Isaia
6:1
Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un
trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il
tempio.
Nel
sesto capitolo del libro di Isaia, il profeta descrive la sua
chiamata al ministero. Una chiamata particolare, che potremmo
definire unica nel suo genere. Il capitolo si apre con un riferimento
temporale ben preciso. Non si sta parlando di un'esperienza
spirituale vaga e allegorica, ma, al contrario un evento concreto
vissuto in un tempo ben preciso.
Isaia all'inizio di questa sua testimonianza non si trovava a casa
sua. Non si trovava tra amici, o al lavoro. No, si trovava nel tempio
del Signore. Il suo cuore aveva fame di giustizia, fame di
sovrannaturale. Sicuramente era stato ben educato alla religione
ebraica, probabilmente era già un uomo fortemente religioso, o forse no. Ma
quello che ha cambiato la sua vita di sicuro non è stata la sua
cultura religiosa, quanto questa esperienza tanto mistica quanto
reale nella sua vita.
Alzando
gli occhi al soffitto del tempio, d'un tratto Isaia vide il Signore
stesso seduto sopra un trono. Dev'essere uno spettacolo magnifico e
terribile, qualcosa di indescrivibile. E infatti Isaia non prova
neanche a fare una descrizione minuziosa, ma testimonia solo quello
che più lo ha colpito. Il Signore, un trono e il Suo mantello che
ricopriva ogni cosa.
Isaia
6:2
Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali;
con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due
volava.
Isaia
6:3
L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE
degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»
Isaia
6:4
Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro
che gridavano, e la casa fu piena di fumo.
Leggendo
queste righe si avverte uno smarrimento, di fronte all'onnipotenza e
alla santità di Dio. Egli non è una divinità pagana, disegnata su
misura degli uomini, con le loro debolezze e con i loro capricci.
YHWH è un Dio onnipotente e santo. Gli esseri più sublimi
dell'universo sono ai Suoi piedi, in quanto Sue stesse creature. I
serafini sono esseri spirituali che compaiono solo qui nell'intera
Scrittura. Da quel che ne sappiamo quindi, sono esseri che non hanno alcun altro scopo
che proclamare la santità e la potenza del Signore. Colui che ti sta
chiamando non ha pari né in questo mondo né nel regno spirituale.
Il Suo nome è al di sopra di ogni altro nome.
Isaia
45:21
Proclamatelo, fateli avvicinare,
si
consiglino pure assieme!
Chi
ha annunciato queste cose fin dai tempi antichi
e
le ha predette da lungo tempo?
Non
sono forse io, il SIGNORE?
Fuori
di me non c'è altro Dio, Dio giusto,
e
non c'è Salvatore fuori di me.
Isaia
45:22
Volgetevi a me e siate salvati,
voi
tutte le estremità della terra!
Poiché
io sono Dio, e non ce n'è alcun altro.
Isaia
45:23
Per me stesso io l'ho giurato;
è
uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata:
Ogni
ginocchio si piegherà davanti a me,
ogni
lingua mi presterà giuramento.
Il
Signore è il Re supremo su tutta la Terra. Non c'è Salvatore al di
fuori di lui.
Isaia
6:5
Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo
dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure;
e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»
Isaia
6:6
Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone
ardente, tolto con le molle dall'altare.
Isaia
6:7
Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le
labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato».
La
purificazione di Isaia ha preceduto la sua missione. Questo è un
principio spirituale. Non puoi essere inviato nel mondo con la Sua
autorità senza essere riconciliato, perdonato e amato dal Signore.
Cosa potresti mostrare al mondo se non avessi incontrato la Sua
misericordia? No, non si tratta di noi stessi. Delle
nostre capacità, dei nostri talenti. Si tratta di Lui. Di chi Lui è
e di quello che può fare nelle nostre vite. Egli è il Restauratore.
Egli è Colui che prende ogni persona nell'esatta condizione in cui
si trova, per farne ciò che deve essere. Lasciamoci restaurare da Dio.
Lasciamoci perdonare.
1Giovanni
1:9
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Egli
è fedele e giusto da perdonarti e purificarti da ogni iniquità. E
così purificati, potremo sentire la Sua voce.
Isaia
6:8
Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi
manderò? E chi andrà per noi?»
Allora
io risposi: «Eccomi, manda me!»
Molti
credono che l'appello del Signore sia reale, e rivolto a tutti,
indistintamente.
Ma
da quel che sappiamo, nel tempio c'era Isaia. Per quanto possiamo
sapere, solo lui ebbe questa visione e udì la voce di Dio. Non
c'erano altre persone. Non poteva essere un appello, chi altro lo
avrebbe potuto sentire?
