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lunedì 21 giugno 2010

L'influenza spirituale generazionale

Esodo 20:5 Non ti prostrare davanti a loro [agli idoli] e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano,
Esodo 20:6 e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.


Il popolo di Israele è stato liberato dalla schiavitù egiziana con la potente mano del Signore. Con una nuova identità e indipendenza nazionale, ora è pronto per una legislazione, non redatta da mano d'uomo, ma dettata da Dio stesso. Questa è la nascita della prima vera teocrazia.
In questo importantissimo contesto, osserviamo come le prime parole del Signore siano rivolte all'illegittimità dell'adorare falsi idoli e all'aspetto fondamentale di amare l'unico vero Dio. Viene rivelato che la conseguenza di entrambi i comportamenti non influenzano soltanto i diretti interessati ma anche la loro discendenza. Maledizioni fino alla quarta generazione per chi odia Dio e benedizioni fino alla millesima generazione (virtualmente eterne) per chi Lo ama. Notiamo come la specularità sia rivolta dall'odio all'amore. Non verte prettamente sull'adempimento perfetto dei comandamenti, bensì sull'amore per Dio. In secondo luogo, conseguenza di questo, all'osservanza di queste leggi.
Ma tutto ciò ha ancora valore per noi, nella dispensazione della Grazia?

Geremia 31:29 «In quei giorni non si dirà più:
"I padri hanno mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati",
Geremia 31:30 ma ognuno morirà per la propria iniquità;
chiunque mangerà l'uva acerba
avrà i denti allegati.


Questo passo proclama l'annullamento delle influenze spirituali generazionali. E' per noi, oggi? Quali sono i giorni verso i quali si rivolge Geremia?

Geremia 31:31 Ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE,
«in cui io farò un nuovo patto
con la casa d'Israele e con la casa di Giuda;
Geremia 31:32 non come il patto che feci con i loro padri
il giorno che li presi per mano
per condurli fuori dal paese d'Egitto:
patto che essi violarono,
sebbene io fossi loro signore», dice il SIGNORE;
Geremia 31:33 «ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele,
dopo quei giorni», dice il SIGNORE:
«io metterò la mia legge nell'intimo loro,
la scriverò sul loro cuore,
e io sarò loro Dio,
ed essi saranno mio popolo.


Geremia si riferisce a giorni nei quali Dio farà un nuovo patto con Israele. Questa non è una profezia per la chiesa, non è una profezia individuale per qualche ebreo messianico, è una profezia nazionale diretta al popolo di Israele.
Ebbene, qual'è il tempo di adempimento di questo nuovo patto?

Geremia 30:7 Ahimè, perché quel giorno è grande;
non ce ne fu mai altro di simile;
è un tempo di angoscia per Giacobbe;
ma tuttavia egli ne sarà salvato.
Geremia 30:8 In quel giorno", dice il SIGNORE degli eserciti,
"io spezzerò il suo giogo dal tuo collo,
e romperò le tue catene;
gli stranieri non ti faranno più loro schiavo;
Geremia 30:9 ma quelli d'Israele serviranno il SIGNORE, il loro Dio,
e Davide loro re, che io susciterò loro.


Quel giorno è più grande di ogni altro giorno. E' un tempo di angoscia per Giacobbe, ma egli si salverà. Alla fine servirà il Signore e Davide, il loro re.
E' evidente che queste parole si riferiscono al giorno escatologico, al ritorno di Cristo, il Re di discendenza davidica. Israele dovrà attraversare la grande tribolazione ma ne sarà salvato e potrà servire il Signore Gesù nel regno milleniale.
In questo contesto, in questi tempi, verranno annullate tutte le maledizioni generazionali. Ora però non siamo in quel tempo e così come questa profezia giudaica non si è ancora compiuta, allo stesso modo non sono scomparse tali influenze.

Galati 3:13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»),
Galati 3:14 affinché la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso.


Di certo, una persona che si converte a Cristo con un sincero e totale ravvedimento vede spezzarsi ogni maledizione nella sua vita, in quanto il Signore Gesù ha riscattato i Suoi dalle maledizioni. Allontanarsi da Cristo però, significa allontanarsi dalla Sua protezione ed essere vulnerabili alle attività sataniche. Alcune leggi infatti non sono mosaiche, ma sono leggi spirituali valide tanto quanto quelle naturali. Come abbiamo visto prima, il principio dell'influenza generazionale non è cessato nella dispensazione della Grazia ma cesserà nella dispensazione del regno milleniale. Ogni azione spirituale quindi ha ancora una sua conseguenza spirituale. Ogni attività legata all'occultismo ha una conseguenza legata alla maledizione che Dio ha decretato in questo, maledizioni trasmettibili fino alla quarta generazione.

