Luca 10:38 Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua.
Luca 10:39 Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.
Luca 10:40 Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Luca 10:41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
Luca 10:42 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».
In questo intervento vorrei iniziare una riflessione proprio da questo brano biblico. Credo che ciascuno di noi possa rivedersi in Marta, e nel suo affanno. Molte cose la agitavano, ma una sola era necessaria. Chi non si è mai sentito in questa condizione? Certo, Marta non stava divertendosi, non stava facendo qualcosa di sbagliato: stava servendo Gesù. Questo rende il pericolo ancora più subdolo, difficile da identificare. Ma non per questo risulta meno pericoloso. Servire Dio senza stare alla Sua presenza, l'errore più comune nel quale si può cadere.
Isaia 6:1 Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.
Isaia 6:2 Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava.
Isaia 6:3 L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»
Isaia 6:4 Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo.
Facciamo un salto di qualche centinaia di anni, per leggere le parole di uno tra i più grandi profeti dell'Antico Testamento. Leggiamo che mentre Isaia stava nel tempio, iniziò ad avere una visione. Vide il Signore stesso, seduto su di un trono. Vide il Suo mantello, vide degli esseri spirituali che proclamavano la Sua santità e la Sua gloria. Che meravigliosa visione!
E' facile accontentarsi di brevi preghiere, di far presente a Dio i nostri bisogni. Ma quanto può essere più glorioso vedere con i nostri occhi la gloria stessa di Dio. Un conto è cercare la mano del Signore, quello che può fare per noi; un conto è cercare il Suo volto. Cercare la Sua gloria. L'unica cosa veramente eterna. Isaia aveva sicuramente fame e sete di giustizia, fame e sete di Dio. Era un nobile ma non si accontentava di commentare la politica, il governo. Non si accontentava di seguire le leggi di Mosè in modo puramente tradizionalistico. Voleva di più, cercava di più!
Quale altro personaggio biblico che viveva con questo stesso sentimento?
Esodo 33:12 Mosè disse al SIGNORE: «Vedi, tu mi dici: "Fa' salire questo popolo!" Però non mi fai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei".
Esodo 33:13 Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo».
Esodo 33:14 Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo».
Esodo 33:15 Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui.
Esodo 33:16 Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi, se tu non vieni con noi? Questo fatto distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra».
Esodo 33:17 Il SIGNORE disse a Mosè: «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente».
Esodo 33:18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!»
Esodo 33:19 Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà».
Esodo 33:20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere».
Esodo 33:21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso;
Esodo 33:22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato;
Esodo 33:23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere».
Mosè aveva ubbidito in ogni cosa al Signore. Aveva portato il popolo di Israele verso la libertà, attraversando all'asciutto il Mar Rosso. Aveva visto la potenza di Dio come mai nessun uomo prima. Segni, miracoli e prodigi avevano accompagnato la sua chiamata e la sua missione. Ma, una volta al sicuro, gli mancava ancora qualcosa. Non gli bastava tutto questo per prendersi cura dell'incarico affidatogli dal Signore. E allora chiese che la Sua presenza potesse dimorare sul popolo. Ma non era ancora abbastanza. Leggendo il testo, vediamo che Mosè colloquiava con Dio esprimendo un certo disagio, ma ad un certo punto esplode in un'affermazione liberatoria: fammi vedere la tua gloria!! Nell'Antico Testamento, era risaputo che nessun uomo poteva vedere la gloria di Dio e poi vivere. Sicuramente Mosè stesso lo sapeva. Ma non poteva vivere così vicino al Signore da rimanere lontano dalla Sua gloria. Ebbene, più ci avviciniamo a Lui, più diventa importante – anzi, vitale – vivere in una maggiore profondità. Questo è il principio spirituale , “la parte buona” di cui parlava Gesù. Molti pensano che Egli si riferisse solo agli insegnamenti che stava dando in quel momento. Ma questo è secondario. La Legge di Dio è secondaria, le buone opere sono secondarie. Senza la stessa presenza di Dio tutte queste cose buone e spirituali vengono svuotate di ogni importanza e senso. La cosa più importante è pregare? Leggere la Bibbia? Sono cose fondamentali, certo, ma ancor più importante resta cercare il volto del Signore. Cercare la Sua presenza, la Sua consolazione. Restare con Lui. Passare del tempo con il nostro Creatore senza fare null'altro che versare il nostro cuore ai Suoi piedi. Ricevere guarigione, incoraggiamento, perdono, restaurazione. Desiderare un'intimità ancora più profonda, a qualsiasi costo. Prendere coscienza di quale sia la corretta prospettiva delle cose nella nostra vita. Senza queste esperienze, le preghiere restano fredde. La lettura delle Scritture resta arida. Come potremmo compiere l'opera che il Signore vuole affidarci senza sentire il Suo vibrante amore nei nostri cuori? Come avrebbe potuto Isaia stesso portare al popolo di Israele profezie di sventura senza avere dentro di sé una profonda certezza di Chi lo stava mandando?
Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva:
«Chi manderò? E chi andrà per noi?»
Allora io risposi: «Eccomi, manda me!»
Eccomi, manda me! Sono certo che nel cuore di ciascun credente c'è questo desiderio. Poter essere usati dal Signore, poter ubbidire alla Sua voce. Ma quali sono le condizioni necessarie? Come dobbiamo essere?
C'è una risposta molto semplice a queste domande: dobbiamo essere dipendenti da Dio.
Tutti noi sappiamo che esistono cristiani carnali e cristiani spirituali. Molti però credono che questa distinzione sia per classificare due tipi di persone in modo definitivo. No, non è così. Chiunque può essere un credente spirituale e cadere nella carnalità l'ora o il giorno dopo. Quello che fa la differenza infatti non è la nostra capacità o la nostra esperienza, ma piuttosto quanto ci affidiamo a Dio. Quanto siamo dipendenti da Lui, quanto stiamo ai Suoi piedi.
Questo fa davvero la differenza. Questa è la condizione per poter essere mandati. Non è una formazione teologica, il coinvolgimento nelle attività di chiesa, o il livello di leadership a cui siamo arrivati.
Galati 5:16 Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne.
E' questione di camminare insieme al Signore. In modo continuativo e costante.
Certo, detto così può sembrare una cosa semplice.Ma come è possibile adempiere realmente a tutte le nostre responsabilità e contemporaneamente restare in costante comunione con il Signore?
Leggiamo insieme qualche indicazione dell'Apostolo Paolo.
Efesini 5:18 Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito,
Efesini 5:19 parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore;
Efesini 5:20 ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo;
Efesini 5:21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
In questo brano veniamo esortati ad essere ricolmi di Spirito Santo. Potremmo parafrasare con “essere continuamente riempiti”. Cantare e salmeggiare con il nostro cuore al Signore. Poniamo attenzione a queste parole. Ovviamente non si tratta semplicemente di cantare, perché il nodo cruciale del versetto è “con il vostro cuore”. In altre parole: lodate Dio con tutto voi stessi. La lode e l'adorazione è un'attitudine interiore che si può manifestare con il canto, ma non solo. E' un'attitudine che si può avere anche al di fuori del tempo stabilito in chiesa, è qualcosa che parte dal nostro cuore. La lode ci porta vicini al Signore, rafforza il nostro uomo interiore. Ecco quindi che possiamo ricercare un'attitudine di lode e adorazione anche svolgendo le attività di ogni giorno.
Tempo fa mi sono imbattuto in un libro che raccontava la storia di un monaco carmelitano vissuto in Francia nel XVII secolo. Il titolo era “la pratica della presenza di Dio”. Questo frate praticava continuamente la presenza di Dio, che lui trovava ovunque: sia mentre pregava che mentre svolgeva i lavori umili in cucina. Riusciva ad avere un'attitudine di adorazione durante tutto il giorno, qualsiasi cosa stesse facendo.
Credo che questo sia possibile anche per noi. Credo che questo sia l'obiettivo a cui tutti noi dovremmo tendere. Questa è una vita piena della potenza di Dio, una vita piena da cristiano.
Sì, ma come possiamo anche solo tendere a tutto questo? In realtà, basta poco. Basta fermarsi qualche secondo, di tanto in tanto, e spostare la nostra attenzione al Signore. Basta meditare le parole del Signore, mentre guidiamo o facciamo le faccende domestiche. Basta ricercare la preghiera, anche in modo semplice. “Signore aiutami”, “Signore dammi la pazienza per amare questa persone”. Frasi brevi ma rivolte a Dio e piene di aspettativa. Non è qualcosa per i mistici o per gli eremiti. La presenza di Dio è qualcosa che ogni credente dovrebbe sperimentare. E' uno stato interiore che ogni credente dovrebbe vivere! Con il tempo ci si abitua a volgere sempre più spesso la propria attenzione al Signore e inizia a diventare un'abitudine. In questo modo si è costantemente ripieni di Spirito Santo, in questo modo si può fare la differenza nelle vite delle persone che ci sono accanto ed essere mandati dal Signore in modo efficace.
