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lunedì 26 dicembre 2011

Le piaghe d'Egitto

La famiglia di Giacobbe, circa settanta persone, riuscì a sopravvivere alla carestia che opprimeva la regione mediorientale in quel periodo, entrando nel paese d'Egitto. Grazie alla posizione di rilievo occupata da Giuseppe, questa famiglia trovò la possibilità di prosperare e crescere, secondo la promessa che il Signore fece ad Abraamo. Nel tempo però, le situazioni cambiarono. Sorse un altro faraone che iniziò a preoccuparsi del grande numero degli Ebrei nel paese. Da ospiti d'onore, presto divennero la minaccia più grande del regno egiziano. Per questo furono ridotti in schiavitù.
Ma il Signore si ricordò del suo patto, vide l'oppressione dei figli di Israele e ne ebbe compassione.
Per questo motivo scelse Mosè, affidando a lui il compito di liberare il popolo dalla schiavitù.

Esodo 5:2 Ma il faraone rispose: «Chi è il SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non conosco il SIGNORE e non lascerò affatto andare Israele».

Questa frase sancisce il destino degli eventi successivi.
Il faraone, per tradizione religiosa figlio del dio Ra, domanda (forse ironicamente) quale Dio sia il Signore, affinchè egli debba ubbidirgli. Afferma di non conoscerlo.
Per questi motivi, il Signore decide di mostrare la Sua potenza all'Egitto.
Attraverso dieci calamità naturali.

La cultura egiziana comprendeva un gran numero di divinità da adorare. Ogni divinità aveva un suo campo d'azione nel quale poteva maledire o benedire il popolo. Mentre la frase del faraone “Chi è il Signore che io debba ubbidirgli?” riecheggiava ancora nel paese, il Signore iniziò a mostrarsi, governando la natura che essi credevano controllata dai loro dèi, in modo sovrannaturale.

Esodo 7:19 Il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Prendi il tuo bastone e stendi la tua mano sulle acque dell'Egitto, sui loro fiumi, sui loro canali, sui loro stagni e sopra ogni raccolta d'acqua"; essi diventeranno sangue. Vi sarà sangue in tutto il paese d'Egitto, perfino nei recipienti di legno e nei recipienti di pietra».
Esodo 7:20 Mosè e Aaronne fecero come il SIGNORE aveva ordinato. Ed egli alzò il bastone e percosse le acque che erano nel Fiume sotto gli occhi del faraone e sotto gli occhi dei suoi servitori; e tutte le acque che erano nel Fiume furono cambiate in sangue.

La società egiziana era una delle civiltà più stabili e fiorenti dell'epoca grazie alla presenza del fiume Nilo. Le sue annuali inondazioni infatti fertilizzavano il terreno intorno, permettendo la coltivazione del grano, produzione cruciale in una regione del mondo dove la fame fu molto comune. Per questo motivo gli egiziani celebravano un dio dedicato al controllo delle inondazioni: il dio Hapi. Per la loro cultura egli infatti, insieme al faraone, regolamentava queste inondazioni. La prima opera che il Signore fece per mostrare la Sua potenza, fu proprio quella di svergognare questa falsa divinità. Se Hapi e il faraone governavano il Nilo, chi era questo Dio di cui Mosè si faceva portavoce, con l'autorità di trasformare lo strumento di vita della nazione egiziana in uno strumento di morte? L'acqua infatti fertilizza il terreno e promuove la vita. Ma il sangue ha avuto l'effetto di far morire tutti i pesci del paese, e rendere imbevibile ogni riserva d'acqua. Per sette giorni.
In sette giorni il Signore ha creato l'universo e ogni forma di vita.
In sette giorni il Signore ha dimostrato sovranità sulla natura, portando morte.

Tutto questo però, non intimorì il faraone. Egli vide che i maghi d'Egitto riuscivano a fare la stessa cosa con le loro arti occulte, e indurì il suo cuore. Mosè replicò la richiesta del Signore di lasciare libero Israele, pena un'altra dimostrazione della Sua potenza, che puntualmente avvenne.

