Traduttore


sabato 21 giugno 2014

L'inno cristocentrico



1. IL CONTESTO

Atti 19:1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni superiori del paese, giunse a Efeso [...]

Durante il terzo viaggio missionario dell'apostolo Paolo, nella metà degli anni '50 del I secolo, egli arrivò nella città di Efeso, nell'Asia Minore, dove si trattenne a predicare per quasi tre anni. Laddove Apollo predicò e battezzò soltanto per il battesimo di Giovanni, Paolo battezzò nel nome del Signore Gesù con la potenza dello Spirito Santo, insegnando con franchezza nella sinagoga, e successivamente nella scuola di Tiranno. In questo periodo era presente un uomo di nome Epafra, originario di Colossi, che una volta tornato a casa riuscì a sua volta ad evangelizzare, e a fondare una nuova comunità a Colossi, anch'essa città dell'Asia Minore. 


Le due chiese crebbero e prosperarono, ma intorno al 62 d.C., durante la prigionia di Paolo a Roma (Atti 28:30), ricevettero entrambe una lettera dall'apostolo [1].

La chiesa di Efeso ricevette una lettera principalmente per scopi esortativi e parenetici, mentre per la chiesa di Colossi vi era uno scopo più profondo: le filosofie e gli insegnamenti pericolosi che vi serpeggiavano infatti stavano preoccupando il missionario Epafra. Quest'ultimo infatti decise di recarsi a Roma per trovare l'apostolo Paolo e chiedergli un supporto ed una direttiva apostolica necessaria a convincere i credenti di Colossi dell'urgente necessità di correggere questi pericolosi errori. 


Noi ringraziamo Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, pregando sempre per voi, perché abbiamo sentito parlare della vostra fede in Cristo Gesù e dell'amore che avete per tutti i santi, a causa della speranza che vi è riservata nei cieli, della quale avete già sentito parlare mediante la predicazione della verità del vangelo. Esso è in mezzo a voi, e nel mondo intero porta frutto e cresce, come avviene anche tra di voi dal giorno che ascoltaste e conosceste la grazia di Dio in verità, secondo quello che avete imparato da Epafra, il nostro caro compagno di servizio, che è fedele ministro di Cristo per voi.
Colossesi 1:3-7 
2. L'ERESIA DI COLOSSI

Nella lettera ai Colossesi, troviamo alcune espressioni che denotano una forte componente della chiesa di origini pagane, piuttosto che giudaiche. L'apostolo scrive: "un tempo eravate stranieri e nemici" (1:21); parla del "mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi" (1:27), sottolineando anche quanto questi credenti in passato fossero immersi nel vizi (3:7), situazione difficilmente applicabile ai giudei per il loro impegno ad osservare la Torah.

Nel secondo capitolo di questa lettera, nei vv. 4-23, troviamo un brano polemico in cui l'apostolo mira in modo molto diretto al centro del problema. Essendo un testo di correzione, non definisce in modo chiaro l'eresia dei Colossesi, ma delinea in ogni caso delle caratteristiche che possono essere viste come dei veri e propri indizi. Nel c. 2 infatti troviamo:



v.4 Dico questo affinché nessuno vi inganni con parole seducenti



v.8 Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo

v.20 Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo [...]

Nella versione originale, in greco, l'espressione "elementi del mondo" è resa con "stoichèia tou kòsmou", che allude appunto ad una serie di componenti che sarebbero coinvolti nel sostentamento della realtà del cosmo secondo un meccanismo dinamico universale. 

Nel I secolo, le due grandi aree di influenza per il cristianesimo erano rappresentate dall'ellenismo e dal giudaismo. L'ellenismo, ossia il mondo greco, era composto da una serie di filosofie tra cui vi era lo stoicismo. Questa corrente filosofica presentava il mondo come il risultato di una serie di energie cosmiche che interagivano tra di loro. La necessità dunque sarebbe stata quella di orientarsi verso queste potenze per poter essere condotti nella storia in modo assolutamente fatalistico e panteistico. Il richiamo agli "elementi del mondo", sembra suggerire un'adesione a questo tipo di concezione, opportunamente adattata ad un contesto cristiano. Questa quindi sarebbe una grave contaminazione per la giovane comunità di Colossi, ma quasi sicuramente non è stata l'unica. Sempre nello stesso capitolo infatti, si evidenziano anche altri indizi che portano verso una nuova direzione:

v.10 e voi avete tutto pienamente in lui, che è il capo di ogni principato e di ogni potenza

v.18 Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli [...] 

