Traduttore


domenica 16 marzo 2014

Il consiglio segreto di Dio

Giobbe 15:8a Hai forse sentito quanto si è detto nel Consiglio (sôd) di Dio?

Nel quindicesimo capitolo del libro di Giobbe, prende la parola Elifaz di Teman. Giobbe, colpito da disgrazie e malattie, difende davanti ai suoi amici la sua giustizia ed integrità, evidenziando la miseria del genere umano. Elifaz però interviene, rispondendogli che nessun uomo è puro e giusto davanti a Dio. In questo contesto, Elifaz chiede a Giobbe retoricamente: "Hai forse sentito quello che si è detto nel Consiglio di Dio?"; questo proprio per sottolineare l'impossibilità umana di conoscere i propositi segreti di Dio.


Letteralmente in ebraico l'espressione "Consiglio di Dio" è resa con "segreto di Dio", in quanto  presente il termine sôd, il cui significato nelle ricorrenze scritturali è appunto "segreto, consiglio, concilio, assemblea, conversazione familiare e intima". Molto probabilmente in questo contesto l'allusione indica il Consiglio celeste che troviamo come prologo all'inizio del libro di Giobbe, ma è anche possibile che questo rimando coinvolga un "concilio celeste" avvenuto addirittura prima della fondazione del mondo. 


Termine ebraico "sôd"

Percorrendo lo stesso libro, ritroviamo il termine "sôd" soltanto altre due volte, in due contesti differenti. 

Giobbe 19:19 Tutti gli amici più stretti (sôd) mi hanno in orrore,
quelli che amavo si sono rivoltati contro di me.

In questo primo caso abbiamo un discorso di Giobbe, che si lamenta del fatto che i suoi amici "del segreto", gli amici più intimi e stretti, ora si sono rivoltati contro di lui. E' il dramma di chi sta perdendo tutto. Forse in questo contesto Giobbe si sta riferendo anche alla moglie, che all'inizio del libro gli dice:

Giobbe 2: 8b,9
 «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!» 



Andrej Rublëv, Icona della Trinità, 1410 circa
Giobbe nel giorno della prova è abbandonato dalla moglie e dagli amici più intimi, quando i suoi figli sono morti e lui stesso è in punto di morte. 
Penso non sia casuale il fatto che anche in questo brano si utilizzi la parola "sôd", questa volta in relazione alla sua famiglia e alla sua cerchia più interna di amicizie. In modo speculare a questo "concilio di Dio", troviamo un "concilio degli uomini fedeli" che ciascuno di noi può avere. Ogni persona ha degli amici, degli intimi confidenti a cui chiedere consiglio e a cui confidare i propri segreti, i propri desideri, i propri progetti, pensieri e sogni. Questo elemento può avvicinarci alla comprensione di cosa sia il Consiglio di Dio. Il libro di Giobbe però presenta la parola "sôd" un'ultima volta, e questa volta torna a coinvolgere il Signore stesso. 

Giobbe riprese il suo discorso e disse:
«Oh, potessi tornare come ai mesi d'una volta,
come nei giorni in cui Dio mi proteggeva,
quando la sua lampada mi risplendeva sul capo
e alla sua luce io camminavo nelle tenebre!
Oh, fossi com'ero ai giorni della mia maturità,
quando (il sôd di) Dio vegliava amico sulla mia tenda [...]
Giobbe 29:1-4 