Esodo 8:5 Il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Stendi la tua mano con il bastone sui fiumi, sui canali, sugli stagni e fa' salire le rane sul paese d'Egitto"».
Esodo 8:6 Allora Aaronne stese la sua mano sulle acque d'Egitto e le rane salirono e coprirono il paese d'Egitto.

Un'altra conseguenza delle inondazioni del Nilo, era la nascita di molte rane, nel periodo finale di questo ciclo della natura. Esse rappresentavano il riscontro più immediato della vita portata dal fiume. Per questo motivo, gli egiziani credevano in un'altra divinità, portatrice di vita, che si chiamava Hequet. Nella tradizione religiosa dell'epoca, Hequet era la dea della vita, della creazione, del parto e della fertilità. Veniva rappresentata come una donna con la testa di rana ma anche semplicemente come una rana. Una dea che poteva portare protezione e aiuto durante il travaglio. Le stesse ostetriche del tempo si chiamavano frequentemente “serve di Hequet”.

Di colpo però, dopo una seconda minaccia del Signore, un numero incalcolabile di rane sorse dal Nilo per occupare completamente il paese d'Egitto. Anche in questo caso, un simbolo naturale della vita fu governato in modo sovrannaturale dal vero Creatore della vita. Non solo un disagio insostenibile, ma soprattutto un conflitto interiore per ogni Egiziano, che vedeva una seconda sovversione della natura e del potere che riteneva avere una propria divinità. I maghi egiziani convocati dal faraone, riuscirono a replicare con un trucco anche questa opera, ma le rane restavano nel paese. Il faraone chiese a Mosè di pregare Dio affinchè le rane se ne andassero. E questo avvenne puntualmente, tutte le rane morirono in un giorno, tranne quelle nei fiumi. Ma appena il faraone ebbe un po' di respiro, rinnovò l'ostinatezza del suo cuore.

Esodo 8:16 Quindi il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra ed essa diventerà zanzare per tutto il paese d'Egitto"».
Esodo 8:17 Essi fecero così. Aaronne stese il braccio con il suo bastone, percosse la polvere della terra e ne vennero delle zanzare sugli uomini e sugli animali. Tutta la polvere della terra diventò zanzare per tutto il paese d'Egitto.

Cosa pensavano gli Egiziani guardando Aaronne percuotere il suolo?
Un gesto che per noi non ha alcun significato, in un altro tempo e luogo portava alla mente un nome ben specifico: “Seb”. Egli infatti era la divinità della terra, della terra abitabile e della vegetazione. Un altro dio dedicato a un altro elemento di prosperità. Probabilmente percuotere in quel modo il suolo rappresentava quasi un insulto verso Seb. Che gesto pieno di significato! Il messaggero del Dio degli Ebrei che umilia una terza divinità. E da questo gesto si solleva della polvere, che si trasforma in miriadi di zanzare. Davanti a questa piaga, neanche i maghi del faraone riuscirono a fare nulla. Anche essi riconobbero in questo “il dito di Dio”. Una persona ostinata può inventare delle scuse una volta, due volte. Ma la terza, anche chi è in cattiva fede, anche gli scettici più accaniti devono riconoscere la sovranità di Dio. Ma il faraone non desistette.

Esodo 8:21 se non lasci andare il mio popolo, io manderò su di te, sui tuoi servitori, sul tuo popolo e nelle tue case, le mosche velenose. Le case degli Egiziani saranno piene di mosche velenose e il suolo su cui stanno ne sarà coperto.
Esodo 8:22 Ma in quel giorno io risparmierò la terra di Goscen, dove abita il mio popolo; lì non ci saranno mosche, affinché tu sappia che io, il SIGNORE, sono in mezzo al paese.
Esodo 8:23 Io farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo miracolo"».
Esodo 8:24 Il SIGNORE fece così: vennero grandi sciami di mosche velenose in casa del faraone, nelle case dei suoi servitori e in tutto il paese d'Egitto. La terra fu devastata dalle mosche velenose.