Tutto questo però vale anche per le benedizioni.

2Timoteo 1:3 Ringrazio Dio, che servo come già i miei antenati con pura coscienza, ricordandomi regolarmente di te nelle mie preghiere giorno e notte;
2Timoteo 1:4 ripenso alle tue lacrime e desidero intensamente vederti per essere riempito di gioia.
2Timoteo 1:5 Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te.


In una famiglia cristiana, i genitori insegnano ai figli chi sia il Signore.
Essi però devono fare una scelta e un ravvedimento personale per convertirsi, esattamente come chiunque altro, esattamente come i loro genitori. Come mai allora percentualmente le persone nate di nuovo figli di cristiani sono maggiori delle altre, nella maggior parte delle chiese? Inizialmente pensavo fosse un fatto basato sulla tradizione e sull'abitudine e che non rispecchiasse una genuinità spirituale.
In realtà ora però penso che non sia così.
Non a caso l'Apostolo Paolo afferma di servire Dio come i suoi antenati con pura coscienza. Non a caso egli è sicuro che in Timoteo abiti la fede sincera che ha abitato prima in sua madre e prima ancora in sua nonna. L'ambiente familiare in cui viviamo ha alcune conseguenze naturali (insegnando a un bambino l'etica in modo coerente, molto probabilmente l'osserverà) e altre conseguenze spirituali (pregando e intercedendo, si invoca lo Spirito Santo, che può convincere di peccato). Di conseguenza i figli di genitori credenti saranno a contatto non solo con il timore del Signore ma anche con lo Spirito Santo; in un modo molto maggiore che in qualsiasi altra situazione.
Oltre a questo c'è da dire anche che gli eletti sono tali da prima della fondazione del mondo e che sopra ogni esperienza vi è il piano complessivo di Dio. E' probabile dunque che dietro a una singola conversione il piano del Signore comprenda anche molteplici generazioni, come parecchie testimonianze confermano; e sicuramente molte altre conversioni, poichè i figli di Dio sono chiamati a predicare il vangelo e portare il Regno di Dio a tutte le genti. Amare il Signore moltiplica le benedizioni.

Atti 16:29 Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila;
Atti 16:30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?»
Atti 16:31 Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia».


Anche in questo episodio biblico notiamo come la salvezza di una singola persona ha conseguenze per l'intera famiglia. Sicuramente questa era una parola personale di Paolo, non è da applicare a tutti indistintamente, però conferma il legame sussistente tra la salvezza di una persona e la sua influenza spirituale di benedizione per chi gli sta vicino, e in particolar modo per la sua famiglia.

Malachia 4:5 Ecco, io vi mando il profeta Elia,
prima che venga il giorno del SIGNORE,
giorno grande e terribile.

Malachia 4:6 Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli,
e il cuore dei figli verso i padri,
perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio».


L'Antico Testamento termina con la profezia riguardante il nuovo Elia, che porterà il cuore dei padri verso i figli e viceversa. Per la salute spirituale di una persona, di una famiglia, di una chiesa, di una città, di una nazione; è molto importante che le due principali generazioni che servono il Signore siano in accordo.

Efesini 6:1 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto.
Efesini 6:4 E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore.


Non è volontà di Dio che i giovani facciano le loro esperienze spirituali in ribellione agli anziani. Non è volontà di Dio che i padri inaspriscano i figli, privandoli della possibilità di esprimersi spiritualmente in modo sano.

Impariamo ad onorare l'ordine stabilito da Dio in ogni cosa, e sperimenteremo l'abbondanza delle Sue benedizioni.

martedì 15 giugno 2010

Le bilance sono del Signore

Proverbi 16:11 La stadera e le bilance giuste appartengono al SIGNORE,
tutti i pesi del sacchetto sono opera sua.


La bilance giuste appartengono al Signore. I pesi stessi sono stati creati da Dio. Cosa significa questo? I criteri per ogni giusto giudizio sono stati creati da Dio. Nella maggioranza dei casi li applica Egli stesso nella Sua giustizia. In alcuni casi siamo chiamati a giudicare noi, applicando questi criteri che riceviamo attraverso la fede nella Scrittura.

1Corinzi 5:12 Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro?
1Corinzi 5:13 Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi.


