Ebrei 8:5 Essi [gli Ebrei] celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda», disse, «di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte».
Ebrei 8:6 Ora però egli [Gesù] ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore.
Dopo l'ascensione di Gesù, e l'arrivo dello Spirito Santo, gli Apostoli e i discepoli del Signore iniziarono a comprendere sempre meglio la portata degli eventi di cui erano stati testimoni.
Intorno al 67-69 d.C., un collaboratore dell'Apostolo Paolo scrisse la Lettera agli Ebrei, ponendo a confronto in modo minuzioso le condizioni incomplete del Vecchio Patto con quelle complete e perfette del Nuovo Patto. In questa analisi però, possiamo trovare il significato più profondo dei rituali di culto degli Ebrei, che scopriamo essere “rappresentazione e ombra delle cose celesti”.
Esodo 25:8 Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro.
Esodo 25:9 Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.
Fin dai tempi più antichi, ogni nazione ha creato una serie di divinità da adorare. Falsi dèi rappresentati da statue e immagini, e che agli occhi dei popoli apparivano lontani dalla vita e dai problemi delle persone comuni. In molti casi venivano proiettati su queste divinità, pregi e difetti degli esseri umani, giustificando ogni evento naturale come una loro manifestazione.
Quando Israele era un popolo giovane, appena formato e già schiavo degli Egiziani, il Signore intervenne in modo sovrannaturale per mostrare il Suo pieno controllo sulla natura. Egli scatenò dieci piaghe contro l'Egitto e condusse il Suo popolo verso la libertà. L'Eterno però non voleva solo rivelarsi come creatore e governatore della natura ma come l'Unico e vero Dio. Per questo motivo fin da subito non si è mostrato come un Dio lontano, che agisce solo in eccezionali occasioni per poi tornare nel Suo trono. La Bibbia testimonia infatti come Egli abbia sempre avuto un grande desiderio: dimorare in mezzo al Suo popolo. Non solo un'apparizione fugace, ma una convivenza continua, come quella originaria con Adamo nel giardino dell'Eden.
Per questo motivo, dopo la caduta del primo uomo, il Signore scelse Noè per far sopravvivere la razza umana al Suo giudizio e successivamente Abramo per creare un popolo per sé, attraverso il quale portare a compimento il Suo piano di redenzione.
Genesi 8:18 Noè uscì con i suoi figli, con sua moglie e con le mogli dei suoi figli.
Genesi 8:20 Noè costruì un altare al SIGNORE; prese animali puri di ogni specie e uccelli puri di ogni specie e offrì olocausti sull'altare.
Genesi 8:21 Il SIGNORE sentì un odore soave; e il SIGNORE disse in cuor suo: «Io non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.
Dall'altra parte, lo stesso desiderio è stato dimostrato anche da ogni persona che ha avuto un incontro personale con Dio nella sua vita. Noè infatti, uscendo dall'Arca, per prima cosa costruì un altare, per offrire degli olocausti di ringraziamento al Signore. Questa offerta è molto più che un rituale religioso, è un vero e proprio gesto d'amore. Questo è il motivo per cui al Signore sembrò un profumo soave. E sempre questo è il motivo per cui nonostante la malvagità dell'uomo, Egli ha scelto di non distruggerlo più. Per quanti “Caino” ci fossero sulla Terra, ci sono sempre stati degli “Abele” che volevano sinceramente celebrare il nome del Signore.
Con il passare del tempo però, il Signore si è rivelato in modi sempre più profondi. Nel momento in cui Israele si è trovato ad essere libero dalla schiavitù egiziana, la guida del Signore è diventata ancora più importante. Una guida essenziale per un popolo che non aveva mai avuto leggi proprie e che era abituato ad essere comandato. Per questo motivo, ma non solo per questo, Dio diede delle leggi e comandamenti a Mosè. Regole che sancivano la condotta da tenere verso il prossimo e verso il Signore stesso. Consigli su come gestire le situazioni più disparate, in modo da non arrecare danno alla comunità e alla nuova nazione. Oltre a tutto questo, l'Eterno mostrò a Mosè come costruire il santuario nel quale poteva dimorare in mezzo al popolo di Israele.
Esodo 25:9 Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.
Come abbiamo già visto, Mosè costruì il tabernacolo seguendo le indicazioni divine, che erano la rappresentazione delle realtà celesti. La prima descrizione che troviamo nel libro dell'Esodo, riguarda l'arca del patto. Essa era una cassa di legno di acacia rivestita d'oro all'interno e all'esterno, di forma parallelepipeda, con un coperchio d'oro puro (il propiziatorio) sul quale erano stati scolpiti due cherubini con le ali spiegate.
