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venerdì 17 ottobre 2014

Il regime satanico (parte III): l'Impero romano e il Messia nazareno

ATTENZIONE: Questo è uno studio strutturato in più parti. 
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Il profeta Daniele
1.INTRODUZIONE 

Nel secondo capitolo del libro di Daniele, il sogno del sovrano Nabucodonosor acquisisce una grande importanza, rappresentando di fatto una vera e propria mappa storico-profetica della successione degli imperi "mondiali" che si sarebbero susseguiti prima della loro distruzione e dell'instaurazione del regno eterno di Dio. Questo sogno presenta una statua di forma umana costituita da una testa d'oro (il regno babilonese), il petto e le braccia d'argento (il regno medo-persiano), il ventre e le cosce di bronzo (l'impero macedone), le gambe di ferro (l'Impero romano) e i piedi di ferro misto ad argilla (un ultimo enigmatico impero, l'ultimo ad esistere prima della distruzione da parte di Dio). Tutti questi regni possiedono almeno una caratteristica comune: la volontà di assoggettare tutti i popoli ad un unico governo centralizzato, uniformando politica, economia, religione e cultura, per poter acquisire potere ed immortalità in modo indipendente dal Signore. Il desiderio che vi sta alla base, è proprio quello di "essere come Dio", crescendo nello stesso orgoglio che portò alla disubbidienza di Adamo ed Eva, disubbidienza senz'altro influenzata dalla persuasione satanica che è all'opera fin dall'inizio dei tempi. Dopo aver approfondito i primi tre imperi, in questo articolo potremo avvicinarci all'Impero romano, esaminando alcuni elementi storici ed evidenziando la portata dell'intervento di Dio durante questo tumultuoso periodo della storia dell'umanità. 

2.LA GIUDEA ROMANA

Nel 63 a.C., al termine della terza guerra mitidratica, il generale romano Pompeo Magno conquistò la Giudea arrivando fino alla capitale Gerusalemme. Lo storico Giuseppe Flavio scriverà nel secolo successivo che "fra le tante sciagure, quella della violazione del tempio da parte degli stranieri fu la peggiore". Pompeo infatti volle entrare fin nel Luogo Santissimo del tempio, pur lasciandovi all'interno tutti gli arredi sacri. Aristobulo II, re e sommo sacerdote di Giudea secondo la dinastia degli Asmonei, fu condotto prigioniero a Roma insieme a tanti suoi connazionali, con i quali andò a formare il primo nucleo della numerosa colonia giudaica di questa città. Il governo della Giudea fu affidato ad un etnarca e posto sotto il controllo del governatore romano della vicina provincia della Siria; il ruolo di amministratore fu assegnato ad Erode Antipatro. Nel 40 a.C., suo figlio Erode il Grande riuscì a ricevere la nomina di re della Giudea grazie alle sue grandi abilità nell'affrontare le guerre civili che travagliarono le province romane d'Oriente. Nel 4 a.C. morì Erode il Grande, e il suo regno fu diviso tra i suoi figli, in un continuo clima di forti tensioni politiche e messianiche. Nel 6 d.C. la Giudea fu trasformata in provincia romana, sottoposta a prefetti mandati da Roma e controllata direttamente dal governatore della Siria. Questo aumento dell'oppressione politica incrementò il malcontento della popolazione locale, che diede corpo alla rivolta di Giuda il Galileo, il fondatore della setta degli Zeloti. Egli conquistò con i suoi seguaci un palazzo amministrativo della città di Seffori, e si proclamò sovrano (rivendicando la sua appartenenza alla dinastia degli Asmonei). La risposta di Roma però non tardò ad arrivare, il governatore romano Publio Quintilio Varo infatti arrivò dalla vicina provincia Siriana e sconfisse i rivoltosi in modo particolarmente violento, arrivando a crocifiggere duemila ribelli, e fomentando ulteriormente il comune sentimento antiromano della popolazione ebraica. 

