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domenica 15 dicembre 2013

Il presbitero Ario e la controversia cristologica

Ario nasce in Libia nel 256 d.C. 
Non si conosce molto della sua giovinezza, ma si sa per certo che alla fine dei suoi studi teologici viene nominato presbitero in una chiesa di Alessandria. 

Già da parecchio tempo tra i cristiani era nata una difficile riflessione sulla natura di Cristo: come conciliare l'assoluto monoteismo dell'Antico Testamento con gli insegnamenti neotestamentari (in particolare giovannei e paolini) che associano a Gesù di Nazareth una piena divinità? La Chiesa aveva riflettuto a lungo su questo problema, trovando risposte anche molto differenti tra di loro, racchiuse in due frange estreme. Da una parte infatti, i gruppi giudeo cristiani abbracciarono il punto di vista veterotestamentario, secondo una dottrina monarchianista (nelle sue versioni adozionista e modalista). Dalla parte opposta invece, coloro che venivano più influenzati dalla filosofia greca trovarono una soluzione nella dottrina del Logos, che vedeva in Gesù una divinità subordinata ad un Dio troppo elevato e remoto per essere coinvolto nelle vicende mortali, oppure nel docetismo, basato sulla convinzione che le sofferenze e l'umanità di Cristo fossero apparenti e non reali. 

Il monarchianesimo nasce quindi proprio per non incrinare il monoteismo biblico, secondo una cristologia piuttosto primitiva che vedeva in Gesù un semplice uomo che sarebbe stato adottato da Dio nel momento del battesimo, ricevendo in questa occasione lo Spirito Santo. Questa versione dottrinale prende il nome di adozionismo. Esistevano però anche dei monarchiani che preferivano una soluzione differente, pensando a Gesù e allo Spirito Santo come a due "modi" differenti in cui il Padre si era manifestato. Vedevano dunque un unico Dio che operava attraverso ruoli differenti, pur essendo comunque la stessa persona. Tale monarchianesimo è detto modalistaQuesta teologia negava quindi la distinzione tra le persone divine e, percorsa fino in fondo, induceva a ritenere che sulla croce aveva sofferto il Padre stesso. Per questo motivo i detrattori dei monarchiani li chiamavano in maniera denigratoria con il nome di patripassiani

Ario, non vedendo bene la dottrina monarchianista, si inserisce in questa controversia iniziando a negare la piena divinità di Gesù (e il fatto che fosse della stessa sostanza del Padre) vedendo in lui la prima e più alta creatura di Dio, ma niente in più di questo. Il suo insegnamento raccoglie molte adesioni e velocemente inasprisce il dibattito sulla questione cristologica, portando ad una scomunica e successiva riammissione da parte del patriarca di Alessandria. Un sinodo convocato dal nuovo patriarca nel 318 dichiara infine ufficialmente eretica la dottrina ariana, applicando una scomunica definitiva. Ario è costretto a scappare in Palestina, ma la sua condanna determina una serie di reazioni favorevoli a questo insegnamento, trovando in questa regione terreno fertile per diffondersi e prendere forza. Un nuovo sinodo del 321 conferma la decisione del cristianesimo Orientale.
In questo clima di tensioni, iniziano a moltiplicarsi accanite discussioni non solo tra teologi e vescovi ma anche in tutte le comunità cristiane dell'epoca, avendo un tale impatto sull'opinione pubblica da attirare le attenzioni del popolo pagano che - non capendo queste battaglie di parole - mette in scena nei teatri le dispute e i litigi di cui davano esempio i vescovi cristiani. 
La preoccupazione dell'imperatore Costantino per la pace religiosa dei suoi sudditi, porta infine alla convocazione del Concilio di Nicea.


Il 20 Maggio del 325 si apre il Concilio, composto da poco meno di trecento vescovi (perlopiù Orientali), sotto la presidenza dell'imperatore stesso. Dopo lunghi dibattiti e confronti, viene redatta di una professione di fede chiaramente antiariana, sottoscritta da tutti i vescovi convenuti ad eccezione di Ario e due dei suoi sostenitori, che vengono esiliati. L'imperatore decide di far recapitare a tutte le chiese un documento con cui presentare la decisione comune, che sarebbe stata vincolante per tutti. Pur essendo giunti ad un verdetto, non sono mancate le polemiche che attaccavano principalmente l'utilizzo di concetti e parole non desunte dal testo biblico (che identificavano Gesù come "Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre"). 

L'idea ariana rimane comunque presente in certe realtà Orientali, e Ario stesso viene successivamente richiamato dall'imperatore, con il quale riesce ad avere la possibilità di condividere le sue opinioni e venire addirittura riabilitato.

Il fondatore dell'arianesimo trova la morte nel 336 d.C. a Costantinopoli, lasciando al mondo una dottrina riaffiorata più volte nella cristianità, in modo particolare sotto gli imperatori Costanzo II e Valente. Il cristianesimo tuttavia si era pronunciato, e le decisioni prese dal Concilio di Nicea hanno consentito ad una svolta fondamentale sulla controversia cristologica e trinitaria, svolta sulla quale ancora oggi 
si appoggia tutta l'ortodossia cristiana.


Bibliografia:

Cristianesimi nell'antichità. Giancarlo Rinaldi. Edizioni GBU.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante grazie! Corbus

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