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mercoledì 24 luglio 2013

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Il contesto

Giudici 6:1 Ma i figli d'Israele fecero ciò che è male agli occhi del SIGNORE, e il SIGNORE li diede nelle mani di Madian per sette anni.
Giudici 6:2 La mano di Madian fu potente contro Israele; e, per la paura dei Madianiti, i figli d'Israele si fecero quelle grotte che sono nei monti, delle caverne e dei forti.
Giudici 6:3 Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con gli Amalechiti e con i popoli dell'oriente salivano contro di lui,
Giudici 6:4 si accampavano contro gl'Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fino a Gaza e non lasciavano in Israele né viveri, né pecore, né buoi, né asini.

Israele ebbe pace per quarant'anni (cfr. Giudici 5:31), ma ad un certo punto "fece ciò che è male agli occhi del Signore". In tempo di pace è facile dimenticarsi la propria missione, è facile dimenticarsi della propria chiamata. La Bibbia mostra come la relazione tra Dio e il suo popolo sia stata incostante nel tempo, e di come Israele non riuscì mai a vivere nella volontà di Dio perseverando a fare il bene. 



Fonte

Il ciclo "trasgressione-punizione-pentimento-pace" è sempre continuato senza fermarsi mai, arrivando al disconoscimento della giustizia di Dio e del Cristo (Ro 10:3) fino al momento futuro in cui, secondo le parole del profeta, ci sarà un ultimo e definitivo ravvedimento (Zaccaria 12:10). Questo è visibile anche nel libro stesso dei Giudici. Israele fa ciò che è male, dandosi all'idolatria (Gc 3:7), il Signore li dà in mano dei nemici (Gc 3:8), i figli di Israele gridano al Signore (Gc 3:9) e il Signore provvede un liberatore, per un nuovo tempo di pace (Gc 3:11). 
All'inizio di questo sesto capitolo però, siamo ancora punto e a capo.
Siamo ancora alla violazione dell'alleanza, alla trasgressione e alla punizione.


Il principio teologico della retribuzione

In questo caso è evidente il principio teologico della retribuzione, ossia l'intervento di Dio per premiare la fedeltà e punire l'infedeltà. Gli attacchi delle popolazioni nemiche dunque, vengono interpretate come la volontà di Dio per punire i peccati del popolo. In questa lettura e analisi, è necessario però valutare ogni elemento nel suo contesto e a non assolutizzare questa prospettiva portandola per forza anche ai giorni nostri, sovrapponendola alla vita cristiana. Nella sua infinità, Dio non è soggetto a regole o schemi comportamentali e più volte ha indicato nella Bibbia stessa come questo principio in realtà non sia valido sempre, ma semplicemente quando e come vuole lui. Abbiamo degli esempi molto chiari nell'Antico Testamento leggendo il libro di Giobbe. Gli amici di Giobbe cercano di motivare tutte le sue disgrazie con il fatto che in un modo o nell'altro deve per forza aver peccato, mentre Giobbe resta saldo nella sua consapevolezza di essere integro. L'intervento finale del Signore metterà a tacere Giobbe ma dirà a proposito dei suoi amici: 

«La mia ira è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe. Ora dunque prendete sette tori e sette montoni, andate a trovare il mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi stessi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io avrò riguardo a lui per non punire la vostra follia, poiché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe». 
(Gb 42:7-8)

Anche il Nuovo Testamento ricalca questa negazione, con le parole dirette di Gesù:

Giovanni 9:2 I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?»
Giovanni 9:3 Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui.

Vediamo dunque come il principio retributivo sia presente, ma non assoluto nel panorama biblico. 