3.IL MESSIA NAZARENO

Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere».
Giovanni 1:45, 46

Dio stesso, nella persona del Figlio, si incarnò e nacque a Betlemme in un periodo di tempo storicamente circoscritto tra il 4 e il 7 a.C. La maggior parte della vita di Gesù si svolse a Nazaret, città particolarmente attiva nella resistenza al governo di Roma, e vicina all'importante centro urbano di Seffori (la distanza tra i due paesi è inferiore ai 4 km). In quest'ultima località, Erode Antipa (figlio e successore di Erode il Grande) desiderò stabilire la sua capitale, richiamando per questo motivo molti artigiani e falegnami che lavorarono per costruire numerosi edifici e svariati altri tipi di progetti. Secondo lo studioso moderno Nicola Bux è molto probabile che Gesù  - prima del suo ministero pubblico - abbia lavorato per qualche tempo in questa località in qualità di falegname1, imparando in tale occasione anche la lingua greca, grazie alla popolazione di questo luogo, in gran parte ellenista. Ne sarebbe una prova il termine "hypocrites" pronunciato da Gesù nei vangeli, termine che non ha equivalente semitico. Ma confermerebbe questo pensiero anche il dialogo con la donna sirofenicia, con il centurione, e probabilmente con Pilato stesso. 

A causa della turbolenza di questi luoghi, molti giudei guardavano con sospetto i loro abitanti, ed è probabilmente questo il motivo dello scetticismo iniziale di Natanaele. Paradossalmente però, nella tensione politica di questo periodo, cresceva sempre di più anche l'attesa di un Messia che liberasse il popolo dall'oppressione romana, in modo simile a quanto accadde grazie alla famiglia Maccabei quasi due secoli prima, quando Giuda vinse contro l'esercito seleucide e riconsacrò il tempio di Gerusalemme dopo la violazione operata da Antioco IV. Gesù stesso fece un'allusione a questo episodio, dicendo:

Quando poi vedrete l'abominazione della desolazione posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda e non entri in casa sua per prendere qualcosa, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.
Marco 13:14-16 

Come chiarisce la versione di Matteo in 24:15, questo loghion contiene una citazione del libro del profeta Daniele, nello specifico:

Daniele 11:31 Per suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione. 

Una profezia che riguarda proprio il triste avvenimento di Antioco IV, ma che Gesù utilizza per spostare lo sguardo alle "ultime cose", e raffigurare il tempo della tribolazione finale con immagini conosciute dai suoi ascoltatori, in modo analogo ai profeti dell'Antico Testamento e secondo i criteri di quella che viene chiamata "prospettiva profetica". Proprio questi insegnamenti devono aver alimentato l'aspettativa popolare di una sua presa di posizione politica e sociale, aspettativa che era già molto alta grazie al famoso ingresso trionfale a Gerusalemme che il vangelo di Marco posiziona poco prima:


Molti stendevano sulla via i loro mantelli; e altri, delle fronde che avevano tagliate nei campi. Coloro che andavano avanti e coloro che venivano dietro gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nei luoghi altissimi!» Gesù entrò a Gerusalemme nel tempio; e dopo aver osservato ogni cosa intorno, essendo già l'ora tarda, uscì per andare a Betania con i dodici. 
Marco 11:8-11 

Quando il popolo si accorse che la volontà di Gesù non era quella di guidare una rivolta armata contro i romani, le stesse persone che acclamarono il suo ingresso a Gerusalemme ne presero le distanze. Successivamente poi, egli fu imprigionato, e davanti alla scelta su chi liberare (Gesù o Barabba), il popolo facendosi convincere dai capi dei sacerdoti (Mc 15:11) richiese di liberare Barabba, che peraltro era invece imprigionato proprio per aver fomentato una sommossa in città (Lc 23:19). Tutto questo però era nel disegno del Signore, che ha voluto deporre la sua propria vita per vincere la morte e guadagnare la salvezza eterna per tutti gli eletti di Dio.


4.LA TENTAZIONE DI GESU'

I vangeli sinottici sono concordi nel presentare l'episodio della tentazione di Gesù nel deserto, in un contesto immediatamente successivo al suo battesimo. Tuttavia, soltanto le versioni di Matteo e di Luca si dilungano nella narrazione, presentando particolari che il vangelo di Marco omette completamente. Per questo motivo gli studiosi ritengono che questa pericope derivi dalla fonte detta "Q"2. Tale testo è di grande importanza per evidenziare sin dall'inizio del vangelo quali siano gli elementi che caratterizzano le profonde differenze tra lo scopo e l'atteggiamento di Gesù, rispetto a quelli di satana. Nell'ambito della nostra riflessione relativa ai regni ed al governo, appare particolarmente significativa la terza ed ultima tentazione:

Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.
Matteo 4:8-11 

Dopo un digiuno durato quaranta giorni e quaranta notti - il tempo della prova per eccellenza -, il diavolo si avvicinò a Gesù nel deserto per tentarlo. La prima tentazione riguardava la fame (caratteristica del fisico), la seconda tentazione riguardava l'identità (caratteristica della mente/anima), e la terza ed ultima tentazione è stata probabilmente la più subdola, in quanto riguardava l'autorità spirituale di governo del mondo (caratteristica, appunto, dello spirito). In questo modo Gesù è stato tentato in ogni sfera dell'esistenza umana (1 Ts 5:23). Per essere una tentazione reale, probabilmente il diavolo ha detto la verità, confessando di possedere tutti i regni del mondo e la loro gloria. Del resto, la Scrittura afferma che egli è proprio il principe della potenza dell'aria, lo spirito che opera negli uomini ribelli (Ef 2:2). Questa è una delle più importanti testimonianze neotestamentarie relative all'influenza satanica di "tutti i regni del mondo e della loro gloria". Sebbene infatti il nostro percorso segua le tappe storiche dei principali regni del mondo, lo stesso tipo di influenza e le stesse caratteristiche sono in comune con ogni regno, con ogni desiderio di conquista, persino nelle piccole comunità tribali in guerra tra di loro nelle regioni più remote della Terra. Laddove un uomo sottomette con la violenza un altro uomo, lì vi è senza dubbio l'influenza di satana, che sfrutta le normali inclinazioni della natura umana decaduta per moltiplicare il dolore, la sofferenza e la morte all'interno di questa creazione. Nel culmine della tensione, Gesù zittisce il diavolo con il principio spirituale che sta alla base di tutto il creato: adora il Signore e solo a lui rendi il culto. Il Signore infatti è il Creatore e governatore di ogni cosa. 

Riconoscendo implicitamente al diavolo l'autorità su tutti i regni del mondo, il vangelo in realtà non afferma che questi siano effettivamente suoi, ma piuttosto che Dio stesso gli abbia concesso l'autorità di influenzarli. Ricordiamo le richieste di satana al Signore ed i permessi che gli sono stati accordati nel prologo nel libro di Giobbe, ma anche la stessa autorità con la quale Gesù scacciava i demoni, alcuni dei quali temevano che fosse finito il loro tempo, ossia il tempo che è stato loro assegnato da Dio (Mt 8:29). Il tempo è proprio un concetto chiave di questo argomento, e trova parecchi riscontri nell'intera Scrittura. La statua del sogno di Nabucodonosor rappresenta in effetti diversi regni che si susseguono in diversi tempi, e d'altra parte nel Nuovo Testamento l'apostolo Paolo stesso testimonia che Dio ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione (Atti 17:26). Anche nei vangeli inoltre, Gesù è continuamente attento al tempo in cui si trova. In Marco 1:15 per esempio, il tempo dell'inizio della missione di Gesù è compiuto, ma in Giovanni 7:6 e sgg. il tempo della sua manifestazione non è ancora venuto, al contrario del tempo dell'incredulità dei suoi fratelli che è sempre pronto. In Giovanni 6:15 invece la folla voleva rapire Gesù per farlo re, ma egli si ritirò sul monte da solo, sicuramente perché non era il tempo opportuno per la glorificazione. I vangeli possono essere stati redatti con i concetti teologici delle diverse comunità del I secolo, ma questa caratteristica resta comune, rimarcando il significato che i diversi tempi possono avere nella scansione del piano di Dio. Se infatti gli uomini sono pronti a muovere guerra, conquistare, soggiogare altri popoli e governare con la forza; al contrario Gesù si è dimostrato paziente nell'attesa e nel rispetto delle varie fasi concepite con il Padre, attraversando la morte per poi vincerla con la resurrezione e dimostrare la propria autorità ed il proprio governo su tutto il tempo ed il creato. 


Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Filippesi 2:5-11 

Questo brano della lettera ai Filippesi sottolinea a fondo il concetto cristologico della kenosis, ossia dello svuotamento dalla gloria preesistente per ubbidire al Padre fino alla morte ed essere successivamente sovranamente innalzato, manifestando un'autorità assoluta nei cieli, sulla terra e sotto terra.

Da una parte quindi troviamo il regno satanico che infierisce sulla decadenza della natura umana per pervertire ancora di più l'identità, la dignità, le attività e l'attitudine delle persone rispetto al concetto originario di Dio. Dall'altra parte invece troviamo l'atteggiamento del Signore Gesù che costituisce il fulcro dello stesso regno di Dio, atteggiamento ben evidente tanto nel comportamento di Cristo nei vangeli quanto nel complessivo insegnamento neotestamentario: l'ubbidienza e la sottomissione come elementi di passaggio per un successivo legittimo innalzamento. 