La Chiesa è chiamata a giudicarsi da sola, con lo scopo di evitare il dilagare di peccati o legalismo e mantenersi quindi sana, attaccata al Signore. Nel giorno del giudizio sarà giudicata per prima, direttamente da Lui, poi ci sarà il giudizio per i non credenti.

Romani 12:17 Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.
Romani 12:18 Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.
Romani 12:19 Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.
Romani 12:20 Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».
Romani 12:21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.


L'insegnamento del Signore infatti è di non giudicare e non compiere le proprie vendette nei confronti degli increduli. Così come il Signore ci ha amati prima che lo conoscessimo così anche noi siamo chiamati ad amare il prossimo, in qualsiasi caso e circostanza. Siamo chiamati a vincere il male con il bene. A vivere in pace con tutti gli uomini dove è possibile. A non fare le proprie vendette. E' infatti ruolo del Signore dare la giusta retribuzione a ciascuno, nel tempo che ha fissato, affinchè ogni giudizio sia giusto e non basato sull'apparenza, come spesso fa l'uomo assai prontamente.

lunedì 14 giugno 2010

Quanto è buono che i fratelli stiano assieme?

Salmi 133:1 Ecco quant'è buono e quant'è piacevole
che i fratelli vivano insieme!

Salmi 133:2 È come olio profumato che, sparso sul capo,
scende sulla barba, sulla barba d'Aaronne,
che scende fino all'orlo dei suoi vestiti;

Salmi 133:3 è come la rugiada dell'Ermon,
che scende sui monti di Sion;
là infatti il SIGNORE ha ordinato che sia la benedizione,
la vita in eterno.


Molto spesso si legge questo salmo per motivare la bontà di ritrovarsi assieme come discepoli del Signore Gesù. Leggendo possiamo osservare come il salmista associ la comunione fraterna con l'unzione di Aaronne. Questo riferimento non è comune ma si riferisce ad un particolare episodio biblico, di intenso significato.

Esodo 29:1 «Questo è quello che farai per consacrarli a me come sacerdoti.
Esodo 29:4 Farai avvicinare Aaronne e i suoi figli all'ingresso della tenda di convegno e li laverai con acqua.
Esodo 29:5 Poi prenderai i paramenti e vestirai Aaronne della tunica, del manto dell'efod, dell'efod e del pettorale e lo cingerai della cintura artistica dell'efod.
Esodo 29:6 Gli porrai in capo il turbante e metterai sul turbante il santo diadema.
Esodo 29:7 Poi prenderai l'olio dell'unzione, glielo spanderai sul capo e l'ungerai.
Esodo 29:8 Farai quindi avvicinare i suoi figli e li vestirai delle tuniche.
Esodo 29:9 Cingerai Aaronne e i suoi figli con delle cinture e assicurerai sul loro capo delle mitre, e il sacerdozio apparterrà loro per legge perenne. Così consacrerai Aaronne e i suoi figli.


Prima di riflettere sulle opportune considerazioni, è bene notare come il salmo parli di olio "profumato". Appare chiaro che quest'olio non sia normale, bensì un olio speciale che il Signore comandò di preparare per quest'occasione di consacrazione sacerdotale.

Esodo 30:22 Il SIGNORE parlò ancora a Mosè, dicendo:
Esodo 30:23 «Prenditi anche i migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; di canna aromatica, pure duecentocinquanta;
Esodo 30:24 di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario, e un hin di olio d'oliva.
Esodo 30:25 Ne farai un olio per l'unzione sacra, un profumo composto secondo l'arte del profumiere; sarà l'olio per l'unzione sacra.
Esodo 30:30 Ungerai Aaronne e i suoi figli, li consacrerai perché mi servano come sacerdoti.


La Parola di Dio afferma che l'unità e la convivenza dei fratelli è buona tanto quanto la consacrazione del primo Sommo Sacerdote. Che profondità!

1Pietro 2:4 Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa,
1Pietro 2:5 anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
1Pietro 2:6 Infatti si legge nella Scrittura:
«Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa
e chiunque crede in essa non resterà confuso».
1Pietro 2:7 Per voi dunque che credete essa è preziosa; ma per gli increduli
«la pietra che i costruttori hanno rigettata
è diventata la pietra angolare,
1Pietro 2:8 pietra d'inciampo e sasso di ostacolo».
Essi, essendo disubbidienti, inciampano nella parola; e a questo sono stati anche destinati.
1Pietro 2:9 Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa;
1Pietro 2:10 voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia.


