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venerdì 25 febbraio 2011

Elia nelle tappe della salvezza di Dio

ELIA NELL'ANTICO TESTAMENTO

Elia fu un profeta vissuto nella prima metà del IX secolo a.C. nell'Israele del nord.
L'Antico Testamento ne parla da 1 Re 17 fino a 2 Re 2.
L'impegno del suo ministero profetico fu rivolto nella purificazione israelita da qualsiasi culto idolatra. Guidò il popolo verso l'adorazione di YHWH soltanto, smascherando l'inesistenza delle divinità Cananee.

1Re 18:36 All'ora in cui si offriva l'offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d'Abraamo, d'Isacco e d'Israele, fa' che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo.
1Re 18:37 Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!»
1Re 18:38 Allora cadde il fuoco del SIGNORE, e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l'acqua che era nel fosso.
1Re 18:39 Tutto il popolo, veduto ciò, si gettò con la faccia a terra, e disse: «Il SIGNORE è Dio! Il SIGNORE è Dio!»
1Re 18:40 Elia disse loro: «Prendete i profeti di Baal; neppure uno ne scampi!» Quelli li presero, ed Elia li fece scendere al torrente Chison, e laggiù li sgozzò.


Dopo aver discepolato Eliseo, venne preso da Dio su carri di fuoco celeste, evitando così di attraversare la morte.

2Re 2:1 Quando il SIGNORE volle rapire in cielo Elia in un turbine, Elia se ne andò da Ghilgal con Eliseo.
2Re 2:11 Essi continuarono a camminare discorrendo insieme, quand'ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro, ed Elia salì al cielo in un turbine.


Intorno al V secolo a.C. però, un nuovo profeta - Malachia - scrisse su ispirazione divina una promessa molto particolare:

Malachia 4:5 Ecco, io vi mando il profeta Elia,
prima che venga il giorno del SIGNORE,
giorno grande e terribile.
Malachia 4:6 Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli,
e il cuore dei figli verso i padri,
perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio».


Il popolo Ebraico quindi per centinaia di anni resta in attesa del ritorno di Elia, sapendo che precederà il giorno del Signore: il giorno in cui Egli giudicherà ogni uomo.

ELIA NEI VANGELI

Cinque mesi prima della nascita di Gesù Cristo, un angelo del Signore apparve al sacerdote Zaccaria.

Luca 1:5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote di nome Zaccaria, del turno di Abìa; sua moglie era discendente d'Aaronne e si chiamava Elisabetta.
Luca 1:11 E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell'altare dei profumi.
Luca 1:12-16 Zaccaria lo vide e fu turbato e preso da spavento.
Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita; tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio, e gli porrai nome Giovanni.
Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita.
Perché sarà grande davanti al Signore. Non berrà né vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre;
convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio;
andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto».


L'angelo profetizzò subito su Giovanni Battista l'adempimento della promessa scritta da Malachia. Anche Gesù stesso confermò questo adempimento:

Matteo 11:13 Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a Giovanni.
Matteo 11:14 Se lo volete accettare, egli è l'Elia che doveva venire.

Matteo 17:10 E i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?»
Matteo 17:11 Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa.
Matteo 17:12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro».
Matteo 17:13 Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista.


Quando però fu domandata la stessa cosa direttamente a Giovanni, egli nego tutto. Come mai?

Giovanni 1:19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei Leviti per domandargli: «Tu chi sei?»
Giovanni 1:20 Egli confessò e non negò; confessò dicendo: «Io non sono il Cristo».
Giovanni 1:21 Essi gli domandarono: «Chi sei dunque? Sei Elia?» Egli rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?» Egli rispose: «No».
Giovanni 1:22 Essi dunque gli dissero: «Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?»
Giovanni 1:23 Egli disse: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto:
"Raddrizzate la via del Signore", come ha detto il profeta Isaia».


Bisogna prendere in considerazione alcuni elementi per poter inquadrare meglio la situazione.

1) L'angelo che si rivolge a Zaccaria dice che Giovanni andrà con lo spirito e la potenza di Elia. Sebbene poi abbia richiamato altri versi espliciti di Malachia, le sue parole si sono rivolte allo spirito e alla potenza, non in modo univoco all'identità di Elia. Di certo Giovanni non era Elia reincarnato, nè Elia tornato dal cielo.

2)In Matteo 11:14 Gesù dice che Giovanni è l'Elia che doveva venire, se lo volete accettare. Cosa significano queste parole? Ad una prima lettura sembra che significhi "che lo vogliate o no, è così". Molto probabilmente però tale espressione ha un'importanza maggiore.
Una seconda interpretazione infatti è piuttosto: "Se lo accettate e riconoscete, sarà lui l'Elia che deve venire." Questa interpretazione è avvalorata dalle parole espresse qualche capitolo più avanti:

3)Matteo 17:10 infatti esplica che Elia è già venuto in Giovanni ma non l'hanno riconosciuto (poichè è stato ucciso) e che la stessa sorte sarebbe capitata al Signore Gesù.

Abbiamo quindi una somiglianza tra la profezia di Elia e quella della venuta del Messia.

Gli Ebrei aspettavano un Messia che rivoluzionasse politicamente Israele, liberandoli dal dominio Romano e portando sulla terra un vero Stato Teocratico.
Come precursore della venuta del Messia, aspettavano Elia che preparasse la via al Signore con miracoli e prodigi.

