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giovedì 31 marzo 2011

Lettera agli Efesini

CHI?

E' stata scritta dall'Apostolo Paolo.
- Cap 1 v.1

QUANDO?

62 d.C. Circa.

DOVE?

La lettera agli Efesini è stata scritta durante la (prima) prigionia dell'Apostolo Paolo a Roma, insieme alla Lettera ai Colossesi, Filemone e probabilmente quella ai Filippesi.

COSA / PERCHE'?

Questa lettera è stata scritta per incoraggiare e insegnare a crescere nella fede.

Storia della chiesa di Efeso:

Durante il secondo viaggio missionario dell'Apostolo Paolo, i coniugi credenti Aquila e Priscilla si fermarono a Efeso ad evangelizzare. (Atti 18:18, 19)
Successivamente, durante il terzo viaggio missionario, Paolo tornò nella città ed ebbe l'occasione di rafforzare la chiesa appena nata (Atti 19).
Dopo una permanenza di tre anni, Paolo partì e Timoteo si prese cura della comunità per un anno e mezzo, contrastando alcune eresie e distorsioni dottrinali che stavano crescendo nella chiesa. Dopo trent'anni, il Signore affidò all'Apostolo Giovanni una lettera per questa chiesa, esortandola a rinnovare il proprio amore.

Schema della lettera:

I.Privilegi dei figli di Dio (1:3-14)
II.Preghiere per gli Efesini (1:15-23 / 3:14-21)
III.Liberazione in Cristo (2:1-9)
IV.Il mistero della salvezza dei gentili (2:11- 3:13)
V.Insegnamento sull'unità della Chiesa (4:1-16)
VI.Il rinnovamento interiore (4:17-5:21)
VII.Indicazioni pratiche (5:22-6:9)
VIII.Il combattimento spirituale (6:10-20)

Analisi tematica della lettera:

La lettera è densa di insegnamenti importanti.
Molti temi sono in comune con la lettera ai Colossesi. In quel caso però sono sotto forma di correzioni dottrinali, mentre quì sono presentati come insegnamenti per crescere nella conoscenza di Dio e nella propria vita di fede.
In entrambe le lettere si parla della "redenzione" o del "trasferimento dal regno delle tenebre al regno del Figlio", si parla del mistero della salvezza verso gli stranieri. Al capitolo 4 però questa simmetria si rompe, approfondendo la natura della Chiesa. Viene presentata come un organismo vivente, piuttosto che come un'organizzazione. Viene dato l'insegnamento dei cinque ministeri donati da Cristo alla Chiesa per la sua maturazione. Subito dopo si riprende il tema dello spogliamento dalle opere della carne e del rivestirsi di ciò che è spirituale, come presentato nel capitolo 3 della lettera ai Colossesi. Seguono le esortazioni pratiche per un buon comportamento dei cristiani in tutti i ruoli che possono avere.
Nella parte terminale è presente un'esortazione unica, che parla del combattimento spirituale con una metafora riguardante il rivestimento dell' armatura di Dio.
Mentre altrove si parla di gara, quì l'accostamento richiama direttamente il concetto della guerra, portandolo però in un contesto spirituale in cui il nemico non è un uomo ma il diavolo stesso, con tutti i suoi angeli decaduti.

Lettera a Filemone

CHI?

E' stata scritta dall'Apostolo Paolo.
- Cap 1 v.1

QUANDO?

62 d.C. Circa.

DOVE?

La lettera a Filemone è stata scritta durante la (prima) prigionia dell'Apostolo Paolo a Roma, insieme alla lettera ai Colossesi, e agli Efesini.

COSA / PERCHE'?

Filemone era un credente della chiesa di Colosse, probabilmente convertito durante il terzo viaggio missionario di Paolo, ad Efeso.
Un suo schiavo di nome Onesimo, l'aveva frodato derubandolo, per poi fuggire.
Nella sua fuga raggiunse Roma, la capitale dell'Impero. A causa di circostanze sconosciute incontrò l'Apostolo Paolo che era prigioniero. A seguito di questo incontro, Onesimo si convertì a Cristo e iniziò a servire Paolo.
Proprio a causa della sua fuga e di ciò che aveva rubato però, Paolo si trovò costretto a rimandare Onesimo da Filemone. Per la sua incolumità mandò insieme a lui Tichico, insieme a questa lettera e a quella ai Colossesi.


Schema della lettera:

I.Presentazione e saluti (v.1-7)
II.Raccomandazioni di Onesimo (v.8-16)
III.Garanzia personale di Paolo e saluti (v.17-25)

Analisi tematica della lettera:

Il tema evidente di questa lettera è quello della schiavitù, che stride con la fratellanza in Cristo.
L'Apostolo Paolo evita di sovvertire gli ordini sociali del tempo, attirando ulteriori persecuzioni inutili verso i cristiani, motivando i detrattori con una aperta ribellione.
Forte di questa esperienza personale di amicizia e fratellanza con lo schiavo Onesimo, scrive al suo padrone (anch'esso cristiano) portando l'argomento in una dimensione ancora superiore, ancora più profonda.
La fratellanza in Cristo infatti è un vincolo più profondo di ogni distinzione sociale, etnica o sessuale (Col 3:11) e porta ogni persona, in qualsiasi categoria, a rivolgere il proprio sguardo verso Cristo, servendolo.
Ecco quindi che il rispetto e l'amore oltrepassa lo stato della schiavitù, bonificando non la forma, ma la sostanza di tale pratica. I padroni credenti sanno bene di aver a loro volta un Padrone nel cielo, e consapevoli di questo, sono esortati a comportarsi in modo giusto ed equo. I servi a loro volta sono chiamati ad essere fedeli, compiendo ogni servizio di buon animo come per il Signore e non per gli uomini (Col3:22, 4:1).
In questo modo l'armonia nel regno di Dio è garantita al di là delle culture e società, senza alcuna ribellione.

mercoledì 30 marzo 2011

Cosa c'è dall'altra parte?

Cosa c'è dall'altra parte della vita? Cosa c'è dietro il confine che noi chiamiamo "morte"? Non so se ci avete mai pensato. E' un argomento che genera timori, e molto spesso si evita. Sappiamo di avere un tempo ben preciso, e una strategia di vita è proprio quella di ignorarlo fino alla fine. In ogni caso, i credenti in Cristo hanno una risposta a questa domanda. La risposta che gli dà il loro Dio.


