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venerdì 17 ottobre 2014

Il regime satanico (parte III): l'Impero romano e il Messia nazareno

ATTENZIONE: Questo è uno studio strutturato in più parti. 
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Il profeta Daniele
1.INTRODUZIONE 

Nel secondo capitolo del libro di Daniele, il sogno del sovrano Nabucodonosor acquisisce una grande importanza, rappresentando di fatto una vera e propria mappa storico-profetica della successione degli imperi "mondiali" che si sarebbero susseguiti prima della loro distruzione e dell'instaurazione del regno eterno di Dio. Questo sogno presenta una statua di forma umana costituita da una testa d'oro (il regno babilonese), il petto e le braccia d'argento (il regno medo-persiano), il ventre e le cosce di bronzo (l'impero macedone), le gambe di ferro (l'Impero romano) e i piedi di ferro misto ad argilla (un ultimo enigmatico impero, l'ultimo ad esistere prima della distruzione da parte di Dio). Tutti questi regni possiedono almeno una caratteristica comune: la volontà di assoggettare tutti i popoli ad un unico governo centralizzato, uniformando politica, economia, religione e cultura, per poter acquisire potere ed immortalità in modo indipendente dal Signore. Il desiderio che vi sta alla base, è proprio quello di "essere come Dio", crescendo nello stesso orgoglio che portò alla disubbidienza di Adamo ed Eva, disubbidienza senz'altro influenzata dalla persuasione satanica che è all'opera fin dall'inizio dei tempi. Dopo aver approfondito i primi tre imperi, in questo articolo potremo avvicinarci all'Impero romano, esaminando alcuni elementi storici ed evidenziando la portata dell'intervento di Dio durante questo tumultuoso periodo della storia dell'umanità. 

2.LA GIUDEA ROMANA

Nel 63 a.C., al termine della terza guerra mitidratica, il generale romano Pompeo Magno conquistò la Giudea arrivando fino alla capitale Gerusalemme. Lo storico Giuseppe Flavio scriverà nel secolo successivo che "fra le tante sciagure, quella della violazione del tempio da parte degli stranieri fu la peggiore". Pompeo infatti volle entrare fin nel Luogo Santissimo del tempio, pur lasciandovi all'interno tutti gli arredi sacri. Aristobulo II, re e sommo sacerdote di Giudea secondo la dinastia degli Asmonei, fu condotto prigioniero a Roma insieme a tanti suoi connazionali, con i quali andò a formare il primo nucleo della numerosa colonia giudaica di questa città. Il governo della Giudea fu affidato ad un etnarca e posto sotto il controllo del governatore romano della vicina provincia della Siria; il ruolo di amministratore fu assegnato ad Erode Antipatro. Nel 40 a.C., suo figlio Erode il Grande riuscì a ricevere la nomina di re della Giudea grazie alle sue grandi abilità nell'affrontare le guerre civili che travagliarono le province romane d'Oriente. Nel 4 a.C. morì Erode il Grande, e il suo regno fu diviso tra i suoi figli, in un continuo clima di forti tensioni politiche e messianiche. Nel 6 d.C. la Giudea fu trasformata in provincia romana, sottoposta a prefetti mandati da Roma e controllata direttamente dal governatore della Siria. Questo aumento dell'oppressione politica incrementò il malcontento della popolazione locale, che diede corpo alla rivolta di Giuda il Galileo, il fondatore della setta degli Zeloti. Egli conquistò con i suoi seguaci un palazzo amministrativo della città di Seffori, e si proclamò sovrano (rivendicando la sua appartenenza alla dinastia degli Asmonei). La risposta di Roma però non tardò ad arrivare, il governatore romano Publio Quintilio Varo infatti arrivò dalla vicina provincia Siriana e sconfisse i rivoltosi in modo particolarmente violento, arrivando a crocifiggere duemila ribelli, e fomentando ulteriormente il comune sentimento antiromano della popolazione ebraica. 