La comunione fraterna è qualcosa di prettamente spirituale e rappresenta in questa dispensazione l'esercizio dell'ufficio del popolo di Dio, in quanto stirpe eletta e sacerdozio regale. Il salmo non si riferisce a vivere e stare assieme per lavorare o divertirsi. Coloro che sono fratelli in Cristo infatti non lo sono per interessi comuni, per un comune lavoro; bensì per la medesima fede, speranza e adozione dovute a Dio.

Efesini 4:11 È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,
Efesini 4:12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo,
Efesini 4:13 fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo;
Efesini 4:14 affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;
Efesini 4:15 ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.
Efesini 4:16 Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.


La sinergia spirituale di ogni figlio di Dio con i suoi fratelli è manifestazione della Grazia di Dio, della Sua volontà di portare a crescita tutti i Suoi figli assieme, senza favoritismi. Questa comunione è santa e in essa dimora il Signore stesso. Meditiamo sulla portata e sul significato della nostra fratellanza. Vegliamo che mentalità carnali non portino divisioni laddove l'unità richiesta è spirituale e non umana. Sopportiamoci a vicenda, quando è necessario. E' normale che la chiesa sia formata da "pietre viventi" di diverso formato, peso e materiale. Consideriamo come il costruttore sia Dio stesso e di come il nostro compito è crescere assieme nel servizio e nell'amore reciproco senza dare occasione d'inciampo per alcuno ma invece sforzandoci di portare i pesi gli uni degli altri. Guardiamo al Signore tutti assieme, invece di guardarci a vicenda. E questa casa spirituale verrà innalzata da Dio in modo perfetto. Quà il Signore ha comandato che vi sia la benedizione. In questo vi è la vita in eterno.

mercoledì 9 giugno 2010

La fonte di colui che invoca

Giudici 15:9 Allora i Filistei salirono, si accamparono in Giuda e si spinsero fino a Lechi.
Giudici 15:10 Gli uomini di Giuda dissero loro: «Perché siete saliti contro di noi?» Quelli risposero: «Siamo saliti per legare Sansone; per fare a lui quello che ha fatto a noi».
Giudici 15:11 Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della roccia di Etam e dissero a Sansone: «Non sai che i Filistei sono nostri dominatori? Che è dunque questo che ci hai fatto?» Egli rispose loro: «Quello che hanno fatto a me, l'ho fatto a loro».
Giudici 15:12 Essi gli dissero: «Noi siamo venuti per legarti e darti in mano ai Filistei». Sansone replicò loro: «Giuratemi che voi stessi non mi ucciderete».
Giudici 15:13 Quelli risposero: «No, ti legheremo soltanto e ti daremo nelle loro mani; ma certamente non ti metteremo a morte». Così lo legarono con due funi nuove e lo fecero uscire dalla caverna.
Giudici 15:14 Quando giunse a Lechi, i Filistei gli si fecero incontro con grida di gioia, ma lo Spirito del SIGNORE lo investì, e le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino a cui si appicchi il fuoco; e i legami gli caddero dalle mani.
Giudici 15:15 Poi, trovata una mascella d'asino ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con essa mille uomini.
Giudici 15:16 Sansone disse:
«Con una mascella d'asino, un mucchio! due mucchi!
Con una mascella d'asino ho ucciso mille uomini».
Giudici 15:17 Quando ebbe finito di parlare, gettò via la mascella e chiamò quel luogo Ramat-Lechi.
Giudici 15:18 Poi ebbe molta sete, invocò il SIGNORE, e disse: «Tu hai concesso questa grande liberazione per mano del tuo servo; ora, dovrò forse morire di sete e cadere nelle mani degli incirconcisi?»
Giudici 15:19 Allora Dio fendè la roccia concava che è a Lechi e ne uscì dell'acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita. Perciò quella fonte fu chiamata En-Accore; essa esiste anche al giorno d'oggi a Lechi.


