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lunedì 19 dicembre 2011

Rut e la prospettiva missionaria

Rut 1:1 Al tempo dei giudici ci fu nel paese una carestia, e un uomo di Betlemme di Giuda andò a stare nelle campagne di Moab con la moglie e i suoi due figli.

La narrazione nel libro biblico di Rut inizia al tempo dei giudici. Questo è un tempo oscuro nella storia di Israele, in cui la mancanza di una forte leadership che succedesse a Giosuè ha consentito il dilagare di un grande disordine all'interno della nazione.

Giudici 17:6 In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio.

Proprio per questo motivo, il Signore nel corso di questo tempo ha suscitato dei giudici a Nord e a Sud di Israele, per evitare che il popolo si compromettesse oltre il limite che Egli aveva stabilito. In questo contesto di confusione e disordine quindi, inizia una carestia. La città di Betlemme, letteralmente “la casa del pane”, rimane senza pane. Una circostanza troppo particolare per essere casuale.

Giobbe 12:15 Egli trattiene le acque, e tutto inaridisce.


A causa di questa distretta, Elimelec e Naomi con i loro figli si stabilirono nelle campagne di Moab, dove hanno trovato del cibo per poter sopravvivere. La popolazione del posto era discendente dell'incesto tra Lot e la sua figlia maggiore (Genesi 19:37), e aveva pendente sopra di sé la maledizione pronunciata da Balaam sostenuto dallo Spirito di Dio (Numeri 24:17), causata molto probabilmente dalla promessa divina di maledire chiunque maledirà Israele (Genesi 12:3). Una popolazione maledetta dunque, ma resa partecipe del sovrano piano di Dio che porterà attraverso una intricata linea genealogica la nascita del re Davide ed infine l'incarnazione di Gesù Cristo. I figli di Elimelec infatti si sposarono con donne Moabite e dopo alcuni anni morirono, così come loro padre, lasciando sola Naomi con le sue nuore. In questa sofferenza e solitudine, il Signore interviene nuovamente.

Rut 1:6 Allora si alzò con le sue nuore per tornarsene dalle campagne di Moab, perché nelle campagne di Moab aveva sentito dire che il SIGNORE aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane.
Rut 1:7 Partì dunque con le sue due nuore dal luogo dov'era stata, e si mise in cammino per tornare nel paese di Giuda.

Il Signore visita il suo popolo dandogli del pane. Dopo aver causato l'emigrazione di Elimelec e Naomi, l'unione dei loro figli con le Moabite Orpa e Rut (anche se sposare donne straniere sarà indicato chiaramente come un peccato [Esdra 10:10, Neemia 13:26]), la morte di Elimelec e dei suoi stessi figli, Dio interviene nuovamente nelle vite di queste vedove provvedendo loro un futuro e una speranza: in Israele adesso c'è del cibo. Vediamo come, nonostante nel libro di Rut il nome del Signore appaia pochissime volte, Egli è sempre presente a condurre il Suo piano prestabilito. Anzi, potremmo dire che Lui stesso è il vero protagonista dietro le quinte della narrazione. Da questa situazione drammatica infatti, Orpa decide di rimanere con il suo popolo, ma Rut rimane con Naomi, esprimendo con fermezza il suo proposito di seguirla in Israele e di abbracciare la cultura e la religione di questo popolo a lei straniero. Una volta a Betlemme, Naomi mandò Rut a raccogliere l'orzo caduto ai mietitori per potersi sostentare. Qui viene a conoscenza di Boaz, un ricco parente di Elimelec. Dopo la rinuncia al diritto di riscatto di un parente più prossimo, Boaz riesce a sposare Rut.

Rut 4:13 Così Boaz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli entrò da lei, e il SIGNORE le diede la grazia di concepire; e quella partorì un figlio.
Rut 4:14 E le donne dicevano a Naomi: «Benedetto il SIGNORE, il quale non ha permesso che oggi ti mancasse uno con il diritto di riscatto! [lo stesso popolo riconosceva la mano di Dio dietro a tutto ciò].Il suo nome sia celebrato in Israele!
Rut 4:15 Egli consolerà l'anima tua e sarà il sostegno della tua vecchiaia; l'ha partorito tua nuora che ti ama, e che vale per te più di sette figli».
Rut 4:16 E Naomi prese il bambino, se lo strinse al seno, e gli fece da nutrice. Rut 4:17 Le vicine gli diedero il nome, e dicevano: «È nato un figlio a Naomi!» Lo chiamarono Obed. Egli fu il padre d'Isai, padre di Davide.