Essi però trovarono un Messia che portò le persone al ravvedimento e pentimento e che alla fine morì (per poi risorgere). Questo Salvatore fu anticipato da un Elia che predicava lo stesso ravvedimento nel deserto e che morì martirizzato per primo, indicando il sentiero di Gesù.

Ora, di certo il Signore Gesù tornerà in gloria per giudicare ed operare con mano potente così come era aspettato duemila anni fa.
Questa Sua seconda venuta però, sarà anticipata da un vero ritorno di Elia, oppure la profezia di Malachia si è davvero adempiuta completamente in Giovanni?
La Bibbia dice dell'altro.

ELIA NELL'APOCALISSE

Apocalisse 11:3-13 Io concederò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno vestiti di sacco per milleduecentosessanta giorni.
Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra.
Se qualcuno vorrà far loro del male, un fuoco uscirà dalla loro bocca e divorerà i loro nemici; e se qualcuno vorrà offenderli bisogna che sia ucciso in questa maniera.
Essi hanno il potere di chiudere il cielo affinché non cada pioggia, durante i giorni della loro profezia. Hanno pure il potere di mutare l'acqua in sangue e di percuotere la terra con qualsiasi flagello, quante volte vorranno.
E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.
I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore è stato crocifisso.
Gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non lasceranno che siano posti in sepolcri.
Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro.
Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù». Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro.
In quell'ora ci fu un gran terremoto e la decima parte della città crollò e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo.


Chi sono questi due testimoni?

1) Viene detto che sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore.
Elia in quanto non ha attraversato la morte, (e aver assistito alla trasfigurazione del Signore Gesù) può essere considerato nella posizione di vicinanza al trono di Dio.

2) Hanno potere di chiudere il cielo affinchè non piova durante la loro profezia.
La loro profezia dura milleduecentosessanta giorni, ossia tre anni e mezzo.

Ebbene, nel libro dei Re, Elia dimostra di aver già fatto questo segno:

1Re 17:1 Elia, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Galaad, disse ad Acab: «Com'è vero che vive il SIGNORE, Dio d'Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola».

1Re 18:1 Molto tempo dopo, nel corso del terzo anno, la parola del SIGNORE fu rivolta a Elia, in questi termini: «Va', presèntati ad Acab, e io manderò la pioggia sul paese».
1Re 18:2 Elia andò a presentarsi ad Acab.


E dopo qualche tempo necessario per gli avvenimenti narrati nel capitolo 18:

1Re 18:45 In un momento il cielo si oscurò di nuvole, il vento si scatenò, e cadde una gran pioggia. Acab montò sul suo carro, e se ne andò a Izreel.

Credo che queste due considerazioni possano far riflettere attentamente sull'alta probabilità che uno dei due testimoni sia proprio Elia, nell'adempimento finale della profezia originaria. La Parola di Dio è eterna, e moltissime profezie bibliche hanno più di un adempimento. Personalmente credo che questo sia un caso di questo tipo. Giovanni è stato un primo adempimento parziale che sarà completato solo alla venuta del vero Elia nel bel mezzo della Grande Tribolazione, affinchè ogni cosa possa fare il corso desiderato e profetizzato dal Signore.
Chi è invece l'altro testimone?
Ci sono buoni elementi che fanno pensare sia ad Enoch, sia a Mosè. Ovviamente è impossibile saperlo in modo sicuro. A tempo debito l'ultima generazione però saprà ogni cosa con certezza.

domenica 20 febbraio 2011

Il battesimo di sangue, fuoco e fumo

Gioele 2:20 Allontanerò da voi il nemico che viene dal settentrione,
lo respingerò verso una terra arida e desolata:
la sua avanguardia, verso il mare orientale,
la sua retroguardia, verso il mare occidentale;
la sua infezione salirà,
aumenterà il suo fetore»,
perché ha fatto cose grandi.
[...]
Gioele 2:28-32 «Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona:
i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,
i vostri vecchi faranno dei sogni,
i vostri giovani avranno delle visioni.
Anche sui servi e sulle serve,
spargerò in quei giorni il mio Spirito.
Farò prodigi nei cieli e sulla terra:
sangue, fuoco, e colonne di fumo.
Il sole sarà cambiato in tenebre,
e la luna in sangue,
prima che venga il grande e terribile giorno del SIGNORE.
Chiunque invocherà il nome del SIGNORE sarà salvato;
poiché sul monte Sion e a Gerusalemme vi sarà salvezza,
come ha detto il SIGNORE,
così pure fra i superstiti che il SIGNORE chiamerà.


Il profeta Gioele, probabilmente intorno al IX secolo a.C., scrive su ispirazione divina delle promesse che Dio rivolge a Israele, per la sua restaurazione.
Per quale epoca sono tali promesse?
Possiamo stringere il cerchio del periodo in questione analizzando alcuni versetti.
Da Gioele 2:20 infatti, notiamo che il Signore deve allontanare da Israele l'invasore del Settentrione, dopo questo avverrà che...
Cercando una precisione maggiore, il versetto 2:31 chiarisce che questi accadimenti avverranno prima del gran giorno del Signore, ossia prima del giorno del giudizio.
Ci troviamo di fronte perciò ad una serie di promesse e una serie di profezie da inquadrare dopo la difesa di Dio dall'invasore di Settentrione ma prima del giorno del giudizio.

