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domenica 10 novembre 2013

Le locuste dell'abisso

 Apocalisse 9:1-11 Poi il quinto angelo suonò la tromba e io vidi un astro che era caduto dal cielo sulla terra; e a lui fu data la chiave del pozzo dell'abisso. Egli aprì il pozzo dell'abisso e ne salì un fumo, come quello di una grande fornace; il sole e l'aria furono oscurati dal fumo del pozzo. Dal fumo uscirono sulla terra delle cavallette a cui fu dato un potere simile a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né la verdura, né gli alberi, ma solo gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Fu loro concesso, non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi con un dolore simile a quello prodotto dallo scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte ma non la troveranno; brameranno morire ma la morte fuggirà da loro. L'aspetto delle cavallette era simile a cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano come delle corone d'oro e la loro faccia era come viso d'uomo. Avevano dei capelli come capelli di donne e i loro denti erano come denti di leoni. Il loro torace era simile a una corazza di ferro e il rumore delle loro ali era come quello di carri tirati da molti cavalli che corrono alla battaglia. Avevano code e pungiglioni come quelli degli scorpioni, e nelle code stava il loro potere di danneggiare gli uomini per cinque mesi. Il loro re era l'angelo dell'abisso il cui nome in ebraico è Abaddon e in greco Apollion. 

Alla quinta tromba, nel libro dell'Apocalisse, dall'abisso emergono una moltitudine di cavallette, mostrando davanti ai nostri occhi un'immagine che non può non richiamare alla nostra memoria il libro dell'Esodo.

Esodo 10:12 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano sul paese d'Egitto per farvi venire le cavallette; ed esse salgano sul paese d'Egitto e divorino tutta l'erba del paese, tutto quello che la grandine ha lasciato».



Quando Israele era ancora un popolo giovane e schiavo in terra d'Egitto infatti, il Signore ha ordinato a Mosè di compiere dei gesti per realizzare le piaghe con cui voleva punire l'Egitto. Una di queste prevedeva proprio l'invasione di un numero incalcolabile di cavallette. Questi insetti, migrando in massa, si nutrono dei raccolti che trovano nei nuovi campi divorando in pochissimi giorni quello che darebbe da mangiare ai contadini per interi mesi.
Dopo questa piaga, è addirittura detto che non rimase nulla di verde in tutto il paese d'Egitto (Es 10:15). Immaginiamo l'incredibile desolazione che questi insetti possono aver causato in un paese così potente. Quella che prima era la nazione più florida del mondo, in pochi giorni viene ridotta ad un deserto. 
Questo è il primo importante pensiero che si può associare al brano che abbiamo appena letto nell'Apocalisse. Queste cavallette tuttavia, a differenza di quelle dell'Esodo, non sono mandate da Dio ma piuttosto da Satana.
Il racconto infatti inizia mostrando un astro caduto dal cielo a cui fu data la chiave del pozzo dell'abisso, ricalcando una serie di immagini bibliche (Is 14:12) culminate da una chiara proclamazione di Cristo stesso:

Luca 10:18 Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore. 

Caduto dal cielo, l'Avversario ottiene dunque le chiavi dell'abisso e, aprendolo, libera un fumo che oscura il sole e questa moltitudine di cavallette a cui viene ordinato di non danneggiare alcuna verdura ma piuttosto di danneggiare gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. A questi demoni non venne concesso di uccidere ma piuttosto di tormentare le persone per cinque mesi. Da una parte, troviamo il fatto significativo che soltanto coloro che non avevano il sigillo di Dio potevano essere colpiti, ossia soltanto coloro che non sono figli di Dio, che non hanno il sigillo dello Spirito Santo (2 Cor 1:22). Dall'altro, l'indicazione dei cinque mesi nasconde più significati di quanto si possa immaginare. Studiando i numeri nella Bibbia infatti troviamo che il cinque rappresenta principalmente la metà del numero dieci, che viene associato alla perfezione. Il decalogo della perfezione quindi viene spezzato e dà luogo ad un tempo ben circoscritto, limitato e fondamentalmente imperfetto. Dio non lascia a Satana il potere di agire in modo indiscriminato e in un tempo infinito ma al contrario gli dà le chiavi per poter agire su un gruppo selezionato di persone (chi non ha il sigillo di Dio) e per un tempo ben preciso e per definizione lontano dalla perfezione. 

