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giovedì 29 novembre 2012

La definizione del canone neotestamentario

La teologia cristiana è stata fin dagli albori strettamente legata alle Scritture. Inizialmente però, questo termine designava la Tanakh, l'Antico Testamento.
Con il passare del tempo, in modo progressivo, il periodo patristico fu testimone di un processo decisionale in cui furono fissati i limiti del Nuovo Testamento.

Giustino Martire fu tra i primi padri della chiesa a fare riferimento ad un "Nuovo Testamento", ben distinto dall'Antico Testamento e di pari dignità e autorità.
Fin dai tempi di Ireneo erano comunemente riconosciuti quattro Vangeli.
Nella parte finale del II secolo, i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e le lettere furono riconosciute con la status di  Scritture ispirate.

Clemente Alessandrino riconosceva come canonici (termine derivante dal greco kanon, "regola") i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le quattordici lettere paoline (la lettera agli Ebrei era considerata come tale) e l'Apocalisse.

Tertulliano dichiarava che accanto alla "legge e i profeti" c'erano gli scritti "evangelici e apostolici", e che si dovevano considerare entrambi di pari autorità.

Lentamente si raggiunse un accordo univoco sull'elenco e la disposizione dei libri neotestamentari, e nel 367 Atanasio facendo circolare la sua lettera paschale, iniziò a definire come canonici i ventisette libri del Nuovo Testamento, così come li conosciamo oggi.

Sicuramente però in questi secoli non mancarono i dibattici a riguardo. La chiesa occidentale aveva esitazioni riguardanti l'inclusione della lettera agli Ebrei (non attribuita esplicitamente ad alcun Apostolo), mentre la chiesa orientale nutriva dubbi riguardanti l'Apocalisse.
Quattro lettere minori (II Pt, II e III Gv, Giuda) venivano spesso omesse dai primi elenchi. Mentre altri scritti oggi extra-canonici erano ben visti in alcuni settori della chiesa. Basti pensare la Prima lettera di Clemente come esempio. Di sicuro tuttavia, nessuno di essi riuscì ad essere universalmente riconosciuto come libro canonico.

Anche la disposizione degli scritti subì alcuni rimaneggiamenti. Sebbene infatti i Vangeli ebbero fin da subito il posto d'onore all'interno del canone, seguiti dagli Atti; le chiese d'Oriente collocavano le sette lettere cattoliche prima delle quattordici lettere di Paolo (comprendendo anche Ebrei) mentre le chiese occidentali posizionavano queste ultime consecutivamente agli Atti. In entrambi i casi l'Apocalisse chiudeva il canone, nonostante il dibattito per la sua inclusione sorto per un tempo in Oriente.

Quali furono però i criteri secondo i quali furono inclusi i libri del Nuovo Testamento?
Il principio fondamentale sembra essere stato quello del riconoscimento, piuttosto che dell'imposizione. Era opinione comune infatti che gli scritti ispirati fossero già in possesso di un'autorità intrinseca.
Ireneo affermava che la chiesa non crea il canone, essa riconosce, conserva e riceve la Scrittura canonica sulla base dell'autorità che è già presente in essa.
La paternità apostolica degli scritti rivestiva probabilmente un'importanza decisiva, anche se non sono mancate alcune eccezioni. In ogni caso, all'inizio del V secolo la questione fu definitivamente chiusa in Occidente, senza essere più ripresa in mano fino ai tempi della Riforma.


Bibliografia:
Teologia Cristiana, Alister E. McGrath, Editrice Claudiana

martedì 27 novembre 2012

Il periodo patristico

Il termine "patristico" ha origine dal latino: pater, padre. Il riferimento è ai Padri della chiesa ed indica tanto le singole persone coinvolte, quanto le idee che furono elaborate in questo periodo. Il lasso di tempo inizia circa nel 100 d.C. (con la chiusura del canone neotestamentario) e finisce convenzionalmente nel 451 d.C in corrispondenza con il Concilio di Calcedonia.

Il periodo patristico viene considerato un periodo fondamentale per aver chiarito un gran numero di problemi teologici di enorme importanza. Il teologo anglicano Lancelot Andrewes (1555-1626) per esempio, affermava che "l'ortodossia del cristianesimo si basa su due Testamenti, su tre Credi, su quattro Vangeli e sui primi cinque secoli di storia del cristianesimo."

