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sabato 23 marzo 2013

Storia della Teodicea


Introduzione al problema

Il significato etimologico della parola “teodicea” deriva dai lemmi greci théos (Dio) e da dìke (giustizia), ovvero la “dottrina della giustizia di Dio”.
Agostino d'Ippona, intorno al 400 d.C. scrive nel suo trattato “Confessioni” una frase che potremmo prendere come sintesi del problema della Teodicea: “Si Deus est unde malum? - Se Dio esiste [da dove] viene il male?”
La Bibbia presenta un Dio di amore e bontà, che di conseguenza non può essere la sorgente del male. Ma di fatto, Dio è l'unico Creatore, la sorgente di ogni cosa. Come spiegare questo dilemma?
A cavallo tra il 400 e il 500 d.C., il filosofo romano Severino Boezio ha ribaltato il problema ponendosi il quesito: “Si Deus non est unde bonum? - Se Dio non esiste da dove viene il bene?”

Visti i termini del problema, diventa opportuno fare una prima distinzione tra la teodicea in senso stretto, il cui compito è quello di rispondere alla domanda del perchè Dio permette il male, e la difesa il cui compito è quello di evidenziare l'assenza di contraddizioni tra le affermazioni di Dio e l'assenza del male (1).

La teodicea nell'antichità

Questa problematica in realtà precede il cristianesimo, trovando come primo vero esponente il filosofo greco Epicuro che intorno al 400 a.C. analizza il ragionamento in questi termini:
  • Gli dèi non vogliono il male ma non possono evitarlo (sarebbero buoni ma impotenti)
  • Gli dèi possono evitare il male ma non vogliono (sarebbero cattivi)
  • Gli dèi non possono e non vogliono evitare il male (sarebbero cattivi e impotenti)
  • Gli dèi possono e vogliono ma non si interessano all'uomo.
Quest'ultima affermazione era considerata dal filosofo come veritiera, era giunto quindi alla conclusione che gli dèi sono indifferenti alle vicende umane e si chiudono nella loro perfezione (2).

La teodicea nella Bibbia

Arrivando ai libri biblici, nel Salmo 73 iniziamo a trovare un tema analogo: la prosperità degli empi e la distretta dei giusti. Un apparente paradosso che trova però soluzione nel considerare la perdizione a cui gli empi sono destinati dalla volontà di Dio.
Il libro biblico che tratta questo argomento con eccellenza però, resta quello di Giobbe. Di fronte a tutto il male provato, egli inizia ad accusare Dio finché questi non si rivela a lui personalmente come il Creatore di ogni cosa. Ecco quindi che di fronte alla infinita saggezza e sapienza mostrata nella creazione della natura e al sostentamento di ogni essere vivente, non si può far altro che mostrare timore di Dio e fede in ciò che sta facendo anche se al momento non abbiamo comprensione.
Nei Vangeli, in diversi passi (Lc 13:1-5; Gv 9:3) Gesù ridimensiona il principio teologico ebraico della giustizia retributiva, secondo cui la sofferenza è la punizione che Dio infligge agli ingiusti, così come la prosperità sono un premio di Dio ai meritevoli. Emerge quindi un piano di Dio superiore a queste dinamiche, un disegno quasi completamente sconosciuto.

La teodicea in epoca moderna

In epoca moderna il problema è stato ripreso ed affrontato innumerevoli altre volte.
Dostoevskij nel suo ultimo romanzo “I fratelli Karamazov” iniziato a pubblicare nel 1879, si sofferma sulla sofferenza dei bambini, mostrando attraverso le parole di un suo personaggio il rifiuto di credere che un giorno vittime e carnefici potranno stare assieme come il leone con l'agnello (Is 65:25).
Di primaria importanza a questo riguardo troviamo le parole del premio nobel Elie Wiesel, che in un campo di concentramento nazista guardando un bambino agonizzante che stava morendo sulla forca rispose a chi gli domandava dov'era Dio: “Eccolo, è lì, appeso a quella forca”.
Sempre nella Seconda Guerra Mondiale troviamo numerose testimonianze simili, e un sentimento comune di rifiuto.
Il filosofo scozzese David Hume fu tra i primi a riprendere in mano il problema partendo proprio dalle riflessioni di Epicuro. Scrisse infatti: “La vecchia questione di Epicuro è ancora senza risposta: Egli vuole eliminare il male ma non può farlo? Allora è impotente. Può farlo ma non vuole? Allora è malvagio. Vuole e può farlo? Perché il male esiste ancora?”(3)
Possiamo schematizzare i termini del problema in questo modo:

  • Dio è buono
  • Dio è onnipotente
  • Il male esiste

Un essere onnipotente e moralmente perfetto cercherebbe di impedire ogni male. Il male però esiste ed è ben visibile. La conseguenza è che Dio non esiste, oppure bisogna ricalibrare tutto il ragionamento logico.
Un'argomentazione deduttiva concluderebbe nel fatto che tale realtà è una confutazione alla stessa fede. Un'argomentazione induttiva renderebbe improbabile l'esistenza di Dio allontanandosi però dal pensiero di una confutazione definitiva. Vi sarebbe infatti in questo caso la possibilità di conciliare in qualche modo l'esistenza di Dio con il male modificando o integrando una o più delle tre premesse iniziali:
a. Dio è un essere moralmente perfetto
b. Un essere onnipotente impedirebbe il male se solo lo volesse
c. Un essere moralmente perfetto cercherebbe di impedire ogni male.
Tale argomentazione però non è riuscita ad andare più avanti, fermandosi all'improbabilità dell'esistenza di Dio.