Il termine tradotto con "culto" rende la parola greca thrēskeia che identifica letteralmente una religione, o un'adorazione. Il riferimento quindi è quello di una "religione degli angeli", ossia probabilmente la venerazione per le potenze angeliche sorta in Giudea intorno al II secolo a.C., e testimoniata - per esempio - dal libro apocrifo dei Maccabei, ma anche da quello di Enoch etiope. Una tradizione religiosa che i Colossesi avevano sicuramente avuto modo di conoscere grazie ai propri contatti con il mondo ebraico. 

La rivolta dei Maccabei


2 Maccabei 11:6 Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele.

2 Maccabei 15:23 Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore.

Gli uomini mi sollevarono di là e mi fecero salire al sesto cielo. Là vidi sette angeli radunati, brillanti e gloriosi molto e i loro visi risplendevano come un raggio di sole; non c'è differenza di viso o di dimensione o di variazione dei vestiti. Questi regolano, insegnano il buon ordine del mondo, il corso delle stelle, del sole e della luna agli angeli che li guidano e agli angeli dei cieli e mettono armonia in tutta la vita celeste. Regolano anche i comandamenti e le istruzioni e la dolce voce dei canti e ogni lode di gloria. (Ci sono) angeli che sono sopra le stagioni e gli anni, angeli che (sono) sui fiumi e sui mari, angeli che (sono) sui frutti e l'erba e tutto ciò che ferve (di vita) e angeli di tutti i popoli. Essi regolano tutta la vita e (la) scrivono davanti al volto del Signore. In mezzo a loro (ci sono) sette Fenici, sette Cherubini e sette (angeli) con sei ali che risuonano l'un l'altro con una sola voce e cantano l'un l'altro. Non é possibile raccontare il loro canto e il Signore gioisce di quelli che sono sotto i suoi piedi.
1 Enoch 19:1-6 

Queste forze angeliche rappresentano proprio la realtà che l'apostolo Paolo voleva affrontare con i credenti di Colossi, ridisegnando questa cosmologia secondo la prospettiva di Cristo. Come visto in precedenza, Paolo esplicita il fatto che il Signore Gesù sia il capo di ogni principato e di ogni potenza, ossia di ogni ordine angelico. I Colossesi avevano iniziato a vedere Cristo come il primo tra gli angeli ma in ogni caso un loro pari. Un mediatore tra Dio e gli uomini, affiancato da molti altri mediatori, in un mondo governato da energie segrete da ricercare e sfruttare nel proprio percorso di crescita spirituale. Abbiamo quindi un sincretismo che unisce due differenti concezioni, una greca ed una giudaica, per la formulazione di qualcosa di nuovo e differente che appare come una conoscenza segreta all'interno del cristianesimo, in una forma tutto sommato simile al fenomeno dello gnosticismo cristiano che esploderà in tutto il suo vigore da lì a qualche decennio.

Per finire, altre indicazioni mostrano anche una serie di codici comportamentali specifici che si aggiungono al quadro appena delineato.

v.16 Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati

v.21 «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare» 

Queste espressioni alludono ad un certo codice comportamentale tipico delle sette con i loro riti segreti e i loro codici, necessari appunto per crescere nel proprio percorso mistico. Appare ora evidente il fatto di trovarsi davanti ad una specie di culto angelico pre-gnostico, nel quale l'osservanza di certe regole assicurava l'entrare in contatto con le energie del cosmo per poter essere infine in comunione con un consiglio angelico guidato da Cristo stesso, secondo una concezione ben lontana dagli insegnamenti apostolici. 


3. LA PRIMA PARTE DELL'INNO CRISTOCENTRICO (1:15-17)

Avendo ora definito il "veleno" di Colossi, possiamo affacciarci al suo "antidoto" comprendendo al meglio un brano di grande importanza all'interno del primo capitolo della lettera ai Colossesi. L'antidoto di Paolo è un inno della Chiesa delle origini, un segno distintivo della sua predicazione in ogni luogo e in ogni città. Possiamo avvicinarci ad esso contrapponendo due versetti di questa lettera, per poi giungere infine all'inno vero e proprio. 

