Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li
mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli
stesso stava per andare. E diceva loro: «La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi;
pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai
nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno
per via. In qualunque casa entriate, dite prima: "Pace a questa casa!" Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui;
se no, ritornerà a voi. Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che
hanno, perché l'operaio è degno del suo salario. Non passate di
casa in casa. In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi
sarà messo davanti, guarite i malati che ci saranno e dite loro: "Il regno di Dio si
è avvicinato a voi". Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite sulle
piazze e dite:"Perfino la polvere della vostra città che si è attaccata ai
nostri piedi, noi la scotiamo contro di voi; sappiate tuttavia
questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi". Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più
tollerabile della sorte di quella città. [Luca 10:1-12]
Dopo aver mandato i
dodici a evangelizzare in Galilea a nord (9:1-6), Gesù sceglie altri
settanta discepoli per mandarli avanti a sé, per i villaggi della
Giudea a sud. Come Giovanni
Battista, erano incaricati di aprire la via al Signore,
anticipandolo. Come tutti i profeti
dell'Antico Testamento, furono mandati in semplicità, a predicare un messaggio
divino in una società corrotta, violenta e permeata dall'idolatria.
La loro missione era senza dubbio una missione urgente. Non potevano
perdere tempo. Il comando di non salutare nessuno per via, non
intendeva essere maleducati, ma di evitare le cerimonie di saluto che
comprendevano spesso pranzi e cene, prolungandosi parecchio nel
tempo.
Fin da subito, Gesù
chiarisce che sta delegando loro un'autorità importante. Non si
tratta solo di annunciare, ma si tratta soprattutto di anticipare e
di mostrare. Insieme a loro
infatti, anche se non viaggiavano tuniche di ricambio, viaggiava la pace del Signore.
La parola che viene
usata in greco, richiama lo stesso significato della parola ebraica
di shalom, che ricordo significa non solo una “assenza di
conflitti” ma “integrità, pienezza di vita, completezza,
riposo”.
Gesù
comanda di guarire i malati, per dare dimostrazione di una cosa ben
precisa: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi!” I settanta
avevano l'incarico non solo di portare un messaggio, ma molto più di
esso: portare
la realtà del messaggio!
Portare il regno di Dio alle persone.
Questo è il senso
più profondo dell'evangelizzazione. L'unione di aspetti naturali e
sovrannaturali.
Questi insegnamenti
erano rivolti solo ai settanta discepoli e ai dodici?
Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me
per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te,
anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai
mandato. Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno
come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e
affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come
hai amato me. Giovanni [17:20-23]
No, questi
insegnamenti sono rivolti anche a noi.
In questa preghiera
Gesù cambia il soggetto della sua attenzione dai suoi discepoli del
tempo a tutti coloro che in futuro hanno creduto e crederanno al
Vangelo. In questo modo veniamo abbracciati, in questo modo possiamo
avere la certezza di aver ricevuto nel momento in cui abbiamo
abbracciato Cristo, la Sua gloria. E' una preghiera che trascende il
tempo e lo spazio e si rivolge ai credenti di ogni nazione e epoca.
Così come i
settanta, anche noi siamo abilitati ed esortati ad evangelizzare.
Predicare il Vangelo e portare il regno di Dio alle persone con
urgenza e con potenza.
Questo non
giustifica l'interpretazione che porta a tutti credenti di ogni epoca
l'espressione di tutti i doni spirituali per l'evangelizzazione:
1Corinzi
12:29
Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti
dottori? Fanno tutti dei miracoli?
1Corinzi
12:30
Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre
lingue? Interpretano tutti?
Ma
piuttosto alla realtà che la gloria di Dio condivisa con la prima
generazione di discepoli è la stessa condivisa con quella attuale.