Salmi 139:7-8 Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là.


Nel momento in cui conosciamo il Signore, prendiamo coscienza che non ci abbandonerà mai.


Giosuè 1:5 [...] io non ti lascerò e non ti abbandonerò.


Egli non ci abbandonerà mai in questa vita, ma neanche dopo. Al di là della vita, dall'altra parte di questo confine cosa troveremo? Troveremo ancora Dio. Dove possiamo fuggire dalla Sua presenza? Da nessuna parte. Egli è ovunque.


Colossesi 1:15-17 Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.


L'abbraccio del Signore Gesù, mantiene nell'esistenza tutto l'universo visibile e invisibile. In qualsiasi posto, dimensione, tempo, Egli è là. Semplicemente perchè altrimenti non esisterebbe quello stesso posto.


Giovanni 17:3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo.


Questa è la vita eterna. Una vita che inizia quì, credendo in Cristo, e che non finirà con la morte. Questo è ciò che si nasconde dall'altra parte: la piena conoscenza di Dio.

Dall'altra parte però, c'è chi rinnega Dio. Anche lui però arriverà ad incontrarlo, inevitabilmente.


Apocalisse 20:11-15 Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.

Come si fa ad essere trovati nel libro della vita?


Romani 10:9-13 Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

martedì 29 marzo 2011

L'intercessione di Daniele

DISCERNERE IL TEMPO DI DIO

Daniele 9:1-2 «Nell'anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu fatto re del regno dei Caldei, il primo anno del suo regno, io, Daniele, meditando sui libri, vidi che il numero degli anni di cui il SIGNORE aveva parlato al profeta Geremia e durante i quali Gerusalemme doveva essere in rovina, era di settant'anni.


Il profeta Daniele, a Babilonia, si accorse leggendo il libro di Geremia che il tempo per il ritorno di Israele nella terra promessa (dopo la cattività) era ormai imminente.
Non si trattava di un tempo dettato da buon senso, da ragionamenti o da speranze condivise. Era il tempo decretato profeticamente dal Signore.

Amos 3:6-7 Squilla forse la tromba in una città,
senza che il popolo tremi?
Piomba forse una sciagura sopra una città,
senza che il SIGNORE ne sia l'autore?
Poiché il Signore, DIO, non fa nulla
senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.


Giovanni 15:15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio.

Il Signore da sempre rivela al Suo popolo, ai profeti, quelli che sono i suoi segreti.
Magari inizialmente nessuno comprende il messaggio. Ma al momento giusto, nel tempo di Dio, Egli ha sempre trovato la persona che, umiliandosi davanti a Lui, ha contribuito a innescare l'adempimento delle profezie. Questo è il caso di Daniele. Questo è il caso di tutti i personaggi biblici che hanno fatto la loro parte nel piano eterno di Dio. Ma lo stesso principio, sono certo che sia presente anche al giorno d'oggi.
Anche le attuali generazioni di credenti devono compiere delle opere che Egli ha preordinato per loro.
Sì, la Bibbia è completa. Sì, le profezie della fine sono già state decretate.
Ma in questi "ultimi giorni", forse Dio non ha dei propositi specifici? Forse il Signore non ha desiderio di adempiere i Suoi scopi attraverso la Sua Chiesa?
No, non è così. Ognuno di noi ha uno scopo voluto dal Signore.

Ecco quindi che ci troviamo anche noi di fronte alla Parola di Dio e allo Spirito Santo, esattamente come Daniele, a ricercare la volontà di Dio per questo tempo, per il Suo popolo. Per la Chiesa universale e la propria chiesa locale. Per la propria famiglia, città, nazione.

Tutto ha origine da questo momento.

PENTIRSI, UMILIARSI DAVANTI AL SIGNORE

Daniele 9:3-5 Volsi perciò la mia faccia verso Dio, il Signore, per dispormi alla preghiera e alle suppliche, con digiuno, con sacco e cenere. Feci la mia preghiera e la mia confessione al SIGNORE mio Dio, e dissi:
"O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti!Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni.
Daniele 9:16 O Signore, per tutti i tuoi atti di giustizia, ti prego, fa' che la tua ira e il tuo sdegno si ritirino dalla tua città, Gerusalemme, dal tuo monte santo; poiché per i nostri peccati e per le iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono esposti al disprezzo di tutti quelli che ci stanno intorno
.


Una volta che si prende coscienza di essere nel tempo del Signore, il primo passo è quello di pregare. Supplicare. Umiliarsi davanti al Signore, riconoscendo il proprio peccato. Ascoltando lo Spirito Santo, entrando negli stessi sentimenti del cuore di Dio. E, se riceviamo questa indicazione, chiedere perdono anche dei peccati della nostra famiglia, della nostra città, della nostra nazione.
Questo è il secondo passo fondamentale.
Con il pentimento e la confessione del peccato si porta alla luce ciò che era nascosto, rompendo l'alleanza con il potere delle tenebre. Solo così è possibile esporsi alla luce di Cristo e tornare nella piena comunione con Dio.

CERCARE LA MANIFESTAZIONE DELLA GLORIA DI DIO

Daniele 9:17 Ora, o Dio nostro, ascolta la preghiera e le suppliche del tuo servo; per amor tuo, Signore, fa' risplendere il tuo volto sul tuo santuario che è desolato!
Daniele 9:18 O mio Dio, inclina il tuo orecchio e ascolta! Apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni, guarda la città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché non ti supplichiamo fondandoci sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia.
Daniele 9:19 Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo".


Questo è il terzo passo. Cercare il volto del Signore. Cercare la Sua misericordia, la Sua gloria. In una parola: adorarLo. Adorare Dio in spirito e verità.

OTTENERE LA RISPOSTA DEL SIGNORE

Daniele 9:20-23 «Io parlavo, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo Israele, e presentavo la mia supplica al SIGNORE, al mio Dio, per il monte santo del mio Dio. Mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell'uomo, Gabriele, che avevo visto prima nella visione, mandato con rapido volo, si avvicinò a me all'ora dell'offerta della sera. Egli mi rivolse la parola e disse: "Daniele, io sono venuto perché tu possa comprendere. Quando hai cominciato a pregare, c'è stata una risposta e io sono venuto a comunicartela, perché tu sei molto amato.

