CHI?
E' stata scritta dall'Apostolo Paolo.
- Cap 1 v.1
- La chiesa primitiva riconosceva in modo unanime la paternità di Paolo.
QUANDO?
62/64 d.C. Circa.
DOVE?
La lettera ai Filippesi è stata scritta durante la (prima) prigionia dell'Apostolo Paolo a Roma.
Non è stata scritta durante la prigionia di Cesarea perchè qui non aveva l'occasione di ricevere visitatori e predicare l'evangelo, né l'attesa di una decisione definitiva (1:20-23) ma solo la possibilità di appellarsi a Cesare, come effettivamente fece.
Per gli stessi motivi si esclude che sia scritta durante la prigionia di Efeso.
COSA / PERCHE'?
Paolo ha scritto questa lettera per:
1)Comunicare perchè ha mandato indietro Epafròdito
2)Informarli circa la sua condizione a Roma
3)Esprimere il proprio ringraziamento per i Filippesi
4)Esortarli all'unità
5)Metterli in guardia dai falsi profeti
Storia della città e della chiesa di Filippi:
Filippi (città di Filippo) ricevette il suo nome da Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno. La regione fu conquistata a causa delle vicine miniere d'oro, intorno al IV secolo a.C.
Nel 42 a.C. gli eserciti romani di Antonio e Ottaviano sconfissero quelli di Bruto e Cassio nella battaglia di Filippi, ponendo termine alla Repubblica Romana e inaugurando l'Impero. Dopo questa battaglia, Filippi divenne colonia romana (Atti 16:12). In quanto tale aveva gli stessi privilegi delle città italiane, tra cui il ricorso alla legge romana, l'esenzione da alcune tasse e la cittadinanza romana per i suoi residenti (Atti 16:21). Si parlava comunemente il latino. Gli abitanti di Filippi erano molto orgogliosi della loro cittadinanza per questo motivo.
La chiesa di Filippi fu la prima fondata in Europa dall'Apostolo Paolo, durante il suo secondo viaggio missionario (Atti 16:12-40).
Nella normalità, l'Apostolo una volta entrato in una nuova città iniziava ad evangelizzare presso la sinagoga del posto. In Filippi però la comunità giudaica era estremamente piccola (erano necessari almeno dodici capifamiglia ebrei per costruire una sinagoga). Per questo motivo alcune donne devote si incontravano fuori dalla città (Atti 16:13) lungo il fiume Gangite.
Paolo dunque predicò il vangelo per prime a loro e Lidia, una ricca mercante di porpora, fu la prima a convertirsi (Atti 16:14-15). E' probabile che i primi credenti di Filippi si radunassero nella sua grande casa. Durante la sua permanenza, Paolo scacciò da una ragazza un demone che le dava potere di divinazione con il quale traeva profitto. Per questo motivo i padroni trascinarono Paolo e Sila davanti ai magistrati cittadini che li imprigionarono. Quella notte a causa di un terremoto le celle si aprirono e il carceriere terrorizzato si convertì. Il giorno successivo i magistrati impallidirono venendo a sapere di aver imprigionato illegalmente cittadini romani e li pregarono di andare via. Sembra che Paolo visitò Filippi un paio di volte durante il terzo viaggio missionario (2Co8, Atti 20:6). Cinque anni dopo la sua ultima visita, mentre era in prigionia a Roma, Paolo ricevette una delegazione in visita proveniente da questa chiesa. I Filippesi stavano provvedendo nuovamente a sostenere economicamente Paolo con un dono, ma anche umanamente attraverso il fratello Epafròdito. Disgraziatamente quest'ultimo si ammalò gravemente scampando di poco la morte, a causa di questa malattia l'Apostolo rimandò indietro il fratello insieme a questa lettera.
Temi della lettera:
Saluti e espressione dell'affetto provato per i Filippesi (1:1-11)
Condivisione sulla situazione attuale e esortazione alla perseveranza (1:12-30)
L'esempio di Cristo e la necessità della santificazione (2:1-17)
Compito di Timoteo ed Epafròdito (2:19-30)
L'Apostolo Paolo e la corsa cristiana (3:1-4:1)
Raccomandazioni, elogi della generosità dei Filippesi e saluti (4:2-23)
Analisi tematica della lettera:
La lettera ai Filippesi è caratterizzata dalla gioia.