Giobbe soffre nel ricordo dei giorni in cui Dio lo proteggeva. La traduzione della Nuova Riveduta presenta il v.4 con "quando Dio vegliava amico sulla mia tenda", ma la traduzione della Nuova Diodati in questo caso è più corretta e letterale, rendendo infatti la frase in questo modo: "quando il consiglio segreto di Dio vegliava sulla mia tenda". In ebraico sarebbe "quando il sôd di 'ĕlôahh era sopra il mio tabernacolo/tenda". C'era un tempo in cui il Consiglio segreto di Dio era sopra il tabernacolo di Giobbe. Nel capitolo 15, Telifaz provoca Giobbe, deridendolo del fatto che - benché si reputasse giusto - in realtà era un peccatore infinitamente distante da Dio. Questa però non era l'esperienza della vita di Giobbe, abituato invece a stare vicino al consiglio segreto di Dio. Nel prologo del libro, il Signore parla di Giobbe in questi termini:  «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male» (1:8). Giobbe era agli occhi di Dio l'uomo migliore della sua generazione! E Giobbe testimonia che nella sua vita il consiglio segreto di Dio dimorava sulla sua tenda. L'ironia di Elifaz dunque era in realtà fuori luogo. Sicuramente Dio è infinitamente giusto e santo, ma nella Sua giustizia e santità - come vedremo più avanti - Egli decide di coinvolgere alcuni uomini per rivelare il Suo cuore, i Suoi progetti, e parte del Suo stesso consiglio segreto. La domanda di Elifaz, mascherata da timor di Dio, celava in realtà un'ignoranza e una mancanza di conoscenza dello stesso Signore che voleva tanto difendere.

Il sôd come livello di interpretazione ebraica della Scrittura1


L'albero della Torah
Penso sia utile aprire una piccola digressione con lo scopo di avere una comprensione più completa su questo tema. Nell'ambito dell'interpretazione ebraica delle Scritture infatti, esistono quattro differenti metodi esegetici che rappresentano quattro diversi approcci ai testi sacri in ordine di complessità. Questi metodi sono indicati dalle consonanti della parola Pardès (che significa giardino, paradiso), come indicato di seguito. 

Peshat (semplice): l'interpretazione letterale.
Remez (allusione): l'interpretazione allegorica.
Darash (esposizione): commento omiletico.
Sod (mistero): l'insegnamento mistico.


Nell'alfabeto ebraico le consonanti hanno un valore numerico, oltre che letterale. Sommando il valore delle singole lettere quindi si ha il numero che rappresenta quella parola. Il quarto metodo esegetico si propone a questo riguardo di confrontare le parole nelle Scritture che hanno lo stesso valore numerico per trarne delle conclusioni ai fini della comprensione più profonda del testo. Questa interpretazione è detta per l'appunto "Sod", ed utilizza un sistema di indagine chiamato gematria. Non reputo affatto che questo metodo esegetico possa consentire di entrare nel consiglio segreto di Dio, ma piuttosto che in alcuni casi possa mostrare la perfezione - letterale e numerica - della Parola di Dio, portando alla luce elementi che altrimenti non sarebbero visibili.


L'espressione del sôd di Dio: i decreti eterni
- (I) La creazione -



Il consiglio segreto di Dio non è accennato unicamente nel libro di Giobbe. E' un tema presente in tutte le Scritture, a volte in modo implicito e a volte in modo esplicito. Riguarda le "riunioni" stabilite all'interno della trinità per approvare quello che la Bibbia descrive come i "decreti eterni di Dio". Ogni aspetto del creato, visibile ed invisibile, ogni aspetto della storia del mondo e dell'uomo infatti è stato deciso dal Signore. Il catechismo abbreviato di Westminster (1648) descrive in questo modo i decreti di Dio:
"I decreti di Dio sono il Suo eterno proposito, secondo il consiglio della Sua volontà, per cui Egli, per la Sua propria gloria, ha preordinato tutto ciò che avviene."
Tutto ciò che avviene è riconducibile al decreto che Dio ha pronunciato in seguito al consiglio della Sua volontà. La Bibbia inizia con l'atto creativo di Dio, ed è impossibile pensare che questo evento così importante non sia stato ponderato dal consiglio della Sua volontà. A questo riguardo troviamo un elemento di grande interesse nel v.26 del primo capitolo della Genesi. 