Anche lo scrittore cristiano C.S.Lewis trattò l'argomento nel suo libro “Il problema della sofferenza”, dove possiamo leggere:
“Se Dio fosse buono, desidererebbe rendere le Sue creature perfettamente felici, e se Dio fosse onnipotente sarebbe in grado di fare ciò che desidera.
Ma le creature non sono felici. Perciò a Dio manca o la bontà, o l’onnipotenza, o tutte e due.
Questo è il problema della sofferenza nella sua formulazione più semplice.”

La teodicea nelle altre religioni

Al di fuori del cristianesimo, il problema della teodicea non si pone nelle religioni basate sul dualismo. Il male è prodotto dalle divinità negative che si oppongono a quelle positive della divinità maggiore. Altre religioni contemplano invece la reincarnazione, vedendo nelle sofferenze presenti l'espiazione del male provocato nella vita precedente, e viceversa interpretando la prosperità presente come un premio per l'altruismo delle scorse vite.

Definizione del termine “male”

A questo punto però, è utile tornare al nostro protagonista iniziale, Agostino d'Ippona, che aveva riflettuto sul termine stesso di “male”, effettuando delle distinzioni molto calzanti:
→ Male morale – è il peccato, la trasgressione della legge di Dio
→ Male fisico – il dolore, il male come conseguenza di fenomeni naturali
→ Male ontologico/metafisico – derivato dalla nostra creaturalità

Il vocabolario ebraico dell'Antico Testamento non possedeva una parola specifica per indicare la "sofferenza", perciò viene definito come "male"; anche tutto ciò che è nel concetto di "sofferenza". Solo nella lingua greca, e quindi nel Nuovo Testamento, abbiamo una distinzione tra la sofferenza ed il male. In effetti i due concetti sono distinti: una catastrofe naturale è male solo perchè arreca sofferenza. L'esplosione della stella di un sistema solare invece non può essere considerato male, poiché dove non c'è vita non c'è la percezione della sofferenza.

Definizione del termine “onnipotente”

Avendo approfondito il concetto di male, arriviamo però ad una domanda successiva: “Cosa vuol dire che Dio è onnipotente?”
Il Catechismo di Heidelberg, risponde così:

D. 26 Cosa credi quando dici: Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra?
R. Che l'eterno Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che dal nulla ha creato cielo e terra con tutto ciò che è in essi, ed anche li sostiene e li governa con il Suo eterno consiglio e provvidenza, è, a motivo di Cristo Suo Figlio, mio Dio e mio Padre, nel quale io anche confido, così che non dubito che Egli mi provvederà tutto il necessario per il corpo e per l'anima e che ogni male, che mi manda in questa valle di lacrime, lo volgerà al mio bene poiché Egli può farlo, in quanto è un Dio onnipotente, e vuol farlo, in quanto è un Padre fedele.
D. 27 Che cosa intendi per provvidenza di Dio?
R. L'onnipotente e onnipresente potenza di Dio, per la quale Egli sostiene, come se fosse con la Sua mano, cielo e terra, con tutte le creature, e li governa in modo che fronde ed erba, pioggia e siccità, annate fruttuose ed infruttuose, mangiare e bere, salute ed infermità, ricchezza e povertà, ed ogni cosa, non ci avvengono per caso, ma ci provengono dalla Sua mano paterna.”

Le soluzioni proposte nel corso della storia

Nel corso della storia sono state proposte principalmente le seguenti soluzioni:
→ Dio non è onnipotente (Whitehead, Moltmann e Jonas)
→ Dio non è buono (Blumenthal)
→ Il male non esiste (Agostino, Calvino e Barth)

1a. Dualismo.
La confessione di fede monoteistica in un Dio creatore lasciava un certo margine alla credenza in forze ed energie malvagie, non però alla fede nell'esistenza di un essere trascendente, dalla stessa origine e potenza dell'unico Dio. Questo approccio infatti è sempre stato considerato eretico.

1b. Il dualismo radicale.
Espresso nel manicheismo, nel zoroastrismo e, con dei limiti, da Marcione.
E' contrario al messaggio biblico e mette in discussione l'onnipotenza di Dio. Infatti se il bene e il male sono sullo stesso piano, non possono essere considerati onnipotenti.

1c. Il dualismo moderato.
Presuppone un unico individuo superiore da cui deriva un principio secondario (satana) a cui si assegna un ruolo importante nell'interferenza con il mondo. Questo ragionamento non ha biblicamente molto senso. Essendo Dio onnipotente, perchè non impedisce a satana di operare il male e causare tante sofferenze?

1d. La teologia del processo.
Whitehead parte da un dualismo ontologico tra Dio e il mondo.
Dio non avrebbe creato il mondo ma lo avrebbe semplicemente ordinato ed interverrebbe nella creazione non in modo diretto ma soltanto persuadendo.

1e. Dio non è onnipotente.
Il teologo Moltmann si è fatto promotore di una dottrina vicina a quella appena descritta, in cui Dio avrebbe sofferto sulla croce, mentre la teologia ufficiale aveva limitato questa esperienza alla natura umana di Cristo. Secondo Moltmann anche il Padre soffrirebbe nella passione del Figlio. Egli presenta quindi un Dio che soffre, un Dio debole.

2a. Dio non è buono: Egli è buono in senso relativo ma non assoluto.
Di fronte alla sofferenza nel mondo, i fedeli devono chiedere conto a Dio e dare loro stessi il perdono. E' un punto di vista inconciliabile con quello biblico.