Un conto è il dono di guarigione - per esempio - e un altro è il
ministero di riconciliazione comune e tutti i credenti (cfr. 2Co5:18)
Ma cosa significa
nella pratica? Significa portare le persone tramite la preghiera e
l'invocazione del Signore a incontrare Dio. Incontrare la Sua
presenza, il Suo amore e la Sua pace. Egli è con noi e abbiamo
questo privilegio e questa responsabilità di espletare il nostro ministero di riconciliazione. A volte è più
facile parlare di Gesù con le persone, piuttosto che chiamarLo in
presenza delle persone.
Addentrandoci
ulteriormente in questo percorso, credo sia utile approfondire il
significato del regno di Dio.
Gesù molte volte
nei Vangeli parla in parabole descrivendo in molti modi diversi il
Regno per poterlo far capire in semplicità.
Ecco quindi che il
Regno di Dio viene paragonato a un seminatore che semina in diversi
terreni, alcuni fruttiferi ed altri meno. Poi viene paragonato a un
uomo che semina nel suo campo, ma che viene sabotato dal suo nemico
che durante la notte semina dell'erbaccia. Poi viene paragonato al
più piccolo sei semi, che però si trasforma con il tempo nel più
grande degli alberi. Ognuna di queste parabole esprime un concetto
relativo al Regno. La differente reazione delle persone, la
convivenza con il male, l'espansione graduale del Regno.
Ad un certo punto
però, Gesù continua ad insegnare, presentando altri concetti nuovi:
Matteo
13:44
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un
uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va e
vende tutto quello che ha, e compra quel campo.
E' una parabola
molto semplice, corta e immediata.
Un fatto curioso è
che la scrittura non riporta in modo esplicito che questa persona
stesse cercando il tesoro. Dice solo che lo trova! Possiamo anche
pensare quindi che lo abbia trovato senza neanche cercarlo. Un tesoro
può essere nascosto in un grande baule o in una piccola scatolina,
può essere nascosto in ogni centimetro quadrato di un grande campo,
a varie profondità. Le variabili se non sono infinite sono comunque
moltissime. E' impossibile per una persona che cerca un tesoro
sotterrato trovarlo se non sa almeno a grandi linee qual'è il luogo
in cui è stato sepolto.
E' impossibile!
Ma a quali occhi è
stato celato questo tesoro? Agli occhi del mondo.
Agli occhi del mondo
secolare, il regno di Dio è nascosto, è inesistente. Non si vede,
non lo si tocca né odora.
Salmi
14:1
Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c'è Dio».
Perchè deve dire in
cuor suo una cosa simile? Perchè non Lo vede. Perchè è nascosto ai
suoi occhi.
Ma il nostro, è un
Dio di grazia, non solo di giustizia.
Romani
5:10
Se infatti, mentre
eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte
del Figlio suo,
tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la
sua vita.
Mentre eravamo
nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante Cristo Gesù.
Mentre il Regno ci
era nascosto, mentre non ne eravamo a conoscenza e di conseguenza non
lo cercavamo affatto, il Signore ce l'ha fatto trovare. Per pura
grazia. Non avevamo pale, scavatrici né gru. Un giorno però,
camminando il nostro piede è inciampato in un angolo che sporgeva
nel terreno. Incuriositi abbiamo scavato intorno e abbiamo trovato il
gran tesoro. Non siamo noi che abbiamo scelto Cristo, ma è Lui che
ha scelto noi.
Giovanni
15:16
Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi
ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto
rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio
nome, egli ve lo dia.
Certo, Pietro ha
scelto di abbandonare la sua famiglia e il suo lavoro per seguire
Cristo.
Ognuno di noi ha
scelto di abbandonare la proprie convinzioni, le proprie abitudini,
la propria vita precedente per seguire Cristo ma questa risposta è
stata causata unicamente dalla Sua precedente chiamata.
Come fai a seguire
Dio se non sai se esiste? Come fai ad innamorarti di un tesoro se ne
ignori l'esistenza?
L'uomo della
parabola dopo aver trovato questo tesoro cosa fa? Vende tutto quel
che ha per acquistare il campo e prendere il tesoro. Sicuramente c'è
una relazione importante tra l'aspetto economico e la vita cristiana.