"Quando hai iniziato a pregare c'è stata una risposta". Quando si inizia a pregare, c'è SEMPRE una risposta. C'è sempre l'intervento del Signore. Perchè non è una preghiera basata sul proprio interesse, sui propri sentimenti. E' una preghiera nata dallo Spirito Santo. Un'intercessione portata davanti al trono di Dio, nella Sua piena volontà. Il modo che Egli desidera, per costruire il nostro futuro.

mercoledì 23 marzo 2011

L'anima mia cerca rifugio in Te

1Samuele 24:3-8 Allora Saul prese tremila uomini, scelti fra tutto Israele, e andò in cerca di Davide e della sua gente fin sulle rocce delle capre selvatiche;
e giunse ai recinti di pecore che erano presso la via; là vi era una caverna, nella quale Saul entrò per fare i suoi bisogni. Davide e la sua gente erano in fondo alla caverna.
La gente di Davide gli disse: «Ecco il giorno nel quale il SIGNORE ti dice: "Vedi, io ti do in mano il tuo nemico; fa' di lui quello che ti piacerà"». Allora Davide si alzò e, senza farsi scorgere, tagliò il lembo del mantello di Saul.
Ma dopo, il cuore gli batté per aver tagliato il lembo del mantello di Saul.
Davide disse alla gente: «Mi guardi il SIGNORE dall'agire contro il mio re, che è l'unto del SIGNORE, e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l'unto del SIGNORE».
Con queste parole Davide frenò la sua gente e non le permise di gettarsi su Saul. Saul si alzò, uscì dalla caverna e continuò il suo cammino.

Nonostante il Signore scelse da subito Davide per subentrare al trono al posto di Saul, nonostante il profeta Samuele lo unse in presenza della sua famiglia, nonostante lo Spirito del Signore lo investì, egli non tentò mai di forzare i tempi e appropriarsi del regno con la forza.
Ne avrebbe avuto diritto e in questo caso, addirittura una circostanza più che favorevole. Saul lo stava cercando perchè ingelosito, voleva ucciderlo ingiustamente. Davide insieme ai suoi sostenitori è stato costretto a scappare e rifugiarsi in una grotta. E in un momento, in modo inaspettato, Saul in persona entrò nella stessa caverna pensandola disabitata per fare i suoi bisogni. Quanti avrebbero pensato: "Questa è l'occasione per fare giustizia! Per giustiziare il re che Dio ha rigettato!"? Tanti, forse tutti noi. Questo è stato il pensiero della gente che era con Davide. Ma non è stato questo, quello che ha pensato lui.
Dietro l'apparenza di questo "favore divino" (la circostanza di avere il proprio nemico, rinnegato da Dio, inerme a pochi passi) Davide riuscì ad ascoltare lo Spirito Santo e discernere spiritualmente la situazione. Saul è stato unto dal Signore. Nonostante si fosse ribellato, Davide riconobbe di non avere l'autorità spirituale di ucciderlo. Il giudizio apparteneva a Dio, non a lui.
Quanto è eccezionale questa lucidità di pensiero!
Davide sapeva di essere stato scelto da Dio ed era sicuro che Dio stesso lo avrebbe protetto, altrimenti sarebbe venuto meno alla Sua fedeltà e alla Sua giustizia.
E, ancora una volta, arrivò a scegliere di rimettere la propria vita e la propria morte delle mani del Signore. E, leggendo il seguito della storia, vediamo come il Signore non l'ha per nulla deluso.
In tutto questo però, credo che sia di grande insegnamento per tutti noi quello che Davide pensava e pregava in cuor suo. Nel momento in cui sapeva che lasciare libero Saul significava essere disposto a morire. Nel momento del battito accelerato, dell'adrenalina, della paura, del terrore. In questo momento, come ha fatto a raggiungere questa lucidità di pensiero?
Ne parla un'altra parte della Bibbia, scritta proprio di suo pugno, in quei momenti terribili.

Salmo 57
Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me,
perché l'anima mia cerca rifugio in te;
e all'ombra delle tue ali io mi rifugio
finché sia passato il pericolo.
Io invocherò Dio, l'Altissimo,
Dio che agisce in mio favore.
Egli manderà dal cielo a salvarmi,
mentre chi vuol divorarmi m'oltraggia;
Dio manderà la sua grazia e la sua fedeltà.
L'anima mia è in mezzo a leoni;
dimoro tra gente che vomita fiamme,
in mezzo a uomini i cui denti sono lance e frecce,
e la cui lingua è una spada affilata.
Innàlzati, o Dio, al di sopra dei cieli,
risplenda la tua gloria su tutta la terra!
Essi avevano teso una rete ai miei piedi,
mi avevano piegato,
avevano scavato una fossa davanti a me,
ma essi vi sono caduti dentro. [Pausa]
Il mio cuore è ben disposto, o Dio,
il mio cuore è ben disposto;
io canterò e salmeggerò.
Dèstati, o gloria mia, destatevi,
saltèrio e cetra!
Io voglio risvegliare l'alba.
Io ti celebrerò tra i popoli, o Signore,
ti loderò tra le nazioni,
perché grande fino al cielo è la tua bontà,
e la tua fedeltà fino alle nuvole.
Innàlzati, o Dio, al di sopra dei cieli,
risplenda la tua gloria su tutta la terra!