3a. Il male non è reale.
La realtà è buona
Il male è negazione del bene
Il male è negazione della realtà
Pertanto il male non è reale [Plotino – 204, 270 d.C.]

3b. Il male come privazione del bene.
Agostino d'Ippona percorre questo stesso sentiero descrivendo il male come la mancanza, l'assenza del bene. In questo senso quindi il male non avrebbe una sua natura, una sua consistenza ma sarebbe sempre in relazione del bene, senza il quale non esisterebbe.

4a. Sofferenza come pena per il peccato.
E' la spiegazione che danno gli amici al giusto Giobbe.

4b. La sofferenza come strumento per educare e mettere alla prova.
Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE,
non ti ripugni la sua riprensione;
perché il SIGNORE riprende colui che egli ama,
come un padre il figlio che gradisce. [Proverbi 3:11-12]

4c. La sofferenza è un mistero.
Dio ha rivelato all'uomo solo quello che concerne la sua salvezza, quindi la sofferenza è un mistero che sarà svelato soltanto alla fine dei tempi.

Fondamenti della teodicea di Giovanni Calvino


1) Dio è onnipotente e governa l'universo.
Di conseguenza vuole, non permette soltanto, l'esistenza del male.
2) Il male non ha una sua ipostasi.
3) L'esperienza della sofferenza è reale.
4) Dio è buono.

Calvino interpretò la distinzione tra “potenza assoluta” e “potenza ordinata” come una distinzione tra un potere senza alcuna regola e un potere che manifesti la giustizia di Dio.
L'onnipotenza di Dio è quindi infinita ma non assoluta, in quanto inscindibile dalla Sua giustizia, sapienza e bontà.

Il potere di Dio, non deve essere considerato senza legge, tirannico o disordinato, eccessivo, senza nessuna regola né misura o separato dalla Sua giustizia.
Se Dio non fosse giusto, Egli non sarebbe più Dio, poiché la Sua gloria e la Sua divinità e il Suo essere sarebbero del tutto aboliti.” [G. Calvino]

Per Calvino era impensabile affermare che Dio può fare tutto quello che è possibile in quanto la Sua onnipotenza e volontà sono legate l'una all'altra.
Alla domanda di Platone: “il bene è tale perchè voluto da Dio, o se è voluto da Dio perchè è bene?”, Calvino rispose senza esitazione. Il bene quindi è la volontà stessa di Dio. Il bene è tale perchè voluto da Dio.

Dall'onnipotenza alla provvidenza

- Il caso quindi non esiste ma ogni avvenimento è diretto da Dio.
- Dio è la causa e l'origine di ogni movimento e controlla l'universo e la storia in modo permanente.

Con il primo principio Calvino mise in discussione la dottrina epicurea che affermava che tutto avviene per caso.
Con il secondo, si distanziò dagli stoici che identificavano Dio dai processi naturali.
Per Calvino infatti Dio regge l'universo ma non si identifica con esso.

A questo punto però se Dio è onnipotente e governa ogni cosa, controlla anche il male?
In effetti, per Calvino è esattamente così.
Il diavolo è tenuto al guinzaglio e non può fare nulla senza ottenere prima il permesso da Dio, esattamente come viene esplicitato nel libro di Giobbe.
Se satana e suoi non fossero tenuti al guinzaglio infatti, tutto precipiterebbe nel disordine più totale.

In quale condizione saremmo se Satana fosse libero di agire contro di noi?
Se Dio non mantenesse sempre il controllo e desse le briglie a Satana, tutto crollerebbe in totale confusione e noi dovremmo sopportare molto di più di quanto Giobbe ha dovuto sopportare.” [G. Calvino]

In quest'ottica quindi crolla la debole posizione di chi argomenta che il male venga “permesso” da Dio. Il male è uno strumento usato da Dio per portare al bene, così come accadde al patriarca Giuseppe.

Agostino e Calvino

Calvino cito’ nelle sue opere oltre 4.119 volte Agostino: 1175 nelle Istituzioni, 2214 in altri trattati di teologia, 504 nei commentari, 47 nelle lettere, 33 nei sermoni, e 146 in altre opere.

L’intento teologico occupa più della metà dei riferimenti ad Agostino: 59%.
Lo storico il 17%; il polemico il 10%; l’esegetico l’, 8%; il retorico il 3%; il filosofico l’, 1% e il resto il 2%.

Il male non ha ipostasi ontologica

Per quanto riguarda il male e il peccato , essi non affermano soltanto che si tratta di una privazione di bene, ma è una qualcosa che non esiste. Essi ne parlano nella stessa maniera in cui Paolo parla degli idoli, quando scrisse che “un idolo è nulla" (I Cor. 8,4). [G.Calvino]

1) Il male non ha una ipostasi ontologica e, di conseguenza ogni soluzione dualistica del problema della teodicea è fermamente escluso. Solo Dio è responsabile di qualunque cosa accade nell'universo e nella storia.

2) Il male e il peccato sono sinonimi, nel senso che il male non è altro che un atto.

3) Un atto è di per sé né buono o cattivo.

4) Il solo criterio per distinguere se un atto è bene o male è legato alla persona che lo compie: qualsiasi Dio faccia è giusto di per se , mentre tutto quello che l’uomo fa è peccato e quindi male.
Calvino però non assume più la triplice classificazione di Agostino tra male morale, fisico e metafisico. Promuove invece una distinzione tra causa remota e causa prossima per dimostrare che Dio non è l'autore diretto del male.