Nella parabola però, il tesoro è un bene spirituale. Penso che sia
lecito pensare che anche i soldi spesi per acquisire il campo possano
rappresentare un bene che ai nostri occhi appare come spirituale.
Durante l'ultimo studio abbiamo visto come Paolo abbia passato questa
stessa esperienza, trasmettendola con parole molto forti:
Filippesi
3:5
io, circonciso l'ottavo giorno, della razza d'Israele, della tribù
di Beniamino, ebreo figlio d'Ebrei; quanto alla legge, fariseo;
Filippesi
3:6
quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che
è nella legge, irreprensibile.
Filippesi
3:7
Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a
causa di Cristo.
L'Apostolo Paolo era
un uomo rispettato dalla comunità religiosa. Un uomo ammirato per il
valore della sua fede basata sulla legge di Dio e sulla sua forza di
volontà. Ma ha dovuto abbandonare tutto questo a causa di Cristo.
Ogni persona deve
abbandonare la propria giustizia per acquisire il tesoro della
giustizia di Dio. Ecco quindi il significato che torna in questa
parabola. Dopo essere stati trovati da Dio, spogliarsi di sé stessi
per entrare nel regno.
Ma il regno dei
cieli è anche simile a qualcosa d'altro.
Matteo
13:46
e, trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto
quello che aveva, e l'ha comperata.
In questo caso, la
persona rappresentata nella parabola è un mercante in cerca di belle
perle.
Una persona che ha
fame di Dio anche se non Lo conosce ancora. Una persona che ricerca
esperienze spirituali.
A un certo punto
trova una perla diversa da tutte le altre. Una perla unica.
Finalmente è
consapevole di aver raggiunto ciò che cercava da tutta una vita,
vende tutti i suoi averi (come nella parabola precedente) e la
acquista. Dal mio punto di vista la sua fame di spirituale ovviamente
è causata dal Signore stesso. Un'altra forma della sua grazia.
L'accostamento di
Gesù al regno dei cieli con una perla però non è casuale, come non
lo è neppure con il tesoro.
Apocalisse
21:9
Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli
ultimi sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò
la sposa, la moglie dell'Agnello».
Apocalisse
21:10
Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi
mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da
presso Dio,
Apocalisse
21:11
con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una
pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino.
Apocalisse
21:21
Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla
sola. La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo
trasparente.
Quando l'angelo
mostra a Giovanni la Nuova Gerusalemme, egli rimane stupito nel
vedere come sono stati usati soltanto materiali preziosissimi per la
sua costruzione. Tutta la città è in realtà un immenso tesoro che
rappresenta il vero tesoro al suo interno: la presenza di Dio insieme
a quella dei Suoi santi.
La città avrà
dodici porte, sulle mura.
E le dodici porte
saranno dodici perle.
Gesù descrive il
regno di Dio come una perla.
Ed è bello pensare
che la prima cosa che i redenti vedranno entrando nella città sarà
una enorme perla.
E poi, finalmente,
il Regno in tutto il suo splendore e nella sua massima espressione:
la gloria di Dio.
Ogni credente ha
trovato questo tesoro, ha visto questa perla e un giorno la vedrà in
modo intero. Ogni credente ha la
responsabilità di mostrarla agli altri, perché questa è la volontà
di Dio.
Può anche
succedere però che ci si dimentichi della bellezza della perla e che gli
altri beni ci distraggano facendo affievolire l' infatuamento. Ecco quindi l'importanza e la necessità di riscoprire continuamente - giorno dopo giorno - la magnificenza della "perla preziosa", della realtà di Dio, e di condividerla con gli altri. Condividerla con i fratelli e le sorelle e condividerla con il mondo per adempiere al nostro scopo e brillare in questo mondo di tenebre mostrando a tutti questa lucentezza mirabile.
Matteo 5:14 Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta,
Matteo 5:15 e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.
Matteo 5:16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
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