CONSIDERAZIONI FINALI 

L'Impero romano, come predetto dal libro di Daniele, è sorto a tempo debito, conquistando tutto il mondo allora conosciuto e sottomettendo tutti i popoli che ha incontrato, al pari dei precedenti babilonesi, medo-persiani e macedoni. Nonostante in questo satana abbia avuto una certa libertà di azione, in realtà anche questo regno non ha potuto fare altro che seguire il piano del Signore, formando un nuovo tassello nella sequenza da lui progettata. Nel territorio della Giudea e della Galilea, nel I secolo d.C. si sono incrociati il potere temporale romano e quello spirituale di Gesù Cristo, senza tuttavia portare ad una risoluzione immediata di questo conflitto, ma gettando invece le basi per il trionfo del Signore e l'inizio dell'instaurazione del suo regno. L'incarnazione di Cristo, il suo ministero terreno, la sua morte e resurrezione infatti, hanno costituito il fondamento per una vera e propria nuova creazione, fermando e invertendo la decadenza che dai giorni di Adamo ha schiavizzato l'umanità, offrendo nuova vita a tutti coloro che conoscono e ricercano il Signore. Tuttavia, i suoi piani non sono terminati in questo punto, portando alla nascita un nuovo popolo composto da persone di diverse etnie, lingue e tribù; un popolo che viva pienamente secondo i propositi di Dio, un popolo profondamente unito ma composto da preziose diversità, che saranno approfondite nel prossimo studio. Il tempo della Chiesa è quindi iniziato in questo momento, presiedendo il periodo che sta intercorrendo tra la prima venuta di Cristo ed il suo ritorno, quando, cioè, la pietra del sogno di Nabucodonosor distruggerà definitivamente ogni orgoglio e ogni pensiero che si eleva vanitosamente contro la conoscenza di Dio. 


Bibliografia:

- Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Edizioni GBU.
- Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo.
- McArthur John, La Sacra Bibbia commentata, Società biblica di Ginevra. 

Note:

[1] http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/21/vita_Gesu_Sefforis_co_9_100321043.shtml
[2] Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo, p.55 e seguenti.

mercoledì 8 ottobre 2014

Il regime satanico (parte II): il sogno di Nabucodonosor


1. INTRODUZIONE

«Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra». Questa frase sancisce l'inizio del resoconto biblico sulla costruzione della torre di Babele e della città stessa di Babilonia, nel paese di Scinear. Come è stato evidenziato nello scorso studio, la chiave di lettura di questo episodio è il desiderio di alcuni uomini di costruire ed imporre un governo centrale con un unico modo di pensare, lavorare, credere; un imperialismo politico, economico, religioso e culturale. Tutto questo viene progettato in diretta opposizione alla volontà del Signore per l'umanità: ossia lasciare agli uomini libera espressione delle diversità di ogni popolo, pur nella comune appartenenza al genere umano. Nonostante l'intervento di Dio per confondere le lingue e disperdere le persone sulla faccia della terra, successivamente la città di Babilonia è stata comunque costruita e abitata. Per molto tempo questo popolo è cresciuto in forza ed influenza, fino a quando, durante la monarchia di Israele, la sua minaccia è tornata alla ribalta, diventando tristemente famosa proprio grazie ai resoconti delle Sacre Scritture.

D'altra parte, nello stesso tempo e non lontano da Babilonia (a Ur dei Caldei, nella bassa Mesopotamia), il Signore scelse un uomo di nome Abramo per essere padre di una discendenza numerosa come la polvere della terra. Da questa promessa nacque Isacco e, nelle generazioni successive, Giacobbe e i dodici patriarchi che diedero origine alle dodici tribù di Israele. Questo popolo, dopo essere cresciuto in Egitto, fu liberato dall'oppressione del faraone grazie a Mosè e, conquistando la terra che Dio aveva promesso ai loro padri, fu condotto a formare una nazione confederata. Dopo un periodo di instabilità politica e sociale, il popolo di Israele volle stabilire un re come proprio leader nazionale,  ruolo sostenuto inizialmente da Saul, un uomo della tribù di Beniamino. In seguito alla sua disubbidienza alle indicazioni del Signore, tuttavia, Dio scelse un pastorello di nome Davide per salire sul trono al suo posto, e portare una nuova discendenza reale che avrebbe condotto infine alla nascita del Messia. Al termine della reggenza di Salomone, figlio di Davide, il regno si divise drammaticamente in due: le dieci tribù del Nord da una parte, e Giuda e Beniamino dall'altra. 

