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domenica 6 dicembre 2015

Fedeli servitori di Gesù Cristo (parte III): il commiato dell'apostolo Paolo

Il Signore mi libererà da ogni azione malvagia e mi salverà nel suo regno celeste. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
2Timoteo 4:18
1. INTRODUZIONE

Due cose influenzano costantemente il presente: il passato ed il futuro. A riguardo del passato, i teologi Joseph Lortz e Erwin Iserloh scrissero nel loro libro "Storia della Riforma":

"Storia non è solo realtà compiuta, non è soltanto passato. Nella misura in cui ci troviamo nella continuità che ne deriva, essa agisce incessantemente sulla nostra esistenza, gravando su di essa e arricchendola contemporaneamente".

Come hanno acutamente osservato questi studiosi, non esiste presente senza il passato. Questo è vero per l'intera umanità, ma anche per le vite personali di ciascuno di noi. L'esigenza di un percorso di guarigione dell'anima nasce dal fatto che traumi passati limitino e causino sofferenza alle persone che li hanno subiti proprio nel loro presente. Attimo dopo attimo. Per questo motivo, affrontare e superare i propri problemi passati spesso porta a superare anche i propri problemi nel presente. Il passato pesa sempre sul presente. Ma, da un certo punto di vista, possiamo dire che anche  il futuro influisce sul nostro presente. E' il futuro infatti che custodisce gli scopi delle nostre vite, gli obiettivi che dobbiamo raggiungere, i sogni che vogliamo concretizzare. In base a quello che desideriamo, agiremo nel nostro presente per porre le basi necessarie alla realizzazione del nostro scopo, che siano gli studi necessari per poter svolgere un determinato lavoro, oppure il lavoro che può procurare i guadagni per l'acquisto di una macchina, una casa, o qualsiasi altra cosa. Ma anche la previsione di una difficoltà futura può spingerci nel nostro presente a prendere dei saggi provvedimenti per limitare i danni. Leggiamo nel libro biblico dei Proverbi di Salomone:

Va', pigro, alla formica;
considera il suo fare e diventa saggio!
Essa non ha né capo,
né sorvegliante, né padrone;
prepara il suo nutrimento nell'estate
e immagazzina il suo cibo al tempo della mietitura.

Proverbi 6:6-8 

Quale è il comportamento della formica che l'autore invita a considerare? Un comportamento saggio, che prepara il suo nutrimento nell'estate (quando c'è abbondanza di cibo) per l'inverno (quando c'è scarsità di cibo). La previsione laboriosa della formica è una saggezza da considerare ed applicare! E' giusto quindi che il modo in cui immaginiamo e prevediamo il domani, determini le azioni che scelgliamo per il nostro oggi. Di fatto, consciamente o inconsciamente, tutti noi in realtà abbiamo già uno sguardo rivolto al passato ed uno rivolto al futuro. Se questi sguardi sono inconsci, le nostre azioni saranno dominate principalmente dall'istinto o forse persino dalla paura. Se invece i nostri sguardi sono consapevoli, potremo scegliere con maggior cura il comportamento più adatto per l'istante che stiamo vivendo.
In questa serie di approfondimenti dedicati alla seconda lettera a Timoteo, abbiamo già studiato i capitoli due e tre: il tema della successione apostolica e quello degli avvertimenti per i pericoli futuri. Ora però siamo arrivati all'ultima sezione della lettera, dedicata al commiato finale dell'apostolo Paolo. Essendo il suo commiato, tutto questo riguarda il passato, il I secolo d.C.. Ma in quanto parte degli scritti biblici - e quindi della Parola di Dio - quello che stiamo per vedere riaguarda ciascuno di noi, riguarda come ciascuno di noi vorrà arrivare al proprio commiato. Come detto prima, in base a come desideriamo arrivare alla nostra fine, noi potremo agire coscientemente nel nostro presente. Le ultime parole ed azioni di Paolo hanno determinato nel passato un rinnovato vigore per tutto il cristianesimo del quale noi - dopo XX secoli - siamo eredi. Ma futuro che noi desideriamo per le nostre vite come credenti condizionerà senza dubbio il nostro personale presente,  e lo farà per il meglio. 