Mai come in questo contesto l'Apostolo Paolo esprime la sua immensa gioia nello scrivere a una chiesa che aveva meritato un posto speciale nel suo cuore.
Aveva speso il suo amore nel curare teneramente questa piccola comunità, e non ci poteva essere gioia più grande che vedere questi semi portare frutto.
La chiesa di Filippi era molto generosa e amorevole. Non aveva dato alcun problema di comportamento o filosofico. Erano molto grati a Paolo e non mancavano di sostenerlo in più di un modo. L'Apostolo li considerava la sua allegrezza e la sua corona.
Filippesi 1:3 Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi;
Filippesi 1:4 e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia
Filippesi 1:5 a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora
Questa parola, tradotta con “partecipazione” è in realtà la parola greca Koinonia. I significati di tale parola comprendono: “comunione profonda, soci in affari in cui il successo o fallimento dell'uno influenza totalmente anche l'altro”. Queste accezioni spiegano ancora meglio l'attitudine che aveva Paolo nei loro confronti. Per questo motivo parla a loro in toni completamente diversi rispetto ad altre comunità come quella di Corinto.
Per questo, i temi trattati non sono correzioni dottrinali ma messaggi di speranza, informazioni sulla sua attuale condizione e gli esempi che serviranno per raggiungere il premio del Signore.
Parole chiave:
Servo → Doulos (Messo al servizio di...)
Vescovi → Episcopos (Sorveglianti, sovrintendenti, anziani che predicano)
Presbiteri → Presbiteros
Diaconi → Diaconos (credente che svolge un servizio materiale)
Testimone → Martur, Martus (Martire)
Spogliare → Kenosis (Gesù non rinunciò alla Sua natura ma ai Suoi privilegi)
Comunione → Keinonia (Comunione profonda, come nei soci in affari il cui successo o fallimento di uno influenza inevitabilmente l'altro)
mercoledì 22 giugno 2011
lunedì 20 giugno 2011
Il Proprietario di tutte le cose
Genesi 1:29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento.
Genesi 1:30 A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.
E' dolce pensare che l'intero universo, l'intera Terra è stata creata come culla per l'umanità.
Questo pensiero però, deve essere posizionato in un'ottica biblica. Altrimenti arriva a sfociare nell'antropocentrismo.
Non è questo il significato di questi versetti, non è questo il motivo per cui il Signore ha voluto gestire in questo modo la creazione. Nella Bibbia leggiamo la grande storia della rivelazione di Dio all'uomo. Gli uomini sono sicuramente tra i protagonisti principali, ma al centro di ogni situazione vi è sempre e solo il Signore.
Il vero "scandalo d'amore" nella celebre parabola del figliol prodigo, non è il comportamento del primogenito, bensì quello del Padre. Il dramma della disubbidienza di Eva e di Adamo non avrebbe alcun significato se il ruolo centrale della narrazione non fosse quello di Dio stesso e delle Sue scelte successive. Adamo era interdetto, senza parole, inerme davanti alla gravità delle sue azioni. Nascosto, immobilizzato dal terrore e dal peso delle conseguenza di quel suo gesto. Non poteva fare nulla. Non era lui il vero protagonista. Il vero protagonista era il Signore. Tutta l'attenzione durante la lettura è centralizzata da quello che Egli avrebbe fatto a questo punto.
La paura di un totale annientamento. La realtà di una speranza di grazia.
Potrei continuare per ore a ribadire il fatto che il vero protagonista della Bibbia non è l'uomo, ma Dio.
Egli chiama Abramo, fa passare Israele attraverso il Mar Rosso, distrugge le mura di Gerico, dona forza sovrannaturale a Sansone e successo in mille battaglie a Davide.
Egli è sempre il vero protagonista.
Ecco quindi la possibilità di guardarci intorno, renderci conto di come tutto il nostro pianeta sia stato creato per noi.....e ringraziare e glorificare il Signore. Non c'è alcuna possibilità di antropocentrismo nella fede cristiana.
Romani 1:18-21 L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
La natura ha il compito di ospitare la vita umana. Ma attraverso questo incarico, ha lo scopo più alto di dare gloria a Dio.
Ogni aspetto della creazione e ogni creatura, adempiendo il compito affidatole dal Signore, gli rende gloria. Questo è il vero significato della concessione agli uomini di tutti gli animali, come nutrimento.
