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martedì 27 dicembre 2011

Mosè, come tipo di Cristo

Ebrei 10:7 Allora ho detto: "Ecco, vengo"
(nel rotolo del libro è scritto di me)
"per fare, o Dio, la tua volontà"».


Ogni persona che si affacci allo studio della Bibbia con cuore sincero, arriverà senz'altro alla conclusione che “tutti i rami della storia, delle figure, dei simboli, dei tipi, negli scritti storici, poetici e profetici dell'Antico Testamento, convergono armoniosamente verso un solo centro: Gesù Cristo” (A.M. Hodgkin).

Colossesi 1:15 Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
Colossesi 1:16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Colossesi 1:17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.

Il centro della creazione, è Cristo. Il centro della Chiesa, è Cristo. Il centro della nuova creazione, è Cristo. La Bibbia è il libro mediante il quale Dio ha voluto rivelarsi agli uomini. Rivelare il Suo carattere, e parte dei Suoi piani per l'umanità. E inevitabilmente, al centro di questa rivelazione troviamo sempre la persona di Gesù Cristo.
Emblematico è l'esempio di scrittura dell'Apostolo Paolo. Scrivendo sotto ispirazione dello Spirito Santo, egli alterna stili di elevata poetica greca ad uno stile sgrammaticato e contorto. Nella Lettera ai Romani troviamo frasi particolarmente lunghe, che come spirali si chiudono e riaprono innumerevoli volte con la menzione del “Signore Gesù Cristo”. Frasi in cui era chiarissimo già dal principio il soggetto della frase ma in cui l'Apostolo si sente obbligato a passare di nuovo, per omaggiare, celebrare Colui che rappresenta il suo tutto.
Questa caratteristica però non è presente solo nella Lettera ai Romani. In ogni altro scritto biblico infatti possiamo trovare innumerevoli richiami impliciti o espliciti, aperti o segreti, che convergono ogni volta verso il Signore Gesù. In molti casi, gli stessi personaggi biblici rappresentano un “tipo” di Cristo, anticipando l'immagine della Sua incarnazione e del Suo ministero terreno. Tra questi personaggi, risalta la figura di Mosè.
Personaggio di spicco dell'Antico Testamento, portavoce della Legge di Dio, così come Cristo è diventato portavoce della Grazia di Dio. Un'immagine a tratti simmetrica, che rivela l'ombra delle cose a venire.

Giovanni 1:17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.

Non solo un'analogia a grandi linee, ma un intreccio di avvenimenti che mostra, quasi in rima poetica, come dietro agli avvenimenti dell'umanità, ci sia come unico regista il solo e vero Dio.

Il silenzio di Dio

Giuseppe, figlio di Isacco, morì intorno al 1804 a.C. (ma la sua famiglia entrò in Egitto anni prima).
Mosè nacque intorno al 1525 a.C. (ma il Signore si rivelò a lui in anziana età).
Durante questo tempo, oscillante fra i trecento e quattrocento anni, il Signore non si fece sentire alla famiglia di Israele che stava diventando un vero e proprio popolo. Secoli di silenzio, prima che l'oppressione egiziana portò alla necessità da parte di Dio di suscitare un liberatore: Mosè.
Centinaia d'anni di calma apparente che terminarono con l'evento più rilevante dell'Antico Testamento. Senza l'Esodo (grazie alla Pasqua), Israele non sarebbe mai stata una nazione ma solo un popolo schiavo.

L'ultimo profeta dell'Antico Testamento fu Malachia.
Non si sa esattamente in quali anni visse e profetizzò, ma senza dubbio fu intorno al 400 a.C.
Dopo il libro di Malachia, il Signore tacque fino alla nascita di Giovanni Battista. Egli nacque sei mesi prima di Cristo, tra il 7 e il 2 a.C.
Anche in questi quattrocento anni, il silenzio di Dio si diffuse per tutto Israele.
Questo silenzio si interruppe con la nascita di Giovanni e la nascita di Gesù.
Il mondo non sarebbe più stato lo stesso. Senza la Pasqua, senza l'immolazione di Cristo, l'umanità non avrebbe mai avuto la speranza della salvezza, ma solo la certezza della schiavitù del peccato e della morte eterna.