Inizialmente, si dovette affrontare il problema della relazione con l'ebraismo. Le lettere dell'Apostolo Paolo testimoniano come questo tema fosse molto sentito fin dal I secolo e della soluzione offerta dagli Apostoli a riguardo.

Galati 5:2-4 Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. Dichiaro di nuovo: ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge. Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Poiché quanto a noi, è in spirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustizia.

La circoncisione e l'osservanza della legge di Mosè non vengono imposte ai credenti in Cristo, sebbene inizialmente ci fosse questa tendenza a Gerusalemme per i convertiti ebrei. Paolo, l'Apostolo dei Gentili, dimostrò con vigore l'incoerenza tra queste pratiche e la fede in Gesù nel nuovo patto. Nel corso del II secolo invece, emerse un nuovo e importantissimo elemento: l'apologetica; cioè la difesa e la giustificazione razionale della fede cristiana contro critici e avversari.
Inizialmente, a causa della persecuzione, il problema principale era quello della sopravvivenza e le energie venivano dirette verso la difesa della fede di fronte a un pubblico pagano ostile. Questi primi secoli hanno visto fiorire personalità importanti come Ireneo di Lione (130-200 ca) e Origene (185-254 ca) ma il dibattito teologico vero e proprio non poté iniziare finché la chiesa non smise di essere perseguitata. Nel IV secolo l'Imperatore Costantino riuscì a riappacificare chiesa e impero, permettendo ai dibattiti teologici costruttivi di diventare pubblici e, in ultima analisi, di importanza anche politica. Di fatto l'ultima parte del periodo patristico (dal 310 al 451 d.C.) può essere considerato un grande spartiacque nella storia della teologia cristiana. I teologi ora godevano di grande libertà, e furono in grado di affrontare una serie di argomenti di primaria importanza per il consolidamento del pensiero teologico cristiano. Non mancarono attriti e tensioni interne, ma si può dire che progressivamente crebbe un livello di consenso generale che si condensò alla fine nei Credi ecumenici.
Molti dibattiti patristici si mossero su un piano filosofico, importando idee platoniche.
L'epoca era contraddistinta da continui mutamenti, durante i quali gli standard di fede emergevano poco alla volta. Già da questi primi secoli si creò una grande divisione (di carattere sia politico che linguistico) tra i teologi orientali e quelli occidentali.

E' utile soffermarsi su alcuni in particolare, protagonisti di questo periodo così stimolante e creativo.

Giustino Martire (100-165 ca)
Forse è il più grande fra gli apologeti, i difensori della fede.
Sosteneva che si potevano trovare tracce della verità cristiana nei grandi scrittori pagani. Cercò di collegare l'evangelo alla filosofia greca, secondo una tendenza di pensiero diffusa nella chiesa orientale.

Ireneo di Lione (130-200 ca)
Divenne vescovo di Lione verso il 178 fino alla sua morte, avvenuta due decenni più tardi.
E' famoso per la sua strenua difesa dell'ortodossia cristiana di fronte alla sfida dello gnosticismo. Nella sua opera più importante Adversus omnes haereses pone molta enfasi sull'importanza della testimonianza apostolica di fronte alle interpretazioni non cristiane.

Origene (185-254 ca)
Diede impulso all'interpretazione allegorica alle Scritture, vedendo in essa un significato spirituale più profondo di quella immediata. Impostò una tradizione che distingue tra la piena divinità del Padre, e una divinità di grado minore del Figlio precorrendo il pensiero che, secondo molti studiosi, portò all'Arianesimo.
Adottò con entusiasmo l'idea della apokatàstasis (ricapitolazione), sostenendo che alla fine tutte le creature saranno salvate.

Tertulliano (160-225 ca)
Difese l'unità dell'Antico e Nuovo testamento di fronte a Marcione che li aveva collegati a due diverse divinità. Formulò per primo il termine "Trinità" in merito all'"economia" (organizzazione) di Dio.
Si oppose al pensiero di rendere l'apologia cristiana dipendente da fonti extrabibliche.

Atanasio (296-373 ca)
Diede un contributo decisivo alla controversia ariana con il suo testo De incarnatione, difendendo il pensiero che Dio si fosse incarnato nella persona di Gesù Cristo. Se, come diceva Ario, Cristo non fosse Dio incarnato, non avrebbe potuto redimere l'umanità e la chiesa sarebbe idolatra perchè solo a Dio si può rendere culto. Con questo argomenti condusse verso il rifiuto dell'arianesimo.

