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giovedì 20 aprile 2017

Aspettando il ritorno del Signore (parte III): pregare per la missione

Il SIGNORE ha rivelato il suo braccio santo
agli occhi di tutte le nazioni;
tutte le estremità della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

Isaia 52:10 


Joseph Benoit Suvee, La predicazione di S. Paolo, 1779 circa.
Come abbiamo visto negli studi precedenti, la Seconda Lettera di Paolo ai Tessalonicesi si colloca molto probabilmente nei primi anni 50, durante la stessa permanenza dell'apostolo a Corinto che fornì l'occasione di scrittura della Prima Lettera ai Tessalonicesi.1 A livello letterario, essa è strutturata secondo il seguente schema:2
  1. Indirizzo (1:1-2)
  2. Primo esordio (1:3-12)
  3. Prima esortazione (2:1-12)
  4. Secondo esordio (2:13-15)
  5. Prima conclusione (2:16-3:5)
  6. Seconda esortazione (3:6-15)
  7. Seconda conclusione (3:16-18)
Dopo aver dedicato il primo studio al commento dell'indirizzo e del primo esordio, ed il secondo studio al commento della prima esortazione e del secondo esordio, in questo terzo approfondimento ci avvicineremo alla comprensione della prima conclusione della lettera, costituita da soli sette versetti (2:16-3:5). Nei brani precedenti, Paolo ha incoraggiato i credenti di Tessalonica a resistere alle difficoltà, rassicurandoli del vicino giudizio di Dio; chiarendo però che il giorno del Signore non era già arrivato. Successivamente egli ha descritto gli eventi che dovranno avvenire prima del ritorno del Signore, ringraziando Dio per la loro evidente elezione e per la loro fedeltà. Dopo tutto questo, troviamo il brano al centro del nostro attuale interesse:

Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola. 

Per il resto, fratelli, pregate per noi perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi, e perché noi siamo liberati dagli uomini molesti e malvagi, poiché non tutti hanno la fede. 

Ma il Signore è fedele ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno. A vostro riguardo abbiamo questa fiducia nel Signore, che fate e farete le cose che vi ordiniamo. 

Il Signore diriga i vostri cuori all'amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo.
2Tessalonicesi 2:16, 3:1-5 

La spaziatura che ho introdotto nel testo aiuta a comprendere la sua struttura peculiare. Nel modo tipico delle conclusioni epistolari dell'apostolo Paolo3, troviamo infatti delle preghiere di benedizione/intercessione (una all'inizio e una alla fine), la richiesta alla comunità di pregare per l'operato missionario e l'esortazione a continuare a perseverare nella fede e nell'obbedienza. La preghiera iniziale ricorda e invoca l'amore del Padre che ha dato per grazia una buona consolazione e speranza, e che assieme al Signore Gesù Cristo può consolare i cuori dei credenti tessalonicesi e confermarli in ogni opera e parola buona. Nella lettera precedente, Paolo si rallegra del fatto che il suo passaggio a Tessalonica non era stato vano (1 Ts. 2:1), in quanto essi avevano riconosciuto fin da subito la natura divina della sua predicazione (1 Ts. 2:13) dimostrandosi fedeli anche nelle persecuzioni, diventando così imitatori delle chiese di Dio che erano in Gesù Cristo nella Giudea (1 Ts. 2:14). I tessalonicesi dunque avevano manifestato la loro elezione (1 Ts. 1:4), ed erano stati resi partecipi da Dio della grazia di Cristo. Molti, constatando questi buoni frutti, si fermerebbero ad essi, limitandosi ad elogiare questi fratelli e ringraziare Dio. Paolo invece in questa seconda lettera non perde occasione di intercedere per loro davanti al Signore ancora una volta, chedendo che vengano confermati in ogni opera buona e in ogni buona parola. Come sappiamo, la vita cristiana è per l'appunto una realtà vitale e dinamica. L'adesione al messaggio del Vangelo non implica una singola scelta nella propria vita a cui può seguire un atteggiamento passivo, ma, al contrario, una conversione che inizia in un momento della propria vita e che deve essere vissuta giorno dopo giorno nella dinamica della lotta tra la propria carne (la propria natura in Adamo) e lo Spirito (l'essere in Cristo). Questa tensione sarà sempre presente nell'intera vita del credente, e, proprio per la certezza della propria salvezza in Cristo, deve essere affrontata con la ferma volontà di camminare secondo lo Spirito. In questo scenario, Paolo prega che questi cari fratelli nel Signore possano continuare ad essere confermati da Dio, così come noi dovremmo pregare per noi stessi e per gli altri fratelli che conosciamo, portando anche praticamente i pesi gli uni degli altri per adempiere pienamente la legge di Cristo (Gal. 6:2).

