre anche verso il presente, mostrando un bisogno ed una necessità presente in ogni chiesa locale del nostro pianeta. Continuando questa transizione dall'universale al locale infatti possiamo osservare come ogni comunità sia formata da bambini, da adolescenti, da giovani, da adulti e da anziani. Ed ogni età manifesta bisogni ed esigenze differenti. Esigenze fisiche, morali e spirituali che devono essere onorate e soddisfatte soprattutto nelle chiese. 
L'amore di Dio deve coprire ogni diversità, perché ogni diversità è stata inclusa nel sacrificio espiatorio di Cristo. Fissando gli occhi su di Lui troveremo Grazia e perdono, in qualsiasi situazione e tempo. Ecco quindi la sorgente della vita e dell'amore che consente di superare ogni diversità e ogni delusione. "In Cristo", la chiesa è unita. Non nelle teologie, non nelle traduzioni dei cantici spirituali, nelle denominazioni, degli incontri solo per gli uomini o solo per le donne. Solo in Cristo c'è unità di salvezza, di intenti e solo in Lui c'è ogni risorsa ed ogni benedizione necessaria. Lui è la soluzione ai bisogni di ogni età ma è fondamentale che ci sia sinergia e aiuto vicendevole in ogni comunità, affinché come a Gerusalemme ci sia qualcuno che serva alle mense (Atti 6:5) e ad ogni bisogno fisico e spirituale sia provveduto il giusto servizio. 

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