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mercoledì 11 giugno 2014

Le sette lettere dell'Apocalisse (parte IV): la chiesa di Tiatiri


«All'angelo della chiesa di Tiatiri scrivi:
Queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente: "Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime. Ma ho questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie. Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere. Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: Non vi impongo altro peso. Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga. A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni, ed egli le reggerà con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, come anch'io ho ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
Apocalisse 2:18-29 


Dopo aver dettato la lettera alla chiesa di Pergamo, il Signore Gesù si rivolge ora alla chiesa di Tiatiri. Questa città era situata a 30 km da Pergamo e poco meno da Sardi, trovandosi proprio lungo la strada che collegava queste due città. Era una realtà molto piccola, tanto che per molto tempo è stata considerata poco più di un semplice avamposto militare in difesa della città di Pergamo. L'unico elemento di notorietà di Tiatiri era legato al fruttifero commercio della tinta color porpora, che i tintori del posto riuscivano a produrre con grande qualità. Abbiamo a questo riguardo un aneddoto legato alla fondazione della chiesa di Filippi, durante il secondo viaggio missionario dell'apostolo Paolo così come ci viene raccontato nel libro degli Atti: 

Perciò, salpando da Troas, puntammo diritto su Samotracia, e il giorno seguente su Neapolis; di là ci recammo a Filippi, che è colonia romana e la città più importante di quella regione della Macedonia; e restammo in quella città alcuni giorni. Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera; e sedutici parlavamo alle donne là riunite. Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. 
Atti 16:11-14 

Paolo solitamente iniziava ad evangelizzare nella sinagoga del posto, ma a Filippi non vi era alcuna sinagoga, in quanto evidentemente la comunità ebraica non contava neanche dodici capifamiglia ebrei. Quindi la squadra apostolica cercò nelle vicinanze un "luogo di preghiera" iniziando proprio in quel posto, "lungo il fiume",  la propria attività ministeriale. Lidia era sicuramente una persona religiosa e il Signore le aprì il cuore dandole il privilegio di essere la prima persona convertita in quella città. Era originaria proprio di Tiatiri ed era una commerciante di porpora. Questi avvenimenti sono accaduti intorno al 50 d.C., circa quarant'anni prima della redazione dell'Apocalisse.

La lettera a Tiatiri presenta lo stesso schema delle altre sei lettere, ma la presentazione iniziale del Signore è per la prima volta quella di Figlio di Dio. Questo attributo è particolarmente immediato nel comunicare la divinità di Cristo; sorprendentemente nei vangeli esso viene pronunciato per la maggior parte delle volte dal diavolo e dai demòni, preoccupati del fatto che fosse già arrivato il tempo della manifestazione del Signore (Mt 4:3, 4:6, 8:29; Mc 3:11, 5:7; Lc 4:3, 4:9 etc.). Sicuramente però, anche molti altri personaggi usano questo stesso appellativo per riconoscere l'identità di Gesù. Parlando alla chiesa di Tiatiri, il Signore si espone immediatamente in tutta la Sua gloria ed autorità affermandole subito per poi riprendere inoltre la descrizione del corpo glorificato con cui si era appena presentato a Giovanni, descrizione peraltro uguale alla manifestazione di Dio a cui ebbe modo di assistere il profeta Daniele nel V secolo a.C:

Apocalisse 1:15 i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque.

Daniele 10:5,6 alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz. Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il bronzo splendente e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine.


Tanto Daniele quanto Giovanni, a questa vista così tremenda caddero a terra quasi morti. Ebbene il Signore si presenta alla chiesa di Tiatiri con questa stessa gloria, mostrando immediatamente tutta la Sua tremenda autorità, valida tanto sui credenti quanto sugli angeli e sui demòni. 

Continuando con lo schema iniziato con le precedenti tre lettere, dopo la presentazione troviamo degli elogi, che questa volta riguardano:

- le opere
- l'amore
- la fede
- il servizio
- la costanza
- il maggior impegno rispetto al passato

L'insieme di questi elementi sembrerebbe raffigurare una chiesa perfetta, una chiesa zelante, costante nel fare il bene e permeata dall'amore cristiano agapē, un amore disinteressato e altruista. Al versetto 20 del secondo capitolo tuttavia, arriviamo alla successiva parte della lettera, introdotta con un "ma":

Ma ho questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella [gunē = donna/moglie] che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. 

Il nome di questo personaggio deriva dalla vicenda raccontata nei libri dei Re, dove troviamo la malvagità della regina fenicia Izebel, moglie di Acab re di Israele. 


1 Re 21:25 In verità non c'è mai stato nessuno che, come Acab, si sia venduto a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE, perché era istigato da sua moglie Izebel.


