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mercoledì 5 febbraio 2014

Mettimi un sigillo sul tuo cuore

Il mondo intero non vale il giorno in cui è stato dato ad Israele il Cantico dei Cantici. Tutte le Scritture sono sante, ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei santi. 
(Mishnàh. Trattato Jadajim 3,5)
Schema del libro del Cantico dei Cantici

Lo stile narrativo del Cantico dei Cantici è riconducibile al poema amoroso da recitare durante le feste nuziali, pur comprendendo in sé anche altri generi letterari di origine greca. Il libro viene tradizionalmente attribuito al re Salomone, ma la maggior parte dei moderni studiosi datano la sua redazione intorno al III secolo a.C. Molti frammenti del testo sono stati ritrovati a Qumran, confermando l'attendibile trasmissione del testo durante i secoli. Il Cantico è probabilmente il libro più problematico della Bibbia a causa dell'imbarazzo generato dal suo contenuto amoroso, se non addirittura erotico, e dall'assenza di riferimenti espliciti a Dio, anche se come vedremo più avanti, sembra che ci sia una sorta di "firma nascosta" presente nel finale. L'interpretazione più diffusa identifica in modo allegorico i protagonisti con YHWH ed Israele e/o con Cristo e la Chiesa. La parte finale del Cantico riassume molti temi trattati nel libro, ed offre un epilogo di altissimo spessore. Vorrei presentare di conseguenza il testo finale (8:5-14), che consente già di fare luce su molti punti di importante valore teologico e poetico. Il testo in questione è espresso da un coro di amici (o amiche), dall'amata, dall'amato e da un duetto.


Legenda:

Coro       Lei         Lui

M.Chagall - Il Cantico dei Cantici
Chi è colei che sale dal deserto
appoggiata all'amico suo?
Io ti ho svegliata sotto il melo,
dove tua madre ti ha partorito,
dove quella che ti ha partorito si è sgravata di te.
Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
come un sigillo sul tuo braccio;
perché l'amore è forte come la morte,
la gelosia è dura come il soggiorno dei morti.
I suoi ardori sono ardori di fuoco,
fiamma potente.
Le grandi acque non potrebbero spegnere l'amore,
i fiumi non potrebbero sommergerlo.
Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell'amore,
sarebbe del tutto disprezzato.
M. Chagall - Il Cantico dei cantici

Noi abbiamo una piccola sorella,
che non ha ancora mammelle;
che faremo della nostra sorella,
quando si tratterà di lei?
Se è un muro,
costruiremo su di lei una torretta d'argento;
se è un uscio, la chiuderemo con una tavola di cedro.
Io sono un muro,
e le mie mammelle sono come torri;
io sono stata ai suoi occhi come chi ha trovato pace.
Salomone aveva una vigna a Baal-Amon;
egli affidò la vigna a dei guardiani,
ognuno dei quali portava, come frutto, mille sicli d'argento.
La mia vigna, che è mia, la guardo da me;
tu, Salomone, tieni per te i tuoi mille sicli,
e ne abbiano duecento quelli che guardano il frutto della tua!
Tu che abiti nei giardini,
i compagni stanno attenti alla tua voce!
Fammela udire!
Fuggi, amico mio,
come una gazzella o un cerbiatto,
sui monti degli aromi!
Cantico dei Cantici 8:5-14 

