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sabato 10 maggio 2014

Le sette lettere dell'Apocalisse (parte III): la chiesa di Pergamo


Ancora una volta ricorre lo stesso schema comune alle sette lettere: intestazione, presentazione del Signore, riscontro sulla condizione della comunità, esortazione, invito ad ascoltare lo Spirito e promessa.

Ai credenti di Pergamo, il Signore si presenta come colui che ha la spada affilata a due tagli, in accordo con l'immagine di Cristo che Giovanni vede dopo essere stato rapito dallo Spirito:

Apocalisse 1:16 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.

Nel primo capitolo, Giovanni descrive il corpo del Messia: la lingua è una spada. Questo simbolismo era sicuramente immediato per i credenti di origine giudaica, o per quelli che avevano comunque studiato l'Antico Testamento. Nel libro di Isaia infatti, quando egli profetizza l'arrivo dell'Emmanuele, è chiaro il fatto che il Messia non sarà un sovrano che pronuncerà sentenze ingiuste o inefficaci, ma al contrario pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio (Is 11:4). 
L'immagine di Isaia è ereditata dall'Apocalisse: la bocca del Cristo, cioè la parola del Cristo è un giudizio reale, efficace, è una spada a due tagli che divide e che guarisce, è una spada che passa nell'interno della carne degli uomini1 (cfr. Ebrei 4:12).
E questo stesso discernimento e giudizio si esprime nelle parole immediatamente successive. Il Signore riconosce che la comunità abita dove è il trono di Satana e che nonostante questo rimane fedele, senza rinnegare la propria fede nemmeno quando il credente Antipa, fedele martire, fu ucciso nella dimora di Satana. 

Il termine martus, che significa testimone, rappresenta infatti anche l'origine etimologica della parola "martire". I testimoni di Cristo morivano così spesso a causa della propria fede che questi due concetti iniziarono a sovrapporsi. 
L'altare di Zeus ricostruito nel Pergamonmuseum di Berlino
L'espressione "trono di Satana" si riferisce invece sicuramente ad un elemento ben preciso che l'archeologia ha individuato con un capolavoro dell'arte ellenistica: l'altare di Zeus. Questo imponente edificio fu distrutto dalle invasioni barbariche e ricostruito con i frammenti superstiti dagli archeologi tedeschi, che lo portarono nel 1886 a Berlino2. L'altare di Zeus agli occhi dell'autore dell'Apocalisse si sovrappone quindi all'altare stesso di Satana che dalla sommità dell'acropoli si ergeva su tutta la città. A questo altare di Satana però si affianca anche quella che viene nominata come sua "dimora". Questa allusione probabilmente riprende l'immagine della "sinagoga di Satana" della lettera alla chiesa di Smirne. Il persecutore dei cristiani non era soltanto il Satana che dominava dal suo altare, ma anche il Satana che dimorava nella sinagoga. Un avversario che influenzava tanto i pagani quanto i falsi giudei per mettere a morte quanti più possibili testimoni di Cristo.

Dopo queste considerazioni sulla fedeltà dei credenti di Pergamo arriva la seconda parte del riscontro del Signore, introdotta con le parole: "ma ho qualcosa contro di te". Questo qualcosa riguarda la tolleranza nella comunità di alcuni che professavano la dottrina dei Nicolaiti, coloro che invece i cristiani efesini non tolleravano. Questa viene assomigliata alla dottrina di Balaam, la
cui storia è narrata nel libro dei Numeri, dal capitolo 22 al capitolo 24. Balac, re di Moab mandò degli ambasciatori all'indovino Balaam per chiedergli di maledire Israele, ma egli ripetutamente gli rispose che non era in suo potere farlo, poiché Israele era stato benedetto dal Signore. Desiderando la ricompensa di Balac, egli andò comunque da lui cercando di accontentarlo ma riuscendo invece soltanto a benedire Israele secondo la volontà di Dio. Poco dopo però:

Israele era stanziato a Sittim e il popolo cominciò a fornicare con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; e il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. Israele si unì a Baal-Peor e l'ira del SIGNORE si accese contro Israele. 
Numeri 25:1-3 

La lettera alla chiesa di Pergamo chiarisce il fatto che Balaam in realtà insegnò a Balac come far cadere i figli di Israele: attraverso la seduzione, la fornicazione e l'idolatria. I culti della fertilità, la prostituzione sacra, un culto corposo e fisico esercitavano un grande fascino sul popolo che era chiamato invece a servire l'unico vero Dio, trascendente e purissimo. In questo modo, anche se Balac non riuscì a maledire Israele, riuscì però a far accendere l'ira del Signore contro di lui. Questa dottrina - questo insegnamento satanico - era lo stesso all'opera contro i credenti di Pergamo. I Nicolaiti li inducevano infatti alla fornicazione e a mangiare le carni sacrificate agli idoli, inseguendo una licenziosità ben lontana dalla vera libertà che deriva dalla grazia di Dio. 

Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. (Ap 2:16)

La comunità di Pergamo era dunque fedele, ma troppo tollerante, e di questo doveva ravvedersi. Altrimenti il Signore stesso avrebbe dovuto combattere contro i Nicolaiti attraverso il Suo giudizio. 

Dopo l'esortazione ad ascoltare lo Spirito, la lettera continua con una promessa inedita, la promessa della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve. Agli efesini che avevano abbandonato il primo amore, il Signore promette per i vincitori la vita eterna alla presenza di Dio. Ai credenti di Smirne, chiamati ad essere fedeli fino alla morte, Egli promette la corona della vita. Ai vincenti tra i cristiani di Pergamo però la promessa riguarda la manna nascosta. A questa comunità che stava vivendo la stessa crisi morale passata da Israele infatti, viene offerta simbolicamente la stessa manifestazione della provvidenza di Dio che mantenne in vita il popolo di Israele per quarant'anni. Cogliendo l'esortazione al ravvedimento e alla purificazione da fornicazioni e idolatrie, la chiesa avrebbe vissuto della piena provvidenza di Dio. Altrimenti, avrebbe vissuto un tempo di giudizio, necessario per la purificazione. Oltre alla manna nascosta però, viene promessa anche una pietruzza bianca. La pietra (angolare) per eccellenza è Cristo, il bianco è il colore dell'escatologia e del regno messianico e il nome nuovo è il destino futuro di vita e di salvezza del cristiano. Nell'Antico Testamento il sommo sacerdote portava sul suo pettorale dodici pietre, simboleggianti le tribù di Israele. 
Similmente, anche il fedele avrà un nuovo nome, un nuovo destino fondato sulla pietra bianca che è Cristo.3
CONSIDERAZIONI FINALI

Come visto nello studio introduttivo l'Apocalisse in genere, e quindi anche questo brano specifico, possono essere interpretati secondo l'ottica preterista, storicista, idealista o futurista. Nell'ordine, significa cioè che questa lettera può essere considerata come esclusiva della chiesa di Pergamo del I secolo, può rappresentare l'intera Chiesa cristiana accondiscendente del periodo che va dal 312 al 606 d.C., oppure può essere svincolata da un contesto storico particolare ed essere valida genericamente per tutte le comunità che rispondono a queste caratteristiche. 

Similmente a quanto già detto in riferimento alle lettere precedenti, personalmente ritengo che si possa considerare come un'epistola diretta in primo luogo alla comunità del tempo ed in secondo luogo ai credenti di ogni tempo, esattamente come ogni altra lettera del Nuovo Testamento. 

Ogni comunità cristiana - comprese quelle del tempo presente -  ha sempre dovuto fronteggiare due pericoli ugualmente gravi ma opposti: il legalismo e la licenziosità. Vincolarsi alla legge di Mosè, oppure abusare della libertà della grazia, rappresentano infatti gli errori più comuni del cristianesimo di ogni tempo. Nel I secolo il primo aspetto era promosso dal fenomeno del giudeo cristianesimo, mentre il secondo dallo gnosticismo e dalla cultura greco-romana. Ai giorni d'oggi, l'identità originaria di entrambe queste correnti di pensiero si è persa, ma gli stessi pericoli riaffiorano con altrettanta forza sotto i nuovi volti del tradizionalismo, dell'umanesimo, della secolarizzazione e dell'antropocentrismo. Per questo motivo una lettera di migliaia di anni fa è ancora incredibilmente attuale per i cristiani di tutto il mondo. Per questo motivo i cristiani di tutto il mondo sono chiamati a leggerla, meditarla e studiarla, per essere completi e ben preparati per ogni opera buona (2 Tim 3:17).


Note:
[1] La Bibbia di Gerusalemme
Volume XII, commenti di Gianfranco Ravasi, Edizioni Dehoniane Bologna, p.602.
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Altare_di_Zeus.
[3] La Bibbia di Gerusalemme
Volume XII, commenti di Gianfranco Ravasi, Edizioni Dehoniane Bologna, p.620.

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