Davide ha sospeso il suo giudizio, deposto i suoi diritti ai piedi di Dio.
Ha rimesso la sua vita nelle mani del Signore.
Non gli interessa uccidere Saul, non gli interessa arrivare al potere. Cerca soltanto l'approvazione e l'intervento dell'Altissimo. Egli sapeva - come noi tutti - che solo le azioni di Dio sono giuste. Sapeva di non poter contare nell'apparente giustizia del suo istinto di conservazione. Non poteva contare sulla sua razionalità. Non poteva contare sui consigli della sua gente. Qualsiasi azione sarebbe stata inquinata e colpevole. La soluzione allora, consapevole di poter morire, è stata quella di rimettersi a Dio. In Lui Davide ha cercato rifugio. Sapeva che il Signore sarebbe corso in suo soccorso proprio perchè non stava perseguendo alcun interesse personale. Aveva solamente ubbidito a Lui. Ma sono persuaso che anche se l'aiuto non fosse arrivato, la sua fede non sarebbe crollata. La sua fede non era nell'aiuto - sebbene lo abbia chiesto - ma piuttosto nella gloria di Dio. In un modo o nell'altro Davide sapeva e pregava che Dio si innalzasse sopra i cieli, mostrando la Sua gloria. In un modo o nell'altro Davide sapeva di appoggiarsi sulla grazia e sulla fedeltà di Dio. La stessa grazia che lo ha unto re di Israele. La stessa fedeltà che lo ha portato fin dall'adolescenza a vincere contro le schiere dei Filistei. Contemplando la Sua gloria, all'ombra della Sua grazia e fedeltà, Davide lentamente raggiunge la serenità nella sua anima. Il suo cuore cambia, illuminato dal sostegno dello Spirito Santo. Il suo cuore ora è ben disposto. Il suo cuore desidera cantare! Il suo cuore vuole spiegare all'alba - ciò che sveglia la Terra da ogni notte - come svegliarsi veramente, alla luce della gloria di Dio.
Il Signore ci sta parlando in questo momento. Il Signore ci sta esortando. Consolando. Vuole aiutarci esattamente come aiutò Davide, migliaia di anni fa. Vuole portare il nostro cuore alla gioia. Il Suo Spirito vuole rinnovarci. Restiamo in ascolto e deponiamo ogni peso e ogni ragionamento ai piedi del Maestro.
In questo modo, anche il nostro cuore, si sta trasformando...

domenica 20 marzo 2011

Aggressione o Compassione?

Nel mondo Cristiano ci sono molte idee e sensibilità differenti.
Quasi ogni aspetto di fede è declinato in numerose varianti e prese di posizione.

La stessa evangelizzazione, l'annuncio dell'Evangelo di Cristo, fa nascere parecchi pensieri e strategie che ricadono sullo stesso scopo.
Alcuni pensano che questo sia insignificante. L'importante, dopotutto, è raggiungere lo scopo; non la modalità per la quale ci arrivi.
Personalmente però (per questo caso) non sono d'accordo con tale affermazione.

La testimonianza della propria fede è legata a doppio filo con la propria vita di fede.
Sembra un concetto scontato, ma prendendo del tempo per rifletterci, ci si accorge che in realtà è un fondamento dall'importanza sottovalutata.
In poche parole, la mia testimonianza riflette inevitabilmente quello che effettivamente sto vivendo. Riflette la qualità della mia fede, del mio stile di vita e del mio carattere. La testimonianza è il racconto di qualcosa che è successo a noi stessi, qualcosa che ci ha cambiato l'esistenza in meglio. Questa deve essere visibile, concreta e soprattutto vera. Le persone non sanno cosa farsene di filosofie finte.

A fronte di tutto ciò dunque, qual'è il carattere, del cristiano? Quale lo stile di vita che deve trasmettere nell'Evangelizzazione?

Matteo 5:39 Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra;
Matteo 5:40 e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.
Matteo 5:41 Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.
Matteo 5:42 Da' a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle.
Matteo 5:43 Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico".
Matteo 5:44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
Matteo 5:45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Matteo 5:46 Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani?
Matteo 5:47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto?
Matteo 5:48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.


Filippesi 2:1 Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione,
Filippesi 2:2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.
Filippesi 2:3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso,
Filippesi 2:4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
Filippesi 2:5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,
Filippesi 2:6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente,
Filippesi 2:7 ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
Filippesi 2:8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.


Il carattere del cristiano deve essere quello descritto in questi brani.
Altrimenti c'è qualcosa di sbagliato.

La parola chiave della sua vita deve essere "compassione".
Deve condividere i sentimenti delle altre persone, viverli assieme; per poi portare il proprio aiuto come umile servo di Cristo.
Questa è l'Evangelizzazione che Cristo richiede.
Non è gridare al mondo le proprie idee, imporre i propri diritti, aggredire con la certezza di essere nel giusto. Queste cose le fanno i pagani.
Certo, l'Apostolo Paolo si è appellato ai suoi diritti da cittadino dell'Impero Romano, alcune volte ha parlato e gridato per strada evangelizzando. Ma il suo parlare era condito con sale e il suo cuore era compassionevole.

Senza compassione, senza carità, senza amore.....il cristianesimo non ha senso.
Ecco perchè "il fine" dell'evangelizzazione non giustifica qualsiasi mezzo.
Solo il mezzo della compassione può portare veramente a Cristo.
Purtroppo tutto il resto (per quanto Dio lo possa utilizzare a fin di bene) è fuori luogo e molto spesso dannoso e controproducente.
Lascio riflettere alle coscienze di ognuno di noi se il nostro agire rivela il desiderio del Signore oppure no.
Se così non fosse, chiediamo al nostro Padre celeste questa nuova rivelazione e l'aiuto per poterla vivere giorno dopo giorno.
Di sicuro non la vedremo negare.
E potremo essere veramente di aiuto al prossimo. Nella volontà di Dio.

giovedì 17 marzo 2011

Lettera ai Colossesi

CHI?

E' stata scritta dall'Apostolo Paolo.
- Cap 1 v.1,2
- Ireneo, Clemente di Alessandria, Tertulliano, Origene, Eusebio confermano la veridicità di tale affermazione.
- Analogie con la lettera di Filemone, scritta con certezza da Paolo a distanza di poco tempo (p.es: menzionano le stesse persone [Cap.4])

QUANDO?

62 d.C. Circa.

DOVE?

La lettera ai Colossesi è stata scritta durante la (prima) prigionia dell'Apostolo Paolo a Roma. (v.4:3, 10, 18)

COSA / PERCHE'?

Paolo è stato visitato da Epafra, uomo pio della chiesa di Colosse (4:12). Possiamo supporre che gli abbia riportato alcuni problemi della chiesa: orgoglio derivato all'osservanza di regole supplementari (2:16), mortificazioni fisiche e culto degli angeli (2:18). E' di fatto una lettera di correzione e insegnamento.

Storia della chiesa di Colosse:

Durante il ministero di Paolo a Efeso (Atti 19), molto probabilmente si convertì Epafra.
Egli, tornando a casa a Colosse, evangelizzò a sua volta fondando poi la chiesa vera e propria (Col 1:5-7). Qualche anno dopo però, sorsero pericolose eresie in seno alla comunità. Una dottrina secondo cui Dio è il Bene e la Materia è il Male; la salvezza si poteva ottenere solo attraverso una conoscenza segreta, superiore anche alle Scritture; l'abbraccio del legalismo ebraico e di un misticismo legato al culto degli angeli. Per questo motivo Epafra, molto preoccupato, decide di andare a trovare Paolo a Roma.