La volontà di Dio fu "la causa remota" dell’ indurimento del Faraone, ma la volontà di quest’ultimo che indurì il suo cuore, ne fu la causa prossima.
La causa prossima della riprovazione di Israele, fu il loro non aver creduto al Vangelo, mentre il proposito di Dio ne costituisce la causa remota.
Lo stesso accadde con Giobbe, il quale riconoscendo che "il Signore ha dato, il Signore ha tolto", ammise i ladri come la causa prossima e la volontà di Dio come causa remota della sua sofferenza e mai si sognò di accusare " Dio di peccato." [G.Calvino]

Egli affermò inoltre che quello che Dio compie è sempre giusto, perché le Sue intenzioni sono pure e sante, mentre quello che gli uomini compiono è sempre ingiusto, perché le loro intenzioni sono comunque malvagie.
In altre parole, un atto non ha alcuna qualità morale in sé, ma la sua legalità è in funzione delle intenzioni, che in Dio sono sempre giuste e nell’uomo sempre malvagie.
In altre parole, lo stesso atto può essere giusto o sbagliato a seconda della persona che lo compie.

La sofferenza però viene vista anche con una funzione pedagogica ed educativa, se non addirittura come medicina.

Tutto verte sul fatto però, che Dio convertirà tutto il male in bene, la realtà del male è quindi provvisoria: ha carattere strumentale e non definitivo!

Il Dio di ogni bontà non sopporterebbe che il male venga compiuto a meno che esso non provochi il bene. [G. Calvino]


Fonti:

(1) God, Freedom and Evil – Alvin Plantinga
(2) Manuale di filosofia. Dalle origini a oggi, ed. Lulu.com p.60
(3) Dialogues Concerning Natural Religion, David Hume.

domenica 17 marzo 2013

L'ermeneutica nella Bibbia


L'ermeneutica è in filosofia la metodologia dell'interpretazione. La parola deriva dal greco antico ἑρμηνευτική (τέχνη), in alfabeto latino hermeneutikè (téchne), traducibile come (l'arte della) interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione. Essa nasce in ambito religioso con lo scopo di spiegare la corretta interpretazione dei testi sacri. [fonte: wikipedia.it]

Possiamo considerare quindi l'ermeneutica biblica come la spiegazione e l'interpretazione della Bibbia stessa. Tale termine non esiste nel linguaggio biblico, ma il suo concetto è legato a brani di profonda importanza, capaci ancora oggi di essere insegnamenti fondamentali.
Per questo motivo, affronteremo insieme in questo approfondimento il punto di vista dell'ermeneutica nella Bibbia, piuttosto che della Bibbia.
Non la rigorosa scienza che viene applicata nel criticismo dei libri biblici quindi, ma l'approccio corretto alle Scritture così come lo troviamo nella Bibbia stessa.
Vediamo insieme qualche punto a riguardo.

  1. L'ermeneutica testimonia di Cristo, definendo la Sua corretta identità.

Luca 4:16 Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere,
Luca 4:17 gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:
Luca 4:18 «Lo Spirito del Signore è sopra di me,
perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri
e il ricupero della vista ai ciechi;
per rimettere in libertà gli oppressi,
Luca 4:19 per proclamare l'anno accettevole del Signore».
Luca 4:20 Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui.
Luca 4:21 Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite».

L'inizio del ministero terreno di Gesù inizia con una precisa proclamazione della sua identità e del suo scopo nell'incarnazione. Egli infatti entra in una sinagoga per leggere la parola di Dio. Senza che lui chiedesse un passo particolare, gli fu dato il libro del profeta Isaia, dove trovò una profezia di fondamentale importanza. Tutto quello che ha fatto è stato leggere questo brano e commentarlo con una frase semplicissima ma stravolgente: “oggi si è adempiuta questa Scrittura”. Non si è espresso in modo nebuloso o per metafore. In questo caso la sua parola è stata chiara ed inequivocabile perchè segna un inizio che tutti dovevano comprendere. Gesù aveva già ricevuto il battesimo da Giovanni ed era già stato tentato da Satana nel deserto. Ora iniziava il tempo dell'azione, del ministero. E il Signore ha voluto manifestarlo proclamando scritturalmente chi era e cosa aveva da compiere.
Anche se questo è un caso particolare, credo che lo stesso principio si debba applicare anche ai nostri giorni nell'interpretazione delle Scritture. Uno dei più importanti scopi di questa attività infatti è proprio quella di testimoniare di Cristo e definire la sua identità. Tutta la Scrittura confluisce su Cristo e senza questa comprensione si finisce inevitabilmente per snaturale il testo stesso. L'ermeneutica deve testimoniare di Cristo, della Sua identità e in alcuni casi dei Suoi scopi.

Colossesi 1:15 Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
Colossesi 1:16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

In Cristo sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra. Ogni cosa è stata creata per mezzo di lui e in vista di lui! Egli è la Parola (Gv 1:14) e la Parola non può fare altro che testimoniare di sé stessa meglio di chiunque altro! Meditiamo su questa verità per avvicinarci in modo nuovo qualsiasi brano della Scrittura.

  1. L'ermeneutica rivela la volontà di Dio

Luca 24:25 Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette!
Luca 24:26 Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?»
Luca 24:27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.
Luca 24:28 Quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse proseguire.
Luca 24:29 Essi lo trattennero, dicendo: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire». Ed egli entrò per rimanere con loro.
Luca 24:30 Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro.
Luca 24:31 Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista.
Luca 24:32 Ed essi dissero l'uno all'altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?»