Agostino d'Ippona (354-430 ca)
Probabilmente la mente più influente della chiesa cristiana di ogni tempo.
Fu consacrato vescovo di Ippona nel 395.
Si impegnò principalmente nella difesa del cristianesimo contro i suoi critici (come il predecessore Giustino Martire) e contro l'eresia (come gli scritti anti-gnostici di Ireneo). Scrisse inoltre un compendio del pensiero cristiano, in forma apologetica, chiamato De civitate Dei (la città di Dio). Affrontò in ogni caso anche la dottrina della chiesa e dei sacramenti, la controversia donatista, la dottrina della grazia, la controversia pelagiana e la dottrina della Trinità. Curiosamente non si è mai occupato di cristologia, ossia della dottrina sulla persona di Gesù Cristo.


Bibliografia:
Teologia Cristiana, Alister E. McGrath, Editrice Claudiana

lunedì 5 novembre 2012

Gesù: il Figlio dell'Uomo

Nei Vangeli, è riportato svariate volte che Gesù nel Suo ministero terreno si presentava come "Figlio dell'Uomo". Che significato ha questo nome? Il pensiero più immediato va alla natura umana di Cristo. Questo però è solo il significato più superficiale. Analizziamo i contesti relativi nel Vangelo di Matteo (come esempio) per comprendere quali concetti possono essere legati a questa espressione. 

Il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo.

Matteo 8:18 Gesù, vedendo una gran folla intorno a sé, comandò che si passasse all'altra riva. Matteo 8:19 Allora uno scriba, avvicinatosi, gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». Matteo 8:20 Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». 

Il Figlio dell'Uomo ha autorità si perdonare i peccati e guarire. 

  Matteo 9:4 Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori? 
Matteo 9:5 Infatti, che cos'è più facile, dire: "I tuoi peccati ti sono perdonati" o dire: "Àlzati e cammina"? 
Matteo 9:6 Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, àlzati», disse allora al paralitico, «prendi il tuo letto e va' a casa tua». 
Matteo 9:7 Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua. 

Il Figlio dell'Uomo ritornerà. 

 Matteo 10:21 Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 
Matteo 10:22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 
Matteo 10:23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; perché io vi dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che il Figlio dell'uomo sia venuto. 

 Il Figlio dell'Uomo non è stato riconosciuto (come Messia). 

Matteo 11:16 Ma a chi paragonerò questa generazione? È simile ai bambini seduti nelle piazze che gridano ai loro compagni e dicono: 
Matteo 11:17 "Vi abbiamo sonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto".
Matteo 11:18 Difatti è venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: "Ha un demonio!" Matteo 11:19 È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco un mangione e un beone, un amico dei pubblicani e dei peccatori!" Ma la sapienza è stata giustificata dalle sue opere».

Il Figlio dell'Uomo è signore del sabato, il giorno di Dio. 

Matteo 12:6 Ora io vi dico che c'è qui qualcosa di più grande del tempio. 
Matteo 12:7 Se sapeste che cosa significa: "Voglio misericordia e non sacrificio", non avreste condannato gli innocenti; 
Matteo 12:8 perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato». 

Il Figlio dell'Uomo perdona i peccati. 

 Matteo 12:31 «Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 
Matteo 12:32 A chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro. 

 Il Figlio dell'Uomo semina i figli del regno di Dio. 

Matteo 13:37 Egli rispose loro: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo; 
Matteo 13:38 il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno; 
Matteo 13:39 il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell'età presente; i mietitori sono angeli. 

  Il Figlio dell'Uomo è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. 

Matteo 16:13 Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?» 
Matteo 16:14 Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti». 
Matteo 16:15 Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» 
Matteo 16:16 Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 

Il Figlio dell'Uomo verrà nella gloria del Padre. 

Matteo 16:27 Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua. 
Matteo 17:9 Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest'ordine: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo sia risuscitato dai morti». 

Il Figlio dell'Uomo è il Messia sofferente. 

Matteo 17:10 E i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?» 
Matteo 17:11 Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. 
Matteo 17:12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro». 
Matteo 17:22 Mentre essi percorrevano insieme la Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini; 
Matteo 17:23 essi lo uccideranno e il terzo giorno risusciterà». Ed essi ne furono molto rattristati. Matteo 20:17 Poi Gesù, mentre saliva verso Gerusalemme, prese da parte i dodici; e strada facendo, disse loro: 
Matteo 20:18 «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; essi lo condanneranno a morte 
Matteo 20:19 e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; e il terzo giorno risusciterà». 
Matteo 20:26 Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; 
Matteo 20:27 e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; Matteo 20:28 appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti». 
 Matteo 26:2 «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso». 
Matteo 26:24 Certo, il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato». 
Matteo 26:45 Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. 