1:23 se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore.

"Se perseverate nella fede, senza lasciarvi smuovere". L'eresia di Colossi rischia di concretizzare la grande tentazione dell'apostasia, il rinnegamento della fede per la ricerca di nuove dottrine e filosofie. E' un "se" carico di importanza, che mette di fronte ad un bivio, una scelta che comporta conseguenze eterne. Il testo cristiano noto come Didaché, redatto tra la fine del I secolo e l'inizio del II, delinea proprio questo tema iniziando con le seguenti parole:

Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie. 


Una sistematizzazione dell'insegnamento che possiamo trovare in tutte le Scritture, ed in modo particolare nel Salmo 1. 

A questo "se" però, l'apostolo Paolo contrappone il cuore del suo messaggio:

Desidero infatti che sappiate quale arduo combattimento sostengo per voi, per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, affinché siano consolati i loro cuori e, uniti mediante l'amore, siano dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.
Colossesi 2:1-3 



Non esiste infatti alcuna sapienza o conoscenza nascosta all'infuori di Cristo. Non esiste nessun nessun angelo, nessuna filosofia o dottrina utile alla propria salvezza o alla propria crescita che non sia già stata annunciata dagli apostoli per conto del Signore. Ecco quindi la necessità per Paolo di presentare la verità, la risposta ai problemi della comunità, che veicola questa volta sotto forma di un vero e proprio inno che gli studiosi hanno identificato come preesistente alla lettera stessa. Molto probabilmente come affermato dal professor Lohmeyer, l'inno che troviamo al primo capitolo - nei versetti dal 15 al 20 - è nato nell'ambiente giudaico per la festa del Kippur, dell'Espiazione (Levitico 16), per celebrare la riconciliazione tra Dio e l'uomo. Un canto che Paolo avrebbe preso e modificato alla luce di Cristo, aggiungendo alcune parole chiave che in effetti sono addirittura individuabili, in quanto fanno perdere il ritmo e la cadenza poetica. Questo testo apparteneva ad uno stile sapienziale che segue l'eredità dell'ottavo capitolo del libro biblico dei Proverbi, ma laddove la sapienza veniva impersonificata in modo generico, ora viene invece associata a Gesù Cristo. 
Ai Corinzi Paolo stesso dirà infatti:

1Corinzi 1:30 Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione [...]

La sapienza di Dio decantata nell'Antico Testamento, è dunque Cristo Gesù.

Vediamo ora finalmente la prima parte di questo meraviglioso inno:


Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. 

Gesù viene presentato da subito come l'immagine del Dio invisibile. 
Nella nostra cultura un'immagine si riferisce all'estetica di una persona, di un oggetto o di una situazione. Nel mondo semitico invece l'immagine conteneva anche la sostanza della realtà rappresentata. Cristo dunque è l'immagine visibile del Dio invisibile, Colui che ha fatto conoscere Dio (Giovanni 1:18) e lo ha mostrato al mondo.

L'inno continua dicendo letteralmente che Egli è il "primogenito di tutta la creazione", distanziandosi però dall'attribuirgli il ruolo di creatura, in quanto la generazione di cui si parla è al di fuori del tempo e prima di ogni altra creazione. La sua supremazia infatti è evidente anche sui troni, signorie, principati e potestà, su ogni gerarchia angelica e spirituale. Egli non è il primo tra tante creature angeliche ma è piuttosto il primo in assoluto, che ha reso possibile la loro stessa creazione. Prima che esistesse qualsiasi cosa, Cristo era lì, ed è stato protagonista attivo della creazione di ogni cosa.

Nei vv. 16-17 infine compaiono tre importanti preposizioni che approfondiscono la relazione esistente tra Cristo ed il creato: in Lui sono state create tutte le cose, esse sono state create per mezzo di lui, ed in vista di lui. Il primo elemento indica che tutta la realtà è fondata in Cristo: tanto le potenze angeliche quanto l'intera realtà invisibile e visibile. Nulla può esistere e sussistere fuori da Gesù Cristo. 

