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venerdì 16 maggio 2014

Chiesa invisibile

1.IL DONATISMO

Alla fine del III secolo d.C., il cristianesimo si era ben radicato nell'Impero romano: alcune analisi suggeriscono che il 10% della sua popolazione appartenesse a questa religione. Il cristianesimo si era sviluppato a tutti gli effetti come uno Stato nello Stato, mantenendo una stretta unione grazie alle celebrazioni ed alle autorità dei vescovi. La transizione dall'episcopato collegiale a quello monarchico infatti aveva favorito un certo equilibrio ed una certa coesione, anche se non mancarono occasioni di scontro tra la Chiesa d'Asia e quella d'Occidente. Ormai il gran numero di cristiani avevano prodotto anche una certa ricchezza e un'influenza nella società che infastidivano parecchio gli altri cittadini romani, soprattutto nella politica e nel governo.

Principalmente per queste ragioni, nel 303 d.C. l'imperatore Diocleziano (assieme a Massimiano, Galerio e Costanzo Cloro) emise una serie di editti volti a revocare i diritti legali dei cristiani, dando inizio all'ultima grande persecuzione. I cristiani erano tenuti a consegnare i propri testi sacri per destinarli al rogo, vedendosi confiscati tutti i beni delle chiese. I funzionari statali vennero arrestati e furono vietate cariche e privilegi ai credenti di alto rango. Molti morirono come martiri, mentre altri - definiti lapsi - per evitare i lavori forzati o la morte consegnarono le proprie copie delle Scritture e rinnegarono la propria fede con atti di adorazione agli dei pagani. 

La persecuzione si protrasse fino al 313, quando il successivo imperatore Costantino (assieme all'imperatore d'Oriente Licinio), promulgò l'editto di Milano che prevedeva per ogni cittadino la libertà di onorare le proprie divinità. 

Come era già accaduto nel 251 alla fine della persecuzione di Decio, anche in questa occasione si presentò il problema di come trattare i traditores, ossia coloro che appunto avevano fatto apostasia. Molti di essi infatti terminate le persecuzioni si ripresentarono nelle comunità chiedendo di essere riammessi. Alcuni di loro erano anche vescovi, e questo fatto non poté che complicare ulteriormente la problematica. Nelle chiese si svilupparono presto due correnti opposte: coloro che in modo intransigente non volevano riammettere nelle assemblee queste persone e coloro invece che erano più tolleranti e li accettavano previa penitenza, linea quest'ultima maggiormente abbracciata a livello generale. Questa diatriba si strinse ulteriormente attorno al seguente quesito: le ordinanze celebrate da un vescovo che era stato un traditor, avevano valore? In altre parole, i sacramenti avevano efficacia di per sé a causa della Grazia divina, oppure assieme a questo fattore era indispensabile anche la dignità di chi li amministrava? 

In questo contesto, a Cartagine nel 312 venne eletto come vescovo Ceciliano, consacrato da un ministro traditor. I vescovi della Numidia però non furono d'accordo, deposero Ceciliano, promossero Maiorino e poco dopo - nel 313 - a causa della morte di Maiorino nominarono al suo posto Donato di Case Nere. Vedendo minata la pace religiosa d'Africa, l'imperatore Costantino provvedette ad un tribunale composto da vescovi incaricati di risolvere il conflitto, che promulgarono un verdetto a favore di Ceciliano, condannando invece i seguaci di Donato. Questi ultimi si mantennero nelle loro posizioni, continuando ad alimentare quello che la storia tramanda come lo scisma donatista.

Il donatismo fu il primo vero problema ecclesiologico, presto affiancato da quello ben più grave dell'arianesimo

Nel 395, Agostino divenne vescovo di Ippona, consacrato dal Primate di Numidia. Egli si interessò anche al problema donatista, dissociandosi dal movimento con alcune considerazioni. La prima riguardava la natura della Chiesa, che le parabole di Cristo nei vangeli (in particolare, il grano e la zizzania, e la rete che cattura molti pesci nel tredicesimo capitolo di Matteo) rappresentano come composta sia da santi che da peccatori, quindi come un "corpo misto" che non deve essere prematuramente separato. La seconda considerazione riguardava la santità della Chiesa, che per Agostino non è derivata dalla santità dei suoi membri ma piuttosto quella di Cristo. La terza invece, di carattere pratico, nasceva dall'osservazione che i donatisti non avevano uno stile di vita all'altezza dei loro stessi princìpi morali. L'ultima considerazione sosteneva che tra la momentanea caduta dalla fede e lo scisma, il peccato più grave fosse senza dubbio lo scisma. 

I donatisti quindi concepivano la Chiesa come la società dei puri, completamente separata dal "mondo", rifiutando quindi anche quella relazione tra Impero e Chiesa che con Costantino stava cementandosi. Agostino invece, come appena visto, vedeva la Chiesa come un "corpo misto" composto sia da santi che da peccatori. Quest'ultima visione ha riscosso molto successo, ed è probabilmente alla base del concetto teologico di Chiesa invisibile. 

