Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadeteci addosso"; e ai colli: "Copriteci". Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco?» Ora, altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte insieme a lui.Luca 23:26-32
«Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme
lo Spirito di grazia e di supplicazione;
essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico,
e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.
Zaccaria 12:10
La lingua del lattante gli si attacca al palato,
per la sete;
i bambini chiedono pane,
e non c'è chi gliene dia.
Lamentazioni 4:4
Gli alti luoghi di Aven, peccato d'Israele, saranno distrutti.
Le spine e i rovi cresceranno sui loro altari;
ed essi diranno ai monti: «Copriteci!»
e ai colli: «Cadeteci addosso!»
Osea 10:8
La frase finale probabilmente riprende invece un proverbio del tempo. Il senso è chiaro: se all'innocente è riservato un tale destino, cosa sarà riservato ai colpevoli?
Il testo evangelico lascia questa domanda implicita nell'aria, senza darle una risposta. Come stiamo per leggere nel prossimo brano, a breve Gesù chiederà al Padre di perdonare i suoi carnefici e sappiamo che il significato della sua morte è proprio di espiazione nei confronti dell'umanità. Ma la domanda rimane: cosa sarà fatto al legno secco, alla Gerusalemme impenitente? È storia il fatto che sarà conquistata e distrutta dai romani durante la prima guerra giudaica nel 70 d.C. e proprio in modo simile a quando, nel racconto delle Lamentazioni, è stata conquistata dai babilonesi. Sembrerebbe che il Vangelo di Luca suggerisca una correlazione tra questa distruzione e l'uccisione di Cristo. Nel sermone profetico del Vangelo di Matteo, invece, Gesù profetizza la prima Guerra Giudaica2 :
Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».[...]
Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!Matteo 24:1-2, 15-19
Così come Antioco IV Epifane profanò il Tempio di Gerusalemme (l'abominazione della desolazione) durante la dominazione dei Seleucidi, allo stesso modo Gesù profetizza che avverrà nuovamente, e in effetti così accadrà proprio con la distruzione romana del 70 con gli arredi sacri depredati e i vessilli imperiali issati sul terreno santo.
Come testimonianza extra biblica trovo inoltre interessante una cronaca di Giuseppe Flavio, testimoniata nel libro Guerre Giudaiche, di quanto accaduto circa trent'anni dopo la morte di Gesù:
«Ma ancora più tremendo fu quest'altro prodigio. Quattro anni prima che scoppiasse la guerra, quando la città era al culmine della pace e della prosperità, un tale Gesù figlio di Anania, un rozzo contadino, si recò alla festa in cui è uso che tutti costruiscano tabernacoli per il Dio e all'improvviso cominciò a gridare nel tempio: «Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero». Giorno e notte si aggirava per tutti i vicoli gridando queste parole, e alla fine alcuni dei capi della cittadinanza, tediati di quel malaugurio, lo fecero prendere e gli inflissero molte battiture. Ma quello, senza né aprir bocca in sua difesa né muovere una specifica accusa contro chi lo aveva flagellato, continuò a ripetere il suo ritornello. Allora i capi, ritenendo - com'era in realtà - che quell'uomo agisse per effetto di una forza sovrumana, lo trascinarono dinanzi al governatore romano. Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa, non ebbe un'implorazione né un gemito, ma dando alla sua voce il tono più lugubre che poteva, a ogni battitura rispondeva: «Povera Gerusalemme!». Quando Albino, che era il governatore, gli fece domandare chi fosse, donde provenisse e perché lanciasse quella lamentazione, egli non rispose, ma continuò a compiangere il destino della città finché Albino sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare.Fino allo scoppio della guerra egli non si avvicinò ad alcun cittadino né fu visto parlare con alcuno, ma ogni giorno, come uno che si esercitasse a pregare, ripeteva il suo lugubre ritornello: “Povera Gerusalemme!”. Né imprecava contro quelli che, un giorno l'uno un giorno l'altro, lo percuotevano, né benediceva chi gli dava qualcosa da mangiare; l'unica risposta per tutti era quel grido di malaugurio, che egli lanciava soprattutto nelle feste. Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo senza che la sua voce si affievolisse e senza provar stanchezza, e smise solo all'inizio dell'assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio. Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola: “Ancora una volta, povera la città, e povero il popolo, e povero il tempio!”, come alla fine aggiunse: “E poveretto anche me!”, una pietra scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all'istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole.»Guerra Giudaica, di Giuseppe Flavio, Libro VI 300-309
A quanto pare quando ancora Gerusalemme viveva nella pace, pochi anni prima dell'assedio e prima di ogni avvisaglia di guerra, circa dopo trent'anni dalla morte di Gesù arrivò a Gerusalemme un altro uomo con lo stesso nome. Anche lui predicò e profetizzò nel Tempio (in modo simile all'episodio evangelico della "purificazione del Tempio"), anche lui venne torturato sebbene innocente, anche lui non ritrattò nulla ma continuò a profetizzare contro Gerusalemme. E dopo sette anni (il numero biblico della perfezione e completezza) e cinque mesi (il numero della Legge) iniziò l'assedio romano e la conquista della città che coincise anche con la sua morte.
Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l'Eletto di Dio!» Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell'aceto e dicendo: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI. Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».Luca 23:33-43
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
egli dividerà il bottino con i molti,
perché ha dato se stesso alla morte
ed è stato contato fra i malfattori;
perché egli ha portato i peccati di molti
e ha interceduto per i colpevoli.
Isaia 53:12
E lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». E detto questo si addormentò.
Atti 7:59-60
Così come è morto il maestro, perdonando e rendendo lo spirito a Dio, allo stesso modo arriva a morire il primo testimone.
La divisione delle vesti di Gesù si sovrappone alla sorte del servo sofferente del Salmo 22:
Spartiscono fra loro le mie vesti
e tirano a sorte la mia tunica.
Salmo 22:18
Luca sottolinea che dalla sua prospettiva la crocifissione sancisce l'identità di Gesù come messia e re, non nel modo atteso dal popolo ma nel modo che attraverso la sofferenza compie la volontà divina.
I magistrati, i soldati e uno dei malfattori crocifissi continuano a schernire Gesù, ma l'altra persona sulla croce riconosce la sua innocenza e chiede di ricordarsi di lui nel suo regno. La risposta di Gesù può essere intesa come una sentenza emessa in quanto giudice dei vivi e dei morti, che lo caratterizza come nuovo Adamo che inaugura un nuovo periodo di salvezza.
Era circa l'ora sesta, e si fecero tenebre su tutto il paese fino all'ora nona; il sole si oscurò. La cortina del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò. Il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio dicendo: «Veramente, quest'uomo era giusto». E tutta la folla che assisteva a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da lontano.Luca 23:44-49
Ecco il giorno del SIGNORE giunge:
giorno crudele, d'indignazione e d'ira furente,
che farà della terra un deserto
e ne distruggerà i peccatori.
Poiché le stelle e le costellazioni del cielo
non faranno più brillare la loro luce;
il sole si oscurerà mentre sorge,
la luna non farà più risplendere il suo chiarore.
Isaia 13:9-10
Il gran giorno del SIGNORE è vicino;
è vicino e viene in gran fretta;
si sente venire il giorno del SIGNORE
e il più valoroso grida amaramente.
Quel giorno è un giorno d'ira,
un giorno di sventura e d'angoscia,
un giorno di rovina e di desolazione,
un giorno di tenebre e caligine,
un giorno di nuvole e di fitta oscurità,
un giorno di squilli di tromba e di allarme
contro le città fortificate e le alte torri.
Io metterò gli uomini nell'angoscia
ed essi brancoleranno come ciechi,
perché hanno peccato contro il SIGNORE;
il loro sangue sarà sparso come polvere
e la loro carne come escrementi.
Sofonia 1:14-17
Note:
[1] cfr. Rafael Aguirre Monasterio, Antonio Rodriguez Carmona, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Paideia editrice, Brescia, 1995, p. 253.
[2] cfr. R.T. France, Il Vangelo secondo Matteo, Edizioni GBU, Chieti-Roma, p. 482
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