No,
la voce udibile del Signore pronunciò una domanda retorica. Dio
voleva Isaia e nessun altro.
Dio
lo ha pensato, creato e ora lo stava chiamando per la missione della
sua vita. Dio non pronuncia appelli generici. Dio chiama per nome.
Dio non vuole un volontario. Il Signore vuole te. Non chi sta al tuo
fianco. Egli vuole te. Conosce la tua infanzia, le tue paure, le tue
aspirazioni. Sa per quale motivo ti ha creato.
Efesini
2:10
infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per
fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché
le pratichiamo.
Il Creatore ricorda le opere buone che ha preparato affinchè ciascuno di noi le praticasse. Le ha preparate per ogni credente. Sono lì che aspettano. La
stessa voce che chiamò Isaia, ha chiamato e sta chiamando ancora oggi. E' lo scopo della vita, ma è anche lo scopo di ogni singolo giorno, per ogni figlio di Dio. L'adesione del cuore deve essere costante, perchè non si tratta
di un lavoro part-time.
“Chi
manderò? E chi andrà per noi?” La pienezza di Dio; il Padre, il
Figlio e lo Spirito Santo stanno ripetendo ancora questa frase. Il Signore continua a chiamare e "gli operai" rispondono al lavoro nella messe..
Matteo
4:18
Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due
fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali
gettavano la rete in mare, perché erano pescatori.
Matteo
4:19
E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini».
Matteo
4:20
Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.
Matteo
9:9
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo,
che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli,
alzatosi, lo seguì.
Gesù non scelse i Suoi discepoli tra la folla. Non li selezionò
nelle moltitudini che lo ascoltavano. No, Egli andò a prenderli uno
per uno. Il Signore li conosceva personalmente – il Signore conosce ciascuno personalmente. Le impronte digitali di ogni individuo non hanno uguali in miliardi di
persone viventi e passate. Così è il nostro cuore. Unico. Gesù sceglie qualcuno in modo generico. Gesù sceglie personalmente. Anche in questo preciso momento in cui leggi. Sicuramente è di fianco a te,caro lettore, proprio
ora. Si sta fermando al tuo fianco e ti sta dicendo: “seguimi”.
Non agitarti: non è una scelta che devi fare. E' ciò per cui sei
stato creato. E' il momento in cui finalmente puoi entrare nella pace
e nel riposo di Dio. Lascia alle spalle i tuoi fallimenti, le tue
preoccupazioni. E ascolta la voce del Maestro.
“Seguimi”.
Una voce delicata ma piena di autorità. Una presenza dolce, ma
tremenda. Sia che tu sia credente o meno, l'invito del Signore è ugualmente valido. E' una chiamata che si rinnova per tutti i giorni della nostra vita.
Isaia
6:9
Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo:
"Ascoltate,
sì, ma senza capire;
guardate,
sì, ma senza discernere!"
Isaia
6:10
Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
rendigli
duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,
in
modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,
non
intenda con il cuore,
non
si converta e non sia guarito!»
Come
conciliare le parole di speranza con questo comandamento così duro?
La situazione del popolo di Israele all'epoca di Isaia era ormai
completamente compromessa. Idolatria, ingiustizie sociali e religiose
erano permeate a tutti i livelli della nazione. Dio doveva
manifestare il Suo giusto giudizio. Questa in realtà fu la missione
di Isaia. Una missione dura. Difficile. Molti non comprendono che la
bontà non è buonismo. Le trasgressioni, l'infedeltà, la
ribellione, la stregoneria non sono cose che si possono mettere sotto
il tappeto. Devono venire alla luce in un modo o nell'altro. Oggi
abbiamo il Signore Gesù come nostro Avvocato alla destra del Padre e
possiamo andare a Lui in qualsiasi condizione. Ma siamo ben consci
che al di fuori di Cristo vi è la condanna. Siamo consapevoli che ci
sarà un giudizio. Ognuno di noi risponderà delle proprie azioni.
Isaia
dovette predicare e profetizzare per conto del Signore, pur sapendo
che questo non avrebbe salvato il suo popolo. Questo però non
modificò la sua disponibilità. La sua fede era ferma in Dio, e non
nel compito, nella sua bravura o nelle altre circostanze. Prendiamo consapevolezza che le opere preparate per noi non saranno facili. Non è uno
scherzo vivere per il Signore. Ci saranno momento di profonda
delusione. Da parte delle altre persone ma anche di noi stessi.
Momenti di confusione, momenti di tempesta. Momenti in cui non
si sentirà la voce di Dio. Ma ognuno di noi potrà ricordare il momento
della nostra promessa, del nostro sì. Il momento della chiamata.