Notiamo che questa concessione non riguarda la proprietà della Terra o della natura. Ma piuttosto soltanto la possibilità di sfamarsi per sopravvivere e per vivere in modo dignitoso. Alcuni vedono in questo, un'autorità delegata riferita a una gestione.
Certo, è vero che ad Adamo fu affidato il compito di lavorare e custodire il giardino dell'Eden, ma l'affidamento della gestione della Terra e della natura credo che sia qualcosa estraneo alla Bibbia. Ricordiamo le stesse parole che Dio pronunciò a Giobbe:
Giobbe 38:39-41 «Sei tu che cacci la preda per la leonessa,
che sazi la fame dei leoncelli,
quando si appiattano nelle tane
e si mettono in agguato nella macchia?
Chi provvede il pasto al corvo
quando i suoi piccini gridano a Dio
e vanno peregrinando senza cibo?
Giobbe 39:1 «Sai quando figliano le capre selvatiche?
Hai osservato quando le cerve partoriscono?
2 Conti i mesi della loro pregnanza
e sai il momento in cui devono sgravarsi?
3 Si accosciano, fanno i loro piccini,
e sono subito liberate dalle loro doglie;
4 i loro piccini si fanno forti, crescono all'aperto,
se ne vanno, e non tornano più alle madri.
5 Chi manda libero l'onagro
e chi scioglie i legami all'asino selvatico?
6 A lui ho dato per dimora il deserto
e la terra salata per abitazione.
7 Egli si beffa del frastuono della città
e non ode grida di padrone.
8 Percorre le montagne della sua pastura
e va in cerca di ogni filo di verde.
9 Il bufalo vorrà forse servirti
o passar la notte presso la tua mangiatoia?
10 Legherai il bufalo con una corda perché faccia il solco?
Erpicherà egli le valli dietro a te?
11 Ti fiderai di lui perché la sua forza è grande?
Lascerai a lui il tuo lavoro?
12 Conterai su di lui perché ti porti a casa il raccolto
e ti ammucchi il grano sull'aia?
C'è dell'ironia nelle parole del Signore.
Il solo pensiero che l'uomo abbia "la responsabilità di governare la Terra", è ridicolo.
Come può l'uomo governare qualcosa che è totalmente fuori dal suo controllo?
Davvero costruire autostrade e centri commerciali in ogni posto del pianeta ci ha portato a un tale delirio di onnipotenza??
Nella lingua italiana, la parola "gestione" significa "controllo", "guida". Costruire Las Vegas, una città fiorente nel pieno deserto è sicuramente una grande conquista per l'uomo, ma non dimostra alcun suo potere sul controllo del deserto! Nessuna duna di sabbia si è scansata perchè comandata dall'uomo. Nessun fiume è tornato nei suoi argini dopo essere straripato, in ubbidienza a comandi umani! Dio ha dato all'uomo la possibilità di vivere in modo dignitoso, ma non ha mai demandato la sua "gestione" ad alcuno.
Da secoli, intere generazioni sono nate, cresciute e morte con un enorme sentimento di "proprietà".
E' alla base del capitalismo, della nostra società e di gran parte del mondo.
Questo ci illude di essere proprietari di terre, mari e cieli. Ma la realtà è ben diversa.
Levitico 25:6 Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo, servirà di nutrimento a te, al tuo servo, alla tua serva, all'operaio e al tuo forestiero che stanno da te,
Levitico 25:7 al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese; tutto il suo prodotto servirà per loro nutrimento.
MA
Levitico 25:23 Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti.
Levitico 25:24 Perciò, in tutto il paese che sarà vostro possesso, concederete il diritto di riscatto del suolo.
Questa è la realtà.
Abbiamo la possibilità di cibarci di ogni animale e vegetale per vivere, questo è un santo comandamento di Dio.
Ma la Terra appartiene a Lui ed è gestita da Lui.
Tutti noi, in qualunque epoca e luogo, siamo Suoi affittuari.
Genesi 1:30 A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.
E' dolce pensare che l'intero universo, l'intera Terra è stata creata come culla per l'umanità.
Questo pensiero però, deve essere posizionato in un'ottica biblica. Altrimenti arriva a sfociare nell'antropocentrismo.
