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domenica 24 novembre 2013

I passi dell'uomo li dirige il Signore


Proverbi 20:24 I passi dell'uomo li dirige il SIGNORE;
come può quindi l'uomo capire la propria via?



Credo che ciascuno di noi si sia posto almeno una volta nella vita l'interrogativo sul senso di molte esperienze vissute, perlopiù dolorose. "Perché è successo?", ma anche "in che direzione sta andando la mia vita?". A volte infatti la risolutezza delle nostre decisioni porta a conseguenze ben precise che possiamo far risalire a noi stessi. E questo rassicura. Sapere che esiste una legge "causa-effetto" ci pone nella condizione di poter intervenire in qualsiasi situazione e causare quello che desideriamo. Molto spesso però le cose non accadono in questo modo, e attraversiamo circostanze che sono molto al di sopra della nostre possibilità, provocate da "cause di forza maggiore". Nel corso della storia, gli uomini hanno tentato di spiegare queste situazioni in molteplici modi. Alcuni pensano che gli avvenimenti sul mondo siano completamente casuali, la dottrina induista crede che invece siano guidati dal principio del karma (e che quindi, nel piccolo come nel grande, tutto dipenda dalle scelte morali della persona nella sua vita e nelle sue vite precedenti), altri pensano che tutto quello che è sofferenza è causato dagli uomini, in modo molto più pragmatico e meno spirituale. C'è chi crede in un destino impersonale, chi incolpa esclusivamente Satana del male del mondo e chi invece si affida con semplicità alla provvidenza di Dio. 

Ma la Bibbia, che cosa afferma a questo proposito?
Sicuramente l'escursus biblico su questo tema risulta essere molto lungo ed elaborato, attraversando migliaia di anni e decine di libri, autori e pensieri teologici diversi. Nell'articolo sulla storia della teodicea si può vedere l'ampiezza di pensiero - storico, oltre che biblico - su questo tema. In questo contesto invece, il mio scopo non è sicuramente esaurire l'argomento ma piuttosto offrire un piccolo spunto di riflessione.

Il versetto di apertura annuncia una verità biblica. Una verità semplice ma spesso sottaciuta. In una società che idolatra il libero arbitrio, il pensiero che i passi dell'uomo possano essere diretti dal Signore è osteggiato persino da molti credenti. Ma, in fondo, quello che la Bibbia afferma è esattamente questo. In un celebre discorso ai neolaureati dell'Università di Stanford, Steve Jobs ripercorre dei "punti", delle esperienze della sua vita, offrendo chiavi di lettura che ha potuto scoprire soltanto dopo parecchi anni. Una di queste chiavi di lettura del discorso riguarda "l'unire i puntini". Paragona la sua vita al gioco in cui bisogna unire i puntini sul foglio in sequenza raggiungendo infine un disegno che prima era nascosto. Racconta eventi della sua vita che non hanno avuto alcun senso fino a quando, d'improvviso, sono serviti. E dell'influenza che questi eventi inizialmente insignificanti hanno avuto sulla sua vita, sulla sua azienda, e a cascata su tutti gli utenti dei suoi prodotti. Steve Jobs fu educato alla fede cristiana luterana ma nella sua vita ha mostrato un avvicinamento alle filosofie buddiste, e nel discorso è visibile un certo sincretismo. Chi pone la sua fede nelle Scritture tuttavia, non può far altro che giungere alla conclusione che è Dio stesso a condurre le vite delle persone, non una divinità vaga e sconosciuta ma al contrario un Dio personale e ben conosciuto. Troppo spesso viene negata la sovranità di Dio. 
Troppo spesso, come la persona nella foto all'inizio dell'articolo, si cammina a piedi nudi sul ciglio di una strada senza riconoscere che lì, a pochi passi, c'è una strada! Una strada costruita dal Signore per la nostra vita, una strada che comprende delle opere precedentemente preparate per noi (Efesini 2:10), una strada che comprende una chiamata, una giustificazione, e una glorificazione pianificate da Dio (Romani 8:30).
Questa strada è frequentemente invisibile ai nostri occhi, ed è pienamente conosciuta solo dal Signore, ma la cosa importante è che esiste. E che è per noi. Il versetto iniziale pone un'interrogativo vecchio come il mondo ma quanto mai attuale: "come può l'uomo capire la propria via?" La risposta implicita è: "non può". L'uomo non può capire la propria via, non può conoscere fino in fondo la propria strada ma può essere consapevole di essere diretto dal Signore e trarre da questa consapevolezza la fede per poter camminare a passo spedito, accelerare sempre di più ed infine correre per conseguire il premio (1 Cor 9:24). 