Questo termine iniziale, ha altri riscontri biblici? Assolutamente sì.
Tutto il capitolo 39 e 40 del profeta Ezechiele ne parla in modo specifico.
Leggiamo però alcuni versetti per approfondire alcuni dettagli:

Ezechiele 39:2 Io ti porterò via, ti spingerò avanti,
ti farò salire dalle estremità del settentrione
e ti condurrò sui monti d'Israele;
Ezechiele 39:4 Tu cadrai sui monti d'Israele,
tu con tutte le tue schiere
e con i popoli che saranno con te;
ti darò in pasto agli uccelli rapaci, agli uccelli d'ogni specie,
e alle bestie dei campi.
Ezechiele 39:6 "Manderò il fuoco su Magog
e su quelli che abitano sicuri nelle isole;
e conosceranno che io sono il SIGNORE.
Ezechiele 39:7 Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele,
e non lascerò più profanare il mio nome santo;
le nazioni conosceranno che io sono il SIGNORE,
il Santo in Israele.
[...]
Ezechiele 39:21 "Io manifesterò la mia gloria fra le nazioni;
tutte le nazioni vedranno il giudizio che io eseguirò
e la mia mano che metterò su di loro.
[...]
Ezechiele 39:28 Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il loro Dio,
quando, dopo averli fatti deportare fra le nazioni,
li avrò raccolti nel loro paese
e non lascerò là più nessuno di essi;
Ezechiele 39:29 non nasconderò più loro la mia faccia,
perché avrò sparso il mio Spirito sulla casa d'Israele",
dice il Signore, DIO».


(Confronta inoltre Zaccaria 13)

In questo brano appare in modo ancora più marcato il destinatario di questa promessa, di queste profezie: Israele.
Dopo essere stato deportato fra le nazioni, tutto il popolo sarà raccolto nel suo paese (e ciò sta iniziando a succedere al giorno d'oggi), ossia la terra promessa.
Il Signore proteggerà Israele in prima persona mandando un fuoco su Gog e Magog, tutto il regno del Settentrione. Il Signore manifesterà la Sua gloria fra le nazioni e tutte le nazioni verranno al giudizio dopo questi avvenimenti.
In questo contesto, il Signore spargerà il Suo Spirito su tutta la casa di Israele, esattamente come promette anche attraverso le parole di Gioele.
Queste descrizioni ci aiutano a capire quanto siano ravvicinati gli eventi di cui si sta parlando. Dio respingerà il regno del Settentrione, spargerà il Suo Spirito su Israele, chiamerà tutte le nazioni a giudizio.
Questi avvenimenti si susseguiranno molto velocemente; questo pone sicurezza nel fatto che nulla di tutto ciò è ancora accaduto. E' una profezia che riguarda gli ultimi tempi, gli ultimi giorni che ci saranno prima del giorno del giudizio.

Perchè allora l'Apostolo Pietro cita la profezia di Gioele a Pentecoste? (cfr. Atti 2:14-21) Molto probabilmente, il giorno di Pentecoste si è avverato un primo adempimento di questa profezia, a cui si sono associate tremila conversioni.
In quel giorno però, Pietro si stava riferendo a Israele, e non ai gentili.
Questo è chiarito dallo stupore di Pietro di fronte al battesimo nello Spirito Santo di Cornelio e la sua famiglia (Atti 10).
L'adempimento completo perciò è da considerarsi legato a tutti gli eventi indicati nella profezia: l'intervento diretto di Dio, la conversione in massa di Israele (cfr. Romani 11:25, 26) e il riconoscimento di tutte le nazioni della Terra della gloria di Dio.

Ora che abbiamo contestualizzato la profezia, desidero approfondire questo versetto:

Gioele 2:30 Farò prodigi nei cieli e sulla terra:
sangue, fuoco, e colonne di fumo
.

Sicuramente rappresenta degli sconvolgimenti della natura che avverranno in quei tempi. Il versetto successivo infatti descrive il sole oscurato e la luna color sangue.
Sono persuaso tuttavia che in una seconda interpretazione si possa riconoscere un simbolismo molto intenso, legato alla storia e al destino di Israele.

Questi tre elementi (sangue, fuoco e colonne di fumo) sono molto cari alla tradizione ebraica sacerdotale: il sangue dei sacrifici, arsi dal fuoco che creano il fumo sull'altare (p.es: Esodo 29:11-13).

Gli stessi elementi (tranne il sangue) però, si trovano anche in un momento fondamentale della storia di Israele: la trasmissione da parte di Dio della Legge a Mosè.

Esodo 19:10 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal popolo, santificalo oggi e domani; fa' che si lavi le vesti.
Esodo 19:11 Siano pronti per il terzo giorno; perché il terzo giorno il SIGNORE scenderà in presenza di tutto il popolo sul monte Sinai.
Esodo 19:12 Tu fisserai tutto intorno dei limiti al popolo, e dirai: "Guardatevi dal salire sul monte o dal toccarne i fianchi. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.
Esodo 19:16 Il terzo giorno, come fu mattino, ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba. Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò.
Esodo 19:17 Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento per condurlo a incontrare Dio; e si fermarono ai piedi del monte.
Esodo 19:18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché il SIGNORE vi era disceso in mezzo al fuoco; il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutto il monte tremava forte.


Il Signore desiderava presentarsi "in mezzo a tutto il popolo", ma a causa della Sua Santità e dell'impurità di Israele, dovette comandare di mettere a morte chiunque toccasse il monte. Questo proprio perchè mancava il terzo elemento: il sangue.
Il sangue rappresenta l'espiazione di Cristo, che permette di avere comunione con Dio.