Non è questo il significato di questi versetti, non è questo il motivo per cui il Signore ha voluto gestire in questo modo la creazione. Nella Bibbia leggiamo la grande storia della rivelazione di Dio all'uomo. Gli uomini sono sicuramente tra i protagonisti principali, ma al centro di ogni situazione vi è sempre e solo il Signore.
Il vero "scandalo d'amore" nella celebre parabola del figliol prodigo, non è il comportamento del primogenito, bensì quello del Padre. Il dramma della disubbidienza di Eva e di Adamo non avrebbe alcun significato se il ruolo centrale della narrazione non fosse quello di Dio stesso e delle Sue scelte successive. Adamo era interdetto, senza parole, inerme davanti alla gravità delle sue azioni. Nascosto, immobilizzato dal terrore e dal peso delle conseguenza di quel suo gesto. Non poteva fare nulla. Non era lui il vero protagonista. Il vero protagonista era il Signore. Tutta l'attenzione durante la lettura è centralizzata da quello che Egli avrebbe fatto a questo punto.
La paura di un totale annientamento. La realtà di una speranza di grazia.
Potrei continuare per ore a ribadire il fatto che il vero protagonista della Bibbia non è l'uomo, ma Dio.
Egli chiama Abramo, fa passare Israele attraverso il Mar Rosso, distrugge le mura di Gerico, dona forza sovrannaturale a Sansone e successo in mille battaglie a Davide.
Egli è sempre il vero protagonista.
Ecco quindi la possibilità di guardarci intorno, renderci conto di come tutto il nostro pianeta sia stato creato per noi.....e ringraziare e glorificare il Signore. Non c'è alcuna possibilità di antropocentrismo nella fede cristiana.
Romani 1:18-21 L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
La natura ha il compito di ospitare la vita umana. Ma attraverso questo incarico, ha lo scopo più alto di dare gloria a Dio.
Ogni aspetto della creazione e ogni creatura, adempiendo il compito affidatole dal Signore, gli rende gloria. Questo è il vero significato della concessione agli uomini di tutti gli animali, come nutrimento.
Notiamo che questa concessione non riguarda la proprietà della Terra o della natura. Ma piuttosto soltanto la possibilità di sfamarsi per sopravvivere e per vivere in modo dignitoso. Alcuni vedono in questo, un'autorità delegata riferita a una gestione.
Certo, è vero che ad Adamo fu affidato il compito di lavorare e custodire il giardino dell'Eden, ma l'affidamento della gestione della Terra e della natura credo che sia qualcosa estraneo alla Bibbia. Ricordiamo le stesse parole che Dio pronunciò a Giobbe:
Giobbe 38:39-41 «Sei tu che cacci la preda per la leonessa,
che sazi la fame dei leoncelli,
quando si appiattano nelle tane
e si mettono in agguato nella macchia?
Chi provvede il pasto al corvo
quando i suoi piccini gridano a Dio
e vanno peregrinando senza cibo?
Giobbe 39:1 «Sai quando figliano le capre selvatiche?
Hai osservato quando le cerve partoriscono?
2 Conti i mesi della loro pregnanza
e sai il momento in cui devono sgravarsi?
3 Si accosciano, fanno i loro piccini,
e sono subito liberate dalle loro doglie;
4 i loro piccini si fanno forti, crescono all'aperto,
se ne vanno, e non tornano più alle madri.
5 Chi manda libero l'onagro
e chi scioglie i legami all'asino selvatico?
6 A lui ho dato per dimora il deserto
e la terra salata per abitazione.
7 Egli si beffa del frastuono della città
e non ode grida di padrone.
8 Percorre le montagne della sua pastura
e va in cerca di ogni filo di verde.
9 Il bufalo vorrà forse servirti
o passar la notte presso la tua mangiatoia?
10 Legherai il bufalo con una corda perché faccia il solco?
Erpicherà egli le valli dietro a te?
11 Ti fiderai di lui perché la sua forza è grande?
Lascerai a lui il tuo lavoro?
12 Conterai su di lui perché ti porti a casa il raccolto
e ti ammucchi il grano sull'aia?
C'è dell'ironia nelle parole del Signore.
Il solo pensiero che l'uomo abbia "la responsabilità di governare la Terra", è ridicolo.
Come può l'uomo governare qualcosa che è totalmente fuori dal suo controllo?
