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lunedì 3 settembre 2012

Rispondi alla tua chiamata


Isaia 6:1 Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.

Nel sesto capitolo del libro di Isaia, il profeta descrive la sua chiamata al ministero. Una chiamata particolare, che potremmo definire unica nel suo genere. Il capitolo si apre con un riferimento temporale ben preciso. Non si sta parlando di un'esperienza spirituale vaga e allegorica, ma, al contrario un evento concreto vissuto in un tempo ben preciso.
Isaia all'inizio di questa sua testimonianza non si trovava a casa sua. Non si trovava tra amici, o al lavoro. No, si trovava nel tempio del Signore. Il suo cuore aveva fame di giustizia, fame di sovrannaturale. Sicuramente era stato ben educato alla religione ebraica, probabilmente era già un uomo fortemente religioso, o forse no. Ma quello che ha cambiato la sua vita di sicuro non è stata la sua cultura religiosa, quanto questa esperienza tanto mistica quanto reale nella sua vita.
Alzando gli occhi al soffitto del tempio, d'un tratto Isaia vide il Signore stesso seduto sopra un trono. Dev'essere uno spettacolo magnifico e terribile, qualcosa di indescrivibile. E infatti Isaia non prova neanche a fare una descrizione minuziosa, ma testimonia solo quello che più lo ha colpito. Il Signore, un trono e il Suo mantello che ricopriva ogni cosa. 

Isaia 6:2 Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava.
Isaia 6:3 L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»
Isaia 6:4 Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo.

Leggendo queste righe si avverte uno smarrimento, di fronte all'onnipotenza e alla santità di Dio. Egli non è una divinità pagana, disegnata su misura degli uomini, con le loro debolezze e con i loro capricci. YHWH è un Dio onnipotente e santo. Gli esseri più sublimi dell'universo sono ai Suoi piedi, in quanto Sue stesse creature. I serafini sono esseri spirituali che compaiono solo qui nell'intera Scrittura. Da quel che ne sappiamo quindi, sono esseri che non hanno alcun altro scopo che proclamare la santità e la potenza del Signore. Colui che ti sta chiamando non ha pari né in questo mondo né nel regno spirituale. Il Suo nome è al di sopra di ogni altro nome.

Isaia 45:21 Proclamatelo, fateli avvicinare,
si consiglino pure assieme!
Chi ha annunciato queste cose fin dai tempi antichi
e le ha predette da lungo tempo?
Non sono forse io, il SIGNORE?
Fuori di me non c'è altro Dio, Dio giusto,
e non c'è Salvatore fuori di me.
Isaia 45:22 Volgetevi a me e siate salvati,
voi tutte le estremità della terra!
Poiché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro.
Isaia 45:23 Per me stesso io l'ho giurato;
è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata:
Ogni ginocchio si piegherà davanti a me,
ogni lingua mi presterà giuramento.

Il Signore è il Re supremo su tutta la Terra. Non c'è Salvatore al di fuori di lui. 

Isaia 6:5 Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»
Isaia 6:6 Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare.
Isaia 6:7 Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato».

La purificazione di Isaia ha preceduto la sua missione. Questo è un principio spirituale. Non puoi essere inviato nel mondo con la Sua autorità senza essere riconciliato, perdonato e amato dal Signore. Cosa potresti mostrare al mondo se non avessi incontrato la Sua misericordia? No, non si tratta di noi stessi. Delle nostre capacità, dei nostri talenti. Si tratta di Lui. Di chi Lui è e di quello che può fare nelle nostre vite. Egli è il Restauratore. Egli è Colui che prende ogni persona nell'esatta condizione in cui si trova, per farne ciò che deve essere. Lasciamoci restaurare da Dio. Lasciamoci perdonare.

1Giovanni 1:9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Egli è fedele e giusto da perdonarti e purificarti da ogni iniquità. E così purificati, potremo sentire la Sua voce.

Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi manderò? E chi andrà per noi?»
Allora io risposi: «Eccomi, manda me!»

