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martedì 27 maggio 2014

L'edificio di Dio

Atti 19:1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni superiori del paese, giunse a Efeso [...]

Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste, perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace, e vi sono molti avversari. 1 Corinzi 16:8, 9 


Efeso - Biblioteca di Celso

Durante il suo secondo viaggio missionario, l'apostolo Paolo arrivò a Corinto (Atti 18). Qui iniziò ad insegnare nella sinagoga, ma trovando opposizione si dedicò ad evangelizzare i pagani. Una notte il Signore gli disse di continuare a parlare e rimanere in quella città, perché Egli aveva un popolo numeroso da raggiungere. Per questo motivo si trattenne per un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.

Successivamente passò da Efeso e raggiunse Gerusalemme. Dopo aver salutato la chiesa tornò ad Antiochia per poi partire per il terzo viaggio missionario e fermarsi ad Efeso come promesso durante l'ultimo passaggio. 

Nel suo soggiorno in questa città, Paolo scrisse la prima lettera ai Corinzi. Questa comunità era una chiesa giovanissima, fondata da pochi anni, ma grandemente arricchita da innumerevoli doni e benedizioni spirituali, tanto che l'apostolo stesso arrivò a dichiarare:


Il terzo viaggio missionario di Paolo
Perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, essendo stata confermata tra di voi la testimonianza di Cristo; in modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 
1 Corinzi 1:5-7

Nonostante la ricchezza di doni però, la chiesa di Corinto stava dimostrando una grande immaturità a causa di numerose gelosie e contese. A questo scopo, Paolo prima di tutto insegnò loro un importante principio spirituale: i ministri sono servitori di Dio, adempiono al loro scopo ma solo il Signore può far davvero crescere una chiesa. Successivamente egli mostra ai Corinzi la realtà spirituale dietro la sua attività e la loro stessa comunità. 



Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. 1 Corinzi 3:9-15 

L'apostolo Paolo si assomiglia ad un esperto architetto che progetta e realizza un edificio. In questo caso però l'edificio non è materiale ma spirituale, e i materiali utilizzati non sono legno o pietra ma gli stessi credenti, edificati sopra il fondamento di Gesù Cristo. L'attività apostolica di Paolo non era confusionaria o incerta in quanto ben conosceva quali fossero i suoi obiettivi e quale strategia applicare per raggiungerli. Sopra ogni cosa però, egli ascoltava ed ubbidiva ad ogni indicazione del Signore (Atti 13:2, 16:9, 18:9) che dirigeva continuamente la sua attività missionaria per raggiungere gli eletti, al fine di far conseguire loro la salvezza che è in Cristo Gesù (2 Tim 2:10). In questo insegnamento quindi, Paolo rivela con una metafora ai credenti di Corinto il significato del suo apostolato e quello della loro stessa comunità. In questo brano abbiamo un'importante polarizzazione: il "noi" che potrebbe rappresentare con un ampio senso la squadra apostolica di Paolo (in questo caso Silvano e Timoteo, cfr. 2 Cor 1:19) ma anche in modo più specifico lui stesso e il fratello Sostene (cfr. 1:1), ed il "voi" rappresentante per l'appunto la comunità di Corinto. Il problema di fondo viene trovato nella nascita di numerose fazioni e divisioni dentro la chiesa (3:1-8), mostrando in questo una profonda immaturità dei credenti ed un'incomprensione del vero significato dell'apostolato. Tale problema infatti è sintomatico di un disagio dovuto ad una certa difficoltà di comprensione e comunicazione tra la realtà intra-ecclesiale e quella extra-ecclesiale. I Corinzi vedevano vari apostoli e, affezionandosi all'uno o all'altro, si allineavano ad una personalità piuttosto che ad un'altra. Ma comportandosi in questo modo perdevano di vista l'unica corretta prospettiva, ossia quella che identifica in Dio stesso l'artefice e il sostenitore della loro chiesa locale e della Chiesa universale. Piccoli problemi distolgono l'attenzione dalla grande prospettiva necessaria a dare il giusto valore ad ogni elemento. Paolo invece viveva continuamente con questa grande prospettiva e in modo incredibilmente preciso offre loro la chiave di lettura di cui avevano bisogno.

Questi versetti sono spesso applicati ai singoli credenti in modo personale, ma il contesto suggerisce invece un significato comunitario. Gli apostoli sono i collaboratori di Dio, e i credenti sono l'edificio di Dio. Paolo è l'esperto architetto che costruisce sopra il fondamento di Cristo, e i credenti di Corinto sono coloro che continuano l'opera di costruzione di questo edificio spirituale. Nella lettera agli Efesini, Paolo porterà a compimento questo pensiero, presentando la differente natura dei doni e ministeri della Chiesa come un fondamentale elemento il cui scopo ultimo è proprio quello dell'edificazione del corpo di Cristo, ossia dell'edificazione della Chiesa stessa. Da una parte quindi abbiamo l'apostolo che ha posto il fondamento e dall'altro i credenti con la loro parte di responsabilità concernente la scelta dei materiali con cui continuano l'opera di costruzione. Vivendo la propria vita di fede comunitaria in modo infantile e immatura infatti, i Corinzi hanno edificato loro stessi con elementi poveri, che il giorno del Signore evidenzierà. L'esortazione però è quella di iniziare ad edificare con oro, argento e pietre di valore, affinché l'opera di ciascuno superi il giorno del giudizio di Dio. In tutto questo, la salvezza non viene messa in discussione, ma viene ben mostrato che i due tipi di lavoro saranno ripagati in modo completamente diverso, e coloro che costruiscono in modo improprio ne subiranno danno. 