Schema della lettera:

I.Argomenti personali (1:1-12)
II.Correzioni dottrinali (1:13-2:23)
III.Esortazioni pratiche (3:1-4:18)

Analisi tematica della lettera:

Ringraziamento e preghiera di Paolo (1:3-12)

*Ringraziare il Signore per i frutti della propria fede e per la propria chiamata. Pregare e ricercare maturità e completezza spirituale.

Il primato di Cristo (1:13-23)

*Cristo è il centro del Tempo e dello Spazio.
*Tutte le cose che esistono sono state create da Lui e per Lui.
*Egli è il Capo della Chiesa.
Come il cervello comanda il corpo umano, così Lui comanda la Chiesa.
*Egli è il primogenito di ogni creatura. Questo NON significa che è il primo nato, ma piuttosto che detiene il primato. Possiede il diritto ereditario su “tutte le cose”.
*In Cristo, e in Lui soltanto, abita tutta la pienezza della Deità.

Il combattimento dell'Apostolo (1:24-2:3)

*Il mistero di Dio: le ricchezze di Cristo ai credenti non Giudei
*Il sostegno Apostolico alla chiesa di Colosse e Laodicea

Avvertimento contro le false dottrine (2:4-23)

*In Gesù abita corporalmente tutta la pienezza della Deità
*Lui è il Creatore e Signore di tutti gli esseri spirituali (ordini angelici).
*In Gesù, Dio ci ha perdonati.
*Sulla croce, il Signore ha sconfitto le forze demoniache.
*Essere morti al peccato, significa anche essere morti al legalismo.

La nuova vita in Cristo (3:1-17)

*La nostra vita è nascosta CON Cristo IN Dio. Cerchiamo dunque le cose di lassù!
*Al ritorno di Cristo, i credenti di tutte le epoche saranno glorificati.
*Facciamo morire ciò che in noi è terreno.
*Vestiamoci di misericordia, benevolenza, umiltà, mansuetudine, pazienza.
*Sopportiamoci gli uni gli altri e perdoniamoci a vicenda!
*Ammaestriamoci ed esortiamoci a vicenda con ogni sapienza, cantando salmi, inni e cantici spirituali

Doveri cristiani (3:18-4:1)

*Doveri familiari
*Fare qualunque cosa come per il Signore

Raccomandazioni e saluti (4:2-18)

*Perseverare nella preghiera
*Porre attenzione al proprio linguaggio

lunedì 14 marzo 2011

Il discernimento

Secondo il dizionario, il discernimento è la facoltà della mente di giudicare, valutare, distinguere rettamente.

Questo è molto importante nella vita di ogni giorno, per qualsiasi persona.
Ogni credente però deve dare ancora più importanza al discernimento, in questo caso spirituale, perchè da esso deriva il frutto di ogni sua azione.
Vista questa importanza, credo sia necessario approfondire l'argomento, nelle varie sfaccettature.

Proverbi 3:5 Confida nel SIGNORE con tutto il cuore
e non ti appoggiare sul tuo discernimento.


Il punto di partenza è inevitabilmente questo.
Un corretto discernimento, per essere spirituale deve provenire dallo Spirito Santo, non dall'uomo. Istintivamente si potrebbe pensare che sia importante acculturarsi, studiare, confrontarsi per raggiungere un grado di saggezza superiore agli altri uomini e potersi quindi esprimere in modo giusto. Ebbene tutto questo è buono ma messo insieme non vale la decima parte di un sussurro dello Spirito Santo. Che sia una decisione personale, un consiglio da dare, un giudizio da esprimere su una profezia, il punto più importante è la nostra disponibilità ad interpellare ed ascoltare lo Spirito Santo. Egli può parlare nei nostri pensieri oppure può comunicare al nostro spirito un'impressione spirituale. Cercando di descriverlo a parole può significare un improvviso senso di pace o di attrito. Un'immagine mentale a occhi chiusi o una sensazione molto più particolare che possiamo riconoscere non sarebbe potuta provenire dalla nostra fantasia. Confidiamo nel Signore. Confidiamo nella Sua saggezza. Confidiamo nel Suo discernimento e nelle Sue rivelazioni.

Romani 12:2 Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Leggendo la Bibbia (la Parola di Dio scritta) e ascoltando lo Spirito Santo (la Parola di Dio vivente) porteremo la nostra mente ad essere rinnovata. Non ci conformeremo alla nostra società, alla nostra cultura ma assumeremo a livello effettivo la cultura del Regno di Dio. Le persone che frequentiamo influenzano pesantemente il nostro carattere e il nostro modo di vedere le cose e affrontare la vita. Frequentando il Signore la nostra persona sarà parimenti influenzata. Il nostro spirito, la nostra mente e anche il nostro corpo.
In questo rinnovamento della mente si posiziona il giusto discernimento spirituale. L'uomo bada all'apparenza, ma il Signore guarda ai cuori. Non è questione di sforzarsi di essere gentili, ma di assorbire come una spugna dalla presenza di Dio l'amore necessario a rivolgerci verso il prossimo per aiutarlo.
Ma cosa c'entra l'amore con il discernimento? C'entra tutto. Nel Regno di Dio ogni cosa deve essere sottomessa all'amore. Altrimenti nulla ha significato. Il frutto del nostro discernimento deve portare armonia e pace nella nostra vita e nelle vite delle altre persone (se a loro volta ubbidiscono al Signore), altrimenti in realtà non è giusto come noi pensiamo.

Il vello di Gedeone

Giudici 6:36 Gedeone disse a Dio: «Se vuoi salvare Israele per mano mia, come hai detto,
Giudici 6:37 ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è della rugiada sul vello soltanto e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per mia mano come hai detto».
Giudici 6:38 Così avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò presto, strizzò il vello e ne spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua.
Giudici 6:39 Gedeone disse a Dio: «Non si accenda l'ira tua contro di me. Io non parlerò che questa volta soltanto. Permetti che io faccia un'altra prova con il vello: resti asciutto soltanto il vello e ci sia della rugiada su tutto il terreno».
Giudici 6:40 Dio fece così quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci fu della rugiada su tutto il terreno.