Grandi sciami di mosche velenose, probabilmente tafani o vespe icneumone, infestarono tutto il paese d'Egitto, fino alla casa del faraone. In questa occasione, era Khepri la divinità osteggiata dal Signore. Lo scarabeo sacro, insetto che rappresentava il movimento solare, non potè opporre alcuna resistenza. E così la quarta piaga investì il popolo, facendo per la prima volta distinzione tra gli Egiziani e Israele. Le cose non potevano essere più evidenti di così. Alla richiesta del faraone, Mosè chiese in preghiera la fine di questa calamità. Le mosche si diradarono. Il faraone promise libertà. Ma presto tradì la sua stessa promessa. E puntualmente si verificò una nuova calamità.

Esodo 9:6 L'indomani il SIGNORE lo fece e tutto il bestiame d'Egitto morì; ma del bestiame dei figli d'Israele non morì neppure un capo.

Da un giorno con l'altro, morì tutto il bestiame egiziano. Ovunque guardassero, c'erano carcasse di tori. La forma del dio egizio Api. Sicuramente nel paese iniziava a serpeggiare una profonda paura. Non era più un caso isolato, non era più una coincidenza, era la prova sistematica che le divinità del paese non avevano alcun potere di fronte al Dio degli Ebrei. Egli era il vero Dio e stava mostrando il Suo potere e la volontà di trarre il Suo popolo fuori d'Egitto. Per la seconda volta, avviene una calamità che tocca selettivamente gli egiziani lasciando illeso il popolo di Dio e le sue proprietà.
Ancora una volta tuttavia, il faraone non lasciò andare in libertà il popolo di Israele.

Esodo 9:8 Il SIGNORE disse a Mosè e ad Aaronne: «Prendete delle manciate di fuliggine di fornace e Mosè la getti verso il cielo, sotto gli occhi del faraone.
Esodo 9:9 Essa diventerà una polvere che coprirà tutto il paese d'Egitto e produrrà ulceri che si trasformeranno in pustole sulle persone e sugli animali in tutto il paese d'Egitto».

Questo gesto di Aaronne, compiuto sotto gli occhi del faraone, dimostrava l'inefficacia della protezione di Seth, dio del deserto, della siccità, della bufera e dell'ostilità della natura. Nelle versioni ellenistiche della mitologia egizia è noto come Tifone, che significa “fumo stupefacente”. Anche Seth, il fumo stupefacente non poteva nulla contro la volontà di Dio, che attraverso la fuliggine contaminò l'intera popolazione con ulcere e pustole. Una piaga insostenibile, l'ennesima dimostrazione di impotenza delle divinità che adoravano gli egiziani.

Esodo 9:12 Ma il SIGNORE indurì il cuore del faraone e questi non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne, come il SIGNORE aveva detto a Mosè.

Nonostante tutto questo, il Signore non era soddisfatto. Egli voleva dare una dimostrazione assoluta e indimenticabile per ogni persona e ogni nazione circostante. La liberazione di Israele era quasi un pretesto per dimostrare ad ogni popolo la Sua potenza. Dopo tutte queste calamità, qualunque persona avrebbe lasciato andare gli schiavi. Ma per il Signore questo non era abbastanza. Per questo motivo, Egli indurì il cuore del faraone, affinchè non potesse cedere al Suo potere prima del dovuto.
Secondo i Suoi piani dunque, Israele continuava ad essere sotto la schiavitù, e le piaghe continuavano ad abbattersi sulla nazione. Grandine e fuoco, per sottolineare l'inutilità di Seth, conosciuto anche come dio delle tempeste.

Esodo 10:7 I servitori del faraone gli dissero: «Fino a quando quest'uomo sarà per noi un'insidia? Lascia andare questa gente, e che serva il SIGNORE, il suo Dio! Non ti accorgi che l'Egitto è rovinato?»

Gli stessi servitori del faraone non potevano più sopportare la forza della natura che il Signore governava contro di loro. Riconoscevano che l'Egitto era rovinato! Gli stessi nemici degli Ebrei iniziarono ad aiutarli di fronte al faraone per far cessare questa vendetta divina.