Il monte però era investito da una nuvola di fumo. Questa è la nuvola della gloria di Dio Padre. (cfr. Esodo 16:10)
La nuvola della gloria era discesa in mezzo al fuoco. Il fuoco dello Spirito Santo. (cfr. Atti 2:3-4)

E' chiaro come in questo avvenimento biblico sia presentata Dio nella pienezza della Sua natura. E che questi stessi elementi siano ripresi migliaia di anni dopo la prima rivelazione della Legge ad Israele, nel momento in cui finalmente il Signore potrà presentarsi a volto scoperto e accogliere il popolo eletto adempiendo millenni di promesse e profezie, adempiendo finalmente in modo completo il Suo desiderio perenne.

Questo è il vero prodigio!
Un prodigio che avverrà sulla terra ma che avrà fondamentali ripercussioni nei cieli, nella dimensione spirituale.
Da sempre un mondo influenza l'altro, ma questo avvenimento metterà un sigillo a queste due realtà, accelerando per l'ultima volta la piena manifestazione delle realtà spirituali, attraverso la sconfitta di Satana e la prima resurrezione (Apocalisse 20:1-6) che sarà ormai imminente.

Ecco quindi che il Signore spanderà il Suo Spirito su ogni persone della casa di Israele, con un triplice battesimo.

Un battesimo (immersione) nel sangue di Cristo, affinchè possano essere purificati da tutte le loro iniquità.

Un battesimo nel fuoco dello Spirito Santo, una convinzione di peccato per riconoscere finalmente Dio nella Sua pienezza.

Zaccaria 12:10 «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme
lo Spirito di grazia e di supplicazione;
essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico,
e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.


Ma anche un battesimo nel fumo della gloria di Dio Padre, che potrà finalmente mostrarsi a tutto il Suo popolo (non solo a Mosè come per la trasmissione della Legge) esattamente come era nei Suoi propositi iniziali.

C'è una grande gioia nel vedere i piani eterni di Dio adempiersi puntualmente, in modo quasi poetico. Ciò che è stato rivelato in principio viene ripresentato più volte fino a mostrarsi pienamente per quella che è l'intenzione originale del Creatore. C'è gioia nel vedere che nulla accade a caso e che ogni brano biblico ha un'importanza eterna, perchè eterna è la Parola di Dio.

Questo giorno sarà glorioso oltre ogni immaginazione.
Questo giorno cambierà le sorti dell'intera umanità, chi in un modo e chi in un'altro.
Questo, è il giorno che ogni ebreo ortodosso attende, ignorando che in realtà il Messia desiderato è già arrivato in passato.
Questo, è il giorno che ogni cristiano aspetta, esprimendo l'invocazione "Maràna tha!"

Prima di questo giorno però, ogni cristiano ha modo di vivere un suo anticipo.

Romani 8:23a [...] noi, che abbiamo le primizie dello Spirito [...]

Tutti i credenti in Cristo infatti hanno le primizie, una prima parte dello Spirito Santo; che permette il ravvedimento e il perdono dei propri peccati (attraverso il sangue di Cristo), il battesimo nel fuoco dello Spirito, e un assaggio del battesimo nel fumo della gloria di Dio.
Questo è il luogo Santissimo. Il luogo della presenza della gloria del Signore.
Un luogo celeste che è possibile raggiungere camminando con Dio in modo sempre più intimo, esattamente come fece Enoch ed Elia.
Un'esperienza che nessun uomo superficiale farà mai, una rivelazione che porta direttamente al trono di Dio.

Questo, è l'intimo desiderio che ogni cristiano dovrebbe avere dentro di sè.
Non solo i profeti, non solo i ministri della lode e adorazione.
Il Signore si è acquistato un popolo attraverso il Suo proprio sangue. Non lo ha acquistato per una relazione superficiale ma per potersi rivelare pienamente per ciò che è. Quanti di noi però hanno questo desiderio?

Quanti hanno questa aspettativa ogni giorno della propria vita, in ogni domenica e ad ogni culto?

Colossesi 3:1 Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.
Colossesi 3:2 Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra;
Colossesi 3:3 poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
Colossesi 3:4 Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.


Solo quando Cristo sarà manifestato, potremo esserlo anche noi.
Ma fino ad allora, l'esortazione del Signore è sempre quella di cercare le cose di lassù, aspirare alla posizione celeste nella quale è ora Cristo.
La nostra vita è nascosta in Dio, noi siamo spiritualmente nei luoghi celesti.
Vediamo dunque di fare nostra questa aspirazione. Fare nostro questo desiderio di Dio. E in questo modo sperimentare esperienze spirituali che mai avremmo potuto immaginare. Perchè a noi è possibile farlo - in una certa misura - anche prima del gran giorno del Signore. (2Co12:2)

mercoledì 16 febbraio 2011

Nessuno si vanti di fronte a Dio

Giudici 7:2-7 Il SIGNORE disse a Gedeone: «La gente che è con te è troppo numerosa perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me, e dire: "È stata la mia mano a salvarmi".
Fa' dunque proclamare questo, in maniera che il popolo l'oda: Chiunque ha paura e trema se ne torni indietro e si allontani dal monte di Galaad». E tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.
Il SIGNORE disse a Gedeone: «La gente è ancora troppo numerosa; falla scendere all'acqua dove io li sceglierò per te. Quello del quale ti dirò: Questo vada con te, andrà con te; e quello del quale ti dirò: Questo non vada con te, non andrà».
Gedeone fece dunque scendere la gente all'acqua; e il SIGNORE gli disse: «Tutti quelli che leccheranno l'acqua con la lingua, come la lecca il cane, li metterai da parte; così pure tutti quelli che, per bere, si metteranno in ginocchio».
Il numero di quelli che leccarono l'acqua, portandosela alla bocca nella mano, fu di trecento uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per bere l'acqua.
Allora il SIGNORE disse a Gedeone: «Mediante questi trecento uomini che hanno leccato l'acqua io vi libererò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua».


