Il Vangelo secondo Marco inizia dichiarando sin da subito il proprio intento: testimoniare la buona notizia di Gesù che è il Cristo e il Figlio di Dio. Sappiamo che la sua suddivisione letteraria passa proprio da questi due titoli, riconosciuti in due cruciali professioni di fede che troviamo in 8:27-30 e 15:39.
La scena iniziale si apre con Giovanni il battezzatore, che anticipa l’arrivo di qualcuno di maggiore a lui che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo. Proprio Giovanni battezza Gesù, proveniente da Nazaret di Galilea, nel fiume Giordano. Questo battesimo è il primo vero avvenimento di questo vangelo e, come ogni inizio che si rispetti, non può non avere in sé numerosi significati che andremo a ricercare in questo approfondimento.
“E FU BATTEZZATO”: IL RACCONTO DEL BATTESIMO DI GESÙ SECONDO L’EVANGELISTA MARCO
In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. A un tratto, come egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui come una colomba. Una voce venne dai cieli: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».
Vangelo secondo Marco 1:9-11
Nonostante la sua grande importanza, possiamo rilevare che questo racconto è incredibilmente sintetico nel nostro Vangelo che, ricordiamo, secondo gli studiosi è il più antico tra i canonici. Confrontandolo con gli altri sinottici possiamo vedere infatti come gli evangelisti successivi aggiunsero altri dettagli all’episodio per elaborare quello che qui è solo accennato. Notiamo a titolo di esempio come Luca aggiunge che lo Spirito scese su Gesù “in forma corporea” come una colomba (3:22) mentre Matteo inserisce un dialogo tra Gesù e Giovanni con il riserbo di quest’ultimo a battezzarlo considerandosi inferiore a lui (3:14-15). In effetti se Giovanni predicava un battesimo di ravvedimento dai peccati, e Gesù fu addirittura concepito senza peccato, come mai volle farsi battezzare dal Battista? Questa è una domanda spinosa alla quale i primi cristiani dovettero trovare una risposta teologica.
Nonostante la sua brevità, nel testo marciano ci sono degli indizi su diversi temi di teologia biblica che dall’Antico Testamento approdano qui per trovare uno sviluppo che potrà sbocciare appieno con la completezza degli altri scritti neotestamentari. L'introduzione di Marco nei versetti immediatamente precedenti ai nostri introduce la cornice dell'ambientazione che viene presentata come un nuovo esodo e la funzione di Giovanni come nuovo Elia che chiama Israele al pentimento. Dopodiché la narrazione si sposta, e incontriamo il nostro episodio che ha Gesù come protagonista.
Il battesimo presentato da Giovanni ha conosciuto diverse interpretazioni in quanto pratica innovativa per questo tempo e ben diversa dalle comuni abluzioni e lavaggi rituali che, contrariamente al battesimo, venivano praticate frequentemente. Questo battesimo potrebbe alludere al battesimo dei proseliti ma non vi è certezza che un tale significato fosse conosciuto in epoca così antica. Più probabilmente si tratta di una ripresa dell’attraversamento del mare durante l’esodo, in accordo alla seguente tradizione profetica biblica:
Allora il suo popolo si ricordò dei giorni antichi di Mosè:
Dov'è colui che li fece uscire dal mare
con il pastore del suo gregge?
Dov'è colui che mise in mezzo a loro lo Spirito suo santo,
che fece andare il suo braccio glorioso alla destra di Mosè,
che divise le acque davanti a loro,
per acquistarsi una rinomanza eterna,
che li condusse attraverso gli abissi,
come un cavallo nel deserto,
senza che inciampassero?
Come il bestiame che scende nella valle,
lo Spirito del SIGNORE li condusse al riposo.
Così tu guidasti il tuo popolo,
per acquistarti una rinomanza gloriosa.
Guarda dal cielo, e osserva,
dalla tua abitazione santa e gloriosa.
Dove sono il tuo zelo, i tuoi atti potenti?