Genesi 1:26 Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

Il racconto della creazione dell'uomo è il primo contesto in cui troviamo Dio che parla di sé stesso al plurale, e teologicamente questo plurale è di grande importanza. Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo si è consultato con sé stesso, essendo un unico Dio ma in tre Persone, e la decisione del consesso è stata la seguente: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza". La creazione dell'uomo è stata una conseguenza del pensiero che Dio ha avuto dell'uomo e della decisione maturata in sé stesso di crearlo. La proclamazione del decreto è praticamente coincisa con il suo adempimento, ossia con la creazione vera e propria. Nel primo capitolo della Genesi, il Signore con la Sua parola crea ogni cosa. La Parola porta all'esistenza quello che prima era solo nel pensiero di Dio. Egli non dialoga con nessuno, parla solamente per comandare la creazione. Dopo aver creato l'uomo però, al v.28 troviamo un altro indizio di enorme importanza: "Dio li benedisse; e Dio disse loro". Dopo un lungo elenco di "Dio disse", troviamo in questo contesto per la prima volta "Dio disse loro". Dopo aver creato l'uomo, per la prima volta il Signore instaura un dialogo vero, per la prima volta parla con qualcuno! Questa è la prima volta in cui una decisione del consiglio segreto di Dio viene condivisa con una creatura umana. Quello che Dio aveva precedentemente consigliato a Sé stesso, in questo momento viene comunicato ad Adamo ed Eva. L'uomo non è stato creato per un'esistenza fine a sé stessa, è stato creato per relazionarsi con il Suo creatore. Appena è stato portato all'esistenza, Dio gli ha parlato spiegando il Suo desiderio per l'umanità: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra». Ancora al giorno d'oggi molte persone sono alla ricerca del senso della vita, di un "libretto di istruzioni" che spieghi il significato di ogni essere umano. Ebbene, questo "libretto" esiste: è la Bibbia! Nelle Scritture troviamo i messaggi di Dio per l'uomo nella forma più completa, qui troviamo quello che la teologia riformata descrive come la "volontà rivelata di Dio". 

Avanzando nella Genesi però, presto troviamo un altro brano che sembra quasi essere un racconto opposto di quello appena visto:

Genesi 6:13 Allora Dio disse a Noè: «Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra.

Sebbene questo versetto possa essere considerato come uno dei più drammatici della Bibbia, penso che la parola chiave sia rappresentata dall'espressione "disse a Noè". Il consiglio segreto di Dio aveva decretato la fine di ogni essere vivente, ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore (Ge 6:8), che decise di condividere con lui i Suoi progetti di distruzione per garantire una speranza al genere umano. Anche nell'ora più buia, alla vigilia della completa distruzione, il Signore ha deciso di condividere la Sua decisione con un uomo. Il consiglio segreto di Dio dunque, quello che per Telifaz di Teman era irraggiungibile per qualsiasi essere umano, in realtà è stato avvicinato più volte agli uomini grazie alla misericordia del Signore ed alla Sua volontà di instaurare una corretta relazione con le Sue creature. 

I decreti di Dio quindi hanno riguardato la creazione e la distruzione del creato. Ma il decreto più importante rimane quello che riguarda "l'incarico" del Figlio di Dio. 


L'espressione del sôd di Dio: i decreti eterni
- (II) il Figlio -


a. Il Servo del Signore

«Ecco il mio servo, io lo sosterrò;
il mio eletto di cui mi compiaccio;
io ho messo il mio spirito su di lui,
egli manifesterà la giustizia alle nazioni. Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non frantumerà la canna rotta
e non spegnerà il lucignolo fumante;
manifesterà la giustizia secondo verità.
Isaia 42:1-3 

Nel libro di Isaia ci sono quattro "canti del Servo", brani che profetizzano la nascita del Servo del Signore, destinato a portare a compimento in modo perfetto la volontà di Dio. Queste profezie riguardano Gesù Cristo, e descrivono in modo preciso il Suo ministero terreno centinaia di anni prima della Sua incarnazione. 

I farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui, per farlo morire. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là; molti lo seguirono ed egli li guarì tutti; e ordinò loro di non divulgarlo, affinché si adempisse quanto era stato detto per bocca del profeta Isaia: «Ecco il mio servitore che ho scelto; il mio diletto, in cui l'anima mia si è compiaciuta. Io metterò lo Spirito mio sopra di lui, ed egli annuncerà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà e nessuno udrà la sua voce sulle piazze. Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia. E nel nome di lui le genti spereranno».
Matteo 12:14-21

I farisei tennero un consiglio per farlo morire, ma Dio al di fuori del tempo tenne un consiglio con sé stesso per incaricare il Figlio di salvare l'umanità, per annunciare la giustizia alle genti. Il Suo scopo non era abbattere i deboli, ma al contrario sostenerli e riaccendere il lucignolo fumante, la fiamma che si stava spegnendo.   

Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni,
stroncato a causa delle nostre iniquità;
il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui
e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo smarriti come pecore,
ognuno di noi seguiva la propria via;
ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Isaia 53:5, 6 

Secoli prima che queste profezie si avverassero, l'autore biblico parlava di questi eventi futuri al passato, mostrando i pensieri eterni di Dio, mostrando che questo decreto è stato pronunciato al di fuori del tempo. Poco prima che queste parole si adempissero nella crocifissione di Cristo, Egli pregò il Padre con queste parole: 

Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare. Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse.
Giovanni 17:4,5 

Nella "preghiera sacerdotale", Gesù rivela di aver compiuto tutta l'opera che il Padre gli ha affidato. Nel consiglio segreto di Dio dunque c'è stato un dialogo in merito a queste opere e in questo contesto è stato deciso di affidarle al Figlio. Gesù ha la consapevolezza di aver compiuto totalmente la volontà del Padre e per questo è pronto in questo momento così travagliato a pensare di tornare alla gloria che aveva prima che il mondo stesso esistesse, quando non esisteva altro che Dio e il Suo consiglio segreto. Il decreto della salvezza dell'uomo è stato deciso dal Dio Trino, annunciato nelle profezie dell'Antico Testamento e realizzato a tempo debito da Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
L'opera di Cristo però non comprendeva soltanto la manifestazione della giustizia, né unicamente l'espiazione vicaria. La Sua opera completa comprende questi aspetti ma abbraccia anche la glorificazione che abbiamo appena letto, una glorificazione che è stata anch'essa preannunciata da tempo all'interno delle Sacre Scritture. 

b. Il Figlio glorificato

Io annuncerò il decreto:
Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
oggi io t'ho generato.
Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni
e in possesso le estremità della terra.
Tu le spezzerai con una verga di ferro;
tu le frantumerai come un vaso d'argilla».
Salmo 2:7, 9 

Dio Padre al momento opportuno annuncerà questo fondamentale decreto deciso nel consiglio segreto di Dio. E Dio Figlio riferirà di aver sentito in questo consiglio segreto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato. Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra. Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d'argilla». Anche questo "oggi" è un'indicazione eterna, fuori dal tempo. Se lo scopo di Cristo nell'incarnazione era quello di salvare l'umanità per portare Grazia al posto che Giudizio, al Suo ritorno sarà necessario invece portare il giusto Giudizio al fine di estirpare la zizzania che è nata e cresciuta nel tempo presente (cfr. Mt 13:24-30). I vangeli testimoniano che Gesù non è venuto a tritare la canna rotta, ma al Suo ritorno Egli spezzerà le nazioni ribelli con una verga di ferro, frantumandole come un vaso d'argilla. 
Questa è la seconda parte del decreto di Dio in relazione al Figlio, una parte necessaria per poter vivere con i credenti per l'eternità. L'ingiustizia del mondo deve essere giudicata. 

Nel frattempo però, in attesa di quel giorno, Cristo Gesù è alla destra del Padre con il compito di intercedere per i credenti:

Chi li condannerà [gli eletti di Dio]? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi
Romani 8:34

Il SIGNORE ha detto al mio Signore:
«Siedi alla mia destra
finché [cioè, fino a quando arriverà il tempo in cui] io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi».
Sal 110:1

Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti.
1 Pietro 3:21b, 22



Gesù Cristo è alla destra di Dio Padre ed intercede per credenti fino a quando non arriverà il tempo in cui il Signore sconfiggerà tutti i Suoi nemici.

[...] poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.