E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua discendenza". Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti»
Atti 17:22-31 

Il Signore ha dato a tutti la vita, il respiro ed ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini determinando epoche e confini a tutte le nazioni affinché cerchino Dio come a tastoni. Chi non conosce Dio è come se fosse bendato, cercandolo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Chi lo conosce però è chiamato a camminare con Lui. E' chiamato a prendere consapevolezza della propria strada e a percorrerla con risolutezza. E quel che accade senza alcun motivo apparente? E le circostanze avverse che si presentano nella vita dei credenti? Il dolore, il lutto, la sofferenza? Molte cose restano un mistero, molte cose restano sconosciute anche a chi conosce e segue il Signore. Ma chi lo conosce davvero sa una cosa: che da tutto il male esistente Egli può -e vuole - trarne del bene. Questo non deve far rallentare il nostro passo, perché la certezza della nostra fede non si basa neanche sulla nostra stessa vita ma sulla vita di Dio per noi.
La Bibbia è piena di testimonianze di persone che hanno affrontato disagi, sventure, umiliazioni e malattie ma che infine hanno capito come Dio ha potuto trasformare tutto questo in qualcosa di buono. I pensieri corrono subito a Giobbe, ma anche a molti altri personaggi biblici. Quasi tutti infatti hanno vissuto momenti davvero difficoltosi: Mosè, Sansone, Davide, Elia, Cristo stesso, l'Apostolo Pietro, Paolo, e molti, molti altri. L'esempio che più mi sta a cuore tuttavia è quello del patriarca Giuseppe. Venduto dai suoi fratelli come schiavo, vissuto nelle prigioni, umiliato, perseguitato per gran parte della sua vita, alla fine si trova ad essere il secondo uomo più potente d'Egitto (la nazione più importante del mondo antico). La sua famiglia, lontana, si trova a Canaan durante una grave carestia ed è destinata a morire. I suoi fratelli salgono in Egitto con la speranza di poter sopravvivere e Giuseppe capisce, dopo lunghi anni, il perché di molte cose. Riconosce che la strada che ha percorso non è stata casuale, non è stata maledetta ma è stata creata da Dio stesso per un fine superiore. Il brano biblico però è così stupendo che la cosa migliore da fare rimane quella di tornare ad esso, e assaporare nelle parole di Giuseppe la gioia, la speranza e la fede a cui ciascuno di noi è destinato - in questa vita o direttamente dinanzi al Signore - per volontà stessa di Dio. 

Allora Giuseppe non potè più contenersi davanti a tutto il suo seguito e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia presenza!» Nessuno rimase con Giuseppe quando egli si fece riconoscere dai suoi fratelli. Alzò la voce piangendo; gli Egiziani lo udirono e l'udì la casa del faraone. Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sono Giuseppe; mio padre vive ancora?» Ma i suoi fratelli non gli potevano rispondere, perché erano atterriti dalla sua presenza. Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Vi prego, avvicinatevi a me!» Quelli s'avvicinarono ed egli disse: «Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse portato in Egitto. Ma ora non vi rattristate, né vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi portato qui; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà raccolto né mietitura. Ma Dio mi ha mandato qui prima di voi, perché sia conservato di voi un residuo sulla terra e per salvare la vita a molti scampati. Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio. Egli mi ha stabilito come padre del faraone, signore di tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. Affrettatevi a risalire da mio padre e ditegli: "Così dice tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto; scendi da me, non tardare; tu abiterai nel paese di Goscen e sarai vicino a me: tu e i tuoi figli, i figli dei tuoi figli, le tue greggi, i tuoi armenti e tutto quello che possiedi. Qui io ti sostenterò (perché ci saranno ancora cinque anni di carestia), affinché tu non sia ridotto in miseria: tu, la tua famiglia e tutto quello che possiedi". Ecco, voi vedete con i vostri occhi, e mio fratello Beniamino vede con i suoi occhi, che è proprio la mia bocca quella che vi parla. Raccontate dunque a mio padre tutta la mia gloria in Egitto e tutto quello che avete visto; e fate che mio padre scenda presto qua». 
Genesi 45:1-13 

Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso. Ora dunque non temete. Io provvederò al sostentamento per voi e i vostri figli». Così li confortò e parlò al loro cuore.
Genesi 50:20-21 

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