Davvero costruire autostrade e centri commerciali in ogni posto del pianeta ci ha portato a un tale delirio di onnipotenza??
Nella lingua italiana, la parola "gestione" significa "controllo", "guida". Costruire Las Vegas, una città fiorente nel pieno deserto è sicuramente una grande conquista per l'uomo, ma non dimostra alcun suo potere sul controllo del deserto! Nessuna duna di sabbia si è scansata perchè comandata dall'uomo. Nessun fiume è tornato nei suoi argini dopo essere straripato, in ubbidienza a comandi umani! Dio ha dato all'uomo la possibilità di vivere in modo dignitoso, ma non ha mai demandato la sua "gestione" ad alcuno.
Da secoli, intere generazioni sono nate, cresciute e morte con un enorme sentimento di "proprietà".
E' alla base del capitalismo, della nostra società e di gran parte del mondo.
Questo ci illude di essere proprietari di terre, mari e cieli. Ma la realtà è ben diversa.
Levitico 25:6 Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo, servirà di nutrimento a te, al tuo servo, alla tua serva, all'operaio e al tuo forestiero che stanno da te,
Levitico 25:7 al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese; tutto il suo prodotto servirà per loro nutrimento.
MA
Levitico 25:23 Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti.
Levitico 25:24 Perciò, in tutto il paese che sarà vostro possesso, concederete il diritto di riscatto del suolo.
Questa è la realtà.
Abbiamo la possibilità di cibarci di ogni animale e vegetale per vivere, questo è un santo comandamento di Dio.
Ma la Terra appartiene a Lui ed è gestita da Lui.
Tutti noi, in qualunque epoca e luogo, siamo Suoi affittuari.
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lunedì 6 giugno 2011
Invidia e gelosia spirituale
Genesi 37:5-8 Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono più che mai. Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s'inchinarono davanti». Allora i suoi fratelli gli dissero: «Regnerai forse tu su di noi o ci dominerai?» E l'odiarono ancor di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
Giuseppe fece questo sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli.
Non vi era malizia in questo racconto, ma solo condivisione di quello che aveva visto.I fratelli di Giuseppe lo interpretarono subito, odiando il fratello per le sue parole. Era il più piccolo della famiglia, ma lasciava intendere che sarebbe diventato il più grande. Come osava?!
Noi, al loro posto, non avremmo pensato nello stesso modo? "Una tale presunzione è sicuramente frutto di un orgoglio smisurato", penserebbe ogni buon cristiano. "Non c'è peccato peggiore dell'orgoglio spirituale!" commenterebbe seduta al proprio posto l'intera comunità.
Se un fratello in Cristo venisse da noi a raccontarci un sogno ricevuto da Dio, una missione che metta radici in Italia e cresca fino a diventare la più grande, e servire tutte le altre denominazioni presenti....pensando a tutte le realtà cristiane già presenti sul territorio, non lo prenderemmo forse per pazzo?
In Africa, sì, c'è bisogno di missioni, ma in Italia abbiamo già le migliori denominazioni! E la migliore in assoluto: quella che frequentiamo noi, ovviamente.
Il nostro tempo e la nostra cultura sono molto distanti da questo episodio biblico, ma l'ipocrisia e l'egocentrismo umano non sono affatto cambiati.
Tutti i figli di Giacobbe sono cresciuti senz'altro con i racconti dell'esperienza spirituale di loro padre. Gli aneddoti delle circostanze che l'hanno portato a conoscere personalmente il Dio di Abramo, loro bisnonno; Isacco, loro nonno e Giacobbe, loro padre. Tutti erano a conoscenza della promessa divina presente sulla loro famiglia. Tutti sapevano che Dio avrebbe fatto grandi opere attraverso loro.
E' bello sentirsi importanti. Essere protagonisti nel Regno di Dio. Ma quando Dio usa qualcun altro, rendendolo protagonista? Siamo felici allo stesso modo?
Romani 12:3-5 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.
Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
Il Signore ha assegnato ad ognuno di noi una misura di fede e una funzione ben specifica. Ogni credente è parte del corpo di Cristo. Membro di un'organismo infinitamente più grande. Non ci sono superstar nel Regno dei Cieli. Questa è la realtà. Le riprensioni che elargiamo con tanta abbondanza riferendoci all'orgoglio del prossimo, sono lecite, e condite con amore o sono inacidite dal nostro stesso orgoglio punto sul vivo? Tale questione, è di fondamentale importanza.