Il secondo elemento indica che tutta la creazione è passata per le sue mani: niente esiste senza essere stato creato attraverso di lui. 
Infine la terza preposizione indica Cristo come finalità: tutto l'universo per tornare a Dio dovrà passare nuovamente per le mani di Gesù Cristo, esattamente come è stato per la prima creazione. Tutto quindi è avvolto dalla presenza di Cristo, senza alcuna eccezione. 


4. LA SECONDA PARTE DELL'INNO (1:18-20)

Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza  e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.

La seconda parte dell'inno si focalizza sul rapporto tra Cristo e la Chiesa. Nella prima parte si è evidenziato il ruolo del Signore nell'atto creativo, nel sostentamento della creazione e nella ricapitolazione del cosmo stesso, mentre in questa parte troviamo il Suo ruolo specifico in relazione alla Chiesa. Egli infatti ne è il capo, e oltre ad essere il primogenito di ogni creatura è anche il primo-genito (ossia dà inizio alla vita) tra coloro che sono soggetti alla morte. Avendo per primo attraversato la morte fino alla resurrezione, ora Egli trascina tutti con sé verso una nuova vita di resurrezione, affinché "diventi lui colui che ha il primo posto in tutti". 
Dopo questi versi, troviamo il massimo compiacimento di Dio nel far accasare (katoikeō include il termine oikìa, ossia casa) in Cristo tutta la sua pienezza. Gesù è quindi come un tempio, come una casa ripiena della presenza di Dio. Questa pienezza non riguarda una pienezza quantitativa, come l'acqua che colma un'anfora, ma dinamica, energetica: in Cristo c'è tutta la divinità con la sua forza salvifica [2]. Questo è il motivo per cui l'inno termina guardando alla riappacificazione di ogni cosa - tornando in questo modo al tema della prima metà -, tanto delle cose che sono sulla terra quanto quelle che sono nei cieli, ossia tutto il cosmo e non soltanto la Chiesa. Il termine tradotto con "riconciliare" veniva usato per indicare il tentativo di riconciliazione degli sposi. Lo scopo di Cristo può essere visto in questo senso quello di riunire con il suo abbraccio il cielo e la terra, secondo l'iniziale proposito di Dio. 

5. CONSIDERAZIONI FINALI


All'eresia di Colossi, l'apostolo Paolo risponde presentando la figura di Gesù Cristo come l'inizio, la fine e il tutto che vi è in mezzo. Egli infatti non è soltanto "l'alfa e l'omega" (Ap 22:13), ma anche tutte le altre lettere che vi si trovano tra le due. E tutto questo, per uno scopo ben preciso che possiamo trovare al secondo capitolo:

Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l'ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce.

Colossesi 2:13-15 

La vittoria di Cristo sulla morte, la riappacificazione di tutto il cosmo, non sono eventi lontani da noi, portano infatti con sé delle conseguenze che ci coinvolgono: il perdono dei peccati, il dono della vita eterna. L'enorme pergamena con tutti i nostri peccati è stata inchiodata sulla croce, annullandone il potere. Questa è l'origine del trionfo di Gesù Cristo, un termine (thriambeuō) che coinvolge tanto l'esercito del male, vinto e trascinato in cattività, quanto l'esercito di Cristo: l'unione degli angeli e dei redenti che glorificano insieme - e per l'eternità - il RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI. 

NOTE:

[1] La paternità della lettera ai Colossesi per la moderna critica biblica rimane un problema aperto. Gli studiosi infatti sono divisi tra coloro che la considerano una lettera pseudoepigrafa, composta da un diverso autore, e coloro invece che sostengono la piena autenticità della tradizionale attribuzione paolina. Il presente studio si allinea con questi ultimi studiosi, partendo quindi dal presupposto che Paolo di Tarso ne sia l'effettivo autore, così come affermato dalla lettera stessa.
[2] Cit. "La Bibbia di Gerusalemme con commenti di Gianfranco Ravasi", vol. XII, Edizioni Dehoniane Bologna, p.514.

BIBLIOGRAFIA:


La Bibbia di Gerusalemme con commenti di Gianfranco Ravasi, prima edizione 2006, vol. XII, Edizioni Dehoniane Bologna.

La Bibbia con note e commenti di John MacArthur, prima edizione 2007, Società biblica di Ginevra. 

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...