Esodo 10:13 Mosè protese il suo bastone sul paese d'Egitto e il SIGNORE fece levare un vento orientale sul paese, tutto quel giorno e tutta la notte. Quando venne il mattino, il vento orientale aveva portato le cavallette.
Esodo 10:14 Le cavallette salirono su tutto il paese d'Egitto e si posarono su tutta l'estensione dell'Egitto. Erano numerosissime: prima non ce n'erano mai state tante, né mai più tante ce ne saranno.
Esodo 10:15 Esse coprirono la superficie di tutto il paese, che ne rimase oscurato, e divorarono tutta l'erba del paese e tutti i frutti degli alberi, che la grandine aveva lasciato. Nulla di verde rimase sugli alberi né sulle erbe della campagna, in tutto il paese d'Egitto.

Dal cielo, regno della divinità egizia Shu, arrivarono una quantità incalcolabile di cavallette.

Esodo 10:16 Allora il faraone chiamò in fretta Mosè e Aaronne e disse: «Io ho peccato contro il SIGNORE, il vostro Dio, e contro di voi.
Esodo 10:17 Ma ora perdonate, vi prego, il mio peccato, questa volta soltanto. Supplicate il SIGNORE, il vostro Dio, perché almeno allontani da me questo flagello mortale».

Mosè pregò il Signore e le cavallette scomparirono.

Esodo 10:20 Ma il SIGNORE indurì il cuore del faraone, e questi non lasciò andare i figli d'Israele.

Il proposito di Dio stava per giungere al compimento. Mancavano ancora due segni, per completare la Sua volontà.

Esodo 10:21 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano verso il cielo e vi siano tenebre nel paese d'Egitto, così fitte da potersi toccare.
Esodo 10:22 Mosè stese la sua mano verso il cielo e per tre giorni ci fu una fitta oscurità in tutto il paese d'Egitto.

Tutte le divinità svergognate dal Signore fino ad ora erano molto importanti. La più importante divinità del pantheon egizio però, era senza dubbio Ra. Nella mitologia egizia infatti, egli era un dio creatosi da solo. Il suo corpo era il sole stesso. Niente è più importante di Ra-Sole, ciò che scandisce il giorno e la notte, ciò che promuove la vita vegetale e animale. Senza di lui non ci sarebbe nulla. E proprio lui, il dio più potente degli egiziani, viene ridotto al nulla dalle tenebre dell'unico vero Dio.

Dopo questo flagello, il faraone concesse inizialmente libertà.
Ma ancora una volta, il Signore non gli concesse di farlo. Indurì il suo cuore e colpì direttamente la sua persona, il suo ruolo.

Esodo 12:29 A mezzanotte, il SIGNORE colpì tutti i primogeniti nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che sedeva sul suo trono al primogenito del carcerato che era in prigione, e tutti i primogeniti del bestiame.
Esodo 12:30 Il faraone si alzò di notte, egli e tutti i suoi servitori e tutti gli Egiziani; e vi fu un grande lamento in Egitto, perché non c'era casa dove non vi fosse un morto.

Il faraone stesso infatti veniva riconosciuto come divinità, con molti appellativi tra cui “figlio di Ra”. La sua progenie era considerata una stirpe divina. La morte del primogenito del faraone portò a termine il giudizio di Dio sull'Egitto, e la dimostrazione inconfutabile di chi era Lui e dell'urgenza di ubbidire alle Sue parole. Eventi soprannaturali che hanno dato una prova al popolo di Egitto, ma che hanno anche dimostrato agli Israeliti la forza del Dio che li stava chiamando fuori da quella nazione per i Suoi scopi.

Esodo 12:33 Gli Egiziani fecero pressione sul popolo per affrettare la sua partenza dal paese, perché dicevano: «Qui moriamo tutti!»
Esodo 12:35 I figli d'Israele fecero come aveva detto Mosè: domandarono agli Egiziani oggetti d'argento, oggetti d'oro e vestiti;
Esodo 12:36 il SIGNORE fece in modo che il popolo ottenesse il favore degli Egiziani, i quali gli diedero quanto domandava. Così spogliarono gli Egiziani.

Solo ora, dopo aver compiuto appieno il Suo giudizio, il Signore lascia andare i figli d'Israele verso la libertà. Gli Egiziani erano arrivati all'esasperazione e ricoprirono di argento, oro e vestiti il popolo che fino ad allora era schiavo. Ora non solo potevano andare, ma avevano anche l'aiuto e i beni del popolo che fino al giorno prima li stava opprimendo!

Romani 9:17 La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra».

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