Come contraltare della proclamazione di Cristo all'inizio del suo ministero terreno, nello stesso Vangelo di Luca troviamo quest'altro passo molto simile che mostra un aspetto post-pasquale di Cristo. Dopo la resurrezione infatti, Egli incontra due persone sulla strada di Emmaus e, dopo aver evidenziato la loro lentezza a credere, spiega loro in tutte le Scritture quello che riguardava la sofferenza che doveva passare prima di entrare nella sua gloria. E' un brano abbastanza simile, ma che presenta sfumature diverse. Nel passo precedente infatti, il Signore legge una singola profezia e la chiarisce, informando i presenti di quello che Dio stava facendo. Ora invece, Cristo spiega sistematicamente il significato di tutto quello che è successo alla luce delle Scritture. Sicuramente queste due persone conoscevano già i passi che avrà citato Gesù ma non sapevano il loro reale significato. In questo caso, il vero significato è stato nascosto fino al tempo opportuno, in cui Gesù stesso ha potuto rivelare ogni cosa: togliere il velo che nascondeva il piano di Dio per la redenzione dell'uomo. Anche questa situazione è unica, ma anche in questo caso ci sono elementi che possiamo fare nostri per comprendere meglio le caratteristiche di una corretta ermeneutica. Quello che ha fatto Gesù infatti è stato rivelatorio. Egli ha rivelato il senso e l'adempimento di molte profezie, e nessuno potrà mai più farlo come lo ha fatto Lui per svariati motivi.
Ma resta il fatto che l'intento dell'interpretazione biblica deve restare lo stesso, e presenta anche oggi degli aspetti rivelatori. Noi ora sappiamo quale è stato il piano di Dio e sappiamo cosa dobbiamo fare nel nostro tempo per ubbidire alla Sua volontà. Ma dobbiamo anche oggi sforzarci di comprendere appieno il significato della Bibbia in ogni Suo aspetto ascoltando di continuo la voce dello Spirito Santo.

Giovanni 16:12 Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata;
Giovanni 16:13 quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire.
Giovanni 16:14 Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.
Giovanni 16:15 Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà.

Uno degli scopi dello Spirito Santo è sempre stato quello di guidare in tutta la verità. Tutta la verità su noi stessi, sul nostro peccato; tutta la verità su Dio e sulla Persona di Cristo. Una verità scritta e redatta nel Nuovo Testamento così come lo conosciamo, ma che necessita di essere compresa spiritualmente. Non solo conosciuta intellettualmente ma anche rivelata al nostro spirito. Certo, questo è compito di Dio, ma è nostro dovere testimoniare e insegnare delle rivelazioni che il Signore ci concede nella Sua grazia.

  1. L'ermeneutica deve essere guidata dallo Spirito Santo

Atti 8:26 Un angelo del Signore parlò a Filippo così: «Àlzati e va' verso mezzogiorno, sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza. Essa è una strada deserta».
Atti 8:27 Egli si alzò e partì. Ed ecco un etiope, eunuco e ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei, era venuto a Gerusalemme per adorare,
Atti 8:28 e ora stava tornandosene, seduto sul suo carro, leggendo il profeta Isaia.
Atti 8:29 Lo Spirito disse a Filippo: «Avvicìnati e raggiungi quel carro».
Atti 8:30 Filippo accorse, udì che quell'uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?»
Atti 8:31 Quegli rispose: «E come potrei, se nessuno mi guida?» E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui.
Atti 8:32 Or il passo della Scrittura che egli leggeva era questo:
«Egli è stato condotto al macello come una pecora;
e come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa,
così egli non ha aperto la bocca.
Atti 8:33 Nella sua umiliazione egli fu sottratto al giudizio.
Chi potrà descrivere la sua generazione?
Poiché la sua vita è stata tolta dalla terra».
Atti 8:34 L'eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: «Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un altro?»
Atti 8:35 Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù.
Atti 8:36 Strada facendo, giunsero a un luogo dove c'era dell'acqua. E l'eunuco disse: «Ecco dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?»
Atti 8:37 [Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, è possibile». L'eunuco rispose: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio».]
Atti 8:38 Fece fermare il carro, e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco; e Filippo lo battezzò.
Atti 8:39 Quando uscirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo; e l'eunuco, continuando il suo viaggio tutto allegro, non lo vide più.

Dopo aver visto due contesti in cui il protagonista è il nostro Signore Gesù Cristo, adesso arriviamo ad un momento successivo, in cui viene raccontata una storia in cui è partecipe un credente di nome Filippo, considerato come il primo evangelista.
E' interessante notare come tutta la vicenda sia guidata dallo Spirito Santo.
L'eunuco stava leggendo il rotolo del profeta Isaia senza comprendere il soggetto di questo brano, e quindi Filippo inizia a spiegargli il significato, fino ad annunziare l'intero messaggio dell'Evangelo. Come ha potuto Filippo interpretare correttamente questa Scrittura? Perchè era ripieno dello Spirito Santo! Vedremo anche in un successivo passo degli Atti degli Apostoli la correlazione tra la guida dello Spirito e l'interpretazione biblica. Già da ora però, possiamo meditare su questa verità: lo Spirito Santo conduce ad una corretta interpretazione biblica, portando rivelazione.
Gli Apostoli sono stati ispirati da Dio mentre hanno scritto i libri del Nuovo Testamento, ma anche noi dobbiamo essere ispirati da Dio per leggerlo e comprenderlo!

1Corinzi 2:14 Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.