Ancora una volta leggiamo un episodio biblico che riguarda una grande liberazione seguita da un momento di crisi. Sansone è stato scelto da Dio fin da prima della sua nascita per combattere contro i Filistei, pagani oppressori del popolo di Israele. Egli sperimentò nella sua vita una potenza fisica e una capacità che fino ad allora nessun uomo aveva mai provato. Quando lo spirito del Signore lo investiva, niente e nessuno poteva resistergli. Con la mascella di un asino morto ha ucciso mille nemici. Un evento al limite della possibilità.
Pur passando per questa esperienza però, pur avendo in sè tale mandato e potere, il Signore ribadisce con fermezza anche a Sansone che ciò che lo rende forte, ciò che lo rende invincibile non è in lui ma in Dio. E' il Suo Spirito che lo rende capace di gesti quasi sovrannaturali. Sansone non ne ha merito. Non dipende da lui.
Il modo più efficace per capire questa lezione è quello di provarlo per esperienza. Ecco quindi che per la prima volta Sansone dopo questi avvenimenti si trova nella situazione di stare per morire di sete. Proprio lui, l'invincibile!
Ecco però che il suo cuore non orgoglioso invece che arroccarsi nei propri diritti, invoca l'Eterno in modo sincero e risoluto, comprendendo che ogni cosa viene da Dio.
E il Signore risponde a questa invocazione, spaccando una roccia e facendo fuoriuscire l'acqua.

En-Accore, il nome che diede a quel posto, significa infatti letteralmente "fonte di colui che invoca".

La fonte di colui che invoca Dio, in qualsiasi circostanza, è eterna. E' inestinguibile. Colui che beve di questa fonte spirituale non avrà mai più sete.

Giovanni 4:13 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo;
Giovanni 4:14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna».


L'acqua di questa fonte spirituale è la Persona dello Spirito Santo.
Ogni figlio di Dio ha in sè la possibilità di invocare il Signore ovunque sia e in qualsiasi tempo. Puoi essere nelle distrette materiali, mentali o spirituali. La soluzione è sempre e solo una: invoca il Signore.
Non basta essere convertiti a Cristo, non basta avere legato al proprio spirito lo Spirito Santo, il Signore vuole che noi lo invochiamo in sincerità. Solo così noi possiamo adorarlo e solo così Egli può placare ogni turbolenza del nostro cuore e rispondere alle nostre preghiere. Certo, Dio fa ciò che vuole, Egli interviene come più gli piace. Ma la Sua salda promessa è di rispondere a coloro che si avvicinano a Lui.

Salmi 50:14 Come sacrificio offri a Dio il ringraziamento,
e mantieni le promesse fatte al SIGNORE;
Salmi 50:15 poi invocami nel giorno della sventura;
io ti salverò, e tu mi glorificherai».


Tornando ad approfondire l'episodio del libro di Giudici, risalta il fatto che tremila uomini di Giuda, compaesani di Sansone, impauriti dalle minacce dei Filistei, lo tradiscono legandolo e mandandolo nelle mani del nemico.
Non tutto il popolo di Dio riconosce la Sua mano.
Questo accade ancora oggi. Non tutto il popolo di Dio sa discernere la Sua volontà e sa agire in modo risoluto davanti al pericolo. Molti scendono nel compromesso e preferiscono dare al nemico la persona che crea "scandalo" per il suo zelo anzichè appoggiarlo. Molti preferiscono tacciare di demoniaco ciò che non comprendono, ogni realtà spirituale che non hanno provato e che non conoscono. La Bibbia traccia una linea guida, certo, ma è facile avere paura di qualcosa che non si conosce, è insito nella natura umana. Ma il cristiano spirituale non hapaura di tutto questo. E' sospinto e sostenuto dallo Spirito Santo. Sa ascoltare la voce del buon Pastore. E quand'anche dovesse attraversare la valle dell'ombra della morte, sa di non temere alcun male. Non è la nostra autorità ma è la conoscenza e la rivelazione dell'autorità di Gesù in noi. Allora sì che sarà possibile vivere nel soprannaturale. Laddove altre persone non vedono nulla, riconoscere la vera influenza demoniaca o quella dello Spirito Santo. Discernere ogni situazione, anche la più difficile, ascoltando l'attestazione del proprio spirito unito allo Spirito di Dio per riprendere chi vuole attirare l'attenzione, scacciare gli spiriti malvagi e accordarsi alle manifestazioni sovrane dello Spirito Santo nella chiesa.
Il Signore non sta all'interno di schemi. La vita cristiana non è uno schema. Abbiamo bisogno ogni giorno di nuova freschezza e rivelazione, per poterci muovere secondo la volontà di Dio.
Ma anche questo, si raggiunge abbeverandosi alla fonte di tutti coloro che invocano il Signore. Alla sorgente che Gesù vuole donarci. Alla comunione costante e sempre più profonda con il Suo Spirito.
L'esortazione che ci rivolge il Signore dunque è proprio questa: invocami.
Invochiamo il Signore. Cerchiamolo. Stiamo in preghiera dinanzi a Lui. E noi stessi saremo trasformati, rinfrancati. Riconosceremo ciò che è vile da ciò che è nobile. E con strumenti ordinari riusciremo a compiere opere straordinarie esattamente come Sansone. Non per la nostra propria forza, ma per la forza di Dio in noi.

lunedì 7 giugno 2010

In viaggio verso Elim

Esodo 15:22 Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua.
Esodo 15:23 Quando giunsero a Mara, non potevano bere l'acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara.
Esodo 15:24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?»
Esodo 15:25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che il SIGNORE diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo:
Esodo 15:26 «Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce».
Esodo 15:27 Poi giunsero a Elim, dov'erano dodici sorgenti d'acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.