La nazione di Israele rappresenta l'espressione di un chiaro desiderio di Dio: avere un popolo consacrato per sé, un popolo santo che abbia una forte identità ma anche una varietà di differenze e ricchezze al suo interno, rappresentate appunto dalle dodici differenti tribù. Un desiderio che anche in questa occasione è stato ostacolato dall'egoismo umano e dal rispettivo desiderio di divisione, possesso e dominio. 

2. IL CONTESTO STORICO

Nel 722 a.C. il re d'Assiria Salmanassar V conquistò le dieci tribù di Israele (il regno del Nord) deportandole nel proprio Paese:

Dopo, il re d'Assiria invase tutto il paese, marciò contro Samaria, e l'assediò per tre anni. Nel nono anno di Osea il re d'Assiria prese Samaria; deportò gli Israeliti in Assiria, e li collocò in Ala e sull'Abor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi.
2 Re 17:5-6 

Queste tribù non sono più tornate in patria e in larga parte sono ancora oggi disperse nel mondo. 

Circa cento anno più tardi, precisamente nel 606 a.C., l'impero neo-Babilonese conquistò le due tribù rimanenti assediando la capitale Gerusalemme, distruggendo il tempio costruito da Salomone (2 Re 24:13) e deportando a sua volta la popolazione (questa volta a Babilonia) sotto il re Nabucodonosor: 
Il terzo anno del regno di Ioiachim re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, marciò contro Gerusalemme e l'assediò. Il Signore gli diede nelle mani Ioiachim, re di Giuda, e una parte degli arredi della casa di Dio. Nabucodonosor portò gli arredi nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio. Il re disse ad Aspenaz, capo dei suoi eunuchi, di condurgli dei figli d'Israele, di stirpe reale o di famiglie nobili. Dovevano essere ragazzi senza difetti fisici, di bell'aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei. Il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva; e ordinò di istruirli per tre anni dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. Tra di loro c'erano dei figli di Giuda: Daniele, Anania, Misael e Azaria; il capo degli eunuchi diede loro altri nomi: a Daniele pose nome Baltazzar; ad Anania, Sadrac; a Misael, Mesac e ad Azaria Abed-Nego.
Daniele 1:1-7 

In questo contesto, la deportazione di Giuda è avvenuta in tre fasi. La prima, avvenuta appunto nel 606 a.C, ha coinvolto le classi superiori della società ebraica (la famiglia reale e gli ufficiali di corte con i vessilli del tempio) ed è quella vissuta da Daniele e dai suoi amici. Successivamente c'è stata una seconda deportazione nel 597 a.C. per politici ed artigiani, ed infine una terza deportazione nel 586 a.C. per il resto del popolo.

Vorrei sottolineare il fatto che l'inizio del libro di Daniele specifica il luogo dove Nabucodonosor ha deportato i figli d'Israele di stirpe reale e gli arredi del tempio: il paese di Scinear, lo stesso paese nominato nel libro di Genesi in relazione alla costruzione della torre di Babele. Questo infatti è proprio il popolo che discende da quella vanagloriosa impresa, a distanza di almeno un migliaio di anni. 

Dal momento del soggiorno alla corte di Nabuconodosor, Daniele e i suoi amici dimostrarono di essere superiori in saggezza ed intelletto a tutti i magi e gli astrologi del regno, e in particolare Daniele manifestò il dono di interpretare ogni specie di visioni o sogni. In realtà arrivò presto l'occasione per utilizzare in modo specifico questo dono, quando il re fece un sogno che lo turbò grandemente ed egli poté raccontargli tanto il sogno (ricevuto per conoscenza sovrannaturale) quanto la sua interpretazione. 