2. PREDICA, CONVINCI, RIMPROVERA, ESORTA

Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio.
2Timoteo 4:1-5 

Dopo il tema della successione apostolica (c. 2), e quello degli eventi futuri (c. 3), il corpo della seconda lettera a Timoteo presenta un ultima parte prima della sua conclusione: il discorso di commiato (c. 4:1-8). Questo discorso è formato a sua volta dagli incarichi dati a Timoteo (vv. 1-2), dai pericoli che si avvicinano (vv. 3-5) e dal commiato in sé (vv. 6-8). Possiamo fare alcune considerazioni iniziali sugli incarichi di Timoteo e sui pericoli imminenti, che in un certo senso  riepilogano gli argomenti trattati nei capitoli precedenti. La predicazione della parola infatti, è lo scopo principale del ministero cristiano, il motivo per cui sopportare le sofferenze come i soldati, lottare secondo le regole come gli atleti e lavorare con fatica come gli agricoltori (cfr. 2:4-6). Paolo scongiura Timoteo davanti a Dio di predicare il vangelo in ogni tempo. Egli è convinto che il suo tempo stia giungendo al termine, e rinnova questa esortazione al suo diletto figlio spirituale, in modo che continui il suo lavoro. Come testimoni per questa accorata richiesta vengono nominati Dio Padre e Cristo Gesù, in veste di giudice dei vivi e dei morti, e Re che sta per tornare. Insieme a Timoteo, Paolo scrisse qualche tempo prima alla comunità di Colosse, dicendo:

Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo. Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale per sapere come dovete rispondere a ciascuno.
Colossesi 4:3-6

Ai colossesi Paolo chiede preghiera, per poter annunciare il mistero di Cristo parlandone in modo appropriato, e successivamente esorta la comunità a ricuperare il tempo, in modo saggio. Perché recuperare il tempo come se fosse un bene prezioso e limitato?  Perché l'apparizione di Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, è ormai vicina. Il tempo non è più senza misura ma è contato. Il Signore Gesù stava e sta per tornare, questo è un evento ormai prossimo ed è necessario operare al massimo delle proprie energie e capacità per presentare il vangelo di Dio a quante più persone possibili. Questo messaggio e questa urgenza sicuramente non erano estranei a Timoteo, in quanto egli stesso era stato presente in molte attività missionarie di Paolo, ma in questi ultimi momenti l'apostolo dei gentili ha voluto rafforzare in lui questi concetti, per essere sicuro che li avesse compresi bene e che avesse fino in fondo il suo stesso sentimento e proposito. Oltre al tempo limitato però, vi era e vi è anche oggi un ulteriore motivo che incalza i cristiani nel loro servizio: la deriva delle persone che dalla verità si volgono verso le favole. Cristo crocifisso è scandalo per i giudei e pazzia per le nazioni (1 Co 1:23) e per questo motivo molti tra i giudei e tra le nazioni si allontanano dal messaggio del vangelo per cercare altri maestri, secondo le proprie voglie. Ma la storia e la rivelazione biblica dimostrano che solo nel vangelo vi è la potenza di trasformare in meglio miliardi di vite, liberando le persone dalle proprie paure, dalla propria mancanza di perdono, dai propri vizi, per portarle a vivere in modo pieno e abbondante. Il servo di Dio quindi deve predicare la parola, insistere in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convincere, rimproverare, esortare con ogni tipo di insegnamento e pazienza; affinché le persone possano rientrare in loro stesse, uscire dal laccio del diavolo che le aveva prese prigioniere perchè facessero la sua volontà.