La Parola di Dio, la Bibbia, deve essere giudicata spiritualmente. E si può giudicare spiritualmente solo se si è in intimo ascolto dello Spirito Santo.

  1. L'ermeneutica nutre e moltiplica il popolo di Dio, facendo comprendere a tutti la Parola del Signore.

Atti 2:14 Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole.
Atti 2:15 Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno;
Atti 2:16 ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele:
Atti 2:17 "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,
i vostri giovani avranno delle visioni,
e i vostri vecchi sogneranno dei sogni.
Atti 2:18 Anche sui miei servi e sulle mie serve,
in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.
Atti 2:19 Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra,
sangue e fuoco, e vapore di fumo.
Atti 2:20 Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue,
prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore.
Atti 2:21 E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato".
Atti 2:22 Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete,
Atti 2:23 quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste;
Atti 2:24 ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.
Atti 2:25 Infatti Davide dice di lui:
"Io ho avuto il Signore continuamente davanti agli occhi,
perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso.
Atti 2:26 Per questo si è rallegrato il mio cuore, la mia lingua ha giubilato
e anche la mia carne riposerà nella speranza;
Atti 2:27 perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades,
e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione.
Atti 2:28 Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita.
Tu mi riempirai di gioia con la tua presenza".
Atti 2:29 Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d'oggi tra di noi.
Atti 2:30 Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti,
Atti 2:31 previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione.
Atti 2:32 Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.
Atti 2:33 Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.
Atti 2:34 Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice:
«Il Signore ha detto al mio Signore:
"Siedi alla mia destra,
Atti 2:35 finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello dei tuoi piedi"».
Atti 2:36 Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Su ventitrè versetti con cui è stato presentato il primo sermone della Chiesa, ben undici sono citazioni dell'Antico Testamento: praticamente la metà! Lo stesso Apostolo Pietro, pieno di Spirito Santo quindi, non presenta la rivelazione del nuovo patto con argomentazioni completamente nuove, ma piuttosto attualizza il messaggio biblico così come era stato comunicato centinaia, se non migliaia, di anni prima.
Ecco quindi che il tema della Bibbia e della sua interpretazione torna ancora una volta ad essere un perno attraverso cui ruota il ministero terreno di Gesù, oltre a quello della Chiesa stessa.
La Parola di Dio diventa la base di ogni azione, perchè ogni cosa è stata pianificata da Dio prima che il tempo fosse.
In questo caso però abbiamo qualche problema. La profezia di Gioele che Pietro cita infatti riguarda anche eventi astronomici che non si sono manifestati all'evento di Pentecoste. A questo riguardo, è opportuno riflettere sulle caratteristiche della terminologia profetica. La Scrittura afferma per esempio che noi stiamo vivendo gli “ultimi giorni” (Ebr 1). Essi però non sono da considerare in senso quantitativo (dalla redazione della lettera sono già passati circa duemila anni), ma in senso qualitativo. Gesù ha detto sulla croce che “tutto è compiuto”; piano di salvezza del Signore è già stato manifestato. Allo stesso modo, l'Apostolo Pietro a Pentecoste informa che il dono dello Spirito era un segno dell'arrivo degli ultimi giorni, secondo la profezia di Gioele.
Osserviamo quindi come una delle caratteristiche ed espressioni dello Spirito Santo, oltre al parlare in lingue sia proprio quello dell'interpretazione e della predicazione. La Chiesa è nata in questo modo ed è continuata a crescere nello stesso modo. Lo stesso Antico Testamento infatti è stato immediatamente riconosciuto dagli Apostoli e dai Padri della Chiesa come Scrittura ispirata, al pari del Nuovo Testamento dal momento della sua redazione.

  1. Una corretta ermeneutica difende dal pericolo di travisare le Scritture

2Pietro 3:14 Perciò, carissimi, aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili nella pace;
2Pietro 3:15 e considerate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data;
2Pietro 3:16 e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture.

Fin dai tempi Apostolici vi erano persone che travisavano le Scritture. Nella versione originale, in greco, viene presentato il termine “strebloō” che può anche essere tradotto con: “strappare, torcere, torturare, pervertire”. Così come nel I secolo, ancora oggi ci sono numerose persone che torcono le Scritture facendo dire loro quello che vogliono. Alcuni lo fanno per ignoranza, mentre altri per instabilità. In ogni caso se non si conosce personalmente il Signore si arriverà senza dubbio a distorcere la Bibbia, volontariamente o involontariamente. E questa è una cosa molto pericolosa, perchè è “a loro perdizione”. C'è il pericolo di morte! Questo fatto dovrebbe far crescere in noi un senso di responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. In questo sta l'importanza di approfondire il più possibile le Scritture, sia mediante lo studio che mediante la lettura, la meditazione e la preghiera.

Matteo 23:15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Il Vangelo di Matteo riporta questo durissimo monito lanciato verso i farisei.
Questi, possiamo considerarli come i “teologi conservatori” del tempo. La loro linea dottrinale mirava all'attesa che il Messia portasse il Regno di Dio, ma soltanto nel momento in cui il popolo di Israele avesse messo in pratica la Legge di Dio in modo perfetto. Dio però voleva fare una cosa nuova! Un nuovo testamento, una nuova dispensazione di Grazia. Una cosa celata ai loro occhi proprio perchè lontani dall'ascolto della voce di Dio e dal desiderio di qualcosa di genuino e fresco. La loro religiosità si era sedimentata nella Parola facendola diventare un vero e proprio idolo. Non mostravano rispetto e ubbidienza, ma ipocrisia! Anche questo purtroppo è comune al giorno d'oggi. Numerosi teologi non sono neanche credenti e addirittura gli stessi rettori di alcune facoltà di teologia protestante arrivano a scrivere libri dal contenuto contrario al sobrio insegnamento biblico. Quando viene a mancare il timore di Dio si rientra nella stessa categoria dei farisei, facendo
riecheggiare ancora una volta queste stesse parole di Gesù.