Dopo l'intercessione iniziale, l'apostolo chiede a sua volta ai tessalonicesi di pregare per lui e per la sua squadra apostolica, con due principali soggetti di preghiera.  Il primo è che "la parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi". Questa comunità era nata grazie all'opera di Paolo e dei suoi collaboratori, ed aveva conosciuto il Signore grazie alla loro predicazione, alla loro cura e alla potenza dello Spirito Santo in loro (1 Ts. 1:5). Ma questa stessa squadra ministeriale era ora all'opera nell'importante e grande città di Corinto, un nuovo fronte di evangelizzazione. Ecco quindi che la chiesa di Tessalonica viene educata anche nella preghiera e intercessione per la missione cristiana, e nello specifico per l'apostolo che li aveva nutriti spiritualmente, affinché egli potesse portare quelle stesse cure a numerose altre persone, in modo che la parola del Signore fosse glorificata a Corinto come lo era stata a Tessalonica (cfr. Atti 18:1-17). Il secondo soggetto di preghiera però è ancora più specifico, ed è volto a chiedere che "noi siamo liberati dagli uomini molesti e malvagi". Questo era un impedimento fin troppo conosciuto da Paolo, che aveva in mente i numerosi avversari, giudei e gentili, che si erano opposti con accanimento alla sua missione.4 Non tutti hanno la fede, e gli uomini molesti e malvagi possono opprimere in vari modi l'opera missionaria del credenti, cercando di rovinare il loro lavoro. La richiesta in preghiera che la parola del Signore sia glorificata dunque, viene associata alla richiesta che possa farlo senza impedimenti da parte degli uomini malvagi. Trovo che queste indicazioni siano molto utili alle comunità cristiane, specialmente a quelle troppo chiuse in sé stesse. Quando una chiesa locale è ben strutturata e riesce a svolgere regolarmente i suoi servizi, l'impegno non deve essere solo quello di continuare nelle proprie attività interne ma deve essere volto anche e soprattutto verso l'essere una testimonianza nella città e verso la perseveranza nell'impegno in preghiera per la missione cristiana. Se l'apostolo Paolo chiedeva preghiera per la propria attività, a maggior ragione ne hanno bisogno i tantissimi pastori e missionari che operano nel nostro paese così come in nazioni lontani. Possiamo cogliere quindi anche queste parole come un'insegnamento, e iniziare a pregare per coloro che conosciamo e che sono in prima linea nella missione.

Dopo la richiesta di preghiera, Paolo esprime la propria fede nella protezione e nel sostegno del Signore a favore dei tessalonicesi. Fede che viene estesa anche nel fatto che essi sapranno ubbidire alle "cose che vi ordiniamo". La stessa mansuetudine che l'apostolo aveva mostrato loro, paragonata da lui stesso alla tenera cura che una nutrice ha con i suoi bambini (1 Ts. 2:7), viene ora richiesta con fiducia a questi stessi credenti. In questo contesto sono da notare due aspetti parimenti importanti: da una parte l'aspetto relazionale, e dall'altra l'aspetto dell'autorità spirituale, in questo caso in perfetto equilibrio. Sebbene Paolo avesse potuto semplicemente far valere la sua autorità apostolica infatti, egli ha scelto fin dall'inizio di costruire pazientemente questa relazione così personale e amorevole con tutti loro (1 Ts. 2:6,7). Tale equilibrio è quello che possiamo auspicare in tutte le comunità cristiane, sebbene spesso sia molto difficile da raggiungere. Quando l'autorità spirituale non è ostentata o imposta ma mostrata attraverso pazienza, amore e cura personale, essa rafforza la fede dei credenti ed essi possono crescere imparando l'ubbidienza e la mansuetudine. Del resto, ci sono momenti in cui l'autorità spirituale deve essere risoluta per via di qualche emergenza, come Paolo stesso ha dovuto fare nella sua Lettera ai Galati. L'ubbidienza comunque, per l'apostolo era attesa fiduciamente nel Signore, non in sé stesso, e la fedeltà è similmente - al contrario delle divisioni e della ribellione - un importante frutto dello Spirito Santo (e non della natura umana) nella vita di ogni credente (Gal. 5:22).

L'ultima parte di questa prima conclusione epistolare consiste infine in una seconda preghiera e benedizione: la richiesta che il Signore diriga i vostri cuori all'amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo. L'amore di Dio mostrato al passato nella morte di Cristo e al presente tramite l'azione dello Spirito Santo (cfr. Rm. 5:1-11), non può che dirigere verso la paziente attesa del Signore Gesù come suo perfetto compimento. Ed è proprio con l'attenzione rivolta a questo momento che il nostro testo trova la sua fine. 

CONCLUSIONE

Quella che a livello letterario si può definire come la prima conclusione epistolare della Seconda Lettera di Paolo ai Tessalonicesi, come abbiamo visto in soli sette versetti racchiude numerosi insegnamenti per la vita cristiana. La preghiera per la consolazione e confermazione, la richiesta di preghiera per la missione, l'esortazione all'ubbidienza e la preghiera per la direzione dei cuori all'amore di Dio e all'attesa di Cristo manifestano tutti i sentimenti dell'apostolo Paolo a riguardo di questa comunità a lui così cara. Quando i versetti biblici escono da una fin troppo frequente fredda divisione e catalogazione per tornare nel loro contesto storico e letterario, restituiscono il loro pieno significato, la loro meravigliosa e genuina bellezza, oltre che la loro ferma autorità spirituale. Appassionandoci alla Parola di Dio possiamo immergerci al di sotto della comune patina di superficialità per essere rinnovati con piena fiducia nella nostra mente e conoscere infine per esperienza la buona, gradita e perfetta volontà di Dio (Rm. 12:2).



Note:

[1] Cfr. Jordi Sànchez Bosh, Scritti Paolini (2001), Paideia, p. 146.
[2] Id. Ibid. p. 148. 
[3] Id. Ibid. p. 150. 
[4] Cfr. Francesco Mosetto, Lettere ai Tessalonicesi (2007), Edizioni Messaggero Padova, p. 91. 

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