Così come accade a noi, anche a numerosi personaggi biblici capitò di non essere certi dell'indicazione di Dio. Vediamo dunque come Gedeone chiese al Signore un segno inequivocabile per essere certo che la sua missione fosse genuina.
Questo è un eccellente modo di sottoporre al Signore il discernimento di una scelta da fare. Ovviamente non deve essere per forza un vello di lana, il senso è quello di chiedere a Dio un segno personale, una prova personale che conosciamo solo noi e che ci possa dare una certezza di fede superiore.
E' necessario però essere completamente trasparenti con noi stessi e con il Signore, senza manipolare i nostri pensieri con la nostra volontà che spinge da una o dall'altra parte. Il Signore risponde, e sicuramente onorerà le richieste dei Suoi figli.

Il discernimento profetico.

1Corinzi 14:29 Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
1Corinzi 14:30 se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
1Corinzi 14:31 Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.


Ogni cristiano può profetizzare. Ogni cristiano può imparare a profetizzare. Tutta la chiesa locale è tenuta a giudicare le profezie.
La stessa profezia è un linguaggio di edificazione, esortazione e consolazione (1Co14:3). A maggior ragione quindi il corretto discernimento delle profezia deve portare queste tre caratteristiche. Deve portare un'incoraggiamento alla chiesa, ai fratelli. Un corretto discernimento elimina ogni confusione portando chiarezza e trasparenza nelle coscienze. Anche in questo caso, il discernimento delle profezie deve essere sottomesso alla coerenza con la Bibbia e all'attestazione dello Spirito Santo a tutti i fratelli coinvolti.
Il versetto 32 sottolinea che i profeti devono essere sottomessi ad altri profeti. Il ministero profetico nel dettaglio ha quindi il compito di portare a maturità la chiesa o le chiese locali nel dono di profezia, in modo da coordinare la comunità istruendo a un ordine collettivo.

Il discernimento degli spiriti

1Corinzi 12:8 Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito;
1Corinzi 12:9 a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito;
1Corinzi 12:10 a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue;
1Corinzi 12:11 ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole.


Il discernimento degli spiriti poi, è un dono dello Spirito Santo.
Egli lo distribuisce a chi vuole, pertanto è caratteristica solo di alcuni credenti. Questo non deve però portare alla passività.

1Corinzi 12:31 Voi, però, desiderate ardentemente i doni maggiori!

L'esortazione del Signore infatti è di desiderare ardentemente i doni spirituali!
Tutti noi quindi possiamo e dobbiamo desiderare i doni dello Spirito Santo, tra cui anche quello del discernimento degli spiriti.
Questo dono manifesta la capacità di distinguere gli spiriti maligni, ma anche gli stessi spiriti degli uomini. Così come i casi precedenti anche questo dono deve venire espresso nell'amore e nell'aiuto del prossimo. Da questo discernimento nascono le corrette liberazioni dalle influenze sataniche. Ma anche una comprensione sovrannaturale delle persone, che porta a comportarsi nel modo più corretto nei loro riguardi.

Conclusione

Geremia 15:19 Perciò, così parla il SIGNORE:
«Se torni a me, io ti farò ritornare, e rimarrai davanti a me;
e se tu separi ciò che è prezioso da ciò che è vile, tu sarai come la mia bocca [...]


Come promesso dal Signore a Geremia, osserviamo dunque come un corretto discernimento tra ciò che è prezioso e ciò che è vile deriva unicamente dallo stare davanti al Signore in modo da poter esprimere esattamente quello che Lui vuole esprimere. In questo modo potremo ricevere benedizione e portarla ai nostri fratelli per l'incoraggiamento e la consolazione comune. Per la corretta crescita della chiesa. Per la Sua gloria.

martedì 8 marzo 2011

Schiavi del peccato o servi della giustizia?

Basta leggere un quotidiano, ascoltare un telegiornale per osservare i pensieri della società moderna. Governi democratici, manifestazioni pubbliche, appelli in ogni parte del mondo che reclamano più di ogni altra cosa “la libertà”.
Libertà da regole lavorative troppo svantaggiose, libertà di dimettere le persone ai vertici del potere, libertà dalla mafia, dalle oppressioni delle banche.
Il dizionario definisce questo termine come “la condizione in cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni.”
A fronte di questa descrizione, mi viene naturale porre una domanda: quando posso essere nella condizione di esprimermi senza alcuna costrizione o condizionamento?

Il mondo attuale è molto attento a identificare e condannare ogni forma di schiavitù esteriore. Perlomeno quando viene data enfasi dall'opinione pubblica.
Ma la Bibbia, confermata dalla storia dell'umanità, ci regala degli insegnamenti molto più profondi. Insegnamenti che riguardano una schiavitù più subdola, intima, nascosta nel cuore di ogni essere umano.

Romani 7:19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.

Quanti di noi possiamo ritrovarci in queste parole?
Desiderare di comportarsi bene verso il prossimo, e scoprire invece di aver agito in modo opposto.
Osservare persone dal comportamento meschino, ma che dopo una chiacchierata sincera si dimostrano addirittura amichevoli.
E' colpa degli altri? Sempre?
O forse è colpa di noi stessi? Di tutti noi, indistintamente.

Siamo abituati a dividere le persone in carnefici e vittime.
Se ci pensiamo bene però, forse siamo tutti vittime. Vittime di noi stessi.
Vittime della nostra natura, del nostro carattere, delle nostre emozioni, dei nostri istinti, delle nostre pulsioni. Tutto questo non viene da elementi esterni, viene dal nostro interno.
Questa è la vera schiavitù. Una schiavitù di cui non possiamo liberarci con diecimila firme di petizione. Nessun talk show, né discorso presidenziale potrà portarci questa libertà. Per il semplice fatto che nessuna creatura vivente ha questa autorità.
Questo, è il potere che spetta solo al Creatore.

“Che bello!” - qualcuno dirà - “Allora basta chiedere a Dio di liberarmi per poter fare quello che voglio!”
In realtà però, anche questo pensiero è un pensiero da schiavo.
“Quello che voglio”.
Dove mi ha portato fino ad ora quello che voglio? Dove ci ha portato?
Ha portato piena felicità a noi e alle persone che ci circondano? Mi sembra difficile.