1 Corinzi 15:24-28

Alla fine, dopo aver vinto tutti i nemici, il decreto di Dio prevede che il Figlio consegni il regno nelle mani di Dio Padre affinché Dio sia tutto in tutti. 
Questa è la decisione del consiglio segreto di Dio, probabilmente la decisione ed il decreto più importante, poiché decide le opere di Dio Figlio e il destino dell'intera umanità.  


I collaboratori dei decreti di Dio2



Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.  Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!» Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo. Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!» Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare. Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato». 
Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi manderò? E chi andrà per noi?»
Allora io risposi: «Eccomi, manda me!»
Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate, sì, ma senza capire;
guardate, sì, ma senza discernere!"
Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non intenda con il cuore,
non si converta e non sia guarito!»
Isaia 6:1-10 

Sebbene questo brano possa apparentemente rientrare nel genere delle vocazioni, comparandolo con i testi delle vocazioni di Mosè, Gedeone, Geremia e Maria, appare chiaro che in realtà descrive un'esperienza diversa, ancora più profonda. In tutti i racconti delle vocazioni, ci sono degli elementi costanti che vengono puntualmente ripresi ogni volta. La manifestazione di Dio, il compito affidato al protagonista, l'obiezione ed il rifiuto a causa della debolezza umana e successivamente la rassegnazione e il coinvolgimento nella missione. Nel nostro testo però, l'obiezione - componente chiave delle vocazioni - manca completamente. Certo, esiste la consapevolezza di Isaia di essere "un uomo dalle labbra impure", ma questa consapevolezza è qualcosa di differente. Non si trova neanche la promessa rituale del Signore di assistenza ("Io sono/sarò con te"..), e l'immediata auto-offerta dell'uomo non può far altro che insospettire, a riprova della difficoltà nel far rientrare il testo nel genere letterario delle vocazioni. Se non è una vocazione, dunque, che cosa può mai essere? 

Possiamo trovare un'importante indizio nell'unico altro contesto in cui appare un'auto-offerta simile a quella di Isaia:

Micaia replicò: «Perciò ascolta la parola del SIGNORE. Io ho visto il SIGNORE seduto sul suo trono, e tutto l'esercito del cielo che gli stava a destra e a sinistra. Il SIGNORE disse: "Chi ingannerà Acab affinché vada contro Ramot di Galaad e vi perisca?" Ci fu chi rispose in un modo e chi in un altro. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò davanti al SIGNORE, e disse: "Lo ingannerò io". Il SIGNORE gli disse: "E come?" Quello rispose: "Io uscirò e sarò spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi profeti". Il SIGNORE gli disse: "Sì, riuscirai a ingannarlo; esci e fa' così".
1 Re 22:19-22 

Micaia descrive una corte celeste, nella quale il Signore chiede chi possa ingannare Acab e dopo un certo tempo prende la parola uno spirito che si offre volontario per questa missione. 

Ebbene, il testo di Isaia presenta molte similitudini con questa visione di Micaia. Anche nella visione di Isaia infatti c'è una corte celeste, composta questa volta non da spiriti indefiniti ma da serafini, capaci di purificare con il fuoco tutto ciò che è immondo. Il luogo non è la realtà celeste ma il tempio, anche se quest'ultimo veniva visto dalla tradizione ebraica come il luogo dove il cielo e la terra si incontrano. La preghiera fatta nel tempio saliva al trono di Dio come se fosse fatta nel cielo stesso, secondo l'invocazione del re Salomone (1 Re 8:29). Infine - e forse questo è l'elemento più importante - nella visione di Isaia torna questa auto proposta per compiere il progetto divino, anche se in questo contesto il profeta non lo conosceva ancora.

Questi indizi possono suggerire l'interpretazione che Isaia con la purificazione delle labbra, sia stato in realtà separato dal "popolo dalle labbra impure" ed accolto in una vera e propria iniziazione per diventare un associato al consiglio celeste e potersi quindi auto-proporre. In questo caso è probabile che l'iniziazione fosse la parte più drammatica della vocazione e per questo motivo redatta in modo incompleto (senza descrivere con la stessa minuzia di particolari sia la vocazione che l'iniziazione, sempre che in questo caso le due esperienze non coincidessero). Il profeta può quindi accettare la missione di Dio che si rivelerà amara e faticosa. La sua predicazione infatti non produrrà ascolto e conversione, ma rifiuto e indurimento. 

