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domenica 29 giugno 2014

Gesù e Nicodemo

INTRODUZIONE

Il vangelo secondo Giovanni è l'ultimo dei quattro vangeli canonici ad essere stato redatto, risalendo ad un periodo che gli studiosi circoscrivono tra il 70 e il 100 d.C.


Mentre i vangeli secondo Matteo, Marco e Luca vengono chiamati sinottici, in quanto è possibile affiancarli su colonne ed osservare con un "colpo d'occhio" la narrazione che si svolge in parallelo, il vangelo secondo Giovanni si discosta tanto nello stile e linguaggio quanto nel contenuto e nella struttura. 
Il racconto infatti si dilata nell'arco di tre anni (tre ricorrenze della Pasqua) e non più uno solo, venendo costruito in modo inedito sopra le principali festività ebraiche, che rivestono un ruolo importante per capire al meglio i brani coinvolti. Lo schema che accomuna i vangeli sinottici viene quindi abbandonato per abbracciare uno stile simbolico e dall'alto contenuto teologico. Già nel II secolo infatti esso verrà descritto da Clemente Alessandrino come il "vangelo spirituale". I temi dell'incarnazione e della divinità di Cristo sono presenti in questo vangelo molto più che negli altri, tanto che un confronto con il vangelo di Tommaso (scoperto a Nag Hammadi nel XX secolo, ma risalente agli anni a cavallo tra il I e il II secolo) ha portato alcuni studiosi ad ipotizzare che il v. di Giovanni sia stato scritto proprio per confutare lo gnosticismo di quest'ultimo. Le espressioni "io sono" di Gesù  - che scandiscono il testo - sono un chiaro esempio di proclamazione della propria divinità, e i miracoli che vengono qui chiamati "segni" vengono presentati proprio per rivelare l'identità messianica di Gesù e lo scopo della Sua missione. 

Negli ultimi secoli, gli studiosi hanno messo in dubbio l'identità del redattore del vangelo di Giovanni, giungendo a conclusioni differenti. Resta in ogni caso rilevante la testimonianza di Ireneo di Lione, discepolo di Policarpo (a sua volta discepolo dell'Apostolo Giovanni), che nel suo scritto Adversus haereses scrisse: "Giovanni, il discepolo del Signore, quello che pure riposò sul suo petto, pubblicò il vangelo dimorando in Efeso". Già nel II secolo  dunque era chiaramente risaputa l'identità dell'autore di questo vangelo, che la tradizione cristiana ha costantemente associato a Giovanni, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo: il discepolo che Gesù amava.

DI NOTTE, DA GESU'

Il vangelo di Giovanni inizia con il famoso prologo del Logos, prosegue con la testimonianza del Battista, l'introduzione dei primi discepoli, il primo segno miracoloso in Cana di Galilea e la prima Pasqua a Gerusalemme, dove Gesù facendo una sferza di cordicelle scaccia i cambiavalute e i venditori del bestiame da sacrificare. Il secondo capitolo termina infine con le seguenti parole: 
Mentre egli era in Gerusalemme, alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i segni miracolosi che egli faceva. Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell'uomo.
Giovanni 2:23-25

Tra le persone che credettero nel Signore vedendo i segni miracolosi compiuti a Gerusalemme, ve ne era una che compare solo in questo vangelo, dove però acquisisce immediatamente un ruolo di grande importanza. Questa persona si chiamava Nicodemo. 

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: 
«Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli [segni] che tu fai, se Dio non è con lui». 

Gesù gli rispose: 
«In verità, in verità amēn amēn ] ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». 

Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 

Gesù rispose: «In verità, in verità amēn amēn ]ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». 

Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avvenire queste cose?» 

Gesù gli rispose: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? In verità, in verità amēn amēn ] ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo. E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio».
Giovanni 3:1-21 

Nicodemo raggiunse Gesù di notte, ed iniziò a parlargli dicendo: "Rabbì, noi sappiamo...". Nel testo originale troviamo il verbo oìdamen, che esprime una certezza assoluta. Nicodemo era probabilmente uno scriba farisaico del sinedrio, esponente di un gruppo di segreti simpatizzanti del Signore Gesù. Non parlava dunque solo per sé ma anche per il gruppo che rappresentava. Loro sapevano che Gesù era un dottore venuto da Dio, proprio a causa dei segni che avevano visto. Nel testo vediamo che Nicodemo prende l'iniziativa ed inizia il dialogo, lontano da occhi indiscreti. Leggendo il brano nella sua interezza possiamo riconoscere una prima parte con la presentazione iniziale di Nicodemo, una sezione successiva con il dialogo avuto con il Signore ed infine il monologo di Gesù. Potremmo paragonare questo svolgimento del testo alla scena di un film in cui il protagonista parla con un'altra persona, ma ad un certo punto le sue parole diventano così importanti che l'inquadratura si restringe soffermandosi solo sul suo volto. Il dialogo non ha una battuta finale e finisce bruscamente, per far successivamente riprendere la narrazione con l'espressione "dopo queste cose..". 