CONCLUSIONI

Quando ci approcciamo alla Scrittura, cerchiamo di tenere a mente questi punti con l'aspettativa di approfondire sempre di più il testo:

  1. Dove è Cristo in questo brano?
  2. Qual è la volontà di Dio in tutto questo?
  3. Chiediamo la guida dello Spirito Santo!
  4. Condividiamo le nostre riflessioni/rivelazioni con il prossimo!
  5. Cresciamo nella consapevolezza della responsabilità nella difesa della corretta dottrina!

domenica 3 marzo 2013

Introduzione al Nuovo Testamento


1 a. Contesto storico: la cultura Greca

Alessandro Magno (356-323 a.C.), conquistando in dodici anni l'impero persiano (dalla Grecia all'India settentrionale), fu il protagonista della diffusione della cultura greca nel mondo antico.
Dalla sua morte fiorì infatti l'ellenismo, che continuò fino al 31 a.C. quando, alla battaglia di Azio, Roma vinse il predominio sull'Egitto.

Il koinè, la lingua greca antica che troviamo nel Nuovo Testamento, divenne la lingua franca della politica, economia e cultura dell'area del Mediterraneo.
Nel 323 d.C., dopo la morte di Alessandro, il regno fu diviso tra i suoi generali. Tolomeo I prese il governo dell'Egitto fondando la dinastia tolemaica. Sotto questa dinastia, gli Ebrei prosperarono per 126 anni. L'Antico Testamento fu tradotto in greco ( la Septuaginta ), rendendo in breve tempo questa traduzione ampiamente usata e riconosciuta sia a livello devozionale privato che nelle sinagoghe.

Dal 200 a.C. Israele passò sotto il dominio della Siria. 
Antioco III fu favorevole agli Ebrei, ma Antioco IV (175-164 a.C.) mise in moto un'ellenizzazione forzata.
Profanò il tempio di Gerusalemme, provocando la rivolta dei Maccabei e il trattato di alleanza con Roma.

Questo periodo storico trovò due grandi correnti filosofiche in contrapposizione: lo Stoicismo, ad alto valore morale ma che nega l'esistenza di un Dio personale; e l'Epicureismo, che insegna la casualità di ogni avvenimento.

Nel bacino del Mediterraneo si trovavano principalmente quattro lingue abbondantemente diffuse: il greco, il latino, l'aramaico e l'ebraico (utilizzato solo dagli Ebrei intellettuali).

1 b. Contesto storico: la cultura Ebraica

In questo periodo storico si potevano trovare differenti classi sociali-religiose ebraiche:

- Farisei: teologi conservatori della religione. Attendevano la restaurazione del Messia.
- Sadducei: discendenti dell'aristocrazia sacerdotale (Sommo Sacerdote). Erano teologi liberali ellenizzanti, non accettavano la resurrezione dei morti, come testimoniano anche i Vangeli.

- Scribi: custodi ed interpreti della legge mosaica nelle sinagoghe. Erano di regola Farisei.
- Erodiani: erano Sadducei che sostenevano Erode e la dominazione Romana.
- Zeloti: movimento armato che lottava per la liberazione dai Romani, formato dal popolo oppresso.
- Samaritani: Ebrei della Samaria non deportati in Assiria. Avevano un loro santuario in quanto di ritorno dall'esilio babilonese i Giudei non permetterono loro di partecipare alla costruzione del secondo tempio. erano basati da quattro principi di fede: un unico Dio (YHWH), un unico profeta (Mosè), un unico libro sacro (il pentateuco), un unico monte sacro (il monte Gerizim)

Il sinedrio invece era la "corte suprema" degli Ebrei, composto da settanta Ebrei purosangue.

Intorno al 165-130 a.C. la setta ebraica degli Esseni costruì il complesso di Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto. Ingrandito intorno a 100 a.C., fu successivamente distrutto da un terremoto verso il 31 a.C, ricostruito prima del 1 a.C., e definitivamente distrutto da Tito nell’estate del 68 d.C. durante la prima guerra
Giudaica. Qumran diventò famosa in seguito alla scoperto dei cosiddetti Manoscritti del Mar Morto, avvenuto nel 1947, da due pastori palestinesi. 
Sono le più antiche fonti del testo ebraico della Bibbia, infatti, la loro scoperta ha fatto luce sulle
differenze tra le varie versioni dell’Antico Testamento. E’ da notare che la traduzione greca dei Settanta è identica ad alcuni manoscritti in lingua ebraica trovati a Qumran.

                                           1 c. Contesto storico: la cultura Romana

Nel I secolo a.C., l'Impero Romano era coinvolto in guerre dentro e fuori i propri confini a causa dei pesanti tributi che le città alleate non riuscivano a pagare. Roma fu quindi costretta a concedere a tutti questi alleati la cittadinanza romana.

I Romani erano politeisti. Alla fine della monarchia, le divinità greche furono assimilate a quelle romane. Per loro, la religione era una questione politica. A partire dai successori di Augusto Cesare, l'imperatore veniva considerato un dio, e quindi il culto imperiale divenne un fattore di unità nell'intero impero.
Generalmente i Romani erano tolleranti verso le altre religioni. L'eccezione della persecuzione dei cristiani sotto Nerone fu causata proprio da motivazione politiche più che religiose. Gli Ebrei avevano uno status speciale.