Questo prezioso racconto, descriverebbe quindi in un modo incredibilmente profondo e completo l'accettazione di un uomo nel consiglio celeste di Dio. Come abbiamo visto precedentemente, sia Adamo che Noè hanno ricevuto importanti rivelazioni dei decreti di Dio, ma in questo caso Isaia è stato reso parte in una certa misura del suo consiglio segreto, per renderlo adatto al difficile compito che gli spettava: rendere insensibile il cuore del popolo eletto, del suo popolo.  

La considerazione più incredibile a questo riguardo sembra quindi essere proprio il fatto che questo segreto per eccellenza, in realtà sia stato in molti casi condiviso con gli uomini, coinvolti in altrettanti progetti divini. Se immaginiamo la segretezza legata ad importanti decisioni militari, politiche ed economiche dei vari paesi del mondo, la nostra riflessione può soffermarsi sul consiglio segreto di Dio associandolo a decisioni e progetti di un'esclusività assoluta. Ma l'agire dell'uomo è ben diverso dall'agire di Dio. Sebbene il Signore mantenga la Sua totale sovranità, come abbiamo visto fino ad ora, Egli ha deciso numerose volte di rendere partecipi gli esseri umani dei Suoi progetti. Rimane veramente difficile da credere, ma la Bibbia è chiara nel rivelare la natura inclusiva e non esclusiva dei decreti di Dio. Certo, molti di questi sono stati per millenni veri e propri misteri, ma nel tempo presente sono infine stati rivelati (cfr. 1 Pt 1:12, Rm 11:25, 16:25, 1 Co 15:51, Ef 1:9, 3:5, 3:9, 5:32). Il consiglio segreto del Signore è stato conosciuto soltanto da Adamo, Noè, Giobbe ed Isaia? I seguenti versetti rispondono a questa domanda.

Il segreto (sôd) del SIGNORE è rivelato a quelli che lo temono,
egli fa loro conoscere il suo patto.
Salmo 25:14 

Poiché il SIGNORE ha in abominio l'uomo perverso,
ma la sua amicizia (sôd) è per gli uomini retti.
Proverbi 3:32 

Poiché il Signore, DIO, non fa nulla
senza rivelare il suo segreto (sôd) ai suoi servi, i profeti.
Amos 3:7 


Il consiglio segreto del Signore è rivelato a quelli che lo temono, è qualcosa che viene dedicato agli uomini retti, e ai profeti. Non è un coinvolgimento circoscritto a pochi personaggi biblici, ma a tutti coloro che lo temono, a tutti gli uomini retti e a tutti i profeti. Questo vuol dire forse che tutto il consiglio segreto di Dio venga condiviso? Non credo proprio. I misteri restano, la sovranità di Dio resta, lo scandalo del male resta, resta la fondamentale consapevolezza che conosciamo in parte, e in parte profetizziamo (1 Cor 13:9). Ma associata ad essa, vi deve essere però anche la consapevolezza che il Signore vuole parlare ai Suoi figli, per renderli partecipi dei Suoi pensieri e dei Suoi progetti.


Noi abbiamo la mente di Cristo

Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno. Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?» Ora noi abbiamo la mente di Cristo.
1 Corinzi 2:9-16 

