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mercoledì 12 gennaio 2011

I gradi di intimità con Gesù

2Pietro 3:18 crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

La conversione a Cristo si può definire sostanzialmente come l'incontro e la conoscenza con una Persona: Gesù Cristo. Lo Spirito Santo convince di peccato e dona la piena consapevolezza della presenza di Dio. Questo però è solo l'inizio, la nascita. Questo, è solo il primo incontro – la prima rivelazione – del Signore, a cui sono necessarie molte altre successive per crescere.
Ogni tappa di crescita cristiana però possiamo dire essere regolata soltanto da una variabile: la maggiore profondità nella conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Davanti al Padre non ci sono altre vie. Egli non si compiace nel bene come nel male. Egli si compiace soltanto nel Figlio: Gesù. E solo nella nostra progressiva conoscenza di Lui possiamo venire trasformati a Sua immagine percorrendo la strada che ha voluto per noi.

L'apostolo Pietro, scrivendo questo concetto nella sua seconda lettera, affianca due attributi (aggettivi – sostantivi) riguardanti Cristo. Attributi che riguardano non solo il Suo carattere ma anche la Sua stessa natura.
Il primo è “Signore”: κύριος – kyrios. Tale termine comunica la supremazia in autorità. Suo è l'universo e a maggior ragione, Suoi sono i credenti. Egli è il Re Supremo e noi, proclamandoci “schiavi” possiamo metterci in un rapporto personale con Lui.
Il secondo termine è “Salvatore”: σωτήρ – soter. E' abbastanza chiaro il suo significato per noi, ma penso sia utile sottolineare qualche aspetto in particolare. Cristo è morto per noi, affinchè noi possiamo vivere. Egli è il Salvatore: ci ha salvati! Questa salvezza però si può concepire con maggiore consapevolezza e maggior dettaglio. Un piccolo spunto di riflessione riguarda proprio altri significati di questo termine. Oltre al generico significato immediato infatti, può intendere “liberare, proteggere, preservare, guarire, rendere intero: completo”.
Ecco perciò che nella propria vita spirituale possiamo accostarci per rivelazione a nuovi “aggettivi – sostantivi” di Dio, nuove sfaccettature della Sua natura e della Sua azione nei nostri confronti. Esattamente come è accaduto con Israele migliaia di anni fa (YHWH – Jireh, Rapha, Nissi, M'kaddesh, Shalom, Tsidkenu, Rohi, Shammah).

Ogni nuovo incontro con Dio, ogni nuova rivelazione che ci viene donata accresce la nostra comprensione e la nostra intimità con Lui. Questo è reso possibile dalla Sua Grazia nei nostri confronti e dalla nostra volontà ed il nostro tempo dedicati ad una sincera ricerca di profonda comunione. Penso ci siano due aspetti nei Vangeli che ci possono insegnare qualcosa in merito.
Il primo, riguarda la parabola del seminatore.

Matteo 13:3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo:
«Il seminatore uscì a seminare.
Matteo 13:4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono.
Matteo 13:5 Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo;
Matteo 13:6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì.
Matteo 13:7 Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono.
Matteo 13:8 Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno.

Nel Vangelo di Marco, capitolo 4 dal versetto 14 al 20 abbiamo l'interpretazione che Gesù diede ai suoi discepoli: i vari terreni sono diversi tipi di persone che hanno un'adesione e una risposta diversa al seme che è la Parola di Dio.
Sono persuaso però che tale parabola possa identificare anche la stessa persona in differenti tempi.

Ecclesiaste 3:1 Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo.

Lo stesso seme ha sicuramente riscontri diversi in base alle circostanze, alle stagioni e al lavoro che è stato fatto. Possiamo vedere la parabola nell'ambito dell'evangelizzazione e della conversione a Cristo. Il seminatore può essere il figlio di Dio che provvede a evangelizzare, in accordo al comandamento del Maestro. I terreni diversi sono le diverse persone. C'è chi è entusiasta ma poi si perde nel mondo e chi rifiuta completamente il messaggio perchè troppo indurito. Il nostro compito però – sicuramente il compito di ogni leader credente – è quello di insistere in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convincere, rimproverare con ogni tipo di insegnamento e di pazienza nella speranza che Dio conceda alle persone di ravvedersi per conoscere la verità (2Tim4:2, 2:25). Con questa azione infatti, la Grazia di Dio in noi lavora il terreno duro. Rimuove le spine da quello infestato. Esercita un'azione santificante che muta il cuore e – nella volontà del Signore – modifica l'esito della nuova semina. La Parola di Dio infatti non torna a vuoto senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata. (Is 55:11). Ecco quindi che una stessa persona può essere un terreno duro e impermeabile ad un primo seme. Ma a distanza di tempo, altri servitori di Dio possono avere altre occasioni di seminare. E magari questa sarà una stagione di primavera. Un nuovo terreno morbido e fecondo, che possa dare un risultato completamente differente.
Oltre alla salvezza però, questo può riguardare anche i processi di santificazione per i credenti. Alcuni messaggi e alcune prove del Signore infatti portano ad una crescita e un livello maggiore di comunione e intimità. Altre volte però si è distratti. Anche se gli spiriti sono pronti, la carne in certi tempi è particolarmente debole. Ed ecco quindi che quello specifico insegnamento non ha un'immediato risultato. Come Israele nel deserto, possiamo ritrovarci a girare in cerchio per qualche tempo, prima di tornare a porre la nostra vita completa nelle mani del Signore ed essere indirizzati in modo spedito verso la nostra terra promessa. C'è chi ci arriva prima e chi ci arriva dopo.