Il Signore con braccio potente liberò Israele dalla schiavitù in Egitto aprendo il Mar Rosso per far passare tutto il popolo e chiudendolo sugli Egiziani che lo inseguivano. Questo avvenimento miracoloso segna in modo indelebile l'identità del popolo di Israele che da quì in avanti associerà la propria elezione e la bontà di Dio nei suoi riguardi sempre a questo episodio. Un conto è sapere che esiste Dio, un conto è essere liberati dalla schiavitù e dalla morte in modo sovrannaturale.
Questo concetto si può applicare anche ai cristiani di oggi e all'esperienza che hanno della loro conversione a Cristo, quando vengono liberati dalla schiavitù di questo mondo di tenebre e trasportati nel regno di Gesù.
Questa riflessione però poggia su un evento immediatamente successivo alla liberazione per il Mar Rosso. Attraversato quest'ultimo infatti, gli Israeliti arrivarono dall'altra parte e iniziarono a camminare addentrandosi nel deserto per tre giorni.
E non trovarono acqua.
Erano appena scampati alla morte per spada e stavano per essere abbracciati dalla morte per sete.
Di colpo, immediatamente dopo aver visto il più grande miracolo della loro storia, quest'ultimo era diventato inutile nel momento in cui fossero morti da lì a poco.
Proprio allora quindi, realizzando la prossimità della morte per disidratazione, il popolo mormorò con Mosè, incaricato da Dio di liberare Israele.
E Mosè, gridò al Signore.
In quei pressi c'era una sorgente d'acqua, ma era imbevibile. Inaccessibile.
Il tutto aveva anche quindi una parvenza di ironia! Morti di sete accanto a dell'acqua. Il Signore però parlò a Mosè e gli mostrò un legno.
Comprendiamo come questa circostanza è ombra della realtà spirituale di questi ultimi tempi. Si può conoscere il Signore, servirlo al meglio delle proprie possibilità e subito dopo entrare nel deserto della Legge e nell'autogiustificazione. Entrare nella religiosità. Vedere l'acqua accanto a sè, l'acqua viva che ci promette Gesù (Gv 4:14) ma non potervisi abbeverare perchè prigionieri di uno schema mentale che ci porta a dover guadagnare l'approvazione di Dio mediante le nostre buone opere promosse con la nostra forza. Promettere, abbandonare ogni peccato, per poi ricadere in una situazione forse peggiore della schiavitù, dalla quale non vediamo via di uscita.

Romani 7:18 Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.

Nel momento in cui abbandoniamo ogni forza d'animo però, il Signore ci mostra un legno. Il legno della croce. Il sacrificio di Cristo. Questo legno bonifica l'acqua alla quale non potevamo accedere, poichè se in noi non abbiamo modo di compiere il bene, non abbiamo modo di essere santi, non abbiamo modo di crescere nell'amore; in Cristo abbiamo la possibilità di raggiungere tutto questo.
Egli è il volto della Grazia di Dio.
Egli è il volto dell'Amore di Dio.
Attraverso Lui, la Porta (Gv 10:9), abbiamo accesso alla presenza di Dio, al fiume dello Spirito Santo, e bevendo a mani piene di quest'acqua veniamo rigenerati nel nostro spirito, rinfrancati e rinnovati nella nostra mente e guariti nel nostro corpo.
E' quì che il Signore finalmente ci parla. A Israele diede delle prescrizioni, a noi che non ne abbiamo più bisogno, dà rivelazione.
Quì riceviamo la Sua voce profetica, quì viviamo la rivelazione di realtà spirituali che non abbiamo mai compreso fino ad adesso. Quì cresciamo nella conoscenza della volontà di Dio. Ed è quì che il Signore ci mostra una lezione fondamentale. E' quì che Egli si rivela come Yahweh Rapha, il Signore che ti guarisce.
Il riferimento riguarda le malattie che Dio ha rilasciato sugli Egiziani. Loro si sono addossati l'ira di Dio, ma Israele ubbidendo alla voce del Signore ne è stato immune. Questo mondo di tenebre giace nella maledizione. Sottomessi al Regno di Cristo però noi ne siamo immuni. Passiamo oltre dunque ad ogni giudizio di Dio perchè per noi, suoi figli, Egli non è il Signore che giudica ma è il Signore che ci guarisce. Guarisce il nostro spirito. Guarisce ogni malattia della nostra anima. Ogni depressione. Ogni tristezza. Ogni amarezza. Il legno della croce è potente di rendere dolce ogni amarezza. E, oltre a tutto ciò, il Signore è anche Colui che guarisce il nostro corpo. Questa è l'esperienza più gioiosa e benedetta della nostra vita.
Ma non è finita quì.
Israele dopo questa esperienza arrivò a Elim.
Sono persuaso che essa possa identificarsi per noi nella Nuova Gerusalemme.
Dodici sorgenti d'acqua come i dodici apostoli. Questi sono i dodici fondamenti della città (Ap 21:14).
E poi ci sono le settanta palme.