"E' stata la mia mano a salvarmi". Questa frase, questo pensiero è il principale problema del Signore - anzi, dell'umanità stessa -, quando interviene in aiuto dell'uomo.
Una volta che una situazione critica viene superata, è molto facile per l'uomo dire: "sono stato bravo, mi sono salvato da solo". Questa è la filosofia americana dell'"american dream". Questo è l'insegnamento che la nostra cultura e la nostra società sta promuovendo in modo sempre maggiore, anche nelle chiese.
Il duro lavoro, il coraggio, e la determinazione. Solo in questo modo arriverai alla prosperità (economica); solo in questo modo arriverai al successo - anche ministeriale. Anche nel servizio per il Signore.
Ecco quindi che il fantasma di questo grosso problema torna anche oggi a portare malvagità di pensiero, orgoglio e superbia.
Dentro e fuori la chiesa.

Dentro, con dottrine distorte che insegnano che ogni figlio di Dio deve arrivare per forza a vivere nella prosperità economica, con piena salute e successo in ogni area della propria vita.

(Questo quando l'Apostolo Paolo diceva:

Filippesi 4:11 Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo.
Filippesi 4:12 So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza.
)

Dottrine che insegnano che la tua decisione, il tuo sforzo, la tua preghiera può cambiare la volontà di Dio.

(Mentre il salmista loda Dio per il motivo opposto:

Salmi 33:11 La volontà del SIGNORE sussiste per sempre,
i disegni del suo cuore durano d'età in età.


La preghiera NON cambia la volontà di Dio.
La preghiera piuttosto è lo strumento - voluto da Dio - necessario alla realizzazione di alcuni aspetti della Sua volontà, che in ogni caso non potrà mai essere frustrata.)

Fuori, con il raffreddamento dell'amore dei più.
Una civiltà meritocratica, che giudica gli individui unicamente per quello che sanno fare. Devi farcela con le tue mani, puoi arrivare al "successo" solo con le tue forze. Nessuno ti aiuterà. Perchè Dio non esiste.

A questi due risvolti della stessa medaglia, il Signore della Bibbia si oppone con fermezza. Lo ha fatto istruendo Gedeone, portandolo alla battaglia con un pugno di uomini. Lo sta facendo oggi, istruendo coloro che hanno intendimento su quale siano i Suoi disegni.

1Corinzi 1:26-31 Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili;
ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti;
Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono,
perché nessuno si vanti di fronte a Dio.
Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione;
affinché, com'è scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore».


Nella Chiesa di Cristo non ci sono molti potenti, molti nobili, molti sapienti secondo la carne.
Questo perchè il Signore non ha scelto i Suoi in base ai loro meriti, ma piuttosto in base alla Sua grazia.
Nessuno si deve vantare di fronte a Dio.
Proprio per questo motivo Egli ha scelto le cose disprezzate di questo mondo per ridurre al niente quelle che sono apprezzate dagli uomini.
Per questo motivo il Signore Gesù incarnato fu coricato in una mangiatoia appena nato; per lui non c'era spazio nell'albergo.

Giovanni 1:11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto;
Giovanni 1:12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.


L'adozione a figli di Dio è qualcosa che nasce dall'alto della volontà di Dio, ma dal basso del pentimento e della contrizione di cuore.
Dal riconoscimento di non essere nulla di fronte a Dio. Proprio nel momento in cui si acquisisce questa consapevolezza il Signore rivela il Suo profondo amore.
Solo così si può conoscere. Solo così si diventa figli.

Zaccaria 4:6b "Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio", dice il SIGNORE degli eserciti.

Ecco quindi che emerge l'esigenza di lavorare senza risparmiarsi, ma con la consapevolezza che quel che fa la differenza è lo Spirito Santo, non noi.
Servire Dio con tutta la nostra passione, il nostro intelletto e il nostro cuore; ma sapendo bene che la guerra spirituale è già stata vinta da Cristo sulla croce.
Così come il Signore ha voluto educare Gedeone, allo stesso modo vuole educare noi oggi. Può capitare di essere circondati da molte battaglie (difficoltà materiali e spirituali) e vedere un significato solo nella nostra capacità di reagire e superare con le nostre forze ogni ostilità. Ma ogni credente deve prima di tutto considerare di appartenere al Signore, e valutare che la lezione che Egli ci sottopone può essere proprio quella di porre la nostra fiducia ai Suoi piedi.
Questo non vuol dire assolutamente essere passivi.
Vuol dire lavorare come se il risultato dipendesse dalle nostre forze, ma essere coscienti che in realtà dipende tutto da Dio.

In questo modo vedremo il soprannaturale nel naturale.
Vedremo i miracoli che il Signore ci accorda, nascosti in quello che molti credono sia la naturale evoluzione delle cose.
Ma vedremo anche manifestazioni potenti della volontà di Dio, volta a dimostrare come ciò che fa la differenza è e sarà sempre Lui.