I programmi degli Alcolisti Anonimi gestiscono in dodici passi la loro liberazione dalla dipendenza. Il primo passo è il seguente: “Ammettiamo la nostra impotenza e l'impossibilità di controllo sulla nostra vita”. Perchè è il primo? Perchè è fondamentale, il più importante. Senza raggiungere questa consapevolezza, è impossibile qualsiasi cambiamento. Certo, non siamo tutti alcolizzati, ma il principio è lo stesso. Che il nostro sfogo sia lecito o illecito, la dinamica che ci rende schiavi è la medesima. Finchè abbiamo la certezza di controllare appieno la nostra vita, non faremo che scavare sempre in maggiore profondità la nostra fossa. No, in realtà nessuno di noi ha il controllo sulla propria vita. In realtà nessuno può desiderare ciò che è meglio per sé stesso o per gli altri.
E' così per tutti gli uomini. Puoi fare finta di niente, ma prima o poi la vita dimostrerà con palese violenza il contrario. Non possiamo salvarci da noi stessi, non possiamo affidarci alla nostra intelligenza e al nostro intendimento. Non possiamo chiedere a Dio la libertà per continuare poi a fare quello che facevamo prima. Sarebbe come prendere la chiave della propria prigione per uscire e rientrare nella cella di fianco, chiudendola a doppia mandata. Non avrebbe alcun senso.

La libertà che offre il Signore è qualcosa di molto più grandioso.
Qualcosa che nessuno può neanche immaginare.
Una libertà sconosciuta, mai provata, vergine.
Una nuova dimensione, un nuovo modo di vivere e di essere.
E' la libertà di fare ciò per cui siamo stati creati. L'uomo non è stato creato per fare la propria volontà, ma la volontà di Dio. Solo il nostro Creatore sa veramente ciò che è meglio per noi e solo Lui può condurci in questa completa libertà dal nostro condizionamento.
In questo caso non ci sono mezze libertà: o siamo liberi o non lo siamo. O facciamo la volontà di Dio o non la facciamo.

Romani 8:1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
Romani 8:2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Romani 8:3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
Romani 8:4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.


La legge morale si è rivelata impossibile da adempiere.
Anche se c'è la volontà di seguirla, è impossibile comportarsi perfettamente, proprio per la nostra stessa natura. Per questo motivo Dio Padre ha mandato Gesù Cristo, il Figlio di Dio a morire sulla croce al posto della natura peccaminosa dell'intera umanità. In questo modo chiunque creda e si affidi a Lui, invocandolo con cuore sincero, può appropriarsi di questa libertà, ottenuta da Cristo e donata dallo Spirito Santo.
Mi ripeto sottolineando che non è una libertà che consenta di continuare a fare ciò che sembra meglio ai propri occhi. E' una libertà subordinata al proprio Creatore, una libertà da noi stessi. Libertà dal proprio orgoglio ed egoismo per poter amare il prossimo ed adempiere finalmente la legge del Signore. Non grazie alle proprie forze, ma solo grazie allo Spirito Santo.
Questa è la vera libertà! La libertà di fare ciò che vuole Dio!
Liberi dal peccato e DA noi stessi per poter essere liberi DI fare la Sua volontà.

Romani 6:17 Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato ma avete ubbidito di cuore a quella forma d'insegnamento che vi è stata trasmessa;
Romani 6:18 e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.


Il Signore ha pagato il nostro riscatto con caro prezzo. Vuole renderci liberi dalla schiavitù. Siamo consapevoli però che questa è la libertà di servire. La libertà di essere servi della giustizia.
Ecco quindi infine questo importante bivio. Essere uno schiavo del peccato o un servo della giustizia? Non ci sono soluzioni intermedie. E non decidere è di per sé una decisione, la decisione di rimanere dove si è già. Da questa consapevolezza, da questa scelta dipende la mia e la tua vita.
In questo momento, dentro te stesso, invoca il Signore. Chiedi di aiutarti, di sorreggerti. Egli si manifesterà. Aprigli il tuo cuore e deponi ai Suoi piedi questo pesante fardello. Lascia che ti conduca per mano nella liberazione da te stesso. Questo è quello che sei destinato a fare. Questa è la tua realizzazione. Questa è la tua piena felicità.

domenica 6 marzo 2011

L'abbraccio di Dio

Tutto ha inizio nel caos. Nel dolore. Nella sofferenza. Nelle frustrazioni di ogni giorno.
Se guardata da un punto di vista cinico, si può arrivare a pensare che questa vita sia quasi una punizione. E comunque, nel migliore dei casi, senza senso.

Ecclesiaste 1:3 Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?

Miliardi di persone, di ogni generazione a un certo punto della propria vita sono arrivati al crocevia di questa domanda dell'Ecclesiaste.
Molti l'hanno ignorata per decenni, spingendo ogni grammo della propria forza di volontà verso il guadagno capitalistico. Il riconoscimento sociale. La ricerca di una serenità di vita sconosciuta. Il desiderio di godere semplicemente delle bellezze del mondo, senza nessun altro scopo.

Ma poi arriva.
Arriva una crisi, un'incidente, una perdita. O forse, semplicemente, una chiamata.
E mentre il tuo mondo frana, la domanda echeggia sempre più violenta, quasi a sbeffeggiare l'intera tua esistenza. C'è chi crede che questa sia la fine. Per molte persone tuttavia, questo è un nuovo inizio. Basta una semplice invocazione a Dio ed Egli si fa trovare. Proprio nel momento peggiore, nel momento di maggior dolore, ai piedi della croce di Cristo ha luogo un miracolo: la nuova nascita. Questo è quello che accomuna ogni vero cristiano: l'incontro con il Signore Gesù.
La consapevolezza del proprio peccato, il pentimento per aver sbagliato tutto, la rivelazione della Grazia di Dio che colpisce con la forza di un fendente al cuore. Un fendente che in modo doloroso strappa via il marcio, ma che genera nuovo tessuto sano. Una nuova identità.
Da questo momento ha inizio la vita cristiana. Da qui in avanti succederanno innumerevoli cose, si attraverseranno sofferenze e si arriverà a momenti gloriosi. Magari si potrà entrare nel ministero per il Regno di Dio, portando a tutti la stessa mano di Dio che ci ha salvato.