L'espansione del Cristianesimo fu sicuramente facilitata dall'organizzazione Romana almeno per quattro motivi:
-  Le eccellenti strade ramificate per tutto l'impero. Non solo numerose  ma anche sicure dagli attacchi dei ladri.
- La diffusione del greco e latino, che permise una rapida diffusione del messaggio del Vangelo.
- La Pax Romana (29 a.C. - 180 d.C.): un'epoca di relativa tranquillità contraddistinta dall'assenza di grandi guerre civili o grandi invasioni che permise al Cristianesimo di muoversi liberamente per i territori dell'Impero per proclamare il Vangelo (anche malgrado ai periodo di persecuzione)
- La degenerazione morale e religiosa nell'Impero, che spinse al desiderio di redenzione, una volta persa la fiducia nelle divinità antiche e nelle filosofie intellettuali. Si diffusero infatti nuove religioni "misteriche".

Parallelamente però, queste religioni misteriche furono anche la più grande minaccia del Cristianesimo per i primi quattro secoli.

Roma permise ad Israele durante la sua dominazione, che fosse governato da re locali. 
Fra questi, il più famoso fu Erode il Grande, che governò la Giudea, la Samaria e la Galilea.
Era odiato da molti Ebrei per la sua crudeltà e per essere solo per metà Ebreo. Cercò in ogni caso la simpatia del popolo ricostruendo il Tempio di Gerusalemme, che fu quasi terminato durante il tempo di Gesù.

In questi contesti nasce Gesù, intorno al 6-4 a.C.

Il canone del Nuovo Testamento

La formazione del Nuovo Testamento è nata sulla base di necessità contingenti all’interno della chiesa nascente. Nessuno degli autori biblici poteva sicuramente immaginare che il proprio scritto avrebbe acquisito un valore vincolante sia dal punto di vista ecclesiale che teologico.
L'ordine dei libri del Nuovo Testamento non è cronologico, e comprende 27 libri così suddivisi:
- 4 Vangeli,
- 21 lettere (di cui 13 di Paolo)
- Gli Atti degli Apostoli (libro di narrazione storiografica con un chiaro intento teologico)
- Apocalisse

A guidare i padri della Chiesa nella loro scelta furono principalmente questi criteri:
- L'origine apostolica
- Conformità del contenuto con la regola apostolica
- Uso liturgico
- Autorità dello scritto in sè

Ci sono due termini da ricordare nella formazione del canone:
HOMOLOGOUMENA, ossia gli scritti indiscussi e accettati: Vangeli ed Atti.

ANTILEGOMENA, ossia gli scritti criticati, divisi in quelli GENERALMENTE AMMESSI: Gc, Pt, 2 e 3 Gv; e negli SPURI: Didachè, Apocalisse di Pietro, Apocalisse di Giovanni, oltre a tutti gli apocrifi. 

I Vangeli fanno una scelta di notizie della vita e degli insegnamenti di Gesù.

Il problema sinottico

I Vangeli di Matteo, Marco e Luca hanno davvero molte cose in comune.
Queste somiglianze, oltre che le divergenze, permettono di osservarli in un unico quadro d'insieme. Per questo motivo vengono chiamati "sinottici", termine che significa etimologicamente "un solo colpo d'occhio".

Le somiglianze si possono spiegare attraverso l'uso di fonti comuni, le differenze invece possono essere causate dalla volontà di migliorare un testo o la necessità di mettere un accento differente su un determinato brano. L'intenzione di ogni autore non è rievocare il passato ma celebrare la gioia e la fede nel Risorto "oggi".

Guardiamo ora i temi dei quattro Vangeli:
- Matteo: Gesù, il re e maestro degli Ebrei
- Marco: Gesù, il figlio di Dio venuto per servire
- Luca: Gesù, il compimento delle promesse di Dio

- Giovanni: Gesù, la Parola incarnata.

Il Vangelo di Giovanni è differente dai sinottici al 90%, non presenta i "detti di Gesù" , sostituiti con lunghi discorsi teologici. Mancano anche i miracoli, sostituiti dai segni.
E' lecito domandarsi se non sia stato scritto apposta per contrastare determinate concezioni cristologiche gnostiche.

Al di fuori della Bibbia, troviamo testimonianze su Gesù Cristo sia in ambito ebraico (Giuseppe Flavio), sia in ambito pagano (Tacito).

Come studiare e capire la Scrittura: alcuni metodi differenti

- La scuola letterale-storica-grammaticale
- La scuola simbolica
- La scuola critica

Le espressioni del metodo critico includono i seguenti metodi:
a. La critica delle forme (si cerca il contesto in cui il testo è nato e si è evoluto)
b. La critica delle fonti (si cercano le diverse fonti da cui si suppone il testo sia composto)
c. La critica della redazione (si cerca la storia del testo biblico e della redazione)

Domande fondamentali da porsi dopo aver letto un libro biblico:
. Chi ha scritto il libro? Perchè?
. Cosa sappiamo dell'autore?
. Chi sono i destinatari? Cosa sappiamo della loro vita?
. Viene citato l'AT?

Lettere tradizionalmente attribuite a Paolo ma considerate pseudoepigrafiche

Lettera agli Efesini 
Lettera ai Colossesi
Seconda Lettera ai Tessalonicesi
Prima Lettera a Timoteo
Seconda Lettera a Timoteo
Lettera a Tito




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