3. IL SOGNO DI NABUCODONOSOR
 
Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, immensa e d'uno splendore straordinario, si ergeva davanti a te, e il suo aspetto era terribile. La testa di questa statua era d'oro puro; il suo petto e le sue braccia erano d'argento; il suo ventre e le sue cosce di bronzo; le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d'argilla. Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d'argilla della statua e li frantumò. Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra.
Daniele 2:31-35

Per sapere se l'interpretazione del sogno avesse realmente autorità o meno, il re chiese prima ai suoi magi la descrizione del sogno stesso, senza averlo prima detto a nessuno. Tra tutti coloro che furono convocati, solo Daniele seppe descrivere il sogno, e procedere quindi con la sua interpretazione:

Questo è il sogno; ora ne daremo l'interpretazione al re. Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; e ha messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d'oro sei tu. Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. Come i piedi e le dita, in parte d'argilla da vasaio e in parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla. Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l'uno all'altro, così come il ferro non si amalgama con l'argilla. Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d'ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione».
Daniele 2:36-45 

Questo sogno è una vera e propria mappa storico-profetica della successione degli imperi mondiali di ispirazione satanica, nell'intera storia dell'umanità. Le caratteristiche fondamentali di tutti questi imperi sono esattamente le stesse evidenziate nell'episodio di Babele: la volontà di sottomettere tutti i popoli ad un unico governo centrale, livellando tutte le differenze, con lo scopo di un dominio eterno che ignori completamente l'autorità di Dio. E' significativo il fatto che tutti questi regni siano simboleggiati da una statua di forma umana, ancora una volta in diretta opposizione alla volontà espressa del Signore di non fare nessuna statua (De 5:8, 16:22) e nessuna immagine scolpita (De 27:15). L'essere umano è già di per sé l'immagine di Dio (Gen 1:26) e qualsiasi tentativo di costruire a sua volta un'immagine che lo somigli manifesta la volontà di "essere come Dio", attraverso l'artificio di una "perversa creazione". Tutto questo è comunque nei piani del Signore, come apprendiamo dall'espressione iniziale "il Dio del cielo ha dato il regno...".

La testa della statua rappresenta il re Nabucodonosor e l'impero Babilonese, che sotto questo governante raggiunse l'apice della sua gloria, costruendo grandi giardini imperiali, restaurando l'Etemenanki (la ziqqurat che gli archeologi associano alla torre di Babele) e la porta di Ishtar. Tuttavia, durante il regno di Baldassar figlio di Nabucodonosor, il regno fu separato tra i Medi e i Persiani, sotto l'autorità di Dario. Durante il regno del figlio Ciro il Grande, secondo la profezia di Isaia (capitoli 44, 45) e Geremia (25:12, 29:10), si creò per il popolo di Giuda la possibilità di tornare nella terra promessa:

«Così dice Ciro, re di Persia: "Il SIGNORE, Dio dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha comandato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda. Chiunque fra voi è del suo popolo, sia il SIGNORE, il suo Dio, con lui, e parta!"» 

2 Cronache 36:23

In ulteriori tre fasi (538 a.C, 458 a.C., 444 a.C) molte persone del popolo di Giuda (prevalentemente la dinastia sacerdotale e gli uomini più religiosi) tornarono nel loro Paese e ricostruirono Gerusalemme ed un nuovo tempio, mentre altri restarono a Babilonia. Il regno Medo-Persiano è rappresentato dal torace e dalle braccia d'argento della statua. 

Nel 334 a.C., Alessandro Magno ed il suo esercito sconfissero l'impero Persiano nella battaglia di Granico, inaugurando di fatto il quarto regno mondiale, rappresentato nella statua sognata da Nabucodonosor dal ventre e dalle cosce di bronzo.

4. L'IMPERO MACEDONE

Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise tra di loro il suo impero. Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra. Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci. In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male. Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle conquistare l'Egitto per dominare due regni: entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte. Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto. Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno centoquarantatré, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme con forze ingenti. Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto; si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare; quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e parlò con grande arroganza.
Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti
in ogni loro regione.
Gemettero i capi e gli anziani,
le vergini e i giovani persero vigore
e la bellezza delle donne svanì.
Ogni sposo levò il suo lamento
e la sposa nel talamo fu in lutto.
Tremò la terra per i suoi abitanti
e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna.
1 Maccabei 1:1-28 