Genesi 5:24 Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese.
Chi era questo personaggio appena accennato nella Bibbia ma tanto importante da non attraversare la morte ed essere preso direttamente da Dio al pari di Elia? L'unica cosa che viene detta è che Enoc camminò con Dio. Non fece miracoli, guarigioni, conversioni. Semplicemente camminò fianco a fianco assieme a Dio per tutta la sua vita. E questo lo mise in una così buona luce davanti al Signore che decise di prenderlo con sé.
Questo è proprio quello a cui siamo chiamati tutti noi. Con le nostre forze e capacità non potremo mai soddisfare i requisiti di Dio o fare realmente la differenza. Non potremo mai “guadagnarci” il favore divino. Gesù non ci chiama a questo, non ci chiama a fare opere potenti per essere approvati da Lui. Quello che ci chiama a fare è semplicemente camminare con Lui. Una cosa ordinaria. Attenzione: non facile; ma ordinaria.
Qualcuno però a questo punto potrebbe pensare: “Ma se l'episodio di Isaia era tanto importante, come mai non è accaduto ad altri protagonisti nella Bibbia?”
Ebbene, c'è una risposta molto interessante a questa domanda. Isaia infatti non fu l'unico a vedere il trono di Dio e a descriverlo in quel modo. Nelle Scritture possiamo trovare almeno due altri paralleli.
Ezechiele 10:1 Io guardai, ed ecco, sulla distesa sopra il capo dei cherubini, c'era come una pietra di zaffiro; si vedeva come una specie di trono che stava sopra di loro.
Ezechiele 10:4 La gloria del SIGNORE si alzò sopra i cherubini, muovendosi verso la soglia della casa; la casa fu riempita della nuvola; il cortile fu ricolmo dello splendore della gloria del SIGNORE.
Ezechiele 10:5 Il rumore delle ali dei cherubini si udì fino al cortile esterno, simile alla voce del Dio onnipotente quand'egli parla.
Ezechiele vide il trono di Dio, ma in un'occasione molto triste: la dipartita della gloria del Signore dal tempio.
Anche lui vide il trono, vide degli esseri angelici, vide la nuvola (simile al fumo) e un rumore simile alla voce del Dio onnipotente. La descrizione anche in questo caso è molto breve, ma sufficientemente chiara per essere affiancata alla descrizione del profeta Isaia. Ma non è tutto.
Apocalisse 4:2 Subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c'era uno seduto.
Apocalisse 4:3 Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.
Apocalisse 4:4 Attorno al trono c'erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d'oro sul capo.
Apocalisse 4:5 Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni.
Davanti al trono c'erano sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio.
Apocalisse 4:6 Davanti al trono inoltre c'era come un mare di vetro, simile al cristallo; in mezzo al trono e intorno al trono, quattro creature viventi, piene di occhi davanti e di dietro.
Apocalisse 4:7 La prima creatura vivente era simile a un leone, la seconda simile a un vitello, la terza aveva la faccia come d'un uomo e la quarta era simile a un'aquila mentre vola.
Apocalisse 4:8 E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».
Anche l'Apostolo Giovanni, nell'Apocalisse, descrive la sua visione del trono di Dio. Una descrizione incredibilmente vicina a quella dello stesso Isaia. Questa volta, la visione è stata accompagnata dal più importante libro profetico del Nuovo Testamento. Ecco perciò tre uomini di Dio, tre periodi storici differenti, tre storie accomunate da una stessa esperienza. L'aver visto il trono di Dio, e la Sua gloria. «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.»
E' normale affannarsi e agitarsi per molte cose.
In questa occasione però meditiamo di tornare oggi stesso all'unica cosa necessaria. Che sia mentre si guida o si lavora. Che sia nel tempo di preghiera personale. Torniamo a cercare il volto del Signore. Torniamo a cercare di camminare con Lui, momento dopo momento; istante dopo istante.
Chiediamo al Signore la forza di poterlo fare. Egli risponderà, rafforzerà la vita spirituale di ciascuno di noi e potremo volare come aquile, volare verso il trono stesso di Dio.
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