Il Figlio dell'Uomo regnerà in gloria. 

Matteo 19:28 E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. 

 Matteo 24:27 infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 
Matteo 24:30 Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. 
 Matteo 24:37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Matteo 24:39 e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. 
Matteo 24:44 Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà. 

Matteo 25:31 «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 

Matteo 26:64 Gesù gli rispose: «Tu l'hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo».

Riepilogando troviamo che ciò che accomuna tutti questi eventi è la divinità di Cristo, ancora più che la Sua umanità come dovrebbe essere apparentemente. 
Infatti solo Dio:
- Non ha in assoluto alcuna dimora (cfr. Atti 17:24).
- Perdona i peccati e guarisce miracolosamente.
- Può risorgere, tornare dopo la morte. 
- Può essere rigettato in quanto Messia,  in accordo con le Scritture.
- E' Signore del Sabato. 
- Semina i figli del regno di Dio.
- E' il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
- Tornerà nella gloria del Padre.
- E' il Messia sofferente profetizzato nelle Scritture.
- Regnerà per sempre in gloria. 

Ogni contesto rappresenta una proclamazione di Gesù come Messia e come Figlio di Dio e Dio stesso, quasi in contrasto con il significato stretto del termine usato. Questo accade anche nei riferimenti degli altri Vangeli. Ogni volta che il Signore si nomina in questo modo è in relazione all'adempimento di qualche profezia dell'Antico Testamento sulla sua prima o seconda venuta sulla Terra, riguardante quindi la Sua divinità. Queste osservazioni però hanno un senso ben preciso. Il termine "Figlio dell'Uomo" infatti compare precedentemente nell'Antico Testamento e, sebbene sia usato nel libro di Ezechiele, dei Salmi, e Geremia, è  nel libro del profeta Daniele che assume un significato completamente diverso. Questo profeta oltretutto viene citato apertamente da Gesù almeno in più di un'occasione (Mt 13:14; 24:15).


Daniele 7:13 Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui;
Daniele 7:14 gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.

Ogni volta che Gesù si definiva Figlio dell'Uomo, la folla che ascolta intendeva che Egli fosse un essere umano come tutti gli altri. Egli però, intendeva dire in modo accorto di essere il Messia, il Dio che Israele stava aspettando e che sarebbe tornato sulle nuvole. 

Giovanni 12:34 La folla quindi gli rispose: «Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno; come mai dunque tu dici che il Figlio dell'uomo dev'essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo?»

Marco 4:11 Egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché:
Marco 4:12 "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati"».


domenica 4 novembre 2012

Doni motivazionali, doni dello Spirito Santo e doni di ministero



1Pietro 4:10 Come buoni amministratori della svariata (multiforme) grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono (chàrisma) che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri.
1Pietro 4:11 Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Intorno al 62 d.C., l'Apostolo Pietro sentì l'urgenza di scrivere da Roma, indicata metaforicamente nella lettera con Babilonia (1 Pt 5:16), un'epistola destinata “agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia”.
Questa lettera è considerata come cattolica, ossia universale, proprio per il fatto di non essere indirizzata ad un preciso destinatario ma a tutti i cristiani.
Ogni credente quindi può leggere le parole di Pietro in quanto incluse nella Parola di Dio, ma anche come indubbio destinatario – forestiero nel tempo oltre che nello spazio – esattamente come i credenti del primo secolo a cui era originariamente rivolta.

