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martedì 1 aprile 2014

La sorgente e la cisterna

Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.
Geremia 2:13


Per ogni credente prima o poi arriva il momento in cui pensare di potersi sedere sulle esperienze fatte in passato, raccogliere l'acqua ricevuta da Dio e metterla in altre cisterne, costruite apposta per poter stare più comodi. Ma nessuna cisterna può tenere questa acqua. E gli effetti della disidratazione diventano via via più evidenti: sete, debolezza, ansia, vertigini, torpore e deficit cognitivi, deliri. C'è chi si accorge presto, chi arriva ai sintomi più gravi, e chi muore nella prigionia del proprio stesso inganno.

Ma, finché siamo vivi, ciascuno di noi ha la possibilità di tornare a Dio in qualsiasi momento, alla sorgente di acqua viva. Tornare ad un'acqua che non si può addomesticare, manipolare, rinchiudere o canalizzare. Un'acqua che zampilla gagliardamente oltre i peccati, gli schemi mentali, il settarismo ed il giudizio umano. Un'acqua che distrugge e che ricrea, un'acqua che conduce ciascuno di noi verso nuove frontiere di libertà, di conoscenza, di esperienza e condivisione.

Ci si può affezionare alla cisterna costruita con le proprie mani, ma dell'acqua di Dio non si può far altro che rimanere follemente innamorati.


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