Il fremito delle tue viscere e le tue compassioni
non si fanno più sentire verso di me.
Tuttavia, tu sei nostro padre;
poiché Abraamo non sa chi siamo
e Israele non ci riconosce.
Tu, SIGNORE, sei nostro padre,
il tuo nome, in ogni tempo, è Redentore nostro.
SIGNORE, perché ci fai peregrinare lontano dalle tue vie
e rendi duro il nostro cuore perché non ti tema?
Ritorna, per amor dei tuoi servi,
delle tribù della tua eredità!
Per poco tempo il tuo popolo santo ha posseduto il paese;
i nostri nemici hanno calpestato il tuo santuario.
Noi siamo diventati come quelli che tu non hai mai governati,
come quelli che non portano il tuo nome!
Oh, squarciassi tu i cieli, e scendessi!
Davanti a te sarebbero scossi i monti.
Isaia 63:11-64:1
Questo testo descrive alla perfezione il sentimento religioso che doveva esserci nell’ambiente che stiamo considerando, promosso da Giovanni. In entrambi i casi considerati è da rilevare che il presupposto comune, compreso quello appena indicato, assume l’apostasia di Israele e la necessità del suo pentimento. La carica sacerdotale da tempo non osservava più le dinastie indicate dalla Torah, le nazioni pagane da secoli occupavano i territori di Israele e molti giudei sentivano il bisogno di un ritorno alla fede genuina dei loro padri e di un nuovo intervento diretto di YHWH.
Gesù dunque si fa battezzare da Giovanni nel fiume Giordano, lo stesso fiume che il popolo di Israele attraversò per conquistare con Giosuè la terra promessa, ricapitolando così la storia di Israele e identificandosi egli stesso con l’Israele fedele a Dio. L’immersione e l’emersione riecheggiano tanto l’attraversamento del Mar Rosso durante l’esodo quanto l’attraversamento del fiume Gerico, come appena accennato.
Durante l’emersione però il nostro testo riporta che Gesù “vide aprirsi i cieli”, espressione utilizzata nei testi apocalittici per descrivere un evento escatologico divino. Possiamo trovare dei paralleli nei seguenti testi:
Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine.
Ezechiele 1:1
Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l'arca dell'alleanza. Vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata.
Apocalisse 11:19
I cieli aperti introducono l’azione divina che nel nostro contesto consiste di due elementi: la discesa dello Spirito come una colomba e la voce di Dio.
La discesa dello Spirito ricorre nell’Antico Testamento tanto a riguardo del “germoglio che spunterà dal tronco di Iesse”, ossia il messia (Is. 11:1-2) quanto al Servo di YHWH con il compito di portare la rivelazione alle nazioni (Is. 42:1). La colomba invece appare nel racconto del diluvio, che nella tradizione cristiana assume significati battesimali (1 Pt. 3:20-21). Nel Cantico dei cantici viene presentata come simbolo della fidanzata (Ct. 2:14), mentre ancora in Isaia, oltre che in Osea, rappresenta il ritorno in patria di Israele dopo l’esilio:
Chi mai sono costoro che volano come una nuvola,
come colombi verso le loro colombaie?
Isaia 60:8
Accorreranno in fretta dall'Egitto come uccelli
e dal paese d'Assiria come colombe;
io li farò abitare nelle loro case», dice il SIGNORE.
Osea 11:11
Il tema biblico dell’uscita dall’Egitto e del rientro dall’esilio si intrecciano più volte, quindi, nel nostro racconto battesimale. Si intrecciano con il simbolo dell’acqua ma anche con lo Spirito e con la colomba. Tutte queste immagini si vanno a fondere con l’identità di Gesù e la missione che sta per intraprendere.
A questo punto, però, come ulteriore elemento arriva la voce di Dio, che dice: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto». Questa frase è una combinazione di espressioni bibliche riprese dal racconto del sacrificio di Isacco e dalla letteratura profetica. Di seguito i testi più significativi:
E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
[...]
E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo».
[...]
«Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo
Genesi 22:2-12-16