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mercoledì 17 luglio 2013

Dall'episcopato collegiale a quello monarchico

Tito 1:5 Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni

Filippesi 1:1 Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, con i vescovi e con i diaconi


[Fonte]
Le comunità cristiane del I secolo erano governate da una pluralità di anziani, in greco "presbyteros". Nel Nuovo Testamento questo termine aveva lo stesso significato di "vescovi", reso con la parola "episcopos"
I vescovi quindi, o anziani, erano coloro che conducevano un gruppo di credenti fungendo da responsabili della chiesa locale. 
Venivano nominati direttamente dagli apostoli che avevano autorità su di loro per garantire la salute della comunità (1 Tim 1:3,4).
Le lettere paoline mostrano l'esistenza di una varietà di ministeri: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori dati da Cristo per l'edificazione dei santi (Ef 4:11,12). Questi ministeri però non vengono associati al governo di chiesa, quanto piuttosto ad una funzione specifica all'interno del corpo di Cristo. 
Contrariamente all'opinione comune, il ministero pastorale non riguardava la conduzione di una chiesa, ma piuttosto la cura dei credenti e della loro salute spirituale, mentale e in senso lato anche fisica. E' significativo che in tutto il Nuovo Testamento non sia riportato neanche una volta il termine "pastore" al singolare. I ministeri quindi avevano funzioni differenti slegate dall'incarico vero e proprio di leadership che invece veniva demandato agli anziani, o vescovi. Non abbiamo elementi per capire al meglio la relazione tra questi due tipi di incarichi ma penso sia lecito assumere che un ministro (inteso come credente con uno dei cinque ministeri appena visti) potesse prendere anche l'incarico di anzianità, ma un anziano non per forza doveva avere anche una chiamata ministeriale di diverso tipo, altrimenti avremmo avuto indicazioni di questo tipo nei brani in cui si affrontavano i criteri di scelta da seguire per i candidati vescovi. (Cfr. 1 Tim 3:1-7 e Tito 1:7-9). 
Come vediamo negli Atti degli Apostoli, in questo periodo la realtà extra-ecclesiale era contraddistinta da una varietà di ministeri itineranti che visitavano le varie comunità per rafforzarle. Oltre ai dodici apostoli scelti da Cristo iniziavano a mostrarsi nuove generazioni di apostoli, ma anche di profeti (Atti 11:28, Atti 21:9). Queste strutture dinamiche permettevano l'edificazione di ogni credente in un mondo in cui non esisteva ancora il canone neotestamentario ed ogni informazione dottrinale derivava dal discepolato ricevuto dal missionario di riferimento. 


                                                                    [Fonte]


Nel II secolo però le cose iniziarono a cambiare. Cavalcando l'onda dei ministeri itineranti, erano sorti numerosi falsi profeti che approfittavano dell'accoglienza dei credenti per vivere sulle loro spalle. Oltre a questi, si stava diffondendo una nuova e pericolosa piaga identificata con l'insorgere di "eresie" che minavano la dottrina così come era stata tramandata dagli apostoli.
E' significativa a questo riguardo la testimonianza di Ignazio di Antiochia, allo stesso tempo testimone e promotore di un cambiamento nel governo di chiesa, dall'episcopato collegiale all'episcopato monarchico
In questo contesto, Ignazio iniziò a raccomandare una distinzione tra l'ufficio del vescovo e quello dell'anziano; arrivando a promuovere la visione di un vescovo che emergesse sugli altri, con l'intenzione di esibire una successione episcopale che garantisse l'integrità di quello che potremmo chiamare "depositum fidei". In poche parole, diventava necessario ricondurre il responsabile della comunità (ora al singolare) all'incarico ricevuto dall'apostolo fondatore di questa stessa comunità. L'autorità di successione quindi garantiva l'autorità del vescovo che a sua volta l'avrebbe trasmessa al vescovo successivo. Questo sistema escludeva automaticamente tutti gli eretici (giudaizzanti e gnostici) che predicavano dottrine differenti da quelle uniformemente riconosciute, senza aver avuto un incarico diretto da altri apostoli o vescovi. 
Parallelamente, la formazione del canone dei libri neotestamentari solidificava l'idea di "ortodossia" che tanto stava a cuore a Ireneo di Lione, discepolo di Policarpo. Questi fattori collaborarono ad una istituzionalizzazione delle chiese e ad una progressiva atrofizzazione del ministero profetico a favore del ministero di insegnante e di una maggiore ritualità nel culto. 

Il declino del profetismo, però, avrà una risposta nel montanismo.Tale movimento riprenderà l'urgenza profetica ed avrà una grande influenza, tale da includere in un secondo momento persino Tertulliano tra le sue fila.

Conclusioni

In epoca apostolica il governo di chiesa era collegiale, e questo è attestato molto chiaramente nel Nuovo Testamento. Il termine "anziano" e "vescovo" avevano lo stesso significato. Una serie di fattori però hanno portato nel II secolo alla perdita di questo tipo di conduzione a favore di un episcopato monarchico, ossia alla conduzione della chiesa da parte di un unico vescovo. Questo incarico quindi si è differenziato da quello di "anziano" che ha acquisito un significato diverso. In questo modo la chiesa è riuscita a difendersi maggiormente dagli eretici, secondo il principio di successione episcopale che lega l'autorità del vescovo alla persona da cui ha ricevuto quell'incarico. Questo concetto, unito alla formazione del canone e al tramonto del ministero profetico, ha portato ad una istituzionalizzazione della chiesa cristiana, che in questo modo si è difesa dai problemi contingenti allontanandosi però da alcuni aspetti della sua visione originale testimoniata dalle Scritture.


Bibliografia:
Cristianesimi nell'antichità, Giancarlo Rinaldi. Edizioni GBU

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