Morte di Izebel - 2 Re 9
L'arte di manipolazione e seduzione di Izebel aveva raggiunto livelli satanici, la sua influenza sul marito le dava la possibilità di fare tutto ciò che le piaceva, governando di fatto dietro le quinte. Ella portò Israele a peccare di idolatria con gli idoli di Baal e Astarte, procedendo ad uccidere tutti coloro che si opponevano ai suoi piani. La dea Astarte rappresentava la grande madre fenicia, ed il suo culto era legato alla fertilità ed alla guerra, tanto che la mitologia ebraica successiva la associa ad un demone femminile della lussuria (questo infatti sembra essere il significato della forma plurale ʻAštārōṯ). Izebel insegnò al marito e a tutto il popolo di Israele come peccare di idolatria e fornicazione, esattamente come a metà degli anni 90 del I secolo stava facendo una donna della chiesa di Tiatiri nei confronti di questa comunità cristiana. Il termine che usa Giovanni per definirla può significare tanto donna, quanto moglie, e la presenza in alcuni manoscritti della parola "sou", ossia tua, porterebbe alla traduzione "che tu tolleri Iezabel, tua moglie". Poiché la lettera è indirizzata all'angelo della chiesa di Tiatiri (Ap 2:18), ossia al vescovo di quella comunità, una solida possibilità interpretativa porterebbe ad identificare questa Iezabel nella moglie del responsabile della chiesa di Tiatiri, colpevole di indurre i credenti a fornicare e a commettere idolatria. 
In tutto questo, la colpa più grave della chiesa era quella di tollerarla

Molti credenti sono convinti che l'etica cristiana si possa ricondurre soltanto a fare del bene, evitare di fare del male, cercare la pace con tutti ed evitare ogni conflitto. Sebbene siano di per sé tutte cose positive, se vissute con passivismo lasciano spazio ad altre persone di intervenire nella chiesa con influenze negative. Nuove dottrine e vecchie debolezze degli uomini stanno diffondendo anche al giorno d'oggi l'idea ammantata di santità che i cristiani non debbano giudicare in nessun caso, e che l'autorità dei pastori sia praticamente assoluta. Ebbene, non è questo l'insegnamento di Cristo e delle Scritture. Amare infatti può significare anche giudicare con discernimento, ed intervenire anche con risolutezza. Alla chiesa di Corinto, qualche decennio prima, l'apostolo Paolo scrisse:

Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessiQuando qualcuno di voi ha una lite con un altro, ha il coraggio di chiamarlo in giudizio davanti agli ingiusti anziché davanti ai santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle cose minime? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! 
1 Corinzi 5:12, 6:1-3 

La chiesa può e deve giudicare sé stessa, la chiesa può e deve togliere il malvagio da sé stessa. Altrimenti è soggetta ad un severo giudizio di Dio, mostrato nei versetti successivi:

Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie. Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere.

Il Signore ha dato a questa donna del tempo per ravvedersi, ma non volendo ravvedersi dalla propria fornicazione e idolatria essa è caduta nel giudizio di Dio. Tutte le chiese devono conoscere che il Signore è Colui che scruta le reni e i cuori, e che darà a ciascuno secondo le proprie opere. La colpa e l'ipocrisia portano al rigetto e ribellarsi al governo del Signore, ma ogni vero credente dovrebbe vivere questa realtà al contrario, ricercando i giudizi di Dio per rendersi conto di quello che è necessario cambiare nella propria vita. 

Salmo 119:75 Io so, SIGNORE, che i tuoi giudizi sono giusti,
e che mi hai afflitto nella tua fedeltà.

Salmo 119:102 Non mi sono allontanato dai tuoi giudizi,
perché tu mi hai istruito.

Il giudizio di Dio, se trova ravvedimento è per l'istruzione. Al contrario, - e solo in questo caso -  se incontra ribellione è per la distruzione.  


I cinque punti dello schema nella lettera alla chiesa di Tiatiri

Dopo la presentazione di Gesù, l'elogio alla chiesa e la condanna alla tolleranza di Iezabel, troviamo ora l'esortazione a restare fedeli rivolta a coloro che in Tiatiri erano rimasti integri:

Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: Non vi impongo altro peso. Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga. 

L'espressione "profondità di Satana" probabilmente alludeva al fenomeno dello gnosticismo cristiano e alla filosofia che vedeva associare alle realtà spirituali unicamente lo spirito dell'uomo, lasciando così al corpo la possibilità di fare quel che più desiderava. A causa di questa concezione filosofica molti cristiani si allontanavano dalla sobrietà di vita insegnata da Cristo. A coloro che non professavano tale dottrina, il Signore esorta unicamente a tenere fermamente la loro posizione, fino al Suo ritorno. 

A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni, ed egli le reggerà con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, come anch'io ho ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".

L'ultima parte della lettera promette a coloro che perseverano fino alla fine, potere sulle nazioni e la stella stessa del mattino in dono. Questi versetti citano il Salmo 2, contribuendo però a portare un valore aggiunto completamente inedito.

Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni
e in possesso le estremità della terra.
Tu le spezzerai con una verga di ferro;
tu le frantumerai come un vaso d'argilla.
Salmo 2:8,9 

Mentre in questo salmo messianico infatti leggiamo un decreto di Dio Padre in relazione al Figlio, al Suo possesso delle nazioni e al governo messianico, nel segmento conclusivo della lettera alla chiesa di Tiatiri troviamo che questo stesso potere di governo sulle nazioni verrà condiviso da Cristo con "chi persevera nelle Sue opere". Questa promessa è a dir poco eccezionale e segue lo stesso schema mostrato nelle lettere precedenti: ogni chiesa delle sette stava attraversando una prova in particolare e ogni chiesa ha potuto ricevere in caso di fedeltà una promessa che riguardava la vittoria proprio su quel tipo di prova. Ai credenti di Smirne che stavano subendo la persecuzione e il martirio, il Signore promette la corona della vita. Ai credenti di Tiatiri (rimasti fedeli) invece, che stavano subendo una terribile crisi nel governo interno di chiesa, il Signore promette potere di governo sulle intere nazioni nel regno messianico. La debolezza deve essere affrontata, superata e trasformata per la gloria di Dio. Il tutto è suggellato dalla comune frase conclusiva "Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese". Se nei vangeli più volte Cristo terminava i Suoi insegnamenti e le Sue parabole con l'esortazione «Chi ha orecchi per udire oda» (Mt 11:5, 13:9, 13:43; Mc 4:9, 4:23, 7:16, Lc 8:8, 14:35), qui invece esorta all'ascolto di ciò che dice lo Spirito, palesando un nuovo tempo spirituale nel quale è Dio Spirito Santo a parlare alle chiese. E' evidente l'importanza di cogliere questa esortazione e rispondere di conseguenza per qualsiasi chiesa locale di ogni epoca. Chi ignora i messaggi di Dio, come abbiamo visto, è destinato ad essere corretto, subendone infine il Suo giudizio. 


CONSIDERAZIONI FINALI


Come visto nelle precedenti lettere dell'Apocalisse (I), (II) e (III), i padri della Riforma Protestante interpretarono queste lettere come dei messaggi del Signore alla Chiesa universale delle varie epoche. La chiesa locale di Efeso quindi rappresenterebbe l'intera Chiesa del periodo apostolico (33 - 100 d.C.), quella di Smirne rappresenterebbe la Chiesa nel periodo della persecuzione (100 - 313 d.C.), la comunità di Pergamo identificherebbe la Chiesa compromessa (313 - 538 d.C.), mentre la chiesa di Tiatiri si riferirebbe alla Chiesa nel massimo della sua corruzione, all'incirca durante il medioevo, fino alla Riforma (538 - 1517 d.C.). Sicuramente la Chiesa cattolica romana ha potuto offrire il peggio di sé proprio nel periodo medioevale, a causa della corruzione, simonia, delle inquisizioni e delle crociate. L'istituzionalizzazione iniziata con l'Imperatore Costantino ha consentito ad una realtà che doveva essere spirituale e sociale di diventare invece la più rilevante potenza secolare del mondo, tanto per quanto riguarda le ricchezze vere e proprie quanto per il grado di l'influenza sui governi. La somiglianza tra la chiesa di Tiatiri e la Chiesa di questo periodo storico risulta quindi in effetti molto forte. 

In ogni caso, rimane fondamentale una prima interpretazione letterale, relativa al contesto del I secolo della piccola comunità locale di Tiatiri. Ogni epistola del Nuovo Testamento risulta essere diretta in primo luogo ad una comunità in particolare oppure alle chiese di una determinata regione, e - in quanto inserite nel canone biblico - in secondo luogo anche alla Chiesa nella sua totalità, per qualsiasi epoca. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, pertanto ogni scrittura deve essere letta, meditata studiata e diventare infine anche oggetto delle proprie preghiere al Signore. Questo caso non ne è certamente un'eccezione, ma al contrario un'importante conferma, essendo diretta esplicitamente ad una chiesa con dei problemi che si sono sicuramente ripresentati purtroppo in molte altre realtà. Così come ogni singolo credente si deve specchiare nella Bibbia per esaminare sé stesso, è fondamentale per ogni comunità farsi delle domande per vedere se si ravvisano dei problemi comuni con le chiese presentate nel Nuovo Testamento, cercando nelle epistole stesse le soluzioni a questi problemi.

Desidero a questo punto concludere questo approfondimento biblico con gli ultimi quattro versetti del salmo 95, che reputo adeguato in special modo alla situazione della chiesa destinataria di tale lettera, e a tutte le chiese che si trovano in questa stessa situazione.


Oggi, se udite la sua voce,
non indurite il vostro cuore come a Meriba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
quando i vostri padri mi tentarono,
mi misero alla prova sebbene avessero visto le mie opere. Quarant'anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: «È un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie».
Perciò giurai nella mia ira:
«Non entreranno nel mio riposo!»
Salmo 95:8-11

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