Matteo 7:1-5 «Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: "Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave è nell'occhio tuo?
Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello.
La storia di Giuseppe però non finisce quì.
Genesi 37:18-20 Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. Dissero l'uno all'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l'ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni».
L'orgoglio e l'odio diventano in fretta azioni sconsiderate.
I fratelli di Giuseppe volevano addirittura ucciderlo. Alla fine, si sono "limitati" a catturarlo e venderlo come schiavo. Preferivano l'idea che il loro fratello fosse servo di popoli stranieri, piuttosto che fosse più grande e più importante di loro. Non fa riflettere tutto questo?
Forse pensiamo che questo odio sia lontano da noi millenni e migliaia di chilometri? La nostra illusione è così realistica da darci la certezza che discriminazioni simili non accadano mai nelle nostre chiese? Purtroppo non è così.
Apriamo i nostri occhi e rendiamo sensibile il nostro cuore. Esaminiamo noi stessi e stiamo attenti a ciò che accade alle persone a noi vicine. Ciò che è veramente importante non è la nostra persona. L'obiettivo delle attività della chiesa non è la nostra realizzazione o gratificazione. Il centro di ogni cosa infatti è sempre e solo il Signore Gesù. Quando non è così si moltiplicano le gelosie e le invidie. Iniziano i pettegolezzi. Fino a far diventare quello che dovrebbe essere un nido d'amore, un covo di vipere velenose. Non è questo, quello che vuole il Signore.
Giacomo 3:10 Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev'essere così.
Le maledizioni (male-dire, ossia dire del male circa una persona) sono solo una parte dei gravi mali che arrivano ad affliggere le chiese. Inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie...tutti i frutti della carne, tutti frutti di morte (Galati 5:21). Vegliamo su di essi, affinchè siano lontani dalle nostre vite e da quelle dei fratelli a noi vicini. Chiediamo al Signore di portare guarigione, qualora ci rendiamo conto di essere (o di essere stati) in queste condizioni. Quanti Giuseppe ci sono stati nella storia della Chiesa! Quanti fratelli perseguitati da altri fratelli solo per il loro zelo e il loro amore per il Signore! Quanto è facile, dopo aver speso una vita servendo Dio, inorgoglirsi e pensare che gli altri fratelli debbano avere la tua autorizzazione per lavorare nel campo del Signore!
Matteo 20:1-15 «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa, il quale, sul far del giorno, uscì a prendere a giornata degli uomini per lavorare la sua vigna. Si accordò con i lavoratori per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscì di nuovo verso l'ora terza, ne vide altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna e vi darò quello che sarà giusto". Ed essi andarono. Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso. Uscito verso l'undicesima, ne trovò degli altri in piazza e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?" Essi gli dissero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna". Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e da' loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi". Allora vennero quelli dell'undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno. Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch'essi un denaro per ciascuno. Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: "Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo". Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?"
Prendiamo coscienza del fatto che Dio fa ciò che vuole.
Non ha bisogno della tua autorizzazione per suscitare una nuova generazione di lavoratori. Non chiede il tuo permesso per affidare ministeri pastorali, profetici, apostolici, evangelistici e di insegnamento a nuovi fratelli nella fede.
Non lo deve chiedere a me, ne a te. Non necessita dell'approvazione del mio pastore, nè tantomeno del tuo. Credi forse che questo ragionamento sia banale? No, in realtà non lo è affatto.
Galati 2:6 [...] Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla [...]
Quello che possono essere stati coloro che godono di particolare stima, non ci deve importare. Certo, ognuno deve essere sottomesso alla propria autorità spirituale. Ma questa autorità non è sinonimo di dittatura. C'è un solo Signore nel Regno di Dio, ed è Gesù Cristo. Nessun altro è perfetto, nessun altro è infallibile e nessun altro ha l'autorità di comandare. Dio comanda, l'uomo esegue.
Luca 22:24-26 Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande. Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve.
Alla fine, Giuseppe fu onorato da Dio, adempiendo il sogno che aveva ricevuto. Divenne la seconda autorità di tutto l'Egitto e la famiglia si inchinò a lui. Grazie alla sua posizione potè salvare tutti loro dalla carestia e dare futuro alla stirpe di Israele. Questo non per suo merito, ma per libera volontà di Dio.