Al v.10 Pietro usa un termine molto particolare, piuttosto raro nel greco extrabiblico, che troviamo tradotto con “dono”. In realtà la parola originale è “chàrisma” e deriva da “chàris”, grazia.
Nel Nuovo Testamento soltanto l'Apostolo Paolo usa lo stesso termine, ampliando notevolmente questo concetto con importanti insegnamenti teologici. Il credente è quindi disegnato come un amministratore della grazia di Dio. Non un solo tipo di grazia però, ma piuttosto una svariata, o multiforme grazia identificata nei vari doni che ciascuno ha ricevuto. E' interessante notare come, anche non conoscendo personalmente ogni credente che poteva leggere questa lettera, Pietro dà per scontato che ogni credente possieda almeno uno di questi doni ricevuti da Dio. Non dice infatti “coloro che hanno ricevuto un dono”, ma piuttosto “ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto..”
Ogni cristiano quindi, convertendosi a Cristo, riceve senz'altro almeno un dono, un aspetto della multiforme grazia di Dio che lo mette nella condizione di poter servire gli altri in modo specifico e personale. Riflettendo su questo però, viene spontaneo chiedersi più nello specifico cosa siano questi chàrismi di Dio. Approcciamoci dunque alla Lettera ai Romani, pronti a scoprire qualcosa di nuovo e coinvolgente, di fondamentale importanza per le nostre vite.

Romani 12:3 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.
Romani 12:4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione,
Romani 12:5 così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
Romani 12:6 Avendo pertanto doni (chàrisma) differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede;
Romani 12:7 se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare;
Romani 12:8 se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.

In questo brano Paolo introduce il tema del chàrisma parlando del Corpo di Cristo, della diversità di ogni singolo membro e dell'importanza della sinergia per ogni credente. Nessuno infatti è importante di per sé, ma tutti sono fondamentali come membra l'uno dell'altro.
In quest'ottica, chiarisce ai cristiani di Roma (che in maggior parte non conosceva personalmente) il fatto che ognuno di noi (credenti) ha doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa. Anche Paolo non mette in dubbio che ci siano credenti con questi doni ed altri senza. Dà anche lui per scontato che tutti abbiamo doni, anche se differenti. In questo caso però, inizia a fare un elenco molto interessante. Egli nomina il dono di profezia, di ministero (o servizio), di insegnamento, di esortazione, di donare, di presiedere, di opere di misericordia. Nomina in tutto sette doni. Questi doni vengono tradizionalmente chiamati doni motivazionali, vocazionali o anche “di funzione”. Ogni credente ha almeno uno di questi doni. Ogni credente può servire la chiesa, i fratelli, almeno in uno di questi modi. Sono doni che riguardano contemporaneamente dei talenti naturali e spirituali e rivelano la personalità di Dio. E' bene riflettere su questo. La Chiesa non esiste solo per evangelizzare. Ognuno di noi non esiste solo per partecipare alle celebrazioni domenicali. Siamo tutti collegati come in un unico corpo e ciascuno di noi deve dare il suo contributo. Tutti!
Sia Pietro che Paolo, nominano Dio come dispensatore di questi doni. Per questo motivo vengono considerati come doni che il Padre dà a tutti i Suoi figli.

Ma c'è di più!

1Corinzi 12:7 Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.
1Corinzi 12:8 Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito;
1Corinzi 12:9 a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito;
1Corinzi 12:10 a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue;
1Corinzi 12:11 ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole.

L'Apostolo Paolo infatti istruisce di credenti di Corinto su chàrismi differenti, chàrismi dello Spirito Santo. Questi doni sono diversi e diverso è l'ordine e l'elenco nei quali vengono presentati. Leggiamo quindi della parola di sapienza, la parola di conoscenza, del dono di fede, guarigione, miracoli, profezia, discernimento degli spiriti, diversità di lingue, interpretazione delle lingue. In tutto nove doni dello Spirito Santo. In questo caso però i doni vengono distribuiti a ciascuno dallo Spirito Santo. Questo però può essere un vincolo? Può essere un motivo di frustrazione per chi ha desiderio di servire Dio e la Chiesa in un modo specifico? Assolutamente no.

1Corinzi 12:31 Voi, però, desiderate ardentemente i doni maggiori!

Al termine del brano, prima di parlare dell'amore, l'Apostolo scrive un'esortazione molto forte: desiderate i doni maggiori! I credenti hanno questa responsabilità. Il Signore vuole coinvolgere anche in questo i Suoi figli, spronandoli a desiderare quello che è meglio. Per poi donarglielo!

Ognuno di noi dunque ha sicuramente almeno un dono motivazionale ed è chiamato a desiderare un dono dello Spirito Santo. Non per gonfiarsi di orgoglio, ma per servire i propri fratelli. Desiderare i doni dello Spirito deve essere un'attitudine comune a tutti! Quanti vogliono sentirsi inutili? Immagino nessuno. Dio ha creato ogni persona con uno scopo ben preciso e la Sua volontà è che nella chiesa ogni Suo figlio eserciti i doni ricevuti per adempiere proprio a questo scopo.

