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martedì 11 marzo 2014

La persecuzione dei figli della promessa

Nella lettera ai Galati, l'Apostolo Paolo scrive per riprendere queste comunità dalla pericolosa apertura dimostrata nei confronti di alcuni falsi dottori giudaizzanti che insegnavano la necessità di osservare la legge di Mosè ai fini della salvezza. Coinvolgendo in buona parte gli stessi temi della lettera ai Romani, egli dimostra tanto con l'Antico Testamento quanto con il ricordo delle rivelazioni e dimostrazioni spirituali che aveva già condiviso con loro, l'impotenza della legge e la superiorità della fede in Cristo, dalla quale scaturisce la vera libertà nello Spirito Santo. Fra i tanti esempi veterotestamentari che l'Apostolo riporta per convalidare il suo messaggio, troviamo anche quello di Ismaele, Isacco, Giacobbe ed Esaù. Attorno alle loro storie, testimoniate nella Genesi, egli tesse un importante insegnamento spirituale, di estrema profondità e attualità.
Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non prestate ascolto alla legge? Infatti sta scritto che Abraamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla donna libera; ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa. Queste cose hanno un senso allegorico; poiché queste donne sono due patti; uno, del monte Sinai, genera per la schiavitù, ed è Agar. Infatti Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente, che è schiava con i suoi figli. Ma la Gerusalemme di lassù è libera, ed è nostra madre. Infatti sta scritto: «Rallègrati, sterile, che non partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi provato le doglie del parto! Poiché i figli dell'abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito». Ora, fratelli, come Isacco, voi siete figli della promessa. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello che era nato secondo lo Spirito, così succede anche ora. Ma che dice la Scrittura? «Caccia via la schiava e suo figlio; perché il figlio della schiava non sarà erede con il figlio della donna libera». Perciò, fratelli, noi non siamo figli della schiava, ma della donna libera. Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù.Galati 4:21-31; 5:1 

Paolo vede in queste vicende un principio spirituale per la Chiesa, due stirpi spirituali che sono destinate ad incrociarsi nel tempo. Da una parte infatti ci sono i credenti, che come Isacco sono "figli della promessa", generati da Dio per adempiere le opere precedentemente preparate dal Signore (Ef 2:10). Dall'altra, invece, ci sono i figli della carne, che come Ismaele ed Esaù vengono privati dell'eredità spirituale della propria famiglia, e che si ritrovano a perseguitare per gelosia i figli della promessa. I primi sono figli della donna libera, della Gerusalemme celeste. I secondi invece sono figli della schiava, della Gerusalemme terrena. E' interessante notare che tutti i personaggi biblici sono parte delle rispettive famiglie (Ismaele era figlio di Abramo tanto quanto Isacco ed Esaù era fratello gemello di Giacobbe, entrambi figli di Isacco stesso), e non persone esterne ad esse. Così come i dottori giudaizzanti che avevano influenzato i Galati si proponevano come veri cristiani, veri dottori delle Scritture, e non come pagani o idolatri. L'insidia dei figli della carne dunque è sempre stata e sempre sarà all'interno del popolo di Dio, e non all'esterno. Certo, le false religioni, filosofie e dottrine proliferano nel mondo che non conosce Cristo, ma all'interno della chiesa visibile ci sono altrettanti pericoli che il Nuovo Testamento identifica con molta chiarezza. Quasi ogni epistola infatti presenta avvertimento ai falsi profeti, falsi apostoli, falsi dottori che escono di mezzo a noi (1 Giovanni 2:19), dimostrando così di non essere mai stati in realtà "dei nostri". 

Colui che è nato secondo la carne dunque, è destinato a perseguitare colui che è nato secondo lo Spirito, anche ai giorni nostri. Ovviamente la persecuzione di cui si parla può manifestarsi in molti modi diversi, nel caso dei Galati si era realizzata attraverso una serie di insegnamenti che allontanavano dalla fede e dalla grazia genuina di Dio per avvicinare invece all'idea che il proprio comportamento e l'osservanza dei precetti di Mosè fossero fondamentali per la vita cristiana. I credenti avevano dunque conosciuto Cristo con la potenza dello Spirito Santo ma avevano accettato questi insegnamenti, tornando ad una vita carnale, basata sulle propria forza al posto di quella di Dio. 

Questo principio spirituale è ben visibile anche nel resto della Scrittura, e testimoniato da Gesù stesso. Nel Vangelo secondo Matteo, per esempio, al decimo capitolo, il Signore conferisce agli Apostoli il potere di scacciare gli spiriti immondi e guarire miracolosamente ogni malattia, affidando loro l'incarico di predicare alla casa d'Israele che "il regno di Dio è vicino". Dopo aver dato loro delle precise indicazioni pratiche però, li mette in guardia dalle persecuzioni che da lì a poco sarebbero cominciate.

«Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali [nell'originale: "sunedrion", i sinedri] e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. 
[...]Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! Non li temete dunque; perché non c'è niente di nascosto che non debba essere scoperto, né di occulto che non debba essere conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti. E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna. Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri. Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Matteo 10:16-18; 24-39 
Queste raccomandazioni del Signore, sono inserite in un contesto ben preciso: quello del popolo di Israele. La persecuzione profetizzata infatti, parte dalle sinagoghe, dai luoghi religiosi ebraici, per poi essere estesa ai governatori ed ai re, e coinvolgere in un secondo momento anche i pagani. Gli ebrei hanno chiamato Belzebù il Signore stesso. Hanno scambiato Dio per Satana, tanto erano mancanti di ogni discernimento spirituale. E se hanno scambiato Cristo per il demonio, a maggior ragione chiameranno così ogni Suo vero discepolo. La cosa triste però è che questa persecuzione non è confinata al mondo pagano ma al contrario coinvolge in prima persona il popolo di Dio. Proprio coloro che dovrebbero conoscere meglio di chiunque altro il Signore, si sono ritrovati a perseguitare coloro che Lo conoscevano davvero. E questo, Paolo lo sapeva bene. Egli infatti era nel numero dei persecutori, nel numero dei "figli della carne".
Il martirio di Stefano, Pietro da Cortona.
Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quand'ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; e mi distinguevo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri. Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri. Galati 1:13-16a 
Paolo perseguitava la Chiesa, distinguendosi più di molti altri connazionali, ma l'azione sovrana di Dio lo ha chiamato mediante la Sua grazia, manifestandolo come "figlio della promessa", anche se agli occhi di tutti è stato per lungo tempo un persecutore della Chiesa, un "figlio della carne".

Nel brano di Matteo, il Signore indica una serie di cose ben precise, che si potrebbero riepilogare nel seguente modo:

1) La persecuzione dei credenti che conoscono il Signore da parte di quelli che non lo conoscono davvero, è normale

2) Tutto il consiglio di Dio, tutto il Vangelo va predicato ugualmente.

3) Non bisogna temere per la propria vita, perché Dio è sovrano e ricompenserà coloro che non Lo rinnegheranno. 


4) Seguire fedelmente il Signore può significare trovarsi divisi dalla propria madre, dal proprio padre, dalla propria famiglia. E non necessariamente perché gli altri componenti della famiglia non sono credenti.

In tutto questo però, c'è speranza. I figli della promessa sono chiamati a vincere il male con il bene, vincere la persecuzione dei figli della carne con la preghiera e le armi spirituali. C'è speranza che qualcuno di quelli che perseguitano i figli della promessa siano loro stessi del Signore, e che debbano ancora incontrarlo per la prima volta sul serio. 
Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese. Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.2 Timoteo 2:23-26 
Gli oppositori di cui Paolo parla con Timoteo, sono alcuni di quelli che hanno "deviato dalla verità", come si capisce leggendo tutto il secondo capitolo di questa epistola. Imeneo e Fileto, per esempio, che nomina apertamente. Ma, continua l'Apostolo, il solido fondamento di Dio rimane fermo portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi». Il servo del Signore deve applicare il discernimento, ma non deve giudicare, perché il giudizio appartiene a Dio e soltanto Lui conosce quelli che sono suoi. Noi non possiamo sapere se ai nostri oppositori sarà concesso dal Signore di ravvedersi oppure no, e per questo motivo dobbiamo istruire con mansuetudine ogni oppositore. Ed ancora una volta, Paolo non parla di oppositori pagani, ma cristiani! Come l'Apostolo stesso fu chiamato da Dio sulla via di Damasco quindi, anche altri oppositori possono ravvedersi e portare gloria a Dio, per questo motivo la Scrittura esorta a pregare e ad istruire con mansuetudine: due facce dello stesso combattimento della fede.

Conclusione

I credenti saranno sempre perseguitati da persone carnali, che pensano tuttavia di essere spirituali e di rendere un servizio a Dio, e questo si può vedere chiaramente in tutte le Scritture.

Per questo motivo è necessario impegnarsi nella predicazione del vangelo, nella preghiera e nell'insegnamento, sperando che Dio conceda agli oppositori di ravvedersi e vincere in questo modo "il male con il bene".


Bisogna inoltre impegnarsi a vegliare nel discernimento, per non cadere preda di false dottrine e ricadere nuovamente sotto il giogo della schiavitù.

In tutto questo inoltre, il Signore conosce i Suoi, e conosce ogni sofferenza ed ingiustizia subita. Egli saprà riconoscere ogni vero credente davanti al Padre al momento opportuno. Ognuno infatti avrà la sua ricompensa.
Vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; perché davanti a Dio non c'è favoritismo.Romani 2:7-11

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