Proverbi 16:9 Il cuore dell'uomo medita la sua via,
ma il SIGNORE dirige i suoi passi.
Il Signore regna, e ogni circostanza è diretta dal Suo volere.
Chi si umilia davanti a Dio per certo sarà innalzato a tempo debito.
Ma ciascuno di noi sia attento, vegliando di non cadere in errore ed essere strumento di malvagità anzichè di giustizia. La Chiesa di Cristo è chiamata ad essere gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile.
2Timoteo 2:20 In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile.
Miriamo ogni giorno della nostra vita ad essere vasi ad uso nobile e non ignobile. Riconosciamo la volontà di Dio negli altri, così come in noi. Amiamo e non giudichiamo. Edifichiamo e non distruggiamo. Benediciamo e non malediciamo. Accogliamo e non respingiamo. Solo in questo modo saremo approvati dal Signore. Solo in questo modo potremo sentire un giorno "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".
Giuseppe fece questo sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli.
Non vi era malizia in questo racconto, ma solo condivisione di quello che aveva visto.I fratelli di Giuseppe lo interpretarono subito, odiando il fratello per le sue parole. Era il più piccolo della famiglia, ma lasciava intendere che sarebbe diventato il più grande. Come osava?!
Noi, al loro posto, non avremmo pensato nello stesso modo? "Una tale presunzione è sicuramente frutto di un orgoglio smisurato", penserebbe ogni buon cristiano. "Non c'è peccato peggiore dell'orgoglio spirituale!" commenterebbe seduta al proprio posto l'intera comunità.
Se un fratello in Cristo venisse da noi a raccontarci un sogno ricevuto da Dio, una missione che metta radici in Italia e cresca fino a diventare la più grande, e servire tutte le altre denominazioni presenti....pensando a tutte le realtà cristiane già presenti sul territorio, non lo prenderemmo forse per pazzo?
In Africa, sì, c'è bisogno di missioni, ma in Italia abbiamo già le migliori denominazioni! E la migliore in assoluto: quella che frequentiamo noi, ovviamente.
Il nostro tempo e la nostra cultura sono molto distanti da questo episodio biblico, ma l'ipocrisia e l'egocentrismo umano non sono affatto cambiati.
Tutti i figli di Giacobbe sono cresciuti senz'altro con i racconti dell'esperienza spirituale di loro padre. Gli aneddoti delle circostanze che l'hanno portato a conoscere personalmente il Dio di Abramo, loro bisnonno; Isacco, loro nonno e Giacobbe, loro padre. Tutti erano a conoscenza della promessa divina presente sulla loro famiglia. Tutti sapevano che Dio avrebbe fatto grandi opere attraverso loro.
E' bello sentirsi importanti. Essere protagonisti nel Regno di Dio. Ma quando Dio usa qualcun altro, rendendolo protagonista? Siamo felici allo stesso modo?
Romani 12:3-5 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.
Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
Il Signore ha assegnato ad ognuno di noi una misura di fede e una funzione ben specifica. Ogni credente è parte del corpo di Cristo. Membro di un'organismo infinitamente più grande. Non ci sono superstar nel Regno dei Cieli. Questa è la realtà. Le riprensioni che elargiamo con tanta abbondanza riferendoci all'orgoglio del prossimo, sono lecite, e condite con amore o sono inacidite dal nostro stesso orgoglio punto sul vivo? Tale questione, è di fondamentale importanza.
Matteo 7:1-5 «Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: "Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave è nell'occhio tuo?
Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello.
La storia di Giuseppe però non finisce quì.
Genesi 37:18-20 Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. Dissero l'uno all'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l'ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni».
L'orgoglio e l'odio diventano in fretta azioni sconsiderate.
I fratelli di Giuseppe volevano addirittura ucciderlo. Alla fine, si sono "limitati" a catturarlo e venderlo come schiavo. Preferivano l'idea che il loro fratello fosse servo di popoli stranieri, piuttosto che fosse più grande e più importante di loro. Non fa riflettere tutto questo?
Forse pensiamo che questo odio sia lontano da noi millenni e migliaia di chilometri? La nostra illusione è così realistica da darci la certezza che discriminazioni simili non accadano mai nelle nostre chiese? Purtroppo non è così.