Il secondo aspetto riguarda i diversi gradi di relazione con Gesù, nel Suo ministero terreno.

Matteo 14:20 Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene. E quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini.

Cinquemila uomini ascoltarono Gesù e furono guariti da svariate malattie. Furono testimoni del miracolo della moltiplicazione dei pani. Erano migliaia di persone, ma ebbero un'esperienza di Gesù limitata alla loro benedizione.

Luca 10:1 Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare.

Settanta persone poterono essere chiamate “discepoli” dal Signore. Erano uomini che ascoltarono numerosi insegnamenti di Gesù, seguendolo personalmente. Ricevettero l'importante incarico di evangelizzare Israele e parlare a tutti del Regno di Dio. Anche se la Scrittura non ne parla più, è probabile che molti di loro si ritrovarono insieme nell'alto solaio ad attendere la Pentecoste (visto che c'erano centoventi persone), facendo parte della chiesa primitiva di Gerusalemme.

Luca 6:12 In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio.
Luca 6:13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli.


I dodici furono scelti per stare sempre assieme al Maestro.
Diede loro il nome di “apostoli” ossia “inviati, missionari”.
Ascoltarono gli insegnamenti in parabole come tutti gli altri, ma furono gli unici ai quali il Signore spiegò apertamente il significato.

Matteo 17:1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte.
Matteo 17:2 E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce.


Dei dodici apostoli, soltanto tre videro Gesù trasfigurato e glorificato.
Ebbero una comunione più profonda e intima con il Signore, vivendo circostanze estranee agli altri discepoli.

Giovanni 13:23 Ora, a tavola, inclinato sul petto di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava.

Giovanni 19:25 Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena.
Giovanni 19:26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»


Soltanto invece Giovanni fu conosciuto come il discepolo che Gesù amava.
Solo lui – dei dodici - restò con il Signore fin sotto la croce senza rinnegarlo mai.

Apocalisse 1:1 Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.

Solo Giovanni, circa sessant'anni dopo l'ascesa al cielo di Gesù, ricevette la più importante rivelazione per la Chiesa, con implicazioni dall'importanza eterna.

Così come la parabola del seminatore, anche queste osservazioni possono portare almeno a due considerazioni differenti.

Romani 12:3 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.

La prima riguarda l'unità nella diversità. La Chiesa è formata da persone estremamente diverse tra di loro, che hanno altresì doni e ministeri spirituali molto differenti. Non sono rare inconprensioni tra il ministero profetico e di insegnamento – per esempio – viste le diverse priorità e punti di vista che ne sono derivati. Ci vuole molta maturità per poter avere un quadro più ampio e accettare pareri diversi dal proprio. Ad ogni credente infatti è concessa da Dio una misura di fede personale, diversa da ogni altro. Così come Gesù nel Suo ministero terreno ebbe relazioni differenti con i Suoi discepoli, allo stesso modo accade oggi. Alcuni fratelli possono avere un'intimità fortissima, che spesso porta a rivelazioni e rapimenti nello Spirito di raro accadimento. Altri invece possono accostarsi a Dio in modo più superficiale ma non per questo meno sincero.

La seconda interpretazione invece, anche qui riguarda la crescita cristiana. La conversione è di per sé stessa un miracolo, e spesso coinvolge liberazioni spirituali e da dipendenze di svariato tipo. Questo però è solo l'inizio, il primo approccio al Dio soprannaturale. Dopo poco tempo infatti, si prende consapevolezza di aver ricevuto il mandato evangelistico e si inizia a testimoniare ciò che è successo nella propria vita, volendo comunicare ad amici e parenti quello che si è compreso essere il Regno di Dio. Se il proprio grado di ubbidienza al Signore aumenta progressivamente con il passare del tempo, è normale fare scoperte sempre nuove sia riguardanti la Sua Parola – la Bibbia – attraverso lo studio, sia attraverso l'ascolto personale dello Spirito Santo, che porta a mettere in pratica la propria fede nella vita quotidiana. Una volta che questa viene consolidata, si cresce nella sensibilità spirituale e profetica (1Cor14:21) oltre che in generale nell'esercizio dei propri doni spirituali. Alcune persone poi iniziano gradualmente ad avere la maturità e la chiamata per poter esercitare un ministero, e comunicare alla chiesa rivelazioni e insegnamenti particolarmente utili per l'edificazione comune.
Ciò che differenzia i cristiani carnali da quelli spirituali però, è la diretta dipendenza o meno che si ha dallo Spirito Santo. Ecco quindi che da qualsiasi livello di “maturità spirituale” si può facilmente cadere nell'orgoglio e in svariati peccati che accecano la mente e lo spirito, portando fuori dalla comunione più intima con il Signore.
Per questo motivo credo che ad una sfumatura più profonda, ogni credente in base all'abbandono e all'ubbidienza a Dio, viva in modo diverso la propria fede addirittura tra un giorno e l'altro.

La nostra fede però non è nell' "amicizia" con il Signore.
La nostra fede è nella Grazia di Dio.
Ed ecco che in qualsiasi stato io mi senta, da qualsiasi successo o fallimento io arrivi, l'unica cosa sensata che posso e potrò mai fare è proprio accostarmi al Signore con cuore umile. Riconoscendolo per ciò che Egli è. E ringraziandolo per tutto quello sono e per tutto quello che mi ha donato.
A Dio sia la gloria, ora e sempre.

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