Per concludere però, bisogna considerare anche un altro pensiero.
Può capitare che il Signore si riveli a persone non credenti con miracoli e potenti operazioni. Interventi soprannaturali che dichiarano in modo eclatante la mano di Dio. Tendenzialmente però, il Signore non si mostra così a coloro che si beffano di Lui. L'aspetto fondamentale è l'attitudine delle persone.

Proverbi 3:32 poiché il SIGNORE ha in abominio l'uomo perverso,
ma la sua amicizia è per gli uomini retti.

Proverbi 3:33 La maledizione del SIGNORE è nella casa dell'empio,
ma egli benedice l'abitazione dei giusti.

Proverbi 3:34 Se schernisce gli schernitori,
fa grazia agli umili.


La vittoria di Gedeone è stato un segno per Israele ma anche per i Suoi nemici.
Fino al ritorno di Cristo però, non accadrà nulla di così eclatante.

Matteo 12:38 Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno».
Matteo 12:39 Ma egli rispose loro: «Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona.
Matteo 12:40 Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.


La morte e resurrezione del Signore è l'unico segno (miracolo) dato al mondo.
Dio vuole che si arrivi a Lui attraverso la fede in Gesù.
Questa è l'unica Via.

domenica 6 febbraio 2011

Ciechi, guide di ciechi

Matteo 15:12 Allora i suoi discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Sai che i farisei, quando hanno udito questo discorso, ne sono rimasti scandalizzati?»
Matteo 15:13 Egli rispose loro: «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
Matteo 15:14 Lasciateli; sono ciechi, guide di ciechi; ora se un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso».

Matteo 15:15 Pietro allora gli disse: «Spiegaci la parabola».


I farisei erano il gruppo religioso più significativo all'interno del giudaismo all'epoca di questo brano biblico. Si dimostravano intransigenti sulla fede e sulla Legge di Mosè, ma duttili nella loro applicazione. Più volte Gesù li ha giudicati come ipocriti. Mostravano esteriormente una fede fervente rinnegandola però con i fatti. (Cfr. Matteo 15:1)

Credo che sia interessante evidenziare il fatto che in questi versetti Gesù li presenta come guide cieche.
Egli ha appena parlato del fatto che ciò che contamina l'uomo è quello che esce dalla sua bocca ma nessuno di loro ha compreso questo insegnamento, anzi ne sono scandalizzati. Desidero soffermarmi un aspetto di queste persone: la loro cecità spirituale.
Da sempre è abitudine umana cercare di giudicare con la vista fisica le realtà spirituali. Ecco quindi che una malattia diviene inequivocabilmente una punizione divina. Un sacrificio animale nell'Israele antico era senza dubbio segno di devozione a Dio. La correzione del Signore o il timore di Dio non si possono vedere ad occhi nudi, ma un'infermità e un sacrificio animale invece sì. Entrambi questi esempi sono aspetti assolutamente biblici, insegnati da YHWH al popolo di Israele attraverso la Torah. La debolezza e la fragilità dell'uomo però, rende estremamente facile travisare dei concetti spirituali, privandoli del loro reale significato. Ecco quindi che a ciò che è visibile viene data enorme importanza, in quanto riscontrabile da tutti; mentre invece ciò che dovrebbe essere più importante (l'attitudine spirituale) viene molto spesso tralasciato.

Per questo motivo Dio abbandonò il Re Saul:

1Samuele 15:22 Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni;
1Samuele 15:23 infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch'egli ti rigetta come re».


[Per quanto riguarda le malattie invece, ovviamente può essere vero ma non è sempre così. E' necessario discernimento spirituale, non è possibile giudicare solo con gli occhi Cfr. Gv 9:2]

In questo perverso meccanismo, le persone che sembrano più religiose instaurano un modo di pensare carnale, umano e sbagliato. Essi vogliono giudicare con la vista naturale le realtà spirituale. Ciò però è di fatto impossibile.

1Corinzi 2:11 Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.
1Corinzi 2:12 Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate;
1Corinzi 2:13 e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali.
1Corinzi 2:14 Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.
1Corinzi 2:15 L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno.


Le realtà spirituali possono essere comprese solo per rivelazione dello Spirito Santo. Questo è quello che aveva capito l'Apostolo Pietro, dimostrandolo nel momento in cui chiede a Gesù spiegazioni della parabola (Mt15:15).
All'uomo naturale è impossibile capire le cose di Dio. E' impossibile capire i Suoi piani, la Sua "strategia", i frutti del Suo lavoro.
Non possiamo giudicare i fratelli nella fede in base ad una personale simpatia o antipatia. Non possiamo giudicare le chiese locali in base alla professionalità del gruppo lode o al numero di membri di chiesa. Fare di mode accattivanti dei modelli per ogni chiesa. E' sbagliato indicare dei ministeri come "vincenti" solo perchè ogni evangelizzazione ha locandine colorate e gadget cristiani. Non è questo il metro di giudizio! Non lo è mai stato e non lo sarà mai! Può essere che Dio benedica una chiesa con numerose conversoni, ma questo non vuol dire che una chiesa con poche persone non segua la volontà di Dio! Non si possono, NON SI POSSONO giudicare le realtà dello Spirito con i propri sensi fisici. E' necessario il dono del discernimento, è necessaria una rivelazione dello Spirito Santo. Solo in questo modo è possibile comprendere e giudicare spiritualmente ogni cosa. Questa è un'altra dimensione, totalmente estranea ai cinque sensi naturali.

Tutto questo può sembrare molto soggettivo perchè non ci sono riscontri materiali di un corretto giudizio spirituale. L'aspetto spirituale è quindi qualcosa di unicamente soggettivo?