Molti credono che l'appello del Signore sia reale, e rivolto a tutti, indistintamente.
Ma da quel che sappiamo, nel tempio c'era Isaia. Per quanto possiamo sapere, solo lui ebbe questa visione e udì la voce di Dio. Non c'erano altre persone. Non poteva essere un appello, chi altro lo avrebbe potuto sentire?
No, la voce udibile del Signore pronunciò una domanda retorica. Dio voleva Isaia e nessun altro.
Dio lo ha pensato, creato e ora lo stava chiamando per la missione della sua vita. Dio non pronuncia appelli generici. Dio chiama per nome. Dio non vuole un volontario. Il Signore vuole te. Non chi sta al tuo fianco. Egli vuole te. Conosce la tua infanzia, le tue paure, le tue aspirazioni. Sa per quale motivo ti ha creato.

Efesini 2:10 infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.

Il Creatore ricorda le opere buone che ha preparato affinchè ciascuno di noi le praticasse. Le ha preparate per ogni credente. Sono lì che aspettano. La stessa voce che chiamò Isaia, ha chiamato e sta chiamando ancora oggi. E' lo scopo della vita, ma è anche lo scopo di ogni singolo giorno, per ogni figlio di Dio. L'adesione del cuore deve essere costante, perchè non si tratta di un lavoro part-time.

“Chi manderò? E chi andrà per noi?” La pienezza di Dio; il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo stanno ripetendo ancora questa frase. Il Signore continua a chiamare e "gli operai" rispondono al lavoro nella messe..

Matteo 4:18 Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori.
Matteo 4:19 E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini».
Matteo 4:20 Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.

Matteo 9:9 Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì.

Gesù non scelse i Suoi discepoli tra la folla. Non li selezionò nelle moltitudini che lo ascoltavano. No, Egli andò a prenderli uno per uno. Il Signore li conosceva personalmente – il Signore conosce ciascuno personalmente. Le impronte digitali di ogni individuo non hanno uguali in miliardi di persone viventi e passate. Così è il nostro cuore. Unico. Gesù sceglie qualcuno in modo generico. Gesù sceglie personalmente. Anche in questo preciso momento in cui leggi. Sicuramente è di fianco a te,caro lettore,  proprio ora. Si sta fermando al tuo fianco e ti sta dicendo: “seguimi”. Non agitarti: non è una scelta che devi fare. E' ciò per cui sei stato creato. E' il momento in cui finalmente puoi entrare nella pace e nel riposo di Dio. Lascia alle spalle i tuoi fallimenti, le tue preoccupazioni. E ascolta la voce del Maestro.
“Seguimi”. Una voce delicata ma piena di autorità. Una presenza dolce, ma tremenda. Sia che tu sia credente o meno, l'invito del Signore è ugualmente valido. E' una chiamata che si rinnova per tutti i giorni della nostra vita.

Isaia 6:9 Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate, sì, ma senza capire;
guardate, sì, ma senza discernere!"
Isaia 6:10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non intenda con il cuore,
non si converta e non sia guarito!»

Come conciliare le parole di speranza con questo comandamento così duro?
La situazione del popolo di Israele all'epoca di Isaia era ormai completamente compromessa. Idolatria, ingiustizie sociali e religiose erano permeate a tutti i livelli della nazione. Dio doveva manifestare il Suo giusto giudizio. Questa in realtà fu la missione di Isaia. Una missione dura. Difficile. Molti non comprendono che la bontà non è buonismo. Le trasgressioni, l'infedeltà, la ribellione, la stregoneria non sono cose che si possono mettere sotto il tappeto. Devono venire alla luce in un modo o nell'altro. Oggi abbiamo il Signore Gesù come nostro Avvocato alla destra del Padre e possiamo andare a Lui in qualsiasi condizione. Ma siamo ben consci che al di fuori di Cristo vi è la condanna. Siamo consapevoli che ci sarà un giudizio. Ognuno di noi risponderà delle proprie azioni.
Isaia dovette predicare e profetizzare per conto del Signore, pur sapendo che questo non avrebbe salvato il suo popolo. Questo però non modificò la sua disponibilità. La sua fede era ferma in Dio, e non nel compito, nella sua bravura o nelle altre circostanze. Prendiamo consapevolezza che le opere preparate per noi non saranno facili. Non è uno scherzo vivere per il Signore. Ci saranno momento di profonda delusione. Da parte delle altre persone ma anche di noi stessi. Momenti di confusione, momenti di tempesta. Momenti in cui non si sentirà la voce di Dio. Ma ognuno di noi potrà ricordare il momento della nostra promessa, del nostro sì. Il momento della chiamata. Ricorderemo chi è Colui che ci ha chiamato. Potremo poggiare la fede su di Lui e trovare la forza di superare ogni avversità.