Qual'è tuttavia il profilo di ogni cristiano, di ogni persona che ha fatto questa esperienza?
Il profilo di una persona vincente? Sicura di sé? Realizzata, efficiente ed efficace? Prospera nel proprio servizio a Dio?
Un cristiano può avere questi attributi, senz'altro, ma questi non sono il suo profilo.
Il profilo di un cristiano è il profilo di Cristo Gesù, alla croce.
E' il profilo della sofferenza, della debolezza, della fragilità.

Il giorno in cui non avrai bisogno di un Salvatore, non sarai più un cristiano.

Certamente, Cristo è risorto. Certamente, ogni cristiano risorgerà con Lui!
Questo è il profilo eterno di ogni cristiano, ma non possiamo vivere come se non avessimo più alcun problema e fossimo già glorificati. Non è questo il tempo di Dio.
Quel che è importante però e fissare gli occhi a questo tempo futuro. Gesù l'ha fatto e questo gli ha dato la forza necessaria per superare tutto quel dolore.

Ebrei 12:1 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta,
Ebrei 12:2 fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
Ebrei 12:3 Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo.

C'è una gara e c'è una vittoria che Cristo ha guadagnato per noi.
Il nostro sguardo deve essere fisso al traguardo, fisso al premio.
Con la consapevolezza però che dobbiamo correre. Sudare. Sputare sangue.
Essere cristiani non significa non avere più alcun problema, significa avere Gesù Cristo al proprio fianco.

Ebrei 5:7 Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà.
Ebrei 5:8 Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì;
Ebrei 5:9 e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna,
Ebrei 5:10 essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec.

Egli imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì. Tanto più noi dobbiamo imparare l'ubbidienza attraverso la sofferenza, l'esperienza. Questo è il significato della vita. Questo è il profilo del cristiano. Il profilo di chi lotta, corre, compete per ottenere un premio.
Il profilo di chi è consapevole della propria estrema debolezza, ma anche della Persona che lo sostiene in ogni istante.

2Corinzi 12:9 Egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
2Corinzi 12:10 Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.

Molte sono le battaglie. Con la propria carne. Con le forze spirituali della malvagità.
Ma la chiave di vittoria è sempre e solo una: l'abbandono delle proprie forze. Il ritorno alla croce di Cristo. Ogni giorno, finchè si ha vita.

Certo, è un bel discorso – penserai - ma quali sono le applicazioni pratiche di questo concetto?
Cosa significa in realtà?

Significa desiderare e ricercare più di ogni altra cosa l'amore del Padre.
Significa smettere di imporre la propria ragione nei piccoli e grandi conflitti di ogni giorno, e immedesimarsi nella persona che ci sta di fronte, dandole quello di cui ha bisogno.
Ascolto, conforto, aiuto. Anche se costa. Anche se toglie qualcosa di nostro. Tempo, soldi, convinzioni. Siamo nudi, ai piedi della croce. Nulla è più nostro.

Come è possibile tutto questo?
Possiamo riconoscere che ogni parte del nostro corpo vuole correre nella direzione opposta, gridare, imporre la propria ragione, sempre e in ogni occasione. Come è possibile non farsi vincere dalla propria natura e comportarsi in un modo così diametralmente opposto?

In qualsiasi momento, dovunque sei. Chiunque tu sia, qualsiasi ruolo tu ricopra.
Fermati.
Svuota il tuo cuore davanti a Dio.
Delusione, rabbia, rancore, desiderio concupiscente, convinzione, volontà. Svuotiamo ogni cosa davanti al Signore. Prendiamo il tempo che ci vuole, da soli. Noi e Dio. Questo è quello che siamo, il Signore ci ha creati e di certo non si scandalizzerà nel vedere la nostra sincerità. No, non si scandalizzerà, ma al contrario ci abbraccerà.
I nostri occhi sono chiusi, la nostra mente e il nostro spirito sono dinanzi al trono di Dio. Egli si avvicina a noi, ci abbraccia. E sussurra al nostro orecchio:

“Lo so, figlio mio. Conosco il tuo dolore. C'ero anche io. L'ho provato anche io. E' tremendo, ti manca il fiato. Vuoi ribellarti, vuoi importi. E' questo che dice la tua mente ma non è questo di cui tu hai bisogno. Tu hai bisogno di me. E io sono qui, con il mio abbraccio. Io ti ho desiderato. Io ti ho creato. Io ho sofferto più di chiunque altro per averti con me. Lascia tutte queste cose qui, lasciale a me. Lasciati abbracciare. Voglio alleggerirti. Voglio te. Voglio amarti. Nulla sarà mai di intralcio tra te e il mio amore. Riposa fra le mie braccia.”

Le nostre mani sono strette in pugni tremanti. Non capiamo cosa sta succedendo, ma capiamo che stiamo cambiando. Non si tratta di leggi da seguire. Non è questione di comportarsi bene. Di conformarsi a ciò che gli altri si aspettano da noi. Improvvisamente non abbiamo più bisogno di tutto questo. Vogliamo il Signore, Lui soltanto.
Egli promette di restare sempre al nostro fianco, ma lentamente la nostra coscienza viene riportata alla nostra dimensione materiale.

Ed eccolo, il nostro problema.
Ecco il nostro conflitto, il nostro nemico, la nostra tentazione, il nostro orgoglio, quello che tanto ci turbava. E' ancora lì, davanti a noi. Ma contemporaneamente non c'è più. C'è amore nel nostro cuore. Perdono per il fratello che ci ha deluso. Forza per resistere alla tentazione, umiltà nei nostri pensieri, disponibilità per aiutare il prossimo. Il nostro volto ha preso le fattezze di quello di Gesù.

Questo, è il profilo del cristiano.
Non basta una volta, due, dieci, cento, mille. No, non bastano. E' necessario tornare al Signore in ogni momento, sempre. Ad ogni occasione. Sempre più spesso. Finchè la nostra consapevolezza e la nostra presenza spirituale sarà più spesso nei luoghi celesti che in quelli terrestri. Finchè la familiarità e l'intimità con il Signore sarà tale da rendere quasi automatico ogni gesto, ogni pensiero, sottomesso al Suo Spirito. Finchè il Signore ci chiamerà, e finalmente potremo vederlo faccia a faccia. E stare con Lui per l'eternità. Immersi nel Suo amore.
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