2.LA TEOLOGIA PROTESTANTE

Nel XVI secolo, Martin Lutero iniziò il grande movimento che viene comunemente conosciuto sotto il nome di "riforma protestante". Lutero considerava il credente, in quanto giustificato, dipendente dal potere della parola divina ed estraneo all'autorità ecclesiastica romana. In questa visione diventava presto chiara la distinzione tra la vera Chiesa, composta da tutti i santi rigenerati e per questo invisibile e conosciuta solo da Dio, e la Chiesa mista di giusti ed ingiusti. Tuttavia è Zwingli ad introdurre per primo il termine "Chiesa invisibile", associando ad esso la totalità dei veri credenti di ogni epoca, mentre egli identificava nella Chiesa visibile tutti coloro che si dichiarano apertamente cristiani, senza conoscere la loro effettiva rigenerazione spirituale. 

Nel 1562 il teologo e riformatore svizzero Heinrich Bullinger completò la redazione della seconda confessione elvetica, confessione di fede richiesta da Federico III del Palatinato che voleva motivare il proprio passaggio alla dottrina riformata. Tale confessione fu presto adottata da tutte le chiese riformate della svizzera tedesca. Anch'essa affronta la questione della Chiesa invisibile, affermando:
D’altra parte, tutti coloro che sono annoverati nella Chiesa non per questo sono vivi e veri membri della stessa. Vi sono infatti molti ipocriti che ascoltano la Parola di Dio esteriormente e ricevono pubblicamente i sacramenti e sembrano invocare Dio unicamente attraverso Gesù Cristo e confessare che Gesù Cristo è la sola loro giustizia, così come sembrano servire Dio, esercitare le opere di carità e, per un certo tempo sopportare pazientemente le calamità e le afflizioni, e tuttavia, dentro [interiormente], sono privi della vera illuminazione dello Spirito e della fede e sincerità di cuore e non perseverano fino alla fine; e così, alla fine, essi vengono scoperti e conosciuti per quello che sono. E’ dunque di essi che ha parlato l’Apostolo Giovanni dicendo: “Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri” (1 Gv. 2:19). Ciononostante, per il tempo in cui fingono di temere e di amare Dio, vengono contati nella Chiesa, benché non siano affatto della Chiesa, esattamente come in una repubblica i traditori vengono contati nel numero dei cittadini prima che il loro tradimento sia scoperto e come il loglio e la paglia è mescolato con il grano, e come gli ascessi e le gobbe si trovino in un corpo sano, benché, in verità, si tratti piuttosto di malattie [tumori] e di deformità del corpo che non di vere membra dello stesso. La Chiesa di Dio viene perciò a ragione paragonata ad una rete che contiene ogni sorta di pesci e ad un campo in cui si trovino erbacce in mezzo al buon grano (Mt. 13:47ss; 13:24ss). Ma in tutto questo dobbiamo fare attenzione a non giudicare a non giudicare prima del tempo, per non correre il rischio di escludere e rigettare o togliere coloro che il Signore non vuole che siano tolti o coloro che non possiamo separare dalla Chiesa senza arrecarle un danno. D’altro canto bisogna vegliare per impedire che, se i fedeli si addormentano, i malvagi si facciano avanti e rechino danno alla Chiesa. [1]
Tra il 1643 e il 1646 invece si riunirono a Westminster teologi e delegati inglesi e scozzesi, incaricati di redigere un credo adatto per entrambi, sotto la convocazione di Carlo I d'Inghilterra, preoccupato per la guerra civile scoppiata per motivi religiosi. Questo scritto è conosciuto come la "confessione di fede di Westminster", e venne adottato in Inghilterra e in Scozia come documento ufficiale normativo della Chiesa. Su questo tema, la confessione dichiara:

Questa chiesa universale è stata a volte più, a volte meno, visibi­le e le chiese particolari, membri di essa, sono più o meno pure a seconda della misura in cui la dottrina dell'Evangelo viene insegnato ed abbracciato, le ordinanze amministrate ed il culto pubblico celebrato con più o meno purezza. [2]

La teologia protestante quindi abbraccia e sviluppa questo pensiero di Agostino, trasportandolo nel XVI secolo ed adattandolo alla nuova situazione religiosa e sociale. La separazione dalla Chiesa cattolica romana offre un grande incentivo per ripensare e consolidare questo concetto teologico acquisito ormai in modo definitivo.  

3.LE SACRE SCRITTURE

Come abbiamo visto precedentemente, la dottrina della Chiesa invisibile affonda le sue radici nella Sacra Scrittura. Sono numerosi i passi biblici che sostengono questo insegnamento, offrendo spesso sfumature differenti e complementari. Diventa opportuno dunque analizzare qualcuno di questi brani, per acquisire una maggiore consapevolezza sul tema. 