"E i figli d'Israele gridarono al Signore"

Tornando al testo di Giudici tuttavia, questa è la situazione che il popolo di Israele stava vivendo, proprio al centro di una crisi che li ha portati a fuggire nelle grotte e alla distruzione di ogni coltura per colpa dei Madianiti e delle altre popolazioni nemiche che non si riuscivano a contrastare. Arrivando al limite della sopravvivenza, il popolo però tornò a gridare al Signore (Gc 6:7) ottenendo risposta da parte di un profeta, che esplicitò la loro colpa come causa degli attacchi e delle persecuzioni che stavano subendo. 
In tutto questo però, il Signore inizia ad entrare nella storia, ancora una volta. L'angelo del Signore infatti (una teofania, ossia una manifestazione di Dio), si mostra a Gedeone, un ebreo della tribù di Manasse, mentre stava trebbiando del grano per nasconderlo ai nemici. Immaginiamoci questa circostanza e leggiamo il dialogo intercorso, così come la Bibbia ne porta testimonianza:

L'angelo del Signore«Il SIGNORE è con te, o uomo forte e valoroso!»

Gedeone«Ahimè, mio signore, se il SIGNORE è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: "Il SIGNORE non ci ha forse fatti uscire dall'Egitto?" Ma ora il SIGNORE ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian»
L'angelo del Signore«Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?»

Gedeone: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre».

L'angelo del Signore«Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo»

Gedeone: «Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, dammi un segno che sei proprio tu che mi parli. Ti prego, non te ne andare di qui prima che io torni da te, ti porti la mia offerta e te la metta davanti»

L'angelo del Signore«Aspetterò finché tu ritorni»
(Gc 6:12-18)

Dopo queste parole, Gedeone offre un sacrificio al Signore ed egli lo consuma con il fuoco, in modo sovrannaturale. Dopo di che, la teofania scompare e Gedeone resta solo. Possiamo solo immaginare il suo stupore e turbamento dopo questa esperienza. Ma siamo solo all'inizio. Quella stessa notte infatti, il Signore gli comanda di distruggere l'altare idolatra di Baal e di costruire invece un altare per mostrare a tutti che Lui è l'unico e vero Dio. 
Gedeone ubbidisce, agendo di notte per timore del popolo, ed in effetti già dalla mattina dopo viene accusato di questa azione. La gente della città lo vuole uccidere ma viene protetto da suo padre che cerca di far ragionare i concittadini. A questo punto però "lo spirito del Signore" riveste Gedeone, che manda a chiamare tutte le tribù di Manasse, Ascer, Zabulon e Neftali per preparare la controffensiva ai Madianiti. Gedeone riceve una doppia conferma della sua chiamata da parte di Dio e si prepara alla battaglia.

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Giudici 7:2 Il SIGNORE disse a Gedeone: «La gente che è con te è troppo numerosa perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me, e dire: "È stata la mia mano a salvarmi".

Nel momento di maggiore tensione, poco prima dello scontro, Dio però parla nuovamente a Gedeone usando queste parole. 
La volontà del Signore era quella di mostrare inequivocabilmente il suo diretto intervento e portare a una vittoria completamente sovrannaturale. Egli conosce il cuore dell'uomo e conosceva gli israeliti e il loro "collo duro" (De 9:13), e non voleva altre scuse che potessero portare il popolo al pensiero di essersi salvati da soli. Nel momento di ogni ravvedimento, la componente essenziale è la consapevolezza dei propri peccati e la vitale necessità di un Salvatore. Senza avere questa urgenza e consapevolezza, è impossibile accostarsi e Dio ed ottenere il suo intervento e il suo perdono. La richiesta di Dio dunque, non penso sia da intendersi in modo negativo, ma al contrario come un'ulteriore aiuto al popolo, venendo ulteriormente incontro alla loro debolezza.

Giudici 7:3 Fa' dunque proclamare questo, in maniera che il popolo l'oda: Chiunque ha paura e trema se ne torni indietro e si allontani dal monte di Galaad». E tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.

Ubbidendo alle indicazioni del Signore, l'esercito di Gedeone si ridusse di colpo di due terzi. Rimasero solo diecimila uomini. Ma la gente era ancora troppo numerosa (7:4). Troppo numerosa per una vittoria miracolosa. Troppo numerosa per gli scettici che intravedevano ancora in quell'esercito una possibilità - seppur bassa - di vittoria. Questa vittoria non doveva essere decretata dalle persone ma, per volontà del Signore, dovevano essere coinvolte alcune persone. Leggendo la Bibbia, Egli non è mai intervenuto senza coinvolgere qualche persona nei suoi progetti. Ma tutte le volte che è intervenuto, ha cambiato ogni esito statistico portando il sovrannaturale nel naturale. Questa vittoria, come ogni vittoria cristiana, doveva essere fondata sulla fede, piuttosto che sulla forza. Senza fede, è impossibile piacere a Dio (Eb 11:6) e senza fede è impossibile avere una relazione con Lui. E' impossibile accedere al patto, anche al patto della grazia! La fiducia in Dio apre gli scrigni delle sue benedizioni, della sua misericordia e provvidenza. Per avere fiducia in Dio però, è necessario perdere la fiducia in sé stessi, completamente. Gedeone dovette perdere ogni fiducia nella propria forza, per trovare nuova fiducia nella forza del Signore.