Come conoscere le cose segrete e sconosciute che Dio ha preparato per coloro che Lo amano? Unicamente attraverso lo Spirito Santo. Lo Spirito ha provveduto a condividere i misteri di Dio attraverso gli autori che scrissero le Scritture. Ma ancora oggi, Egli parla ad ogni credente, guidandolo verso la conoscenza, l'esperienza e la consapevolezza di tutta la verità (Gv 16:13). Lo Spirito Santo scruta le profondità di Dio, è presente ad ogni consiglio segreto di Dio, e fa conoscere tutte le cose che Dio ci ha donato. Grazie allo Spirito Santo, i credenti hanno un riscontro spirituale su tutto quello che gli serve sapere, ed è molto più di quanto possiamo pensare! Noi infatti abbiamo la mente di Cristo. Non siamo solo chiamati ad evangelizzare, ma condividiamo con il Signore l'urgenza spirituale del farlo. Non abbiamo solo l'incarico di discepolare tutti i popoli, ma abbiamo gli strumenti spirituali per adempiere questo mandato con eccellenza. Non siamo semplicemente obbligati a lodare e glorificare il Signore, ma percepiamo la gioia di farlo ricevendo immediatamente l'onore che spetta a chi vive questa meravigliosa proclamazione. Non si tratta soltanto di ubbidienza, ma anche e soprattutto di collaborazione. Solo nel momento in cui perdiamo il nostro "io" nel Signore, acquisiamo la nostra vera identità. Solo quando perdiamo la nostra volontà, acquisiamo la Sua volontà. Solo lasciando la nostra stessa vita, troveremo la vita di Dio! Questo è vivere nel consiglio segreto di Dio. Una conoscenza che oltrepassa il livello intellettuale e che abbraccia quello esperienziale, che vive delle esperienze sovrannaturali che l'uomo non potrebbe mai e poi mai vivere con le sue uniche forze! Una vita che non appartiene solo a pochi protagonisti dei racconti biblici ma che è destinata a tutti coloro che amano Dio.

Il segreto di Dio vegliava amico sulla tenda di Giobbe.
Lo scopo di Dio per l'umanità fu comunicato ad Adamo.
Il decreto di Dio in relazione al diluvio fu rivelato a Noè.
La missione del Figlio fu annunciata nelle Scritture.
La stessa corte celeste accolse con un'iniziazione il profeta Isaia. 
Tutti i credenti hanno la mente di Cristo. 

Aspiriamo dunque alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; perché noi morimmo e la nostra vita è nascosta CON Cristo IN Dio (Col 3:2). La nostra vita è nascosta in Dio. La posizione spirituale di ogni credente è nel Signore. Una posizione, una condizione di vita sovrannaturale che appartiene a tutti i figli di Dio. Ecco perché aspirare alle cose celesti. Non per guadagnare la fiducia del Signore, non per acquietare la nostra coscienza, e neanche per dimostrare qualcosa al mondo. La nostra vita, la nostra concentrazione, i nostri pensieri devono aspirare alle cose di lassù per vivere pienamente nel luogo in cui già siamo: in Dio

Nel nostro tempo è sempre più frequente vivere con la mente altrove, essere distratti da computer, smartphone, dispositivi tecnologici che attirano l'attenzione distogliendola dal luogo fisico in cui troviamo. E' possibile essere al parco ma parlare con i nostri amici distanti, andare ad un concerto e fissare lo schermo del dispositivo con cui lo registriamo, essere a cena con qualcuno e contemporaneamente scrivere a molte altre persone. Anche se siamo al parco, al concerto, o a cena, la nostra attenzione in realtà è altrove.
La condizione della vita spirituale può essere simile a questa realtà. Anche se siamo nascosti con Cristo in Dio, la nostra attenzione può essere sulle nostre paure, sui nostri insuccessi, sulle nostre debolezze, sulle nostre sovrastrutture teologiche, sulla nostra carne, sui nostri peccati. La nostra attenzione, la nostra mente però deve essere concentrata sul luogo in cui realmente ci troviamo: in Dio. Solo realizzando il significato della nostra posizione spirituale, potremo vivere pienamente nel consiglio di Dio. Solo in questo modo potremo realizzare appieno il proposito del Signore per noi. Solo così vedremo cose che occhio non ha mai visto, udremo cose che orecchio non ha mai udito e conosceremo ciò che non è mai salito in cuor d'uomo: esattamente quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano. 


Note:
[1] Le indicazione sui livelli interpretativi ebraici sono tratti da:
http://www.abem.it/app/download/7390753786/Albero+della+Torah+-+SCHEDA.pdf?t=1410720211
[2] Le indicazioni sul brano della vocazione di Isaia sono tratte da:
Renato De Zan, Isaia (Capitoli 1-39), Edizioni Messaggero Padova, pp. 85-97.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...