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sabato 16 febbraio 2013

La speranza del credente

1Pietro 1:1-5 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi.

 A ridosso dalla prima grande persecuzione dei cristiani a causa dell'incendio di Roma, l'Apostolo Pietro scrive questa lettera cattolica, cioè universale, indirizzata in modo circolare a tutti i credenti di diverse regioni dell'Asia minore. A differenza della maggior parte delle lettere di Paolo, in questo caso l'autore non conosceva personalmente coloro che avrebbero letto la missiva, non tutti perlomeno. Le indicazioni quindi sono di carattere generale e non rispondono a esigenze di singole comunità locali, quanto a quelle un determinato periodo storico di espansione e consolidamento della Chiesa, che stava avvenendo non senza problemi. Nei primissimi versetti, leggiamo una presentazione teologica della salvezza, quasi come se fosse una confessione di fede che i lettori potevano riconoscere immediatamente. Troviamo infatti la prescienza di Dio padre che ha eletto a salvezza i credenti, la santificazione dello Spirito Santo, e il sangue purificatore del Signore Gesù. I ruoli di ogni Persona della Trinità nel piano di salvezza dell'uomo. Probabilmente neanche l'Apostolo stesso sapeva che proprio questo tema – che per lui e per la stessa fede cristiana è di fondamento – sarebbe stato causa di una sofferta controversia fino alla risoluzione finale nel Concilio Costantinopolitano del 381 d.C. O forse proprio per averne avuto sentore, o rivelazione, ci tiene a mostrarlo in primissimo piano. Continuando la lettura, leggiamo un approfondimento di questo stesso tema: la nuova nascita dei credenti a una speranza viva, mediante la resurrezione di Cristo per un'eredità incorruttibile e celeste. Questa è una vera e propria chiave di volta. Anzi, per usare dei termini biblici, la pietra angolare su cui è stata edificata la Chiesa: la divinità di Cristo e la Sua resurrezione. La speranza dei credenti di ogni tempo, la nostra stessa speranza, è basata sulla persona di Gesù Cristo, il vivente. Questo rende la nostra speranza viva! Una speranza che ha la prova empirica, evidente e testimoniata da molteplici persone. Non è una speranza appoggiata alla parola di qualcuno, ma su di un fatto: Gesù Cristo è risorto! Senza questo fatto, nulla avrebbe senso, come sta scritto:

 1Corinzi 15:19 Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini. 
1Corinzi 15:32 Se soltanto per fini umani ho lottato con le belve a Efeso, che utile ne ho? Se i morti non risuscitano, «mangiamo e beviamo, perché domani morremo».

Se i morti non risuscitano, se Cristo stesso non è risorto, la fede cristiana non ha più alcun senso. La speranza cristiana è morta, senza significato. E a questo riguardo, cosa dice la scrittura?

 1Corinzi 15:20 Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. 
1Corinzi 15:21 Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. 
1Corinzi 15:23 ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta

 Gloria a Dio! Cristo è stato risuscitato dai morti! La nostra speranza è vivente, ed ha un nome al di sopra di ogni altro nome! (Fil 2:9) Quando Egli tornerà infatti, sarà il nostro turno: il momento della nostra resurrezione dai morti, il momento di vivere la speranza che ci ha accompagnato per tutta la nostra vita. Sappiamo infatti che la nostra speranza non è solo viva, è anche salvifica.

1Tessalonicesi 5:8 Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza.

 Leggendo queste parole dell'Apostolo Paolo – probabilmente nella lettera più antica del Nuovo Testamento, datata intorno al 50 d.C. – troviamo una nuova descrizione della speranza che ci accomuna. Leggiamo infatti che, proprio perchè legata alla salvezza, è come un elmo di protezione per la parte più delicata dell'uomo: la testa. In ogni attività pericolosa compiuta dall'uomo – sia essa la guida di moto ad alta velocità, il lavoro in un cantiere, l'esplorazione di una grotta – c'è una sola costante, l'obbligo di indossare un casco o un elmetto di protezione. Le ferite alla testa infatti possono rivelarsi molto frequentemente mortali e per questo motivo è necessaria un'azione di protezione, di prevenzione. La vita cristiana non è da meno. Non è una vita senza problemi. La Bibbia stessa afferma che noi siamo in guerra, la più terribile e devastante attività dell'uomo (2 Tim 2:4). E anche noi abbiamo bisogno di una protezione che possa difenderci dagli attacchi del nemico, dalle ferite mortali. La speranza della salvezza! Fratelli, se viviamo una relazione con il nostro Padre Celeste, il nostro stesso spirito ci attesta che siamo figli di Dio. Non per meriti particolari o per una moltitudine di buone azioni, ma per volontà stessa del Signore e per il merito di Gesù Cristo. Siamo figli! Qualsiasi cosa succeda, sappiamo di essere eredi di Dio e coeredi del Signore Gesù (Ro 8:17). E' qualcosa che nessuno mai potrà toglierci. Nessuno mai potrà separarci dall'amore di Dio (Ro 8:39)! Questo ci porta a una speranza salvifica, una speranza che protegge la nostra stessa vita portandoci a vivere la vita di Dio e rendendoci per questo motivo intoccabili. Il nemico farà il possibile per farci soffrire, un giorno sicuramente moriremo ma la nostra speranza ci porta a una salvezza e una vita superiore e eterna, come infatti leggiamo nella Lettera a Tito:

Tito 3:7 affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.