Apriamo i nostri occhi e rendiamo sensibile il nostro cuore. Esaminiamo noi stessi e stiamo attenti a ciò che accade alle persone a noi vicine. Ciò che è veramente importante non è la nostra persona. L'obiettivo delle attività della chiesa non è la nostra realizzazione o gratificazione. Il centro di ogni cosa infatti è sempre e solo il Signore Gesù. Quando non è così si moltiplicano le gelosie e le invidie. Iniziano i pettegolezzi. Fino a far diventare quello che dovrebbe essere un nido d'amore, un covo di vipere velenose. Non è questo, quello che vuole il Signore.
Giacomo 3:10 Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev'essere così.
Le maledizioni (male-dire, ossia dire del male circa una persona) sono solo una parte dei gravi mali che arrivano ad affliggere le chiese. Inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie...tutti i frutti della carne, tutti frutti di morte (Galati 5:21). Vegliamo su di essi, affinchè siano lontani dalle nostre vite e da quelle dei fratelli a noi vicini. Chiediamo al Signore di portare guarigione, qualora ci rendiamo conto di essere (o di essere stati) in queste condizioni. Quanti Giuseppe ci sono stati nella storia della Chiesa! Quanti fratelli perseguitati da altri fratelli solo per il loro zelo e il loro amore per il Signore! Quanto è facile, dopo aver speso una vita servendo Dio, inorgoglirsi e pensare che gli altri fratelli debbano avere la tua autorizzazione per lavorare nel campo del Signore!
Matteo 20:1-15 «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa, il quale, sul far del giorno, uscì a prendere a giornata degli uomini per lavorare la sua vigna. Si accordò con i lavoratori per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscì di nuovo verso l'ora terza, ne vide altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna e vi darò quello che sarà giusto". Ed essi andarono. Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso. Uscito verso l'undicesima, ne trovò degli altri in piazza e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?" Essi gli dissero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna". Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e da' loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi". Allora vennero quelli dell'undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno. Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch'essi un denaro per ciascuno. Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: "Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo". Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?"
Prendiamo coscienza del fatto che Dio fa ciò che vuole.
Non ha bisogno della tua autorizzazione per suscitare una nuova generazione di lavoratori. Non chiede il tuo permesso per affidare ministeri pastorali, profetici, apostolici, evangelistici e di insegnamento a nuovi fratelli nella fede.
Non lo deve chiedere a me, ne a te. Non necessita dell'approvazione del mio pastore, nè tantomeno del tuo. Credi forse che questo ragionamento sia banale? No, in realtà non lo è affatto.
Galati 2:6 [...] Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla [...]
Quello che possono essere stati coloro che godono di particolare stima, non ci deve importare. Certo, ognuno deve essere sottomesso alla propria autorità spirituale. Ma questa autorità non è sinonimo di dittatura. C'è un solo Signore nel Regno di Dio, ed è Gesù Cristo. Nessun altro è perfetto, nessun altro è infallibile e nessun altro ha l'autorità di comandare. Dio comanda, l'uomo esegue.
Luca 22:24-26 Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande. Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve.
Alla fine, Giuseppe fu onorato da Dio, adempiendo il sogno che aveva ricevuto. Divenne la seconda autorità di tutto l'Egitto e la famiglia si inchinò a lui. Grazie alla sua posizione potè salvare tutti loro dalla carestia e dare futuro alla stirpe di Israele. Questo non per suo merito, ma per libera volontà di Dio.
Proverbi 16:9 Il cuore dell'uomo medita la sua via,
ma il SIGNORE dirige i suoi passi.
Il Signore regna, e ogni circostanza è diretta dal Suo volere.
Chi si umilia davanti a Dio per certo sarà innalzato a tempo debito.
Ma ciascuno di noi sia attento, vegliando di non cadere in errore ed essere strumento di malvagità anzichè di giustizia. La Chiesa di Cristo è chiamata ad essere gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile.
2Timoteo 2:20 In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile.
Miriamo ogni giorno della nostra vita ad essere vasi ad uso nobile e non ignobile. Riconosciamo la volontà di Dio negli altri, così come in noi. Amiamo e non giudichiamo. Edifichiamo e non distruggiamo. Benediciamo e non malediciamo. Accogliamo e non respingiamo. Solo in questo modo saremo approvati dal Signore. Solo in questo modo potremo sentire un giorno "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".
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