1Corinzi 14:37 Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore.

Se così fosse non avrebbe alcun senso questa esortazione dell'Apostolo Paolo.
In realtà il discernimento spirituale non è qualcosa delegato solo ai pastori o ai ministri di Dio, è qualcosa che è chiamato ad avere ed esercitare ogni credente. (Cfr. 1Co14:29)
La realtà spirituale dunque è oggettiva, e ogni cristiano dovrebbe crescere in maturità fino a poterla riconoscere in modo sempre più chiaro. Per questo motivo è necessario questo desiderio, è necessario questo esercizio e confronto con i fratelli nella fede.

1Samuele 16:7 Ma il SIGNORE disse a Samuele: «Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l'ho scartato; infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore».

Il Signore istruì il profeta Samuele, dicendogli di non badare all'aspetto fisico per identificare il futuro re di Israele. Questa stessa esortazione è rivolta a noi, oggi. Non badiamo all'aspetto, nè alla statura. Non diamo importanza all'esteriorità: nè dei fratelli, nè delle chiese locali, nè dei non credenti. Poniamo il nostro desiderio invece nel guardare al cuore, esattamente come fa il Signore. Non è qualcosa che possiamo fare da noi stessi, anche in questo caso abbiamo bisogno della Sua voce. E quindi accostiamoci a Gesù, chiedendogli: "apri i miei occhi". La nostra stessa natura umana è cieca e ciò che ci rende vedenti è lo Spirito Santo. Umiliamoci davanti al Signore, riconoscendo che solo Lui ci può mostrare le cose come realmente sono. Rinunciamo al giudicare con il nostro gusto per abbracciare il punto di vista di Dio. Ed ecco che potremo scoprire i doni spirituali del fratello che ci sta tanto antipatico. Ed ecco che non ci lasceremo più abbindolare da nastri colorati. Ed ecco che avremo la sicurezza di non essere guide cieche di ciechi - se mai lo siamo stati. Il Signore ha creato l'uomo in modo che avesse un'influenza sui suoi simili, tanto in positivo quanto in negativo. Un piccolo passo e una piccola consapevolezza in più può essere la miccia per la riforma spirituale di cui ha bisogno l'Italia.
Poniamoci insieme, tu ed io, ai piedi del Maestro. "Signore, spiegaci...."

giovedì 3 febbraio 2011

Il canone Ebraico e la Septuaginta

I testi sacri dell'Ebraismo sono rappresentati dall'acronimo “Tanàkh “ (תנך, TNKh).
Le tre lettere (T, N, K) sono infatti le iniziali dell'espressione “Torah, Nevi'im, Ketuvim “ che identifica la Torah, i Profeti e gli Scritti o Agiografi. Queste tre categorie sono le tre parti delle Sacre Scritture Ebraiche. I tre volumi in cui è diviso il canone biblico, sono suddivisi a loro volta in altri libri, per un totale di ventiquattro.

La Torah (Legge) è composta dal pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
Nevi'im (Profeti) è formato invece da: Giosuè, Giudici, Samuele (I e II), Re (I e II), Isaia, Geremia, Ezechiele che sono considerati Profeti Anteriori (Nevi'im Rishonim) e i dodici profeti minori, considerati come Profeti Posteriori (Neviìm Acharonim).
La raccolta del Ketuvìm (Scritti) comprende tredici libri sapienzali: Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qoelet (Ecclesiaste), Ester, Daniele, Esdra e Neemia, Cronache (I e II).

Tutti i libri sono stati scritti in ebraico, con alcune piccole parti in aramaico.
Il canone ebraico accetta di fatto solo il testo masoretico: riproduzioni dei codici originali scritti tra il VII e il XI secolo d.C. da scribi ebrei chiamati per l'appunto “Masoreti”. Essi procedettero alla progressiva eliminazione di ciò che considerarono errori, deformazioni del testo e aggiunte inserite dai vari copisti nel corso dei secoli, riuscendo a fissare la qualità delle riproduzioni con quella dei migliori manoscritti allora in circolazione.
L'esattezza del testo tramandato fu assicurata in modo ancora superiore dai rabbini e scribi chiamati “Soferim” (letteralmente: contatori), il cui compito era quello di contare il numero di parole del testo biblico al fine di vigilare sulla autenticità e qualità delle riproduzioni.

Questi manoscritti sono distinguibili in base al materiale del supporto. Quest'ultimo può essere costituito da papiri (pianta dal fusto alto e stretto che veniva tagliata in strisce sottili, e che opportunamente lavorata andava a formare un foglio utile alla scrittura), oppure da pergamene (pelle di pecora conciata in modo da poter supportare la scrittura).
I testi così ottenuti venivano conservati in rotoli, oppure su singoli fogli puntati su un fianco come gli attuali libri: i codici.