3. FINIRE LA CORSA CONSERVANDO LA FEDE

Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.
2Timoteo 4:6-8 

Queste poche parole, infine, rappresentano il cuore del commiato dell'apostolo Paolo. Dopo aver incaricato Timoteo di predicare la parola a motivo del ritorno del Signore e delle false dottrine dilaganti, Paolo adesso parla di sé. Egli infatti sta per essere offerto, sparso, come aveva già ipotizzato scrivendo ai credenti di Filippi:

Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo. Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato. Ma se anche vengo offerto in libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi; e nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene con me.
Filippesi 2:12-18

Paolo gioiva al pensiero di morire al servizio della fede dei filippesi, offerto come un sacrificio, e questo scenario preventivato si è infine realizzato senza alcun rimpianto. La sua partenza era ormai giunta, il tempo dell'ultimo sacrificio era prossimo. Riprendendo le immagini precedenti, egli afferma di aver combattuto il buon combattimento della fede. Ai corinzi del resto aveva scritto:


Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.
1Corinzi 9:26-27 

Paolo ha combattuto il buon combattimento, e lo ha fatto con disciplina e determinazione. Arrivato a fine corsa, egli ha potuto dire di aver conservato la fede. Questo è l'ultimo esempio che ha potuto dare a Timoteo, ma anche a tutte le chiese cristiane che guardavano a lui; ed in ultima analisi anche a noi. Combattere il buon combattimento, finire la corsa e conservare la fede. Questo è diventato l'obiettivo di ogni successiva generazione di cristiani. A causa dell'imminente ritorno del Signore, i credenti sono chiamati a predicare il vangelo comportandosi in modo degno della propria chiamata, e a motivo della propria morte (che sia tra uno, dieci, o cinquant'anni) ogni credente è chiamato ad impegnarsi qui ed ora a servire Cristo. Due importanti eventi futuri, la cui considerazione condiziona in meglio il nostro agire presente. Un importante evento passato, che ha fatto la differenza in tutto il mondo cristiano e che rappresenta ancora oggi un importante esempio di vita e condotta, ispirando a vivere il presente con sobrietà, concentrazione e azione. Il Signore ha riservato a Paolo la corona di giustizia, ma essa è riservata non soltanto a lui, ma anche a tutti coloro che lo amano. Nell'Apocalisse di Giovanni, leggiamo che Gesù  parlando alla chiesa di Smirne promette questo stesso premio:

Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
Apocalisse 2:10

La corona della vita è promessa a coloro che amano il Signore e che restano fedeli nonostante la tribolazione, ed eventualmente il martirio. La fedeltà, la perseveranza nel fare il bene, la preservazione del proprio cuore da ogni radice di amarezza, falsa dottrina e malvagità, diventano quindi comportamenti fondamentali per raggiungere lo scopo della missione cristiana e per camminare come Gesù ha camminato. Una momentanea afflizione presente che produce un peso eterno di gloria, proprio come per Cristo (2Co 4:17). Infatti non c'è risurrezione senza morte, non c'è vittoria senza sacrificio.    

4. CONCLUSIONE



La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Romani 13:12

Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino».
Apocalisse 22:16


La notte è avanzata, e la lucente stella che precede di poco l'arrivo del mattino, sta arrivando. Il Signore sta tornando dopo questo periodo di assenza mitigata dalla presenza dello Spirito Santo. Questi sono gli ultimi tempi, i tempi in cui la notte è più buia e la confusione spirituale è più intensa. Sono i tempi in cui è indispensabile indossare la completa armatura di Dio e perseverare nel proprio servizio cristiano con pazienza. Molti nel mondo si sono allontanati dal vangelo per cercare maestri secondo le proprie voglie, ed altri li seguiranno nei tempi che ci stanno davanti. Proprio per questo la Chiesa nella sua interezza deve continuare ad essere il sale della terra e la luce del mondo. Una testimonianza affidabile e continuativa del messaggio di Dio per la salvezza di chiunque crede. Una casta vergine, fidanzata ad un unico Sposo, che non vede l'ora che arrivi il proprio banchetto nuziale. 

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