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mercoledì 5 ottobre 2011

Israele e la Chiesa

All'interno del mondo cristiano, ci sono tre principali linee di pensiero differenti sulla relazione tra la Chiesa cristiana e Israele. 

La prima linea di pensiero è quella apostolica e biblica. In epoca apostolica, infatti, i credenti di Gerusalemme andavano al Tempio per pregare (Atti 3:1, 5:21), ben sapendo che agli Israeliti appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse (Rom. 9:4), e che la loro caduta (causata dal mancato riconoscimento di Gesù come il Messia che doveva venire) sarebbe stata temporanea, necessaria per aprire la salvezza a tutte le nazioni in attesa della loro piena riammissione (Rom. 11:2). Tra Israele e la Chiesa dunque ci sarebbe una differenza, ma anche un certo tipo di continuità, proprio per il fatto che essa è nata nel popolo ebraico e che inizialmente è stata composta per la maggior parte da persone di origine ebraica, fino ad un rovesciamento di posizione in attesa dell'intervento risolutivo di Dio.
 

Nei decenni successivi però le relazioni tra cristiani ed ebrei diventarono sempre più tese e alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. i cristiani interpretarono questo fatto come un'evidente punizione di Israele da parte di Dio. Questo pensiero continuò a fortificarsi nel tempo, tanto che circa un secolo e mezzo dopo questo evento, il teologo Origene scrisse: 

 Possiamo dunque affermare in totale fiducia che gli ebrei non ritorneranno alla loro condizione precedente, dal momento che hanno commesso il più abominevole dei crimini, dando vita alla cospirazione contro il Salvatore dell'umanità… quindi la città dove Gesù ha sofferto é stata necessariamente distrutta, la nazione ebraica é stata scacciata dal proprio paese, e un altro popolo é stato chiamato da Dio alla mirabile elezione.”1  

Questo è un secondo paradigma teologico, diverso dal primo: un altro popolo è stato chiamato da Dio (ossia la Chiesa) che sarebbe quindi il Nuovo Israele, o l'Israele spirituale, che ha preso il posto dell'Israele etnico ormai escluso dall'elezione di Dio. Questa linea dottrinale è conosciuta attualmente con il nome di "teologia della sostituzione". 

La terza posizione invece è molto più recente e affonda le sue origini con la nascita dell'ottica dispensazionalista di John Nelson Darby, avvenuta nel XIX secolo. Secondo la dottrina dispensazionalista vi sarebbero sette differenti patti/dispensazioni con sette diverse condizioni di relazione tra Dio e il suo popolo. Secondo questa prospettiva teologica, Israele e la Chiesa sarebbero due realtà distinte con due scopi differenti. Gli ebrei governeranno la terra di Israele per mille anni dopo che i cristiani saranno rapiti in cielo da Cristo, attendendo la fine dei mille anni e l'arrivo dei nuovi cieli e della nuova terra.
In tutto questo, penso che non ci sia cosa più importante che tornare alle Scritture, e in questo caso specifico alla lettura delle parole che l'apostolo Paolo ha rivolto all'antica chiesa di Roma:

Io dico la verità in Cristo, non mento, la mia coscienza me lo attesta per lo Spirito Santo: io ho una grande tristezza e un continuo dolore nel cuor mio; perché vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo, per amor dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti, ai quali appartengono l'adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le promesse; dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen. Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; perché non tutti i discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che son progenie d'Abramo, son tutti figliuoli d'Abramo; anzi: In Isacco ti sarà nominata una progenie. Cioè, non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio: ma i figliuoli della promessa son considerati come progenie. Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. Non solo; ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand'ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell'elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore; secondo che è scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù. Che diremo dunque? V'è forse ingiustizia in Dio? Così non sia. Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.  
Romani 9:1-16

