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martedì 29 aprile 2014

Le sette lettere dell'Apocalisse (parte II): la chiesa di Smirne



L'Apostolo Giovanni, dopo essere stato rapito nello Spirito ed aver visto il Signore Gesù nella gloria, inizia a scrivere sotto dettatura le lettere da consegnare alle sette comunità dell'Asia minore. Prima scrive alla chiesa di Efeso, e poi scrive alla chiesa di Smirne.

All'angelo della chiesa di Smirne scrivi:
Queste cose dice il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita: "Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda".
Apocalisse 2:8-11

Questa seconda lettera mantiene lo stesso schema della precedente. Gesù si presenta ancora una volta in modo molto particolare, in questo caso come "il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita", al pari della presentazione che fece a Giovanni poco prima (1:17,18). 

Alla chiesa di Efeso invece si era appena presentato come "colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro", ossia esattamente come lo aveva visto Giovanni (1:12-16). 

L'immagine dei candelabri e delle sette stelle rappresenta il governo di Cristo sulla Chiesa, mentre quella della morte e resurrezione parla dell'espiazione di Cristo attraverso la quale Egli ha riscattato i santi a caro prezzo (1 Cor 6:20/7:23). Ma la morte e resurrezione evidenzia anche la Sua autorità sulla morte, elemento molto importante per questa chiesa, come vedremo a breve. 

Il riconoscimento iniziale riguarda proprio la tribolazione, la povertà e le calunnie subite da questa chiesa. Il termine "tribolazione" è reso in greco con thlipsis, che indica anche una vera e propria persecuzione. Questa parola è presente infatti anche nel libro degli Atti, dove è tradotta così:

Atti 11:19 Quelli che erano stati dispersi per la persecuzione (= 
thlipsis) avvenuta a causa di Stefano, andarono sino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, annunciando la Parola solo ai Giudei, e a nessun altro.

La persecuzione avvenuta a causa di Stefano, il primo martire, aveva causato una dispersione dei credenti che iniziarono a predicare il vangelo ai Giudei presenti in molti territori diversi. I cristiani di questa comunità però avevano vissuto (e stavano ancora vivendo) una persecuzione alla quale non potevano sottrarsi. Diventa rilevante a questo proposito anche il nome "Smirne" che, derivante dal greco antico, significa "mirra". Questo nome probabilmente è stato scelto a causa dell'abbondanza di questo arbusto nella località dove è stata fondata la città. Nella Bibbia la mirra simboleggia l'unzione dei re e successivamente di Cristo (è un componente per la produzione dell'olio), oltre che la morte e resurrezione del Signore, per il fatto che veniva utilizzata nella procedura di imbalsamazione. Il dono della mirra da parte dei Magi a Cristo appena nato richiama quindi entrambe queste realtà del Suo destino.

La città di Smirne era stata rifondata da Alessandro Magno nel 333 a.C. dopo la distruzione causata dai persiani nei secoli precedenti, diventando infine romana nel 133 a.C. I suoi abitanti avevano accettato di buon grado la dominazione di Roma e si erano dimostrati ferventi sostenitori del culto dell'imperatore. Il più famoso discepolo di Giovanni, Policarpo, nacque in questa stessa città intorno al 69 d.C. e trovò la morte come martire circa sessant'anni dopo la redazione dell'Apocalisse, quando fu condannato al rogo all'età di 86 anni per aver rifiutato di adorare Cesare. 

Il Signore dunque in questa lettera riconosce la persecuzione sofferta dalla chiesa, ma anche la sua povertà materiale (ptōcheia significa proprio povertà, indigenza), e le calunnie lanciate dai falsi fratelli. Come se non bastasse la persecuzione sofferta infatti, i credenti di Smirne erano osteggiati pure da coloro che dicono di essere Giudei e non lo sono. Gli Efesini misero alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono, e i credenti di Smirne dovettero affrontare quelli che Cristo definisce come una sinagoga di Satana. Probabilmente il riferimento va ai Giudei che si alleavano ai pagani per mettere a morte i cristiani rendendosi quindi veri e propri strumenti di Satana. Questi non vengono considerati dal Signore veri Giudei, in quanto anche se nelle loro vene scorre questo sangue etnico, in realtà non appartengono al residuo eletto per grazia (Romani 11:5), colmando la misura dei loro padri, come afferma Gesù stesso nel vangelo di Matteo:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!" In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare. Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.
Matteo 23:29-36 