All'interno doveva contenere la testimonianza del Signore: la manna, la verga di Aronne fiorita e le tavole della Legge.
Esodo 25:22 Lì io mi incontrerò con te; dal propiziatorio, fra i due cherubini che sono sull'arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i figli d'Israele.
Il propiziatorio, ossia la parte superiore dell'arca, fra i due cherubini, era il posto che rappresentava il trono di Dio. Lì, Egli si incontrava con Mosè. Lì dovevano essere fatte le aspersioni con il sangue dei capri sacrificati per i peccati del popolo (Le 16:15). Il propiziatorio doveva essere coperto da una nuvola di incenso (Le 16:13) raffigurante la nuvola della gloria di Dio durante tutto il rito dell'espiazione. Questo fumo fu visto in visione anche dal profeta Isaia, mentre osservava il trono del Signore (Is 6:3,4).
All'interno dell'arca dell'alleanza, le tavole della Legge rappresentano la giustizia del Padre (Es 13:9, la legge di YHWH). La manna rappresenta il Signore Gesù, il pane disceso dal cielo (Gv 6:32-35). E la verga fiorita di Aronne (che non solo era fiorita ma aveva anche maturato delle mandorle cfr. Nu 17:8) lo Spirito Santo, Colui che porta frutto (Gal 5:22) e che venendo a dimorare nei credenti li abilita alla funzione sacerdotale (1 Cor 3:16, 1Pt 2:5).
L'arca del patto però, (la rappresentazione del trono dove era assisa la pienezza di Dio) era custodita nella stanza più interna del tabernacolo, chiamata luogo Santissimo. Vi poteva entrare soltanto il Sommo Sacerdote una volta all'anno (durante la festa dello Yom Kippur, per offrire il sacrificio in espiazione dei peccati di tutto il popolo) attraversando prima una stanza adiacente chiamata luogo Santo. Questo luogo del tabernacolo conteneva altri tre elementi indicati dal Signore.
Esodo 25:23 «Farai anche una tavola di legno d'acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti; la sua larghezza di un cubito e la sua altezza di un cubito e mezzo.
Esodo 25:30 Metterai sulla tavola il pane della presentazione, che starà sempre davanti a me.
Ogni settimana dodici pani venivano posti sulla tavola per ricordare che le dodici tribù di Israele venivano continuamente sostenute dalla cura del Signore. Il pane veniva mangiato nel luogo santo ogni sabato dal sacerdote in carica (Le 24:5). Questa tavola dei pani, raffigura la persona di Gesù in quanto vero pane disceso dal cielo (Gv 6:32-35; 6:51). Solo mangiando questo pane, assimilando spiritualmente la Sua natura, si può vivere la vita eterna.
Esodo 25:31 «Farai anche un candelabro d'oro puro; il candelabro, il suo piede e il suo tronco saranno lavorati al martello; i suoi calici, i suoi pomi e i suoi fiori saranno tutti di un pezzo col candelabro.
Esodo 25:32 Dai lati gli usciranno sei bracci: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall'altro.
Di fronte alla tavola dei pani della presentazione, vi era il candelabro d'oro.
Questo candelabro aveva sette bracci ed era continuamente riempito di olio d'oliva affinchè non si spegnesse. E' possibile che questo elemento rappresenti lo Spirito Santo, ma contemporaneamente anche la figura di Gesù, che è la luce venuta nel mondo (Gv 1:6-9, 8:12). Accostandoci alle profezie bibliche, possiamo vedere come alcune di esse hanno più di un adempimento, oppure un adempimento parziale ed un altro completo. Allo stesso modo è possibile che la stessa simbologia usata nella costituzione del tabernacolo abbia più significati e diversi livelli. Il pensiero umano è legato alla legge lineare della causa-effetto, ma i pensieri di Dio sono più alti dei pensieri dell'uomo. Non deve stupire quindi che alcuni elementi simbolici racchiudano più significati, legati soprattutto alla pluralità delle Persone nell'Unità di Dio. Se il Signore è Uno e Trino, è lecito aspettarci che ogni Sua manifestazione o simbologia racchiuda questo mistero.
Possiamo quindi vedere anche il candelabro come rappresentazione del Signore Gesù, la luce che è venuta per illuminare il mondo. Questo non esclude a priori altri significati legati all'elemento prezioso della menorah.
Esodo 30:1 «Farai pure un altare per bruciarvi sopra il profumo; lo farai di legno d'acacia.
Esodo 30:8 Quando Aaronne accenderà le lampade sull'imbrunire, lo farà bruciare; sarà il profumo quotidiano davanti al SIGNORE, di generazione in generazione.