Giovanni 12:12 Il giorno seguente, la gran folla che era venuta alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,
Giovanni 12:13 prese dei rami di palme, uscì a incontrarlo, e gridava: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!»


Gesù poco prima di morire fu glorificato dal popolo con dei rami di palme.
In questa occasione però, non si impossessò di ciò che era Suo, non instaurò il Suo regno sulla Terra poichè non era questa la volontà del Padre.
Al Suo ritorno però adempirà anche questo, portando a compimento ogni cosa.
Questo è il contesto in cui tutta la Chiesa e l'Israele eletto si uniranno in un solo popolo e acclameranno: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!". Il regno messianico si stabilirà sulla Terra e si concluderà entrando nell'eternità dei Nuovi Cieli e della Nuova Terra.
Quì dunque tutti noi arriveremo così come Israele arrivò a Elim. Scopriremo il Signore per ciò che Egli realmente è, ma scopriremo anche noi stessi in un modo nuovo.

Apocalisse 2:17 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".


Un nome nuovo ci sarà assegnato, assieme a un corpo incorruttibile.
Ecco quindi che le settanta (numero della perfezione moltiplicato per dieci, significante un enorme numero perfetto) palme rappresenta la pienezza e totalità dei credenti eletti che entrando nell'eternità scopriranno Dio nella Sua piena gloria ma scopriranno anche loro stessi in un modo completamente nuovo, in un'identità nuova.
Arriveremo all'oasi, e scopriremo che ciò che c'è di misterioso in realtà è sempre stato in noi, siamo in effetti noi stessi.
A lungo abbiamo pensato di dover attraversare mari e monti per arrivare al Regno, ma sarà grande lo stupore nel riconoscere che il Regno di Dio è sempre stato attorno a noi!

Luca 17:20 Interrogato poi dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà:
Luca 17:21 "Eccolo qui", o "eccolo là"; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi».


Allora però si proverà tutto ciò con pienezza e quello che ora possiamo comprendere spiritualmente per rivelazione e per conoscenza spirituale sarà abolito e sostituito dalla completezza della vita dimorante in eterno nella presenza di Dio.

1Corinzi 13:12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.

giovedì 3 giugno 2010

Considerazioni sul primato di Cristo

Colossesi 1:15 Egli [Gesù] è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
Colossesi 1:16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Colossesi 1:17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.
Colossesi 1:18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato.
Colossesi 1:19 Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza
Colossesi 1:20 e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.


La chiesa primitiva di Colosse era stata fondata da Epafra, credente nato di nuovo in seguito a un'evangelizzazione dell'Apostolo Paolo a Efeso.
Dopo qualche tempo, questa chiesa aveva iniziato a soffrire di inquinamento dottrinale a causa di alcuni fratelli che contaminavano il Vangelo con filosofie riconducibili allo gnosticismo. In questo contesto dunque Epafra raggiunge Paolo, chiedendogli consiglio. Il risultato più immediato è stato la redazione dell'Epistola ai Colossesi. Per chiarire qualsiasi dubbio circa la natura di Gesù, Paolo dipinge immediatamente, subito dopo i saluti, un affresco che ha il ruolo di esaltare il primato di Cristo. Conoscendo meglio la Persona del nostro Signore e il Suo ruolo, molte delle false dottrine propagate sarebbero state spente automaticamente. Vediamo quindi alcuni attributi nel dettaglio.