3.IL MESSIA NAZARENO

Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere».
Giovanni 1:45, 46

Dio stesso, nella persona del Figlio, si incarnò e nacque a Betlemme in un periodo di tempo storicamente circoscritto tra il 4 e il 7 a.C. La maggior parte della vita di Gesù si svolse a Nazaret, città particolarmente attiva nella resistenza al governo di Roma, e vicina all'importante centro urbano di Seffori (la distanza tra i due paesi è inferiore ai 4 km). In quest'ultima località, Erode Antipa (figlio e successore di Erode il Grande) desiderò stabilire la sua capitale, richiamando per questo motivo molti artigiani e falegnami che lavorarono per costruire numerosi edifici e svariati altri tipi di progetti. Secondo lo studioso moderno Nicola Bux è molto probabile che Gesù  - prima del suo ministero pubblico - abbia lavorato per qualche tempo in questa località in qualità di falegname1, imparando in tale occasione anche la lingua greca, grazie alla popolazione di questo luogo, in gran parte ellenista. Ne sarebbe una prova il termine "hypocrites" pronunciato da Gesù nei vangeli, termine che non ha equivalente semitico. Ma confermerebbe questo pensiero anche il dialogo con la donna sirofenicia, con il centurione, e probabilmente con Pilato stesso. 

A causa della turbolenza di questi luoghi, molti giudei guardavano con sospetto i loro abitanti, ed è probabilmente questo il motivo dello scetticismo iniziale di Natanaele. Paradossalmente però, nella tensione politica di questo periodo, cresceva sempre di più anche l'attesa di un Messia che liberasse il popolo dall'oppressione romana, in modo simile a quanto accadde grazie alla famiglia Maccabei quasi due secoli prima, quando Giuda vinse contro l'esercito seleucide e riconsacrò il tempio di Gerusalemme dopo la violazione operata da Antioco IV. Gesù stesso fece un'allusione a questo episodio, dicendo:

Quando poi vedrete l'abominazione della desolazione posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda e non entri in casa sua per prendere qualcosa, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.
Marco 13:14-16 

Come chiarisce la versione di Matteo in 24:15, questo loghion contiene una citazione del libro del profeta Daniele, nello specifico:

Daniele 11:31 Per suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione. 

Una profezia che riguarda proprio il triste avvenimento di Antioco IV, ma che Gesù utilizza per spostare lo sguardo alle "ultime cose", e raffigurare il tempo della tribolazione finale con immagini conosciute dai suoi ascoltatori, in modo analogo ai profeti dell'Antico Testamento e secondo i criteri di quella che viene chiamata "prospettiva profetica". Proprio questi insegnamenti devono aver alimentato l'aspettativa popolare di una sua presa di posizione politica e sociale, aspettativa che era già molto alta grazie al famoso ingresso trionfale a Gerusalemme che il vangelo di Marco posiziona poco prima:


Molti stendevano sulla via i loro mantelli; e altri, delle fronde che avevano tagliate nei campi. Coloro che andavano avanti e coloro che venivano dietro gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nei luoghi altissimi!» Gesù entrò a Gerusalemme nel tempio; e dopo aver osservato ogni cosa intorno, essendo già l'ora tarda, uscì per andare a Betania con i dodici. 
Marco 11:8-11 

Quando il popolo si accorse che la volontà di Gesù non era quella di guidare una rivolta armata contro i romani, le stesse persone che acclamarono il suo ingresso a Gerusalemme ne presero le distanze. Successivamente poi, egli fu imprigionato, e davanti alla scelta su chi liberare (Gesù o Barabba), il popolo facendosi convincere dai capi dei sacerdoti (Mc 15:11) richiese di liberare Barabba, che peraltro era invece imprigionato proprio per aver fomentato una sommossa in città (Lc 23:19). Tutto questo però era nel disegno del Signore, che ha voluto deporre la sua propria vita per vincere la morte e guadagnare la salvezza eterna per tutti gli eletti di Dio.