Come visto, l'iniziativa è di Nicodemo, ma la scelta dell'argomento e l'intera scena appartiene a Gesù. Per tre volte Egli ripete l'espressione amēn amēn (traducibile con: certamente, in verità, così sia), scandendo le battute in modo peculiare. Il suo primo intervento presenta una rivelazione enigmatica, legata alla parola anōthen che significa tanto "di nuovo" quanto "dall'alto". Nicodemo infatti fraintende, e pensando ad una rinascita materiale non capisce come essa sia possibile. Gesù interviene con il secondo amēn amēn, spiegando la differenza tra una nascita dalla carne e una nascita dallo spirito. In questa sua seconda battuta, Cristo utilizza un altro gioco di parole incentrato sul termine pneuma, che significa tanto vento quanto spirito. Forse era una serata di vento, e proprio da questo vento Gesù trae la possibilità di spiegare la nascita dall'alto. Così come il vento (pneuma) soffia dove vuole e non si sa né da dove viene, né dove va, allo stesso modo è dello Spirito (pneuma). Nicodemo rappresenta il giudaismo ufficiale, quello ortodosso, ma rappresenta anche l'uomo alla ricerca di Dio. Una ricerca tuttavia che finché è confinata nei propri paradigmi non approda a nulla. L'insegnamento di Cristo è volutamente ambiguo ed evidenzia la necessità di abbandonare il rigore religioso umano per rendersi disponibili ad essere "attraversati" da qualcosa di esterno, sconosciuto ed indipendente, qualcosa che anche se non appartiene all'uomo può riempirlo in ogni sua fibra (così come fa il vento) qualcosa, o meglio, qualcuno, che in greco ha lo stesso nome del vento: lo Spirito Santo.
L'ultima battuta di Nicodemo esplicita la sua perplessità per questo insegnamento e la sua difficoltà nel comprendere qualcosa che tutto sommato doveva già conoscere. Il libro del profeta Ezechiele infatti dice:

Vi aspergerò d'acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni.
Ezechiele 36:25-27 

Nicodemo però non comprende, almeno non in questo contesto, e la scena si discosta da lui, concentrandosi su Gesù. Come afferma il vangelo secondo Matteo, ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è come un padrone di casa che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie. Le cose nuove però, sono le più difficili da accettare, comprendere e custodire come parte integrante del proprio tesoro, ossia il proprio bagaglio di fede. 

Ora quindi la scena si allontana da lui - non si sa cosa farà dopo questa frase - e si concentra su Gesù, e sul suo importante monologo finale iniziato con il terzo amēn amēn. Tanto la discesa dal cielo di Cristo (l'incarnazione), quanto l'innalzamento sulla croce e il passaggio per la morte, sono strumentali per la salvezza offerta all'uomo e motivata dal profondo amore di Dio. Troviamo anche in questo contesto la tensione tra la luce e le tenebre che caratterizza anche il famoso prologo del vangelo di Giovanni. La luce ora è venuta nel mondo, e gli uomini si trovano davanti alla decisione obbligata di accoglierla oppure rigettarla.

LA MATURAZIONE DELLA FEDE



Una parte dunque della gente, udite quelle parole, diceva: «Questi è davvero il profeta». Altri dicevano: «Questi è il Cristo». Altri, invece, dicevano: «Ma è forse dalla Galilea che viene il Cristo? La Scrittura non dice forse che il Cristo viene dalla discendenza di Davide e da Betlemme, il villaggio dove stava Davide?» Vi fu dunque dissenso, tra la gente, a causa sua; e alcuni di loro lo volevano arrestare, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie dunque tornarono dai capi dei sacerdoti e dai farisei, i quali dissero loro: «Perché non l'avete portato?» Le guardie risposero: «Nessuno parlò mai come quest'uomo!» Perciò i farisei replicarono loro: «Siete stati sedotti anche voi? Ha qualcuno dei capi o dei farisei creduto in lui? Ma questo popolino, che non conosce la legge, è maledetto!» Nicodemo (uno di loro, quello che prima era andato da lui) disse: «La nostra legge giudica forse un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quello che ha fatto?» Essi gli risposero: «Sei anche tu di Galilea? Esamina, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta».

Giovanni 7:40-52 

I capi dei sacerdoti e dei farisei accusano il popolo di ignoranza, e in questo contesto ritroviamo per una seconda volta Nicodemo. Egli ha una sola battuta, nella quale fa intuire in modo velato la sua simpatia per il Signore, una frase saggia che viene però liquidata freddamente dagli altri farisei. Il profeta Michea infatti profetizzò la nascita del Messia a Betlemme ma tutti quanti ignoravano il fatto che Gesù fosse effettivamente nato lì, nonostante avesse sempre vissuto a Nazareth in Galilea.