1) Gesù è l'immagine del Dio invisibile.
Questa parola: "immagine", ricorda la creazione dell'uomo, compiuta appunto a immagine e somiglianza di Dio. La caduta di Adamo ha distorto la razza umana, modificandola ed allontanandola dai piani originali del Creatore. Questa frase dunque credo abbia una duplice valenza: In primo luogo, presenta Gesù come uomo perfetto, uomo secondo la piena volontà di Dio, il secondo Adamo; in secondo luogo, ricorda come Gesù sia Colui che ha fatto conoscere il Padre.

Giovanni 1:18 Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.

Nessuno ha mai visto il Padre, ma Gesù l'ha fatto conoscere agli uomini. In questo dunque Egli è la Sua immagine.

2) Gesù è il primogenito di ogni creatura.
Leggendo il testo biblico, scopriamo che è così perchè in Lui sono state create tutte le cose. Ogni cosa è stata creata per mezzo di Lui e in vista di Lui.
Molti prendono questo riferimento imputando il fatto che il Signore Gesù sia quindi anch'esso una creatura. In realtà però questo brano non lo dice affatto.
Per poter comprendere meglio il significato, esaminiamo anche quest'altro passo:

Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
Giovanni 1:2 Essa era nel principio con Dio.
Giovanni 1:14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.


La Parola (Gesù) era con Dio - ed era Dio - fin dal principio, ossia prima che ogni cosa fosse stata creata. Gesù stesso dunque non è mai stato creato ma è sempre esistito in Dio. Egli non è una creatura, anzi ha creato Lui ogni cosa e ogni cosa è stata creata PER Lui!
Perchè dunque il Signore è il primogenito di ogni creatura?
Questa frase può avere due significati: Fra tutte le creature Lui è il primogenito, oppure per tutte le creature Lui è il primogenito. Per le motivazioni viste prima dobbiamo scartare la prima ipotesi. Quando e come però Gesù è diventato il primogenito per tutte le creature? Nel momento in cui Lui è entrato nel creato, ossia nel momento in cui la Parola si è incarnata. Egli, Colui che ha creato ogni cosa, è entrato nella Sua creazione e in quel preciso momento ha acquisito questo primato. Si è incarnato molto dopo la creazione della prima creatura, ma entrando nel creato si è posto inevitabilmente al principio in quanto esisteva già prima di ogni cosa. In questo modo e in questi termini è il primogenito di ogni creatura.

3) Gesù è il capo del corpo.
Egli è il fondamento della Chiesa. E' la testa, la parte fondamentale di questo corpo composto da ogni singolo credente. Noi siamo fratelli solo se siamo collegati a Lui. Possiamo portare frutto spirituale solo se siamo collegati a Lui. E' la primizia, la prima parte, di questa nuova creazione del Signore.

4) Gesù è il primogenito dai morti.
Già nell'Antico Testamento vi erano state resurrezioni operate da Dio. Perchè dunque Gesù è il primogenito della resurrezione? Le persone risorte prima di Lui, erano comunque nuovamente sottomesse all'invecchiamento e alla morte. Gesù invece, nella Sua risurrezione, si è appropriato di un nuovo corpo glorioso, il primo di tutta la storia, e si è seduto alla destra del Padre. Egli quindi non è semplicemente risorto ma, passando da primogenito della creazione, attraverso la morte è arrivato con la resurrezione a diventare il primogenito di una nuova creazione!
Al Suo ritorno infatti ogni credente sarà risuscitato in un corpo simile al suo, portando a compimento il proposito di Dio di fare "una cosa nuova".

5) Gesù è il riconciliatore di ogni cosa.
Attraverso l'incarnazione, la morte e la resurrezione; Gesù ha acquisito il primato di ogni cosa. Mediante la croce, cielo e terra si sono riconciliati, restituendo gli eletti a Dio mantenendo intatta la Sua Giustizia.

Osserviamo quindi come questi aspetti smentiscano qualsiasi oziosa speculazione sulla dèità o sulla umanità di Gesù, distorcendo la Verità proclamata da Dio attraverso i Suoi santi apostoli e profeti fin dal principio. Stiamo attenti a coloro che predicano un Vangelo diverso. Stiamo attenti a dottrine che distorcono queste verità fondamentali. Da Cristo dipende ogni cosa. E proprio per questo, satana tenta ancora oggi di attaccarLo fra gli uomini seminando dottrine di demoni e facendo sorgere falsi cristi e falsi profeti. Ma noi, Sue pecore, riconosciamo la voce del buon Pastore.
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