A questo punto abbiamo visto che la Scrittura presenta i doni di Dio Padre e i doni dello Spirito Santo per arricchire ed equipaggiare la Chiesa al suo compito. Ma manca ancora qualche cosa.

Efesini 4:4 Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione.
Efesini 4:5 V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo,
Efesini 4:6 un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.
Efesini 4:7 Ma a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo.
Efesini 4:8 Per questo è detto:
«Salito in alto,
egli ha portato con sé dei prigionieri
e ha fatto dei doni agli uomini».
Efesini 4:9 Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra?
Efesini 4:10 Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa.
Efesini 4:11 È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,
Efesini 4:12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo,
Efesini 4:13 fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo;
Efesini 4:14 affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;
Efesini 4:15 ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.

Scrivendo ai fratelli di Efeso infatti, sempre Paolo rivela che c'è un tipo ancora diverso di dono: il dono di Cristo. Nell'unità di corpo, di Spirito, di speranza, di Dio, di fede, di battesimo; ci sono misure diverse del dono di Cristo. Egli, una volta asceso al cielo, diede dei doni agli uomini. Doni speciali, unici. Gesù infatti ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori. Questi doni sono i ministri. Uomini con una chiamata speciale, che rispecchia una parte del carattere di Cristo. Egli infatti è il perfetto apostolo, profeta, evangelista, pastore e dottore. Ma ha voluto frammentare queste espressioni di suo carattere in tutta la Chiesa in modo che ogni credente potesse adempiere al ministero completando gli altri fratelli ed essendo completato a sua volta nello stesso modo. Nel corpo di Cristo non esistono maestri perchè l'unico Maestro è Gesù. Ecco che si apre uno scenario nuovo, spirituale, non contaminato da secoli di tradizioni sociali e culturali. Uno scenario che risponde al desiderio di Dio, del modo in cui Lui ha concepito la Chiesa. Lasciamoci specchiare in questo ritratto e d'ora in poi sforziamoci di vivere la Chiesa come è giusto che sia, e non come siamo abituati a farlo.
Prendiamo consapevolezza di avere dei doni. Usiamoli, per aiutare i nostri fratelli. Ricerchiamo i doni dello Spirito Santo, specialmente quelli maggiori. Ascoltiamo la voce di Dio che indica quali opere ha preparato per noi. Lavoriamo per il Regno. Ed entriamo nella perfetta gioia di Dio. La gioia che Egli ha preparato per ogni Suo figlio. Per l'eternità. 

venerdì 2 novembre 2012

La giustizia di Dio in un mondo perduto


La parola “giustizia” viene spiegata nel dizionario come “la virtù consistente nel dare a ciascuno il dovuto, nel giudicare con equità.”
In questo senso essa viene spesso contrapposta all'amore di Dio in Cristo Gesù, che copre ogni colpa dell'uomo, che viene perciò giustificato in modo immeritato. Da una parte, quindi, è solito descrivere la Grazia di Dio (favore immeritato) e dall'altra la Giustizia di Dio, ossia la giusta punizione per la colpa dell'uomo.

Per quanto riguarda la giustizia umana, nelle Scritture troviamo innumerevoli esortazioni e appelli del Signore ad esercitare la giustizia e un giusto giudizio. In questo caso, però, l'autore biblico non intendeva una giustizia sociale (questa era una conseguenza) ma qualcos'altro:

Deuteronomio 12:28 Osserva e ascolta tutte queste cose che ti comando, affinché tu sia felice, e i tuoi figli dopo di te, quando avrai fatto ciò che è bene e giusto agli occhi del SIGNORE tuo Dio.

Nel libro del Deuteronomio compare cinque volte l'espressione “giusto agli occhi del Signore” per evidenziare che la legge data a Israele non era semplicemente una legge umana ma la legge di Dio, unica in tutto il mondo. Nel pentateuco troviamo sicuramente numerose regole sociali, date allo scopo di far diventare un popolo vissuto in schiavitù per secoli una vera e propria nazione. Tuttavia, potremmo quasi dire che queste regole sono solo di contorno alla legislazione data ai Leviti, alle istruzioni del Tabernacolo e per il sacerdozio. Di fatto, Israele stava vivendo una teocrazia, non una democrazia. Il governo della nazione era diretto da Dio stesso e poi veniva comunicato a Mosè, che provvedeva a informare il popolo.
Prima di ogni altra cosa, quindi, apprendiamo che la vera giustizia in realtà coincide con la volontà stessa di Dio. Dio è giusto e la Sua giustizia si manifesta attraverso la Sua volontà.
Molti associano il dualismo tra giustizia e grazia all'Antico e Nuovo Testamento, per ordinare le idee relative alla rivelazione progressiva contenuta nelle Scritture. Ma è corretto tale ragionamento?