Ricorderemo chi è Colui che ci ha chiamato. Potremo poggiare la fede su di Lui e trovare la forza di superare ogni avversità.
Romani
8:35
Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione,
l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la
spada?
Romani
8:36
Com'è scritto:
«Per
amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo
stati considerati come pecore da macello».
Romani
8:37
Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di
colui che ci ha amati.
L'angoscia,
la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo e la spada non
possono modificare il fatto che siamo più che vincitori in Cristo.
Nulla può cambiare questo fatto! Poggiamo la nostra fede in Lui e
nessuna avversità potrà fare diversamente. Il diavolo usa i
problemi che spaventarci, per distrarci. Sa che la sua vittoria è
distogliere il nostro sguardo dal Maestro. Ma non cadiamo in questo
tranello. Per quanto è forte la tempesta, per quanto sono alte le
onde, manteniamo fisso in nostro sguardo al faro. Contempliamo la
luce di Dio.
Isaia
6:11
E io dissi: «Fino a quando, Signore?»
Egli
rispose: «Finché le città siano devastate,
senza
abitanti,
non
vi sia più nessuno nelle case,
e
il paese sia ridotto in desolazione;
Isaia
6:12
finché il SIGNORE abbia allontanato gli uomini,
e
la solitudine sia grande in mezzo al paese.
Isaia
6:13
Se vi rimane ancora un decimo della popolazione,
esso
a sua volta sarà distrutto;
ma,
come al terebinto e alla quercia,
quando
sono abbattuti, rimane il ceppo,
così
rimarrà al popolo, come ceppo, una discendenza santa».
La
parola profetica di Isaia si adempì con le deportazioni e la
diaspora del popolo di Israele. Ma questo giudizio non ha a che fare
con una completa distruzione quanto piuttosto con la sopravvivenza,
la vita, la salvezza.
Romani
11:25
Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché
non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte
d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri;
Romani
11:26
e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il
liberatore verrà da Sion.
Romani
11:27
Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà;
e
questo sarà il mio patto con loro,
quando
toglierò via i loro peccati».
La
disubbidienza di Israele ha allargato la salvezza di Dio a tutte le
popolazioni della Terra grazie al sacrificio di Cristo. Il giudizio
così duro di Israele ha permesso all'umanità di poter credere in
Gesù e riconciliarsi con il Padre. Ecco che una missione così dura,
così apparentemente ingiusta a prescindere dalle colpe del popolo,
in realtà è stato un seme che, aperto ha potuto far crescere una
grande pianta e portare frutto. Ci saranno momenti in cui non si riuscirà a comprendere quello che il Signore ti sta chiedendo. Non si condividerà perchè sembrerà una cosa troppo dura, troppo
categorica. Esercitiamo la tua fede e ubbidiamo ugualmente. Poniamo ancora
una volta la fede sul nostro Creatore e non sui sentimenti. Le Sue
vie non sono le nostre vie e i Suoi pensieri non sono i nostri
pensieri. Fidiamoci di Lui anche in questi momenti di confusione. Solo
così il nostro operato potrà portare frutto, in modo duraturo. Queste
sono le opere della fede, le opere che scrivono la storia e che
cambiano le situazioni portando sulla Terra la volontà di Dio.
Impariamo la lezione dell'ubbidienza come ultimo passo ed entriamo pienamente nel nostro destino.
Giovanni
12:23
Gesù rispose loro, dicendo: «L'ora è venuta, che il Figlio
dell'uomo dev'essere glorificato.
Giovanni
12:24
In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto
in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
Giovanni
12:25
Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo
mondo, la conserverà in vita eterna.
Deponiamo la nostra vita ai piedi di Gesù. Deponiamo le nostre idee, i nostri pensieri,
le nostre ragioni. Seguendo la nostra volontà rimarremo da soli. Mettendola
da parte per abbracciare il proposito di Dio invece, produrremo molto
frutto. Conserveremo la vita eterna.
Ringraziamo
il Signore, per questo momento di trasformazione. Lo
Spirito Santo sta parlando ai nostri cuori, e sta chiamando
personalmente. Confessiamo a Lui i nostri peccati, parliamo con Lui per svuotare il nostro cuore. Ascoltiamo. Ascoltiamo quello che Lui ha
da dire. La chiamata che sta rivolgendo. Chi manderà? Chi andrà
per Lui? E' una cosa che può fare singolarmente solo ognuno di noi. Il Signore ci brama fino
alla gelosia. Viviamo questo istante con la consapevolezza che quello
che verrà dopo farà la tua storia. Volgiamo il nostro sguardo al Signore
e rispondiamo alla nostra chiamata.
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