Intorno al 200 a.C. ad Alessandria d'Egitto, alcuni ebrei autoctoni di lingua greca, procedettero alla traduzione della TNKh dall'ebraico al greco, per l'uso liturgico della nutrita comunità giudaica locale. Il testo tradotto verrà chiamato “Septuaginta” o “versione dei Settanta”, dalla leggenda che vuole associare la traduzione a settanta saggi ai quali fu affidato il delicato lavoro dal sovrano egizio Tolomeo II Filadelfo.
Nella versione dei Settanta, si trovano però anche dei libri non presenti nel canone ebraico definito nel I secolo d.C., e quindi assenti anche nel testo masoretico.
Questi libri non sono riconosciuti dagli Ebrei in quanto successivi ad Esdra e non scritti in ebraico. Sono chiamati “apocrifi” dai Cristiani Protestanti e “deuterocanonici” (ovvero del secondo canone) dai Cristiani Cattolici Romani.
Entrando nel dettaglio, questi sono i libri di Giuditta, Tobia, Maccabei (I e II), Sapienza di Salomone, Sapienza di Siracide, Baruc, la lettera di Geremia e il tredicesimo e quattordicesimo capitolo di Daniele. I libri seguenti invece sono presenti nella Septuaginta ma non sono entrati nel canone Cattolico Romano: Esdra I, Maccabei III e IV, Salmo 151, Preghiera di Manasse, Salmi di Salomone.
Oltre alla differenza “strutturale” tra il canone ebraico e quello greco, sono presenti numerose altre differenze fra il Testo Masoretico e quello della versione dei Settanta. Tanto che alcuni studiosi ipotizzano che le varianti di quest'ultima derivino da un testo ebraico pre-masoretico successivamente entrato in disuso. Altre posizioni invece giustificano le differenze associandole alla libera traduzione del testo originale costituito da sole consonanti, e che spesso permetteva la nascita di molteplici significati e interpretazioni.

mercoledì 2 febbraio 2011

La trasmissione dell'Antico Testamento

Al giorno d'oggi, possediamo circa 2200 manoscritti ebraici, scritti tra il IX e il XV secolo d.C. Sono a tutti gli effetti documenti che hanno portato alla diffusione l'Antico Testamento così come lo conosciamo noi oggi. I testi originali probabilmente erano in circolazione nel V secolo a.C.
Di fatto, abbiamo un vuoto di più di mille anni, che crea non pochi dubbi circa l'integrità del testo trasmesso. Questi testi ebraici sono consonantici: vocalizzati e accentati appunto tra il V e il X d.C da eruditi scribi ebrei chiamati “Masoreti” che hanno compiuto l'enorme lavoro di raccogliere tutti i testi dell'Antico Testamento presenti a quell'epoca, confrontarli, e copiare da quel momento in avanti un'unica versione – la più completa – in modo da preservarne la trasmissione nella modalità più fedele possibile. Le loro attenzioni nella copiatura erano addirittura maniacali, arrivando a numerare le singole lettere per poi effettuare il conteggio finale a stesura completata: i manoscritti che presentavano anomalie numeriche venivano immediatamente distrutti.
Quale garanzia abbiamo però che i testi masoretici abbiano tramandato fedelmente il testo biblico? In realtà ci sono numerosi riscontri che possono aiutarci in questa verifica.

In primo luogo, le citazioni in varie lingue che fanno autori giudei e cristiani tra il I e il IX secolo d.C. corrispondono perfettamente con i codici in questione. In secondo luogo, è possibile in realtà effettuare dei confronti con traduzioni integrali greche, siriache e latine datate dal I sec. a.C. in avanti. La traduzione più famosa è detta dei Settanta e rappresenta il testo di riferimento per le citazioni degli autori del Nuovo Testamento. In terzo luogo, si stanno creando possibilità di confronto anche con antichi manoscritti ebraici che si stanno via via scoprendo. Tra questi, il Pentateuco Samaritano, il papiro di Nash e i manoscritti di Qumràn. Anche questi codici hanno una datazione che parte dal I secolo in poi. Nel confronto fra il Testo Masoretico e il Pentateuco Samaritano, si osservano circa 6000 piccole variazioni di consonanti; le quali però non cambiano sostanzialmente il testo. Anzi, semplificano la comprensione finale.
Da queste informazioni ne deduciamo che la Bibbia che noi leggiamo oggi è una riproduzione di epoca medioevale ma significativamente vicina ai testi in uso nei primi secolo dopo Cristo.

Entrando nel dettaglio, osservando i testi ebraici più antichi non vocalizzati (come il Pentateuco Samaritano e i manoscritti del Qumràn), emerge l'esistenza di due segni che, in parole identiche, a volte vengono scritti (scriptio plena) e a volte no (scriptio defectiva): essi sono la “vaw” e la “iod”.
Si pensa perciò che in passato l'utilizzo di tali forme grammaticali fosse libera, e che servisse per facilitare la lettura del testo. Si è visto inoltre che questi inserimenti sono presenti solo alla fine delle parole nei testi più antichi, e in mezzo alle stesse in quelli più recenti.
Questo fa pensare che in origine esistesse un testo puramente consonantico. Queste aggiunte sarebbero state necessarie inoltre per evitare nella lettura confusioni tra l'ebraico (lingua sacra) e l'aramaico (lingua parlata successiva all'esilio).
Analizzando tutti questi fattori, si riconosce che l'originale testo composto da sole consonanti nel V secolo a.C. deve aver attraversato tre stadi: aggiunta grammaticale ai tempi di Esdra, vocalizzazione nel III d.C. e aggiunta di accenti da parte dei Masoreti in tempi medioevali.

A fronte di tutte queste considerazioni, i testi attuali si possono considerare come attendibili rispetto agli originali?
Ebbene, quanto ai concetti e ai significati abbiamo una buona sicurezza che il testo sia stato trasmesso integro. Esattezza che invece non possiamo avere parlando delle singole parole, a causa delle numerose aggiunte accumulate nei secoli. E' da notare in ogni caso che ogni aggiunta è stata effettuata per dare significati sempre più chiari e comprensibili laddove esistevano troppe possibilità di lettura e interpretazione.
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