Romani 8:35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Romani 8:36 Com'è scritto:
«Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo stati considerati come pecore da macello».
Romani 8:37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.

L'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo e la spada non possono modificare il fatto che siamo più che vincitori in Cristo. Nulla può cambiare questo fatto! Poggiamo la nostra fede in Lui e nessuna avversità potrà fare diversamente. Il diavolo usa i problemi che spaventarci, per distrarci. Sa che la sua vittoria è distogliere il nostro sguardo dal Maestro. Ma non cadiamo in questo tranello. Per quanto è forte la tempesta, per quanto sono alte le onde, manteniamo fisso in nostro sguardo al faro. Contempliamo la luce di Dio.

Isaia 6:11 E io dissi: «Fino a quando, Signore?»
Egli rispose: «Finché le città siano devastate,
senza abitanti,
non vi sia più nessuno nelle case,
e il paese sia ridotto in desolazione;
Isaia 6:12 finché il SIGNORE abbia allontanato gli uomini,
e la solitudine sia grande in mezzo al paese.
Isaia 6:13 Se vi rimane ancora un decimo della popolazione,
esso a sua volta sarà distrutto;
ma, come al terebinto e alla quercia,
quando sono abbattuti, rimane il ceppo,
così rimarrà al popolo, come ceppo, una discendenza santa».

La parola profetica di Isaia si adempì con le deportazioni e la diaspora del popolo di Israele. Ma questo giudizio non ha a che fare con una completa distruzione quanto piuttosto con la sopravvivenza, la vita, la salvezza.

Romani 11:25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri;
Romani 11:26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion.
Romani 11:27 Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e questo sarà il mio patto con loro,
quando toglierò via i loro peccati».

La disubbidienza di Israele ha allargato la salvezza di Dio a tutte le popolazioni della Terra grazie al sacrificio di Cristo. Il giudizio così duro di Israele ha permesso all'umanità di poter credere in Gesù e riconciliarsi con il Padre. Ecco che una missione così dura, così apparentemente ingiusta a prescindere dalle colpe del popolo, in realtà è stato un seme che, aperto ha potuto far crescere una grande pianta e portare frutto. Ci saranno momenti in cui non  si riuscirà a comprendere quello che il Signore ti sta chiedendo. Non si condividerà perchè sembrerà una cosa troppo dura, troppo categorica. Esercitiamo la tua fede e ubbidiamo ugualmente. Poniamo ancora una volta la fede sul nostro Creatore e non sui sentimenti. Le Sue vie non sono le nostre vie e i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri. Fidiamoci di Lui anche in questi momenti di confusione. Solo così il nostro operato potrà portare frutto, in modo duraturo. Queste sono le opere della fede, le opere che scrivono la storia e che cambiano le situazioni portando sulla Terra la volontà di Dio. Impariamo la lezione dell'ubbidienza come ultimo passo ed entriamo pienamente nel nostro destino.

Giovanni 12:23 Gesù rispose loro, dicendo: «L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato.
Giovanni 12:24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
Giovanni 12:25 Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna.

Deponiamo la nostra vita ai piedi di Gesù. Deponiamo le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre ragioni. Seguendo la nostra volontà rimarremo da soli. Mettendola da parte per abbracciare il proposito di Dio invece, produrremo molto frutto. Conserveremo la vita eterna.
Ringraziamo il Signore, per questo momento di trasformazione. Lo Spirito Santo sta parlando ai nostri cuori, e sta chiamando personalmente. Confessiamo a Lui i nostri peccati, parliamo con Lui per svuotare il nostro cuore. Ascoltiamo. Ascoltiamo quello che Lui ha da dire. La chiamata che sta rivolgendo. Chi manderà? Chi andrà per Lui? E' una cosa che può fare singolarmente solo ognuno di noi. Il Signore ci brama fino alla gelosia. Viviamo questo istante con la consapevolezza che quello che verrà dopo farà la tua storia. Volgiamo il nostro sguardo al Signore e rispondiamo alla nostra chiamata.

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