La cultura ebraica dà enorme importanza alla genealogia, cercando di valorizzare più possibile gli antenati. In questo caso però, sarebbe convenuto maggiormente agli uomini Israeliti nascondere tale storia. Questa è la prova storica che la discendenza regale di Davide deriva da un matrimonio con una straniera. Israele, il popolo eletto, il popolo che doveva tenersi ben separato da tutte le altre nazioni (per comando divino) si ritrova ad avere una stirpe reale dal sangue misto. Agli occhi degli uomini, e agli occhi degli uomini che interpretano la volontà di Dio nella Legge di Mosè, questo è senza dubbio un fatto abominevole. Ma non è così agli occhi di Dio.

Romani 9:8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Romani 9:15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione».
Romani 9:16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.

E' vero che il Signore diede la Legge, ma a Lui piacque avere relazione con uomini che avevano fede non nella Legge ma nel Dio vivente. Uomini e donne scelte, a cui usare misericordia. Questa è un'enorme delusione per gli uomini che pensano di raggiungere il paradiso compiendo solamente buone azioni, adempiendo solamente i comandamenti. Il paradiso non si raggiunge attraverso i comandamenti adempiuti dagli uomini. Si raggiunge solo dalla misericordia operata da Dio. Ecco che si dispiega davanti a noi un affresco completamente inedito, un messaggio nascosto nella trama del racconto e che mostra un significato nuovo, più profondo. Questo, è il significato comune ad ogni altra vicenda biblica, e in particolare agli Atti degli Apostoli.
Dall' XI secolo a.C. dunque, passiamo direttamente al I secolo d.C., subito dopo la risurrezione di Gesù. Seguendo un suo comando, i discepoli erano riuniti insieme, in preghiera.

Atti 2:2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti.
Atti 2:3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro.
Atti 2:4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.

Il dono di Dio, lo Spirito della verità, pronto a guidare in tutta la verità (Gv16:13). Questo è l'evento che apre gli Atti degli Apostoli. La presenza dello Spirito Santo, è ciò che dona vita alla chiesa, così come il sangue assicura vita all'intero organismo umano portando il nutrimento necessario ad ogni cellula. E' quello che fa la differenza. Qualunque lettore attento potrà riconoscere che in realtà questo libro biblico racconta gli “Atti dello Spirito Santo”, più che degli Apostoli. Lo stesso Spirito che ha portato la vita e la verità attraverso i profeti dell'Antico Testamento, ora compie un'opera nuova con gli Apostoli. Lo Spirito Santo infatti chiama al ministero apostolico:
Atti 13:2 Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati».

Vieta di condurre la missione dove vuole l'uomo ma non Dio:
Atti 16:6 Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito Santo vietò loro di annunciare la parola in Asia.

Conduce la missione in luoghi specifici:
Atti 16:9 Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici».
Atti 16:10 Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro il vangelo.

Cosa possiamo imparare allora sulle attività missionarie dal libro di Rut? Quali sono le analogie con gli Atti degli Apostoli, il libro biblico incentrato più di ogni altro sulle missioni, e a cui ogni missionario di oggi deve prendere ispirazione? In primo luogo, la misericordia di Dio. Il suo dono: il pane che Egli mette nella casa del pane. Senza la fine della carestia a Betlemme Rut e Naomi, vedove,non sarebbero potute sopravvivere molto a lungo. Allo stesso modo, difficilmente la Chiesa sarebbe potuta sopravvivere senza il vero pane del cielo (Gv 6:32), difficilmente le attività ministeriali e missionarie di oggi potrebbero portare un frutto duraturo. In secondo luogo, l'ubbidienza. Se Rut non avesse scelto di seguire Naomi e di restarle fedele, Obed non sarebbe mai nato. Se gli Apostoli dei primi tempi avessero disobbedito alle indicazioni dello Spirito Santo, non sarebbero esistite molte chiese locali, con conseguenze anche nazionali. Se i ministri e missionari di oggi non ubbidiscono alla voce del Signore, prima o poi i risultati di ogni sforzo scompariranno. E, nel peggiore dei casi, sorgeranno scandali nella Chiesa. La misericordia di Dio, e la conseguente ubbidienza dell'uomo. Questo possiamo imparare dal libro di Rut. Un principio per le attività missionarie di ieri e di oggi. Un principio per la Chiesa. Un principio per la nostra vita.

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