 Ma non finisce qui, la Parola di Dio infatti ci dà altre preziosissime indicazioni circa la nostra speranza.

 Ebrei 6:19 Questa speranza la teniamo come un'àncora dell'anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina,
Ebrei 6:20 dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Dio non ci ha donato infatti una speranza volatile. Suscettibile di continui cambiamenti o insicura. No di certo! Nella Lettera agli Ebrei infatti abbiamo conferma che la speranza che viviamo è sicura. E' ferma. E' come un'àncora che immobilizza la nave della nostra anima da ogni onda e marea di dubbio, incertezza, incredulità, prova, avversità. Non è infatti – lo ripeto ancora una volta – una speranza che poggia su noi stessi. Noi siamo incostanti, volubili, lunatici. Sarebbe un grave problema se la speranza della nostra salvezza dipendesse da noi. No, non è così. Questa speranza riesce ad essere come un'àncora dell'anima proprio perchè è fondata nell'opera di espiazione di Gesù. E' fondata su qualcosa che è già accaduto, pertanto qualcosa di certo! Per questo motivo possiamo dire di essere stabili e fermi in essa. Riepiloghiamo insieme queste preziose caratteristiche della nostra speranza. Una speranza vivente. Una speranza che salva. Una speranza sicura. Questo potrebbe bastare per esortarci in tutti i giorni della nostra vita. Ma Dio, ricco in misericordia, ha provveduto a mostrarci ancora altre caratteristiche di questa meravigliosa speranza.

2Tessalonicesi 2:16 Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, 
2Tessalonicesi 2:17 consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola.

Essa infatti è anche una speranza buona. Una speranza che fa la differenza, che è visibile dalle altre persone e che dà testimonianza della nostra fede. Una speranza legata a doppio filo con l'amore di Dio Padre, che non manca di consolarci ogni giorno, ogni momento, per ricreare e fortificare il nostro uomo interiore. Qualcosa che guarisce ogni ferita, ogni tristezza, ogni depressione. Una buona speranza che rallegra il cuore in momenti di sconforto e dona la forza di superare i tempi più difficili. Sono sicuro che molti di voi si sentiranno incoraggiati da queste parole. Certo, la nostra speranza è il motivo per cui viviamo, è la soluzione ad ogni problema! Ma, dopo aver visto e considerato tutto questo, voglio anche presentarvi una realtà a cui dobbiamo rendere conto in ogni momento.

Romani 8:24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?
Romani 8:25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.

Ecco dunque la realtà che vi volevo presentare. Ciò che speriamo è invisibile. Non è possibile vederla, toccarla, stringerla. E' una speranza da aspettare con pazienza. Da coltivare giorno dopo giorno, perchè è destinata a trovare il proprio compimento nel giorno del Signore. Se fosse già realizzata e visibile, di fatto non sarebbe più speranza. Invece, non essendosi ancora pienamente realizzata (pur trovando radice come abbiamo visto nel fatto certo già compiuto della resurrezione di Cristo) dobbiamo aspettarla con pazienza. Ancora, ancora e ancora. Per tutti i giorni della nostra vita. Non è facile. Non è affatto una scorciatoia. E' una strada lunga e a volte tortuosa ma contemporaneamente sicura e certa. Vi ricordate di Giuseppe? Rammentate la sua storia? Quando era fanciullo Dio gli mostrò in sogno quello che sarebbe stato della sua vita. Tutta la sua famiglia si sarebbe inginocchiata a lui, sarebbe divenuto un principe. Era un sogno da parte di Dio, era un promessa certa. Qualcosa che sarebbe sicuramente avvenuto. Fu forse per questo motivo una vita facile la sua? Semmai il contrario. La Scrittura testimonia di tutte le sofferenze che dovette subire, ma alla fine, proprio nel momento di maggiore disperazione, questa profezia arrivò ad adempiersi. Probabilmente se non avesse tenuto ferma questa immagine nel suo cuore, Giuseppe si sarebbe dato allo sconforto. Si sarebbe allontanato da Dio e di conseguenza dal Suo meraviglioso piano. Ma proprio per aver ricevuto questa parola da parte del Signore, trovò la forza di andare avanti e superare ogni avversità. Questa è la promessa, il Signore ci mostra come andrà a finire! Non siamo già con un corpo di resurrezione, ma sapendo come andrà a finire possiamo trovare la forza in Dio di vivere la nostra vita nella pienezza di Dio. Un'altra chiave di vittoria, in un'altra caratteristica della speranza del nostro meraviglioso Signore.

Tito 2:11-13 Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, e ci insegna a rinunziare all'empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente,aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo.

Per concludere, consideriamo ancora una volta questa dicotomia biblica. Da una parte, la pazienza e moderazione con le quali viviamo in questo tempo, e dall'altra l'apparizione della gloria di Dio futura. E in mezzo, la nostra beata speranza. Una speranza che rende così felici da essere invidiati, se così potremmo parafrasare il versetto. Una speranza che ci dà la forza di andare avanti, di essere rassicurati e rafforzati dal Signore in ogni giorno della nostra vita. Che siamo in molti, o che siamo da soli, il Signore è sempre con noi e, come ha promesso, non ci abbandonerà mai (Eb13:5). Ringraziamo e rendiamo lode a Dio per questa meravigliosa speranza e per le caratteristiche che abbiamo visto quest'oggi...

1Cronache 16:34b ... perché egli è buono, perché la sua bontà dura per sempre.

Amen.

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