Giovanni 1:17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.

L'Apostolo Giovanni non associa la giustizia a Mosè, ma la Legge. Questo perchè di fatto non è la legge di per sé a causare la giustizia quanto invece l'osservanza della legge. E la Bibbia stessa afferma che nessuno ha potuto essere giustificato attraverso la Legge:

Romani 3:19 Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio;
Romani 3:20 perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato.

Dunque è giusto affermare che la legge (di Mosè) è come un ponte che conduce alla giustizia di Dio, ma un ponte che nessun uomo può attraversare. Questo è il motivo per cui il Signore Gesù ha portato la grazia e la verità all'umanità. La grazia, un perdono immeritato.
La grazia, un altro ponte che può condurre finalmente gli uomini alla giustizia di Dio.
La colpa dell'umanità non viene coperta senza motivo, ma espiata dal sacrificio di Cristo. E tutti coloro che si appellano a tale sacrificio, possono passare indenni questo ponte ed essere giustificati. Potremmo quindi dire che i credenti in Cristo Gesù hanno accesso alla presenza del Padre, alla Sua giustizia e alla Sua volontà. Ma non ne hanno un accesso fine a sé stesso. Hanno un accesso legato a doppio filo con il mandato, lo scopo che Dio ha dato alla Chiesa.

Matteo 28:18 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Matteo 28:19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
Matteo 28:20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».

Ogni potere risiede nella persona di Gesù. Ma in questo tempo, Egli ha incaricato i Suoi discepoli di portare in tutto il mondo i Suoi insegnamenti e la Sua volontà. Lo scopo della Chiesa è adempiere alla volontà di Dio, realizzandola sulla terra così come è nel Cielo; realizzare la volontà e la giustizia di Dio nel mondo. Sicuramente il Signore non ha bisogno di intermediari per governare il mondo e sostiene attivamente ogni essere vivente, adoperandosi affinchè ogni creatura svolga il compito per la quale è stata creata. Ma, in questo contesto, è altrettanto vero che egli ha incaricato la Chiesa di portare la Sua parola fino all'estremità della terra, comportandosi in modo giusto ai Suoi occhi. Questa espansione è l'espansione stessa del regno di Dio.

Luca 13:18 Diceva ancora: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo paragonerò?
Luca 13:19 È simile a un granello di senape che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; ed è cresciuto ed è divenuto albero; e gli uccelli del cielo si sono riparati sui suoi rami».

Nonostante Dio abbia creato ogni cosa visibile e invisibile, nonostante Dio sia presente in ogni luogo e in ogni momento, nonostante Dio governi sulla Sua creazione (Mt 10:29, Da 4:34, 35)...Egli non ha ancora estirpato tutta la “zizzania”. Nella Sua sovrana volontà, ha lasciato spazio alle ingiustizie affinchè la Sua gloria potesse risaltare e il Suo popolo potesse crescere imparando l'ubbidienza, affinando il carattere. Ecco, quindi, che il regno di Dio si è presentato come piccolo, invisibile. Qualcosa che non attirava gli sguardi. Qualcosa che suscitava l'attenzione solo delle persone che ricevevano una rivelazione diretta del Signore. Questo seme di vita è però cresciuto, si è espanso e sta continuando a farlo. Ogni preghiera, ogni proclamazione del Vangelo allarga i confini del Regno, conquistando nuovi cuori. Non è più un seme ma è già un albero che continua a crescere. Anche per questo motivo la volontà, la giustizia di Dio si sta allargando sulla terra. Non è ancora nulla di eclatante perchè è nella volontà di Dio che sia così: è già un albero di buone dimensioni ma non è ancora il più alto che si possa vedere.
Le opere di misericordia e giustizia divina (non giudizio, ma giustizia) sono già nel mondo grazie ai credenti ripieni di Spirito Santo, ma non vengono riprese al telegiornale. Non sono opere di rilevanza nazionale agli occhi del mondo perduto, perchè sono considerate debolezze. Rinnegare il proprio orgoglio e servire il prossimo è una debolezza per il mondo. Ma è giustizia per Dio. Chissà quanti atti di giustizia sono compiuti ogni giorno senza che nessuno a parte Dio e il diretto interessato ne siano consapevoli. Noi vediamo in televisione il mondo che va a rotoli perchè è quello che la società vuole farci sapere. Ma è davvero così? La perversione, l'immoralità, l'odio e la cupidigia sono veramente le uniche azioni presenti sul nostro pianeta? Sono sicuramente una buona parte, ma non sono affatto le uniche. E' vero che negli ultimi tempi “l'iniquità aumenterà e l'amore dei più si raffredderà” (Mt 24:12), ma è anche vero che negli ultimi tempi una folla immensa, “laverà le proprie vesti, imbiancandole nel sangue dell'Agnello” secondo la volontà di Dio (Ap 7:9-14). C'è un popolo che in ogni istante desidera ubbidire alla volontà giusta di Dio e questo popolo è la Chiesa! La Chiesa ha il compito di diffondere la giustizia di Dio in questo tempo. Non una giustizia di giustizio e condanna ma la giustizia personificata: Gesù Cristo.