L'interpretazione storicista vede in questo brano la descrizione del male stesso distribuito nella storia, descritto nei dettagli di questi esseri.
Essi infatti avevano volto d'uomo e sulla testa corone d'oro. La corona inequivocabilmente rappresenta il potere bramato dagli uomini. Un potere che corrompe e che inquina tutta la storia. 
Avevano capelli come capelli di donna, una chiara allusione ai peccati sessuali associati alla donna a causa del contesto storico e sociale in cui è stato scritto il libro. Si parla inoltre di denti come denti di leoni, elementi che simboleggiano la tortura e la violenza lenta e continua. 
Il torace di queste cavallette era come una corazza di ferro e il rumore delle loro ali come quello di cavalli che trainano molti carri correndo vero la battaglia. Questa descrizione richiama alla violenza espressa attraverso le armi e gli eserciti, aggiungendo un altro male a questo elenco di flagelli. 
Infine, avevano code e pungiglioni come quelli degli scorpioni, laddove lo scorpione rappresenta l'inganno e l'astuzia. 
La corruzione del potere, i peccati sessuali, la tortura, le guerre e l'inganno vengono quindi sparsi nella storia dell'umanità da Satana per un tempo imperfetto, permesso da Dio. La stessa storia dell'uomo può essere descritta come un tempo imperfetto, in quanto il tempo perfetto - quello della piena comunione con Dio - deve ancora arrivare. Queste cavallette però, pur essendo legate ad una stretta simbologia, rappresentano comunque degli esseri viventi con una intelligenza e volontà. Come si potrebbe comandargli altrimenti di "non danneggiare l'erba ma solo gli uomini senza il sigillo di Dio"? Proprio questa capacità di selezione e di comprensione dimostra una personalità che non si può trovare nelle realtà inanimate facendo quindi pensare chiaramente alle schiere demoniache che, liberate dall'abisso, invadono il mondo propagando tutti i principali peccati esistenti. Dal mio punto di vista non ci sono abbastanza elementi per associare questo "evento" ad un momento particolare della narrazione biblica, quello che si sa però è che si sta parlando di un evento accaduto. Sicuramente nel momento in cui Adamo ed Eva disubbidirono a Dio in Eden, il peccato e la morte entrarono nel mondo causando una totale depravazione. L'uomo decaduto quindi ha già in sé una natura peccaminosa, ma questa natura, descritta spesso con il termine "carne", viene anche eccitata da Satana e dai suoi demoni che sfruttano tutte le debolezze umane per istigare una ribellione e un'allontanamento con il Signore.

Prendiamo forza però dal fatto che il Signore stesso governa ogni cosa. Egli dà un tempo ben preciso a Satana per fare il suo lavoro e protegge tutti coloro che per fede ricevono la grazia della salvezza attraverso il sacrificio di Cristo, tutto coloro cioè che possiedono il sigillo di Dio: la caparra dello Spirito Santo. Come durante l'ultima piaga in Egitto, coloro che avevano sparso il sangue di agnello sugli stipiti della porta erano risparmiati dalla morte del proprio primogenito, allo stesso modo oggi tutti coloro che sono sparsi del sangue di Cristo sono risparmiati dalla morte del peccato. Questo non assicura la mancanza di sofferenza ma piuttosto la certezza di una salvezza perfetta e definitiva, la sicurezza di entrare nel tempo perfetto di Dio, un tempo che non è più rappresentato da un dieci spezzato (come nel caso dei cinque mesi) ma da un dieci pieno, completo ed eterno. Un tempo eterno alla presenza di Dio.

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