L'apostolo parla in modo esplicito della posizione attuale di Israele di fronte a Dio. Il suo cuore era estremamente contrito per questa separazione, poichè lui più di tutti riconosceva che proprio ad Israele appartengono l'adozione e la gloria, i patti, la legislazione, il culto e le promesse. Appartengono. Egli usa un verbo non al passato, ma al presente. Ancora oggi, quindi, essi appartengono al popolo ebraico. L'adozione e la gloria, i patti, la legislazione, il culto e le promesse sono state affidate a loro e questo fatto non si può cambiare: è un decreto irrevocabile. Tutti gli oracoli profetici dell'Antico Testamento indirizzati ad Israele dunque non possono che continuare ad essere validi per loro in modo specifico.
E la Chiesa? I credenti in Cristo hanno ricevuto un'adozione (Ga 4:5). Gusteranno la gloria di Dio (Ap 21:23). Vivono in un nuovo patto (Lu 22:20). Amando, adempiono al comandamento di Dio (2 Gv 5:6). Offrono un culto spirituale (Ro 12:1). Possiedono innumerevoli promesse (Gv 16:7, Lu 22:18 rivolgendosi ai discepoli in qualità di Cristiani, etc.), ma le Scritture non indicano che siano le stesse specifiche di Israele. In molti casi invece, specificano che si riferiscono a qualcosa di nuovo e diverso. Qualcosa di definitivo, come viene insegnato nella lettera agli Ebrei. Il nuovo patto, la legge dell'amore, il sacrificio di Cristo hanno portato a compimento ciò che prima era solo parziale. Le promesse individuali agli uomini di Dio dell'Antico Testamento sono state sospese affinchè anche noi, oggi, potessimo entrare per fede nel Regno di Dio. Se il Regno si fosse manifestato prima, non ci sarebbe più stato posto per noi. (Lettera agli Ebrei cap. 11). Questo per le promesse individuali. Ma le promesse nazionali di Israele? L'Antico Testamento è pieno di promesse profetiche a Israele come popolo. Promesse che non riguardano la salvezza di singole persone ma la restaurazione di un intera nazione per la gloria di Dio. L'adempimento di queste promesse, resta riservato per il futuro. Nonostante questa momentanea separazione tra Israele e il Signore, comunque, la parola di Dio non è caduta a terra neanche al presente. La Scrittura avverte infatti che nel Regno di Dio sono previsti molti individui, alcuni dei quali non aderenti realmente a questo Regno (Mt. 13:47-50). Questo concetto è stato successivamente elaborato con il nome di "Chiesa Invisibile". La conversione a Cristo implica l'ingresso nella Chiesa Invisibile, cioè nel gruppo di persone (di qualsiasi epoca e luogo) conosciute ed elette da Dio per far parte del Suo popolo santo. La Chiesa Visibile invece è formata dalle comunità locali che si riuniscono per adorare e servire il Signore. Le persone possono frequentare una chiesa locale per tutta la vita senza avere mai avuto una reale conversione a Cristo. Al contrario invece, è possibile che alcuni eletti non siano conosciuti che da pochi fratelli. Il ladrone sulla croce per esempio, non ebbe la possibilità di frequentare alcuna chiesa, pur essendo riconosciuto salvato dal Signore stesso. Ma tutto questo cosa c'entra? Questo ragionamento conduce alla comprensione dell'argomentazione che ha fatto Paolo su questo tema. Egli infatti ha mostrato come gli eredi delle promesse di Dio non siano i figli della carne (la semplice discendenza) ma i figli della promessa. Abramo ebbe due figli: Ismaele e Isacco. Di questi due però, solo Isacco è considerato dalla Bibbia come erede delle promesse di Dio ad Abramo. Allo stesso modo, prima che nascessero Giacobbe e Esaù, era già manifesta la volontà di Dio e la sua scelta di Giacobbe a scapito del primogenito. All'interno della linea di sangue perciò, non tutti gli individui sono eletti ed eredi delle promesse di Dio, ma solo alcuni. Questa eredità spirituale infatti non dipende dalla volontà o dallo sforzo umano ma dalla libera scelta del Signore che mostra misericordia a chi vuole mostrare misericordia e compassione a chi vuole mostrare compassione. Quindi, non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Possiamo vedere quindi, esattamente come per l'illustrazione di poco fa relativa alla Chiesa Visibile e Invisibile, che la rivelazione delle Scritture ci conduce alla consapevolezza della presenza di un Israele Etnico entro il quale vi è un sottoinsieme di persone (che solo Dio conosce!) che possiamo chiamare come Israele Eletto. L'Israele Eletto ha accettato Cristo in questi ultimi duemila anni e nel tempo presente e, al ritorno del Signore, coinciderà con quello Etnico in modo che tutto Israele possa essere salvato.

Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati. Poiché io rendo loro testimonianza che hanno zelo per le cose di Dio, ma zelo senza conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio, e cercando di stabilir la loro propria, non si son sottoposti alla giustizia di Dio; poiché il termine della legge è Cristo, per esser giustizia ad ognuno che crede. Infatti Mosè descrive così la giustizia che vien dalla legge: L'uomo che farà quelle cose, vivrà per esse. Ma la giustizia che vien dalla fede dice così: Non dire in cuor tuo: Chi salirà in cielo? (questo è un farne scendere Cristo) né: Chi scenderà nell'abisso? (questo è un far risalire Cristo d'infra i morti). Ma che dice ella? La parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore; questa è la parola della fede che noi predichiamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l'ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti col cuore si crede per ottener la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati. Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in lui, non sarà svergognato. Poiché non v'è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano; poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato. Romani 10:1-13

L'errore del popolo ebraico (fino ai giorni nostri) è quello di ignorare la giustizia di Dio (il sacrificio di Cristo) cercando di stabilire la propria (l'adempimento della Legge di Mosè). Molti leggono il versetto dodici per impugnare l'idea che non c'è alcuna distinzione fra Giudeo e Greco. Il contesto però è un po' più specifico e un po' meno vago. Paolo ribadisce che chiunque crede in Gesù, non sarà svergognato. E che in questo (cioè nella salvezza attraverso Cristo) non c'è alcuna distinzione tra Giudeo o Greco; perchè lo stesso Signore è Signore di tutti. Infatti, chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato. Questo insegnamento mette sullo stesso piano Giudei e Gentili dal punto di vista della salvezza. Entrambi infatti devono arrivare a Cristo per essere salvati. Ma non dal punto di vista delle promesse di Dio, ossia a come raggiungere Cristo. Di sicuro, queste parole non traslano l'adempimento delle promesse a Israele verso la Chiesa. Ogni persona deve passare per Cristo, ma Egli sicuramente non può/vuole contraddire le promesse del Padre. Semmai, vuole portarle a compimento.

Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia. Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, com'è scritto:
«Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere
e orecchie per non udire,
fino a questo giorno».
E Davide dice:
«La loro mensa sia per loro una trappola,
una rete,
un inciampo e una retribuzione.
Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano
e rendi curva la loro schiena per sempre».
 
Romani 11:1-10

In questa spiegazione dell'apostolo, ci stiamo avvicinando allo scioglimento dei nodi finali. Viene affermato in modo energico che Dio in realtà non ha ripudiato il suo popolo, visto che lo ha preconosciuto. Dio non può fare errori e la Sua volontà non può essere frustrata. Il punto cruciale per comprendere questa rivelazione è il concetto di elezione. Paolo torna a parlarne prendendo un esempio dell'Antico Testamento per essere più chiaro e dare contemporaneamente una spiegazione teologica. Quando Israele era al colmo dell'idolatria, il profeta Elia si era rivolto al Signore lamentandosi di essere l'unico giusto. Ma la parola del Signore non si dovette attendere a lungo. Egli infatti rispose prontamente che si era riservato settemila uomini che non avevano piegato il ginocchio davanti agli idoli. Ritorniamo ora al tema affermato già al capitolo nove, ribadito con un nuovo avvenimento biblico e una nuova sfumatura. Così come ai tempi di Elia, così anche al presente c'è un residuo eletto per grazia. Al giorno d'oggi c'è un insieme di persone che rappresenta la nazione di Israele, ma tra di loro, solo un sottoinsieme rappresenta l'Israele eletto. Gli altri infatti (gli altri Israeliti) sono stati addirittura induriti nel cuore, affinchè non possano vedere ed udire spiritualmente. Certo, quest'ultimo "dettaglio" non rientra nei canoni della nostra idea di Dio. Può suscitare sentimenti di ingiustizia, ai quali Paolo risponde:

Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà?» Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?» Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? 
Romani 9:19-24 
 
Ora io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia. Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione! Parlo a voi, stranieri; in quanto sono apostolo degli stranieri faccio onore al mio ministero, sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni. Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?  
Romani 11:11-15  
 
In realtà, come anticipato prima, dietro l'inciampo di Israele, c'è la possibilità di salvezza che è stata allargata alle persone di tutto il mondo. Poichè gli ebrei non hanno riconosciuto Cristo, la sua salvezza è stata allargata agli uomini di ogni luogo e tempo. E' qualcosa che non dovrebbe suscitare sentimenti di ribellione, ma piuttosto timore e tremore. Ogni cristiano dovrebbe ringraziare il Signore ogni giorno per una così grande possibilità di salvezza! Una salvezza che è stata conquistata dal Signore sulla croce, e che ha comportato un momentaneo ripudio per il popolo ebraico. Infatti il loro (momentaneo) ripudio è stato la riconciliazione di Dio con il mondo e l'apertura del Nuovo Patto a persone di tutte le nazioni. Ma ci sarà una loro riammissione. E cosa sarà, di tanto più glorioso? Il rivivere dei morti.

Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion.
Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».

Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione, sono amati a causa dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili. Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch'essi misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti. Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! Infatti
«chi ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi è stato suo consigliere? 

O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì da riceverne il contraccambio?»

Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.
Romani 11:25-36

Ecco la rivelazione finale! Ecco la completezza del quadro d'insieme! Al presente, in Israele c'è un residuo eletto per grazia. Al presente, all'interno dell'Israele Etnico, vi è un numero più piccolo di persone che rappresenta l'Israele Eletto. Ma non sarà sempre così. Non può essere sempre così perchè il Signore ha promesso ben altro! E infatti, viene infine rivelato che tutto questo si porterà avanti finchè siano salvati tutti i non Ebrei eletti. Dopodichè, TUTTO Israele sarà salvato. Il Signore Gesù infatti tornerà in gloria e tutta quella generazione di Israeliti lo vedranno con i loro occhi e potranno pentirsi e convertirsi:

Poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni,
come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia. In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi,
che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente,
e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente,
tanto da formare una grande valle;
metà del monte si ritirerà verso settentrione
e l'altra metà verso il meridione.
 
Zaccaria 14:3-4

«Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme
lo Spirito di grazia e di supplicazione;
essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico,
e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.
 
Zaccaria 12:10  

Al ritorno del Signore quindi, l'Israele Etnico coinciderà con quello Eletto, innescando l'adempimento di tutte le profezie escatologiche relative alla nazione Ebraica al ritorno del Signore. E vi sarà la resurrezione dei morti.

CONCLUSIONE 

Comprendiamo dunque come i piani di Dio per Israele siano tutt'altro che terminati. La Chiesa e Israele sono al presente parzialmente sovrapposti, e si uniranno in modo perfetto e definitivo soltanto al ritorno di Cristo. Di conseguenza non c'è alcun motivo di applicare le promesse e profezie specifiche per Israele alla Chiesa, poichè essa non ha preso il suo posto, ma vive in un Nuovo Patto che sarà raggiunto pienamente da tutto popolo ebraico solo dopo il raggiungimento di tutte le sue specifiche promesse divine. Laddove la Bibbia si mostra precisa, non credo sia lecito generalizzare. E' corretto chiedere allo Spirito Santo di rendere personale la Parola di Dio, e sicuramente il Signore può parlare anche attraverso profezie dedicate ad altri. La Parola di Dio è eterna e non ha alcuna limitazione da questo punto di vista. Tuttavia allargare queste spiritualizzazioni fino alla costruzione di nuove strutture dottrinali, credo sia un modo fin troppo facile di interpretare in modo scorretto la Bibbia, ed essere preda di un'ignoranza scritturale sicuramente dannosa.


Note:

[1] http://www.catholicsforisrael.com/it/risorse/domande/102-che-cosa-e-la-teologia-della-sostituzione

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