1Corinzi 1:30 Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione;
1Corinzi 1:31 affinché, com'è scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore».

Cristo è stato fatto per la Chiesa giustizia, ed ha il compito di portare al mondo le Sue opere di Giustizia, la Sua liberazione e guarigione. E' una grande responsabilità, è la volontà di Dio per questo tempo. Le Scritture però profetizzano un giorno nuovo, differente. Il giorno del Signore.



Filippesi 1:9 E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento,
Filippesi 1:10 perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo,
Filippesi 1:11 ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Anche in questo caso, l'Apostolo Paolo riprende i frutti di giustizia che si hanno solamente per mezzo di Gesù Cristo; ma parlandone come una preparazione a qualcos'altro di ben specifico: il giorno di Cristo. Che cos'è questo giorno?
I profeti dell'Antico Testamento ne parlarono abbondantemente, mettendo in guardia da esso il popolo di Israele, sperando in un ravvedimento.

Sofonia 1:14 Il gran giorno del SIGNORE è vicino;
è vicino e viene in gran fretta;
si sente venire il giorno del SIGNORE
e il più valoroso grida amaramente.
Sofonia 1:15 Quel giorno è un giorno d'ira,
un giorno di sventura e d'angoscia,
un giorno di rovina e di desolazione,
un giorno di tenebre e caligine,
un giorno di nuvole e di fitta oscurità,
Sofonia 1:16 un giorno di squilli di tromba e di allarme
contro le città fortificate e le alte torri.
Sofonia 1:17 Io metterò gli uomini nell'angoscia
ed essi brancoleranno come ciechi,
perché hanno peccato contro il SIGNORE;
il loro sangue sarà sparso come polvere
e la loro carne come escrementi.

Il giorno del Signore è il giorno del giudizio di Dio. Un nuovo tempo, in cui la giustizia di Cristo sarà compiuta nel numero perfetto degli eletti e sostituita dalla giustizia di condanna verso tutti coloro che non hanno creduto in Gesù.
Il Signore non può sopportare per sempre gli empi, gli increduli, i malvagi. Non può sopportare per sempre le persone che scherniscono il Vangelo, che perseguitano la Chiesa. Per questo motivo, da prima che esistesse il tempo, è stato stabilito un giorno per il giudizio di Dio.
Un giorno in cui la giustizia di Dio nella sua pienezza prendesse finalmente forma. La giustizia di Cristo, nella Chiesa salvata, e la giustizia della volontà di Dio osteggiata dagli uomini ribelli che saranno distrutti. Due binari che si incontreranno al crocevia sancendo una nuova era eterna di giustizia assoluta.

Apocalisse 21:3 Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio.
Apocalisse 21:4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».

Apocalisse 21:8 Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».

L'eternità: non un tempo, ma un luogo. Un luogo ripieno della presenza di Dio, in cui tutto ciò che si vede esiste per la Sua volontà giusta e perfetta. Un luogo in cui ogni attributo e perfezione di Dio è pienamente manifesto. Una giustizia non più relativa ad un mondo perduto; ma piena, completa e totale. Una condizione ed una mèta verso cui l'intero universo tende. 
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