Esodo 30:10 Una volta all'anno Aaronne farà l'espiazione sui corni di esso; con il sangue del sacrificio di espiazione per il peccato vi farà sopra l'espiazione una volta all'anno, di generazione in generazione. Sarà cosa santissima, sacra al SIGNORE».
L'altare dei profumi era il terzo ed ultimo arredo del luogo Santo.
Esso non fu rivelato simultaneamente agli altri due, ma subito dopo le istruzioni per il sacerdozio. Forse perchè questo era l'ultimo elemento al quale il sommo sacerdote si avvicinava prima di entrare nel luogo Santissimo. La tavola dei pani e il candelabro infatti erano collocati uno di fronte all'altro; entrando nel luogo Santo si trovavano ai lati. Di fronte invece vi era l'altare dei profumi e solo dopo averlo oltrepassato si aveva accesso all'ultima stanza del tabernacolo.
Questo altare garantiva il profumo quotidiano davanti al Signore, in modo perpetuo. Credo sia lecito sottolineare come il profumo fosse legato al sacrificio di espiazione, che veniva effettuato una volta l'anno.
Ebrei 9:24 Infatti Cristo non è entrato in un luogo santissimo fatto da mano d'uomo, figura del vero; ma nel cielo stesso, per comparire ora alla presenza di Dio per noi;
Ebrei 9:25 non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo.
Ebrei 9:26 In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla creazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio.
Questo sacrificio era ripetuto annualmente perchè imperfetto.
Il sacrificio di Cristo invece ha avuto luogo una volta sola proprio perchè completo. Egli, Sommo Sacerdote secondo l'ordine di Melkisedec, è entrato una volta per sempre nel luogo Santissimo, con il proprio sangue, in una dimensione eterna.
Efesini 5:1 Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati;
Efesini 5:2 e camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
L'altare dei profumi simboleggia senza dubbio il sacrificio di Cristo, odore soave grazie al quale ogni eletto può riconciliarsi con il Padre.
Possiamo vedere quindi come ogni arredo del luogo Santo simboleggi il Signore Gesù.
Sicuramente questo significato è legato al passaggio attraverso questa stanza per poter avere accesso al luogo Santissimo e alla gloria della pienezza di Dio. Solo attraverso Cristo e il Suo sacrificio infatti, ogni credente può avvicinarsi con piena fiducia al trono di Dio.
Marco 15:37 Gesù, emesso un gran grido, rese lo spirito.
Marco 15:38 E la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.
Alla morte del Signore Gesù, la cortina del tempio si squarciò da cima a fondo, unificando i due luoghi del tabernacolo. Attraverso il sacrificio del Signore, ora ogni credente può accedere alla presenza di Dio.
Giovanni 19:30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.
Possiamo leggere le ultime parole di Gesù con questa chiave di lettura, infatti. Con la Sua morte e la Sua resurrezione Egli entrò nel tempio celeste rendendo inutile quello terreno. Il compimento del piano di Dio.
Giovanni 14:6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Nessuno può arrivare al Padre se non per mezzo di Gesù, esattamente come nessuno poteva entrare nel luogo Santissimo se non passando per il luogo Santo. Chi provava a fare altrimenti sarebbe morto sul colpo a causa del giudizio divino. Gesù è la Persona di Dio attraverso la quale l'uomo può tornare ad avere comunione con il Suo Creatore. Comprendiamo quindi come il Signore Gesù sia stato rappresentato all'interno del tabernacolo nel luogo Santo, anche se in quanto Dio stesso, Egli era in realtà anche l'intero tabernacolo.
Giovanni 1:14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
L'evangelista Giovanni infatti descrive l'incarnazione di Gesù come l'abitazione della Parola di Dio per un tempo fra gli uomini. Il termine “abitato” però deriva dalla parola greca originaria “skēnoō” che allude alla presenza di Dio nel tabernacolo. Letteralmente si potrebbe tradurre quindi con il termine immaginario “tabernacolato”. Gesù, incarnandosi, ha portato il tabernacolo (la presenza di Dio) tra gli uomini ad un nuovo livello. Con la Sua morte e resurrezione poi, ha potuto mostrare come tutte queste manifestazioni erano temporanee, rappresentando la presenza di Dio che in realtà è Spirito.
Nel tabernacolo di Mosè dunque, Gesù è simboleggiato dal luogo Santo.
Essendo Uno con Dio Padre però, Egli è contemporaneamente rappresentato anche dall'interezza del tabernacolo: Egli infatti è la presenza di Dio.
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