Giudici 7:7 Allora il SIGNORE disse a Gedeone: «Mediante questi trecento uomini che hanno leccato l'acqua io vi libererò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua».

Trecento uomini contro un'intero esercito: un'assurdità!
Il numero richiama alla memoria la celebre battaglia delle Termopili, con i trecento soldati del re spartano Leonida schierati contro l'esercito persiano. Secondo lo storico greco Erodoto però, Leonida poteva contare su altri 3000 Peloponnesiaci e ulteriori 2150 guerrieri accompagnati dai rispettivi scudieri.
Gedeone invece era con soli altri trecento uomini. Nessuno di più. 
Ora era davvero impossibile vincere.

La vittoria di Dio


Gedeone tornò all'accampamento d'Israele e disse: «Alzatevi, perché il SIGNORE ha messo nelle vostre mani l'accampamento di Madian!» Divise i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti quanti delle trombe e delle brocche vuote con delle fiaccole nelle brocche; e disse loro: «Guardate me e fate come farò io; quando sarò giunto all'estremità dell'accampamento, come farò io, così farete voi; e quando io con tutti quelli che sono con me sonerò la tromba, anche voi sonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e direte: "Per il SIGNORE e per Gedeone!"» Gedeone e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità dell'accampamento, al principio del cambio di mezzanotte, quando si era appena dato il cambio alle sentinelle. Sonarono le trombe e spezzarono le brocche che tenevano in mano.
Fonte
Allora le tre schiere sonarono le trombe e spezzarono le brocche; con la sinistra presero le fiaccole e con la destra le trombe per sonare, e si misero a gridare: «La spada per il SIGNORE e per Gedeone!» Ognuno di loro rimase al suo posto, intorno all'accampamento; e tutti quelli dell'accampamento si misero a correre, a gridare, a fuggire. Mentre quelli sonavano le trecento trombe, il SIGNORE fece rivolgere la spada di ciascuno contro il compagno per tutto l'accampamento. L'esercito madianita fuggì fino a Bet-Sitta, verso Serera, fino al limite d'Abel-Meola, presso Tabbat. Gl'Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse si radunarono e inseguirono i Madianiti. 
[Giudici 7:15-23]

Alla fine, Gedeone riuscì ad uccidere i principi di Madian vincendo a più riprese contro questo popolo nemico di Israele. La fede in Dio e l'ubbidienza alle sue indicazioni portarono ad una vittoria sovrannaturale e ad una liberazione dagli oppressori stranieri, coronata con altri quarant'anni di pace.

Conclusioni

1Giovanni 5:4 Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.

Delle torce e delle trombe non sono strumenti di guerra, anzi, espongono a morte certa in battaglia. Allo stesso modo, in determinati momenti critici, il Signore chiama all'attesa e all'ascolto piuttosto che all'azione. In momento come questi ci vuole coraggio per dimorare nella fiducia in Dio e aspettare la sua voce e le sue indicazioni. L'apostolo Giovanni scriveva che la nostra fede ha vinto il mondo, ed è realmente così. Il Signore sicuramente provvede ad ogni necessità dei suoi figli, ma la vittoria della fede sorpassa addirittura la liberazione dai problemi che possiamo avere. Non sempre infatti il Signore provvede a delle soluzioni immediate, non per forza. Ma anche nella distretta, anche nella prova, l'attitudine di ogni figlio di Dio è quella di pentimento e ubbidienza a Dio comunque vadano le cose. Questa è la nostra vittoria. 

2Corinzi 4:17 Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria

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