I successi di Alessandro Magno furono visti come il coronamento di un sogno: la grande vittoria della Grecia unita contro il popolo persiano. L'organizzazione sociale della polis lasciò il posto a quella delle grandi monarchie, causando enormi stravolgimenti sotto ogni aspetto della società di allora. Nacquero nuovi centri culturali che si affiancarono ad Atene: Rodi, Pergamo, e soprattutto Alessandria. Come riporta il primo libro dei Maccabei, alla morte di Alessandro i suoi generali si divisero l'impero, arrivando infine nel 281 a.C. alla spartizione in tre grandi regni: la dinastia tolemaica in Egitto, quella seleucide in Siria, Mesopotamia e Persia, ed infine quella antigonide in Macedonia e Grecia. Nel 175 a.C., Antioco IV prese la reggenza del regno seleucide. Nel 170 a.C. conquistò l'Egitto e successivamente si diresse verso Gerusalemme, per saccheggiare e sconsacrare il (secondo) tempio, riconsacrandolo al culto pagano di Zeus Olimpo. La famiglia ebraica dei Maccabei condusse una rivolta contro la dominazione seleucida, riuscendo ad occupare Gerusalemme e riconsacrare il tempio al culto del Signore (164 a.C.), nonostante il permanere di disordini successivi. 

L'impero macedone presenta grandi differenze culturali, filosofiche, artistiche ed architettoniche rispetto ai precedenti babilonesi e medo-persiani, tuttavia le caratteristiche in esame restano bene in evidenza anche in questo caso. Nel II secolo a.C., ad Alessandria d'Egitto vennero tradotte le Sacre Scritture ebraiche (l'Antico Testamento per i cristiani) dall'ebraico al greco, componendo la versione maggiormente diffusa ed utilizzata nel mondo antico. In tutti i territori del regno si impose velocemente la lingua greca comune (il koinè), facilitando le comunicazioni ma sopprimendo molte ricchezze locali. Questa lingua si affermerà così tanto da essere addirittura usata a secoli di distanza per la redazione dei libri del Nuovo Testamento. Il popolo giudaico scivolò nel sincretismo, e come riporta il primo libro dei Maccabei, sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno". Questi giudei ellenisti costruirono uno stadio a Gerusalemme e si impegnarono a sopprimere il rituale della circoncisione, simbolo dell'alleanza del popolo con YHWH. Il fragile equilibrio religioso e spirituale di Giuda si incrinò per pressioni interne ed esterne, preservandosi debolmente grazie allo zelo dei Maccabei, ma perdendo in modo ormai definitivo la stabilità che poteva aver avuto un tempo. Un imperialismo politico, economico, religioso e culturale, si era ancora una volta incarnato in un nuovo popolo, ispirato dallo stesso spirito di regime satanico ma adattato a nuovi tempi ed eventi, così come mostrato dal ventre e dalle cosce bronzee della statua sognata dal re Nabucodonosor. 

5. CONSIDERAZIONI FINALI

La prospettiva in volo
 Per la storiografia moderna questi popoli contribuirono ad una importante accelerazione nella conoscenza scientifica, artistica, economica, linguistica e tecnologica dell'umanità, ma tutto questo a danno della conoscenza di YHWH. In quanto credenti siamo invitati ad applicare gli stessi criteri dei libri storici dell'Antico Testamento, per leggere la storia non solo guardando a "nudi fatti e dati isolati", ma anche e soprattutto osservando secondo una prospettiva teologica che può anche stravolgere i giudizi su persone, civiltà e regni. Costruire una torre che arrivi a toccare il cielo è sempre stato il desiderio degli uomini che si ribellano a Dio, e che vogliono raggiungere il progresso per conquistare potere, ricchezza ed immortalità per conto proprio. I credenti però sanno che il timore del Signore è il principio della scienza (Pr 1:7), e che qualsiasi altra fonte di conoscenza e progresso non può che portare ad un ulteriore degrado della stessa dignità umana.

L'impero macedone perse definitivamente l'indipendenza con la quarta guerra macedonica (149 - 148 a.C.), diventando dopo questo avvenimento una provincia della repubblica romana. Il terzo regno tramontò in questo modo, lasciando spazio al quarto regno rappresentato dalle gambe della statua sognata da Nabucodonosor: l'impero romano. Durante questo tempo è nato Gesù Cristo, è fiorita la Chiesa e l'assetto del mondo intero è cambiato velocemente. Ma per ogni nuovo intervento di Dio, il mondo - principato di satana - ha sempre procurato una nuova oppressione, seguendo le stesse antiche tattiche di seduzione dell'animo umano. 

Bibliografia:

Pawson David, Le chiavi della Bibbia, ed. EUN.
Il profeta Daniele, ed. Il messaggero cristiano.
Mc Arthur John, La Sacra Bibbia commentata, ed. Società Biblica di Ginevra.
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