La data di redazione di questo vangelo è abbastanza controversa tra gli studiosi, ma sono tutti concordi sul fatto che deve essere sicuramente precedente al 100 d.C. in quanto in questo periodo il vangelo era già conosciuto dall'autore della Didaché e successivamente anche da Ignazio di Antiochia che nel 107-110 d.C. mostra di averlo letto grazie alla citazione che include nella sua lettera agli smirnesi. L'autore del vangelo di Matteo dunque scrive questa forte condanna di Gesù in un tempo che precede l'Apocalisse di Giovanni, che nel brano in questione sembra riprendere questo stesso tema per confermarlo e portarlo a compimento. Il Cristo di Matteo dunque profetizza l'arrivo di nuovi profeti, saggi e dottori, che saranno perseguitati proprio dai Giudei ipocriti che agendo in questo modo attireranno a sé il giudizio di Dio per tutto il sangue giusto sparso sulla terra. Tra questi profeti, saggi e dottori vi sono sicuramente anche i credenti di Smirne, che oltre a soffrire per le persecuzioni pagane soffrono anche a causa loro, a causa cioè di coloro che dicono di essere Giudei ma non lo sono, coloro verso i quali si è sempre scagliato anche il Gesù dei vangeli. Essi vengono definiti come una sinagoga di Satana, ma sempre in Matteo veniva associato il loro proselitismo alla trasformazione delle persone in "figli della geenna" (Mt 23:15), ossia in senso simbolico persone destinate all'inferno.

Dopo questa considerazione (io conosco la tua tribolazione, povertà e le calunnie subite), il Signore continua con una rassicurazione (non temere quello che avrai da soffrire), preannunciando un tempo di prigionia per alcuni di loro e una nuova persecuzione per dieci giorni. Questo tempo può essere letterale, ma potrebbe anche simboleggiare un periodo indefinito ma breve. 


Successivamente, vi è la promessa del premio. Nella lettera precedente, il Signore promette a chi vince l'albero della vita che è nel paradiso di Dio. La sfida degli efesini era tornare al primo amore per il Signore ed il premio era la vita eterna alla presenza di Dio. La sfida degli smirnesi però è differente, e riguarda la sopportazione della persecuzione, della sofferenza e delle calunnie. A loro dunque viene promessa la corona della vita. Come abbiamo già visto, a loro Cristo si è presentato come Colui che fu morto e tornò in vita, ossia come Colui che ha potere sulla morte, e proprio per questo il premio che offre è quello della corona della vita. La Scrittura presenta come premio anche la corona di giustizia (2 Tim 4:8) e la corona di gloria ( 1 Pt 5:4), ma ai credenti di questa comunità che soffrivano la persecuzione e che avrebbero affrontato il martirio, Gesù offre la corona di vita, degno premio per chi ha perso la propria vita per amore del Signore. Fedeli fino alla morte per avere la corona della vita. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: l'esortazione rivolta ai lettori è quella di porre attenzione alle lettere rivolte a queste sette chiese, rimarcando il significato che esse hanno anche oltre i diretti destinatari. 

Le ultime parole dedicate a questa comunità riguardano la promessa di non passare per la morte seconda per tutti coloro che vincono. Da una parte può essere una sottolineatura del premio della corona di vita con altre parole, dall'altra però rimanda anche alla morte seconda che sarà ripresa più volte durante il libro dell'Apocalisse:

Ap 20:6 Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni.

Ap 20:14 Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco.

Ap 21:8 Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».  
CONSIDERAZIONI

Come visto nello studio introduttivo l'Apocalisse in genere, e quindi anche questo brano specifico, possono essere interpretati secondo l'ottica preterista, storicista, idealista o futurista. Nell'ordine, significa cioè che questa lettera può essere considerata come esclusiva della chiesa di Smirne del I secolo, può rappresentare l'intera Chiesa cristiana nel primo periodo patristico (100 - 312 d.C.), oppure può essere svincolata da un contesto storico particolare ed essere valida genericamente per tutte le comunità che rispondono a queste caratteristiche. In linea di massima la prospettiva futurista applica ad un tempo futuro soltanto i capitoli dell'Apocalisse successivi alle sette lettere che ne vengono escluse essendo ricondotte comunque ad un contesto del I secolo. Alcuni contemplano tutte queste possibilità contemporaneamente, senza che l'una escluda per forza l'altra. In accordo con quanto detto in riferimento alla prima delle sette lettere, personalmente penso sia corretto ritenere questo brano come indirizzato alla chiesa di Smirne del I secolo e successivamente ai credenti di ogni epoca, esattamente come per ogni altro brano della Scrittura e per tutte le altre lettere del Nuovo Testamento. In questo caso specifico tuttavia trovo anche interessante il fatto che le caratteristiche della comunità di Smirne siano così simili a quelli delle Chiesa dei primi secoli: una chiesa perseguitata dalla società e osteggiata dai falsi apostoli e dai falsi profeti, che si ritrova quindi a combattere tanto all'esterno quanto all'interno. Essendo questi versetti all'interno del canone biblico comunque, è garantita la loro validità per l'istruzione e l'edificazione dei cristiani di qualsiasi periodo e contesto, accomunati dall'attesa della beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù

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