Prima che Mosè nascesse, vi era già un elemento importante che sarebbe stato riproposto alla vigilia della nascita del Messia. Il Signore il settimo giorno della creazione si riposò della sua fatica, contemplando l'opera delle sue mani. In queste occasioni invece, si comporta in modo opposto. Per centinaia di anni prima di un evento cruciale nella storia dell'umanità, smette di comunicare con l'uomo. E' come se trattenesse il respiro. Un silenzio sacro, che prepara agli eventi più importanti della storia. Un silenzio riproposto due volte.

La strage degli innocenti

Esodo 1:22 Allora il faraone diede quest'ordine al suo popolo: «Ogni maschio che nasce, gettatelo nel Fiume, ma lasciate vivere tutte le femmine».

Esodo 2:1 Un uomo della casa di Levi andò e prese in moglie una figlia di Levi.
Esodo 2:2 Questa donna concepì, partorì un figlio e, vedendo quanto era bello, lo tenne nascosto tre mesi.
Esodo 2:3 Quando non potè più tenerlo nascosto, prese un canestro fatto di giunchi, lo spalmò di bitume e di pece, vi pose dentro il bambino, e lo mise nel canneto sulla riva del Fiume.

Il libro dell'Esodo si apre con un'ordinanza del faraone di uccidere tutti i neonati maschi ebrei.
Mosè, di stirpe levitica (tribù che sarà dedicata al servizio del tabernacolo e del Tempio) viene messo in un canestro e lasciato nel canneto del fiume, dove troverà salvezza da parte della figlia del faraone che nel frattempo era lì vicino per fare il bagno.
La sua stessa vita rappresenta un miracolo. Sopravvissuto in fasce alla persecuzione del faraone, che aveva ridotto in schiavitù l'intero popolo ebraico.

Matteo 2:13 Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire».
Matteo 2:16 Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era esattamente informato dai magi.

In modo analogo, la nascita del Signore fu accompagnata da una strage di bambini della Sua età, ordinata dal re Erode. Gesù, (di stirpe regale e sacerdote secondo l'ordine di Melkisedek) viene salvato grazie ad un avvertimento di Dio Padre, che rivela in sogno a Giuseppe questo imminente pericolo, conducendo la famiglia in Egitto. Proprio dove fu salvato Mosè.

La chiamata, il ministero

Mosè:

Esodo 3:2 L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava.
Esodo 3:14 Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato da voi"».

Gesù:
Matteo 3:16 Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.
Matteo 3:17 Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».

Sia Gesù che Mosè ricevettero una chiamata al ministero. Gli stessi Vangeli non rivelano quasi nulla dei primi trent'anni di vita di Gesù. Così come i primi ottant'anni di vita di Mosè non rappresentarono alcuna opera da parte di Dio. Ad un certo punto però, Gesù volle battezzarsi pubblicamente. Non un battesimo di ravvedimento, ma un battesimo missionario. Il riconoscimento di Dio per una missione ben precisa. In questo evento possiamo vedere Gesù, il Figlio. La colomba rappresentante lo Spirito Santo. E la voce compiaciuta di Dio Padre che pone il Suo sigillo su questo ministero. Il contesto è sicuramente molto diverso rispetto alla visitazione del Signore a Mosè, però possiamo vedere un elemento estremamente importante che caratterizza questi due momenti specifici.

Nella chiamata di Mosè infatti appare in primo luogo un fuoco che non consuma, una manifestazione dello Spirito Santo che poi sarà ripetuta nelle fiammelle di Pentecoste davanti agli Apostoli. In secondo luogo l'angelo del Signore: una teofania, prefigurazione di Cristo. E in terzo luogo la voce del Signore che si presenta come l'IO SONO. La voce dell'Eterno, la voce di Dio Padre.