Questo brano viene anche interpretato nell'ambiente cattolico romano per introdurre il concetto di purgatorio, ma analizzando l'intera lettera ed il pensiero di Paolo, appare evidente la sua estraneità a questa dottrina sviluppata molto tardivamente da parte della tradizione cristiana. 


L'attività apostolica negli "Atti".

La responsabilità dei Corinzi quindi, come visto, è solo un'aspetto della realtà ecclesiale che presenta dall'altro capo il ministero degli apostoli, ed in particolare dell'apostolo Paolo. Come mai però egli si definisce un esperto architetto? Il significato di questo aggettivo viene associato direttamente al fondamento posto, ossia Cristo Gesù. Forse bisogna essere "esperti" per porre come fondamento Cristo? Non è relativamente semplice considerare il Signore come Capo della Chiesa? Evidentemente no.

Infatti, è possibile predicare Cristo con ipocrisia o con sincerità (Filippesi 1:18). Ed oltre alla semplice predicazione, come abbiamo visto è possibile edificare con materiali pregiati o con materiali scadenti. Paolo non solo era capace di porre il fondamento con sincerità, ma anche di continuare a costruire su di esso in modo da realizzare edifici solidi e durevoli. Il Signore nelle Scritture è spesso descritto come la "pietra angolare" (Mt 21:42, Mc 12:10, Lc 20:17, Atti 4:11). Ebbene, la pietra angolare ha lo scopo di sostenere tutta la costruzione. Su di essa poggia il muro portante, che vi scarica il peso delle strutture sovrastanti il muro stesso. Continuando ad illustrare questa immagine, il muro portante potrebbe essere rappresentato dagli apostoli e dai profeti, e quindi dai ministri stessi di Dio che collaborano per l'edificazione della Chiesa universale di cui fanno parte. 


Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito. Efesini 2:20-22



Ritroviamo con questo concetto un ulteriore dualismo. Da una parte l'edificio di Dio costituito dalla chiesa locale (di Corinto nel nostro contesto) e dall'altra l'edificio di Dio costituito dalla Chiesa universale di cui i ministri extra-ecclesiali sono servitori. Le comunità sono fondate su Cristo, edificate dagli apostoli e dagli altri credenti, ma la Chiesa di ogni generazione è composta anche da apostoli, missionari, profeti che collaborano per innalzare mura portanti nell'edificio, in modo che esso possa crescere costantemente in completezza. La Chiesa di Dio qui viene paragonata ad un'edificio e un tempio, ma nel dodicesimo capitolo della stessa prima lettera ai Corinzi viene anche paragonata ad un'organismo vivente. Questo diverso paragone ben evidenzia la natura rigenerativa del corpo di Cristo, una natura che di generazione in generazione ricrea sé stessa con nuovi membri, per raggiungere il numero esatto degli eletti di Dio, fra i quali si troveranno tanto gli stranieri quanto Israele (Rm 11:25).


Conclusione

La prima lettera ai Corinzi continua toccando i molti problemi di questa comunità. L'orgoglio, la licenziosità, la confusione a riguardo del matrimonio, il corretto esercizio dei doni spirituali, il significato ultimo della vita cristiana in vista della resurrezione finale. Ogni aspetto tuttavia, penso che possa essere riassunto con quest'unica frase:

1Corinzi 11:1 Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo.

Essere imitatori del proprio missionario fondatore non significa disprezzare gli altri ministri. Non significa reputarsi migliori di altre comunità. Non significa simulare ogni aspetto del suo carattere per divenirne un discepolo-fotocopia. Al contrario, significa studiare con attenzione la manifestazione della grazia di Dio in lui, imparare tutto il possibile per poter allineare il proprio stile di vita con quello richiesto da Cristo. Avere il privilegio di poter osservare un esempio della santità cristiana, della condotta, della gestione delle finanze, della collaborazione ministeriale. Il vero discepolato infatti non è limitato allo studio di poche dottrine bibliche, ma si estende alla vita quotidiana e ad una comunione continua. 

Al suo "figlio legittimo nella fede", Timoteo, l'apostolo Paolo si riferirà qualche anno dopo con parole più intime:

Tu dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri. 2Timoteo 2:1, 2 

Questo è l'elemento che garantisce la trasmissione delle esperienze di intere generazioni di ministri di Dio alle generazioni successive. Non deve essere qualcosa di tradizionalista, ma qualcosa di vivo, dinamico, efficace. La Chiesa ha iniziato ad edificare questo edificio spirituale nel I secolo ed i cristiani del tempo presente sono chiamati a lavorare nella stessa opera, nel loro contesto. Ciascuno di noi è chiamato ad edificare con materiali pregiati, allo stesso modo dei Corinzi. Ogni credente è chiamato ad abbandonare litigi, contese, faziosità, licenziosità e confusione per crescere invece nell'amore e nella maturità spirituale....e tutto questo per aiutare altri ancora a fare lo stesso percorso! Riflettere con la giusta prospettiva aiuta a comprendere i propri errori per scegliere di camminare nella strada di Cristo. Questo era lo scopo per il quale l'apostolo Paolo scrisse la sua lettera, e questo deve essere il proposito anche per noi lettori del XXI secolo. Che il Signore possa preservare tutti i santi fino al momento della dichiarazione di aver combattuto il buon combattimento, finito la corsa e conservato la fede! L'obiettivo comune infatti è quello di arrivare dinanzi al trono di Dio ed ascoltare le stesse parole che il padrone della parabola dei talenti pronuncia al suo primo servitore:

Matteo 25:21 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 



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