Il testo si apre con un coro che descrive la coppia che sale dal deserto verso la città (di Gerusalemme), in una forma che propone il tema dell'amore "selvaggio" addomesticato in città. A questo punto prende la parola il protagonista, che inizia a parlare coinvolgendo l'immagine del risveglio. L'amore viene visto proprio come il risveglio da un sonno, come una "nuova generazione", una nuova vita. Poi parla del sigillo. Questo era un segno identificativo delle persone, e si era soliti metterlo sul dito o al collo. Metterlo sul cuore era un gesto inusuale. Tale espressione denota la totale appartenenza all'altro, attraverso il cuore come simbolo della volontà, più che del sentimento. L'allusione è sicuramente rivolta alla preghiera che l'ebreo ripete cinque volte al giorno, ispirata a Deuteronomio 6:6-8.
Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città.
Si prende spunto dunque dall'amore per Dio, un amore "con tutto il cuore, con tutta l'anima, e con tutte le forze", per parlare di un amore passionale, un amore invincibile, un amore "forte come la morte". Nel testo l'Amore viene personificato e contrapposto alla morte. Il riferimento di partenza è la caduta dell'uomo in Genesi 3. Lì manca l'amore ed è stato vietato l'accesso alla vita, ma l'Amore del protagonista è pregno di vita, una vita tanto forte da poter affrontare anche la morte.
Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà. 
Marco 8:35 
Tanto l'amore che la morte presuppongono il sacrificio di sé stessi, ed è proprio Gesù a vivere e mostrare quel disegno segreto che lega l'uomo a Dio, e che è presente in forma minore nella stessa relazione tra l'uomo e la donna (cfr. Efesini 5:32). Oltre all'amore però, il Cantico personifica anche la Passione, tradotta con la parola "Gelosia". E' un'inevitabile richiamo alla passione esclusiva di Dio, che non tollera rivali. 
Tu non adorerai altro dio, perché il SIGNORE, che si chiama il Geloso, è un Dio geloso. 
Esodo 34:14  
Alla fine del v.6 del nostro brano, finalmente arriviamo a quella che è stata anticipata come una possibile "firma segreta" del Signore, qualcosa che nel testo si propone come la forza dell'amore descritto. L'espressione "fiamma potente" infatti letteralmente in ebraico suona come "fiamma di Yah'", laddove il termine Yah' può essere interpretato come una forma abbreviata del nome YHWH, oltre all'interpretazione più canonica di "fiamma fortissima". Dopo questa menzione in ogni caso, arriviamo ad una chiara allusione delle acque primordiali (Ge 1:2) il cui caos non può nulla contro l'Amore: Dio infatti ne esce sempre vincitore. Tanto nella creazione quanto nella divisione del Mar Rosso (cfr. Esodo), il Signore ha sempre dimostrato la Sua supremazia contro la forza distruttrice delle acque tortuose, sottomesse appunto alla Sua volontà. Il testo continua sottolineando la gratuità dell'amore ed il fatto che non sia possibile in alcun modo acquistarlo.

A questo punto torna la parola al coro, con un intervento distruttivo dei fratelli di lei. Essi la considerano ancora una bambina, così giovane da non essere abbastanza matura per l'amore, e da necessitare di essere tenuta in casa, come si conviene per le ragazze non sposate. La sua risposta però è stizzita e molto diretta: lei infatti sa gestire benissimo la sua verginità (io sono un muro) e in realtà è già matura per l'amore (le mie mammelle sono come torri). Nell'amore di questa coppia c'è la pace, in ebraico shalom, che prima di ogni cosa è completezza, pienezza, salute. 

Il coro riprende con una contrapposizione dell'amore di "città" - dell'harem che aveva Salomone (che in questo caso figura non come "l'amato") - all'amore della "contadina". E' inevitabile far arrivare il pensiero al celebre canto della vigna di Isaia (Is 5), anch'esso un canto che si presenta inizialmente come un canto d'amore. L'amore della Sulammita tuttavia è di molto superiore ai mille pezzi d'argento che all'epoca erano già una cifra altissima. La sua risposta infatti è ancora una volta diretta e schietta: io non appartengo a nessuno. Essa è a disposizione soltanto dell'amato per sua decisione, si tenga dunque il re la sua proprietà. 

Il Cantico si chiude con un duetto, i giardini nei quali abita la donna rappresentano la donna stessa e il monte degli aromi il suo corpo. L'uomo dunque ricerca la voce della donna e lei risponde chiamandolo a sé in un nuovo incontro, perché l'amore non finisce mai e l'avventura ricomincia sempre. 

Bibliografia:
- Parola&parole, Pier Luigi Galli Stampino e Elena Lea Bartolini De Angeli.
Periodico dell'Associazione Biblica della Svizzera Italiana.
Settembre 2013 - Numero 14.
- G. Ravasi, Cantico dei cantici. Ed. S. Paolo.

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