In entrambe le occasioni, si manifesta la pienezza di Dio per sottolineare la sacralità del momento. Non solo una manifestazione, ma la presenza della completezza di Dio. Due avvenimenti cruciali, che inaugurano una serie di conseguenze eterne.

L'opposizione satanica

Esodo 5:2 Ma il faraone rispose: «Chi è il SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non conosco il SIGNORE e non lascerò affatto andare Israele».
Esodo 5:7 «Voi non darete più, come prima, la paglia al popolo per fare i mattoni; vadano essi a raccogliersi la paglia!
Esodo 5:8 Comunque imponete loro la stessa quantità di mattoni di prima, senza diminuzione; perché sono dei pigri; perciò gridano, dicendo: "Andiamo a offrire sacrifici al nostro Dio"!
Esodo 5:9 Questa gente sia caricata di lavoro e si occupi di quello, senza badare a parole bugiarde».

La risposta alla missione di Mosè, fu l'ostilità del faraone.
Ostilità che ha portato alle dieci piaghe per lasciare in libertà il popolo d'Israele.

Matteo 4:3 E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».

Giovanni 5:16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.

Giovanni 5:18 Per questo i Giudei più che mai cercavano d'ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Giovanni 6:15 Gesù, quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo.

Giovanni 7:1 Dopo queste cose, Gesù se ne andava per la Galilea, non volendo fare altrettanto in Giudea perché i Giudei cercavano di ucciderlo.

In modo analogo, la risposta alla missione di Gesù fu l'aperta tentazione di satana. La ripetuta e costante persecuzione dei Giudei, che volevano ucciderlo. E la pericolosa possibilità di anticipare i tempi di Dio e fare re Gesù in un momento sbagliato, in cui non avrebbe ancora adempiuto al suo ministero terreno. Ogni pericolo rappresentava una nascosta o esplicita opposizione da parte di satana. L'avversario non voleva che Israele fosse liberato così come non voleva che Gesù raggiungesse il Calvario. Ogni piano di Dio è stato osteggiato dall'angelo ribelle ma in questi due avvenimenti in modo particolare.

La Pasqua

Esodo 12:6 Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la comunità d'Israele, riunita, lo sacrificherà al tramonto.
Esodo 12:7 Poi si prenda del sangue d'agnello e lo si metta sui due stipiti e sull'architrave della porta delle case dove lo si mangerà.
Esodo 12:12 Quella notte io passerò per il paese d'Egitto, colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali, e farò giustizia di tutti gli dèi d'Egitto. Io sono il SIGNORE.
Esodo 12:13 Il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; quand'io vedrò il sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi, quando colpirò il paese d'Egitto.

Le terribili piaghe d'Egitto terminarono con la morte di tutti i primogeniti.
Solo gli Ebrei, coloro che avevano messo il sangue di un agnello sacrificato sugli stipiti e sull'architrave della porta di casa erano stati risparmiati. In questa occasione, il Signore ha istituito la Pasqua. Festività che sarà ripetuta ogni anno dagli Israeliti. Festività memoriale di questo avvenimento, fino all'arrivo della vera Pasqua.

Giovanni 19:17 Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota,
Giovanni 19:18 dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo.

1Corinzi 5:7b Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.

Seicento anni dopo la prima Pasqua, il sangue di Cristo era sparso sul legno della croce.
Egli è la nostra Pasqua, immolata affinchè “chiunque creda in lui non perisca ma abbia vita eterna."

Credo che questo sia l'evento finale, di cui la vita di Mosè era ombra e verso cui tutto il ministero di Gesù era diretto. Due linee convergenti, che si incrociano sulla Croce.

Giovanni 19:30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.

“E' compiuto!” Le ultime parole di Gesù prima della resurrezione sanciscono la fine di un'epoca e la liberazione dell'umanità. Un nuovo esodo, verso il paradiso.

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