A COSTO DELLA VITA

L'ultimo incontro con Nicodemo si realizza durante la terza Pasqua, all'ombra della croce: dopo la passione e la morte di Cristo. E' un incontro di profonda tristezza, nel quale accade qualcosa che nessun lettore del vangelo si sarebbe mai aspettato. 

Dopo queste cose, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch'egli, portando una mistura di mirra e d'aloe di circa cento libbre. Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei.
Giovanni 19:38-40 

Nel momento dell'arresto di Gesù, i dodici apostoli furono smarriti e Pietro rinnegò addirittura per tre volte di essere un suo discepolo. Gesù venne flagellato e infine crocifisso, trovando la morte. Nel momento più buio di tutto il vangelo, quando la "luce" è stata apparentemente soffocata con successo dagli uomini che preferivano le tenebre, si presentano solo due persone: Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Come ricorda l'autore, egli era andato in precedenza da Gesù di notte, ma ora va da lui in pieno giorno a prenderne il corpo, mettendo in diretto pericolo la sua stessa vita.

Nicodemo porta con sé l'equivalente di 30 kg di una mistura di mirra e aloe necessaria per il trattamento prima della sepoltura, una quantità usata di solito per i re. La mirra però oltre a questa applicazione ne aveva anche un'altra, molto importante:

Prenditi anche i migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; di canna aromatica, pure duecentocinquanta; di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario, e un hin di olio d'oliva. Ne farai un olio per l'unzione sacra, un profumo composto secondo l'arte del profumiere; sarà l'olio per l'unzione sacra. Con esso ungerai la tenda di convegno, l'arca della testimonianza, la tavola e tutti i suoi utensili, il candelabro e i suoi utensili, l'altare dei profumi, l'altare degli olocausti e tutti i suoi utensili, la conca e la sua base. Consacrerai così queste cose, ed esse saranno santissime: tutto quello che le toccherà sarà santo. Ungerai Aaronne e i suoi figli, li consacrerai perché mi servano come sacerdoti.
Esodo 30:23-30

Alla nascita di Cristo, dei magi d'Oriente gli fecero dono della mirra, proprio per simboleggiare l'unzione sacra presente nel Signore. Al suo decesso invece, Nicodemo porta Mirra e Aloe, confermando l'unzione e simboleggiando l'espiazione dei peccati attraverso una morte che nessuno si poteva spiegare.
Il quarto canto del servo di YHWH del libro di Isaia descrive profeticamente questo aspetto nel seguente modo:

Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo;
e tra quelli della sua generazione chi rifletté
che egli era strappato dalla terra dei viventi
e colpito a causa dei peccati del mio popolo?
Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi,
ma nella sua morte, egli è stato con il ricco,
perché non aveva commesso violenze
né c'era stato inganno nella sua bocca.
Isaia 53:8,9


CONSIDERAZIONI FINALI

Nicodemo appare come l'emblema dell'uomo alla ricerca di Dio. Cercare Gesù una notte è un'esperienza importante, ma non basta. Ecco quindi che bisogna declinare il sostantivo al plurale: sono necessarie più notti per trovare appieno Dio e in questo modo trovare anche sé stessi. La ricerca è un percorso che dura tempo e necessita metanoeō, il cambiamento di mente che viene comunemente tradotto con "ravvedimento". C'è un ravvedimento iniziale all'atto della conversione ma c'è anche un ravvedimento che deve essere rinnovato ogni giorno per continuare il viaggio alla ricerca del Signore. La vita spirituale non è una realtà che si può trovare e basta, ma al contrario è una realtà energetica, dinamica. Questo trova riscontro anche a livello testuale nello stesso vangelo di Giovanni: le due parole chiave infatti (amore e fede) sono entrambe presenti nel testo quasi unicamente sotto forma di verbi piuttosto che sostantivi. L'evangelista predilige il dinamismo dei verbi all'oggettività dei sostantivi.

Ecco quindi che in Nicodemo può immedesimarsi ogni credente, egli infatti rappresenta il percorso di fede comune. Un percorso che nasce dalla comprensione del vangelo ma con la necessità di vivere assieme allo Spirito Santo. Un percorso che porta inevitabilmente ad essere derisi nella società, tacciati di ignoranti e religiosi. Un percorso che porta fino alla croce, dove dare piena manifestazione della propria fede, senza più possibilità di ritorno. Ma proprio alla croce, dopo aver partecipato alla sofferenza di Cristo, si incontra la potenza della resurrezione, la manifestazione del regno di Dio, la gloria del Risorto. 

1 Corinzi 5:7 Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. 





























Bibliografia

- Bosetti Elena, Vangelo secondo Giovanni - i segni dell'Amore, Edizioni Messaggero Padova.
- Ravasi Gianfranco (commenti), La Bibbia di Gerusalemme vol. X, Edizioni Dehoniane Bologna.  

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