4.LA TENTAZIONE DI GESU'

I vangeli sinottici sono concordi nel presentare l'episodio della tentazione di Gesù nel deserto, in un contesto immediatamente successivo al suo battesimo. Tuttavia, soltanto le versioni di Matteo e di Luca si dilungano nella narrazione, presentando particolari che il vangelo di Marco omette completamente. Per questo motivo gli studiosi ritengono che questa pericope derivi dalla fonte detta "Q"2. Tale testo è di grande importanza per evidenziare sin dall'inizio del vangelo quali siano gli elementi che caratterizzano le profonde differenze tra lo scopo e l'atteggiamento di Gesù, rispetto a quelli di satana. Nell'ambito della nostra riflessione relativa ai regni ed al governo, appare particolarmente significativa la terza ed ultima tentazione:

Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.
Matteo 4:8-11 

Dopo un digiuno durato quaranta giorni e quaranta notti - il tempo della prova per eccellenza -, il diavolo si avvicinò a Gesù nel deserto per tentarlo. La prima tentazione riguardava la fame (caratteristica del fisico), la seconda tentazione riguardava l'identità (caratteristica della mente/anima), e la terza ed ultima tentazione è stata probabilmente la più subdola, in quanto riguardava l'autorità spirituale di governo del mondo (caratteristica, appunto, dello spirito). In questo modo Gesù è stato tentato in ogni sfera dell'esistenza umana (1 Ts 5:23). Per essere una tentazione reale, probabilmente il diavolo ha detto la verità, confessando di possedere tutti i regni del mondo e la loro gloria. Del resto, la Scrittura afferma che egli è proprio il principe della potenza dell'aria, lo spirito che opera negli uomini ribelli (Ef 2:2). Questa è una delle più importanti testimonianze neotestamentarie relative all'influenza satanica di "tutti i regni del mondo e della loro gloria". Sebbene infatti il nostro percorso segua le tappe storiche dei principali regni del mondo, lo stesso tipo di influenza e le stesse caratteristiche sono in comune con ogni regno, con ogni desiderio di conquista, persino nelle piccole comunità tribali in guerra tra di loro nelle regioni più remote della Terra. Laddove un uomo sottomette con la violenza un altro uomo, lì vi è senza dubbio l'influenza di satana, che sfrutta le normali inclinazioni della natura umana decaduta per moltiplicare il dolore, la sofferenza e la morte all'interno di questa creazione. Nel culmine della tensione, Gesù zittisce il diavolo con il principio spirituale che sta alla base di tutto il creato: adora il Signore e solo a lui rendi il culto. Il Signore infatti è il Creatore e governatore di ogni cosa. 

Riconoscendo implicitamente al diavolo l'autorità su tutti i regni del mondo, il vangelo in realtà non afferma che questi siano effettivamente suoi, ma piuttosto che Dio stesso gli abbia concesso l'autorità di influenzarli. Ricordiamo le richieste di satana al Signore ed i permessi che gli sono stati accordati nel prologo nel libro di Giobbe, ma anche la stessa autorità con la quale Gesù scacciava i demoni, alcuni dei quali temevano che fosse finito il loro tempo, ossia il tempo che è stato loro assegnato da Dio (Mt 8:29). Il tempo è proprio un concetto chiave di questo argomento, e trova parecchi riscontri nell'intera Scrittura. La statua del sogno di Nabucodonosor rappresenta in effetti diversi regni che si susseguono in diversi tempi, e d'altra parte nel Nuovo Testamento l'apostolo Paolo stesso testimonia che Dio ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione (Atti 17:26). Anche nei vangeli inoltre, Gesù è continuamente attento al tempo in cui si trova. In Marco 1:15 per esempio, il tempo dell'inizio della missione di Gesù è compiuto, ma in Giovanni 7:6 e sgg. il tempo della sua manifestazione non è ancora venuto, al contrario del tempo dell'incredulità dei suoi fratelli che è sempre pronto. In Giovanni 6:15 invece la folla voleva rapire Gesù per farlo re, ma egli si ritirò sul monte da solo, sicuramente perché non era il tempo opportuno per la glorificazione. I vangeli possono essere stati redatti con i concetti teologici delle diverse comunità del I secolo, ma questa caratteristica resta comune, rimarcando il significato che i diversi tempi possono avere nella scansione del piano di Dio. Se infatti gli uomini sono pronti a muovere guerra, conquistare, soggiogare altri popoli e governare con la forza; al contrario Gesù si è dimostrato paziente nell'attesa e nel rispetto delle varie fasi concepite con il Padre, attraversando la morte per poi vincerla con la resurrezione e dimostrare la propria autorità ed il proprio governo su tutto il tempo ed il creato. 


Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Filippesi 2:5-11 

Questo brano della lettera ai Filippesi sottolinea a fondo il concetto cristologico della kenosis, ossia dello svuotamento dalla gloria preesistente per ubbidire al Padre fino alla morte ed essere successivamente sovranamente innalzato, manifestando un'autorità assoluta nei cieli, sulla terra e sotto terra.

Da una parte quindi troviamo il regno satanico che infierisce sulla decadenza della natura umana per pervertire ancora di più l'identità, la dignità, le attività e l'attitudine delle persone rispetto al concetto originario di Dio. Dall'altra parte invece troviamo l'atteggiamento del Signore Gesù che costituisce il fulcro dello stesso regno di Dio, atteggiamento ben evidente tanto nel comportamento di Cristo nei vangeli quanto nel complessivo insegnamento neotestamentario: l'ubbidienza e la sottomissione come elementi di passaggio per un successivo legittimo innalzamento. 


CONSIDERAZIONI FINALI 

L'Impero romano, come predetto dal libro di Daniele, è sorto a tempo debito, conquistando tutto il mondo allora conosciuto e sottomettendo tutti i popoli che ha incontrato, al pari dei precedenti babilonesi, medo-persiani e macedoni. Nonostante in questo satana abbia avuto una certa libertà di azione, in realtà anche questo regno non ha potuto fare altro che seguire il piano del Signore, formando un nuovo tassello nella sequenza da lui progettata. Nel territorio della Giudea e della Galilea, nel I secolo d.C. si sono incrociati il potere temporale romano e quello spirituale di Gesù Cristo, senza tuttavia portare ad una risoluzione immediata di questo conflitto, ma gettando invece le basi per il trionfo del Signore e l'inizio dell'instaurazione del suo regno. L'incarnazione di Cristo, il suo ministero terreno, la sua morte e resurrezione infatti, hanno costituito il fondamento per una vera e propria nuova creazione, fermando e invertendo la decadenza che dai giorni di Adamo ha schiavizzato l'umanità, offrendo nuova vita a tutti coloro che conoscono e ricercano il Signore. Tuttavia, i suoi piani non sono terminati in questo punto, portando alla nascita un nuovo popolo composto da persone di diverse etnie, lingue e tribù; un popolo che viva pienamente secondo i propositi di Dio, un popolo profondamente unito ma composto da preziose diversità, che saranno approfondite nel prossimo studio. Il tempo della Chiesa è quindi iniziato in questo momento, presiedendo il periodo che sta intercorrendo tra la prima venuta di Cristo ed il suo ritorno, quando, cioè, la pietra del sogno di Nabucodonosor distruggerà definitivamente ogni orgoglio e ogni pensiero che si eleva vanitosamente contro la conoscenza di Dio. 


Bibliografia:

- Rinaldi Giancarlo, Cristianesimi nell'antichità, Edizioni GBU.
- Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo.
- McArthur John, La Sacra Bibbia commentata, Società biblica di Ginevra. 

Note:

[1] http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/21/vita_Gesu_Sefforis_co_9_100321043.shtml
[2] Fricker Denis, Siffer Nathalie, La fonte Q, Ed. San Paolo, p.55 e seguenti.

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