Principalmente possiamo riconoscere da una parte le esortazioni apostoliche nelle epistole a porre attenzione ai falsi fratelli/apostoli/profeti/dottori, e dall'altra gli insegnamenti di Gesù nei vangeli in relazione al Regno di Dio (Mt 13, Mc 4, Lc 8) e al giudizio (Mt 7).

Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna già da tempo è all'opera e la loro rovina non si farà aspettare. 
2 Pietro 2:1-3 

Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. 
1 Giovanni 2:19 

Le lettere degli Apostoli sono effettivamente chiare nel fatto che all'interno delle chiese ci siano anche persone che pur sembrando parte spirituale delle stesse in realtà non lo sono affatto, manifestandosi a tempo debito. 
Cristo stesso inoltre mette in guardia dai falsi profeti, esortando a riconoscere la genuinità della fede di ciascuno dai propri frutti:

«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!"  
Matteo 7:15-23 



La liberazione dai demoni e le opere potenti pur essendo eclatanti manifestazioni spirituali non garantiscono in modo certo da parte di chi li compie l'appartenenza a Cristo. In questo brano risulta curiosamente chiaro il fatto che queste espressioni di potenza non sono considerate come i "frutti buoni" appena illustrati dal Signore. I frutti buoni sono altri, e nascono prima di tutto dall'essere conosciuti da Gesù, e dal dimorare in Lui. 

Giovanni 15:6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 

I veri cristiani sono conosciuti da Cristo e dimorano in Lui. I falsi cristiani non sono conosciuti da Cristo ma sono similmente vicini a Lui, come un tralcio che non porta frutto perché, anche se vicino alla vite, in realtà non ne riceve la linfa

Infine vi sono i brani che ispirarono originariamente Agostino, ossia le parabole sul Regno, in particolar modo la parabola del grano e della zizzania e la parabola della rete che cattura molti pesci, che possiamo leggere di seguito:

«Il regno dei cieli è anche simile a una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni genere di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva, poi si mettono a sedere e raccolgono il buono in vasi, e buttano via quello che non vale nulla. Così avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli angeli, e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti.
Matteo 13:47 

La rete e la separazione dei pesci raccolti non vengono paragonati al mondo o alle nazioni (che potrebbero invece essere il mare), ma al Regno dei cieli. Cristo pertanto sta parlando della chiesa e del giudizio che alla fine dell'età presente separerà i malvagi dai giusti, che fino a quel momento sembravano essere parte dello stesso Regno spirituale. 
Nella parabola della zizzania invece:

«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno; il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell'età presente; i mietitori sono angeli. Come dunque si raccolgono le zizzanie e si bruciano con il fuoco, così avverrà alla fine dell'età presente. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono l'iniquità, e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi oda.
Matteo 13:37-43 

Tutti questi inequivocabili elementi conducono a riconoscere nella Chiesa una natura mista, che verrà purificata solamente alla fine dell'età presente, quando il Signore giudicherà ogni cosa secondo un giusto giudizio. Gli stessi elementi quindi, fungono da fondamento per la dottrina della Chiesa invisibile. 

4.CONCLUSIONI

Il concetto teologico della Chiesa invisibile prevede l'esistenza di una Chiesa visibile, nella quale siano presenti tanto gli effettivi eletti di Dio (la Chiesa invisibile), quanto degli impostori che lo sono soltanto apparentemente. 

Questo insegnamento è presente in modo molto chiaro nella Bibbia, ed è stato oggetto di particolare riflessione per Agostino d'Ippona e per i Riformatori che dovettero cercare un riscontro dottrinale per l'esistenza stessa di una Chiesa cattolica corrotta in un modo così grave. Il loro contributo quindi è stato essenziale per lo sviluppo di tale dottrina, che è entrata a pieno titolo nella teologia protestante, grazie anche alla formulazione di precise descrizioni nelle fondamentali confessioni di fede utilizzate soprattutto in Inghilterra, Scozia e Svizzera tedesca. 

Alcuni teologi moderni hanno esteso questo concetto secondo la teoria del "cristianesimo anonimo", portandola anche oltre i limiti fino ad ora condivisi della religione cristiana. 

Personalmente ritengo che la dottrina della Chiesa invisibile sia correttamente applicabile all'intera Chiesa cristiana, comprensiva di ogni sua denominazione. Penso infatti che in ogni comunità locale e in ogni denominazione cristiana vi siano veri credenti e falsi credenti. Questo non deve scoraggiare ma al contrario esortare all'esercizio della misericordia verso tutti, al discernimento, alla difesa della sana dottrina ed alla fiducia nella giustizia di Dio. 

Note:

Bibliografia:
Giancarlo Rinaldi, Cristianesimi nell'antichità, Ed. GBU.
Alister E. McGrath, Teologia cristiana, Ed. Claudiana. 

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