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domenica 12 aprile 2020

«Rabbunì!»


















INTRODUZIONE

Seguendo l'approfondimento biblico di due giorni fa dedicato al racconto della crocifissione di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni, arriviamo oggi al racconto della resurrezione del Signore così come descritta da questo stesso Vangelo. 

Già sei anni fa ho dedicato uno studio a una particolare allusione in questo brano, ma in questa nuova occasione vorrei offrire più che altro uno sguardo d'insieme alla sua narrazione e teologia di riferimento.

L'evento della morte di Gesù è stato inatteso e traumatizzante per tutti i suoi discepoli, a tal punto che una costante tra i vari racconti delle sue apparizioni da risorto nel Nuovo Testamento è proprio quella di non essere inizialmente riconosciuto. Un particolare imbarazzante per un popolo contraddistinto dalla propria fede, ma che in modo onesto testimonia lo stupore dei discepoli e amici di Gesù di fronte a una manifestazione così straordinaria. Anche Giovanni non nasconde questo fatto, ma lo presenta nel suo racconto al pari degli altri evangelisti, aggiungendo però i propri aspetti peculiari. Avviciniamoci dunque per prima cosa alla lettura del nostro testo.

LA LETTURA
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l'altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo». Pietro e l'altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.  I discepoli dunque se ne tornarono a casa. Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto».  Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"». Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose. 
Vangelo secondo Giovanni 20:1-18
IL COMMENTO

Se il titolo dell'articolo che ho scritto per il racconto della crocifissione è stato preso dalle ultime parole di Gesù («È compiuto!»), quello del presente approfondimento è tratto - in ideale risposta - dalla parola della prima persona che ha incontrato il Signore risuscitato («Rabbunì!»)

I quattro evangelisti sono concordi nell'evitare di descrivere il fatto in sé della resurrezione, in quanto evidentemente non ci sono stati testimoni oculari, mentre raccontano le varie manifestazioni del Risorto. Il nostro brano comincia prima dell'alba quando Maria Maddalena si reca al sepolcro, trovandolo vuoto. Il primo pensiero di Maria di fronte alla tomba vuota è stato quello di un trafugamento del cadavere. Questo dato mostra il generale sentimento di scoraggiamento e disfatta vissuto in questi tragici giorni dai discepoli di Gesù, tanto più che neanche Pietro e "l'altro discepolo" pensavano inizialmente a qualcosa di diverso. La spiegazione data dall'evangelista è che non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. Non viene specificato quale Scrittura ma tra le varie ipotesi troviamo i seguenti contesti:
Poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte,né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione. 
Salmo 16:10 
Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti.Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani.Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli. 
Isaia 53:10-12 
In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla sua presenza. 
Osea 6:2
Troviamo evidente il fatto che l'immagine del servo sofferente di Jahvè, applicata alla morte di Gesù, sia stata probabilmente coinvolta anche in merito alla sua resurrezione. Gesù infatti alla luce degli scritti sacri è stato progressivamente compreso dalle comunità cristiane come l'Unto e il Figlio di Dio, titoli questi che hanno assunto sfumature via via più chiare e definite nel corso del I secolo. Il nostro evangelista scrivendo alla fine di questo periodo di maturazione teologica, e quindi forte di questa consapevolezza, giustifica in tal modo lo smarrimento dei discepoli. Gli apostoli, i discepoli di Emmaus, Maria Maddalena....tutti questi protagonisti neotestamentari hanno avuto bisogno di un "segno di riconoscimento" di Gesù, il quale peraltro non ha mai mancato di darlo così come nel nostro caso. 

Entrando nel cuore della narrazione, dopo il richiamo di Maria, Pietro e l'altro discepolo accorrono al sepolcro, e qui trovano le fasce per terra e il sudario piegato in un luogo a parte. Per l'altro discepolo (secondo la tradizione cristiana Giovanni stesso) basta la vista del sudario per credere. I discepoli dopo questi avvenimenti tornano a casa e resta solo Maria al sepolcro. Qui vede due angeli e, dopo un breve dialogo con loro, vede anche un'altra persona in piedi non riconoscendovi proprio Gesù e pensando fosse l'ortolano. Letteralmente però il termine utilizzato sarebbe da tradurre con "il custode del giardino", o "il giardiniere" secondo un'allusione che guarda addirittura al Cantico dei Cantici. La scena quindi sfuma nella simbologia del giardino, dell'amata e del dodì, ossia l'amato, che ha in questo appellativo la radice del nome di Davide, antenato del Messia. In questo quadro, Maria però ancora non capisce e chiede dove sia il corpo senza vita di Gesù. E proprio lui risponde, chiamandola per nome, ed è esattamente in questo momento che ella lo riconosce. Evidentemente si avvicina a lui perché Gesù subito dopo dice "non trattenermi" o "non toccarmi", portando a compimento la cifra stilistica del Cantico che rende la ricerca reciproca e mai conclusa dei protagonisti il proprio elemento distintivo. 
"Per Giovanni dunque, Gesù è il Messia-Sposo che si sottrae non per scomparire, ma per dare tempo all'amore di trovarlo."1 
Il primo segno miracoloso di Gesù è avvenuto durante uno sposalizio, e nella sua  prima manifestazione dopo la risurrezione egli si presenta come lo Sposo, che tuttavia non è ancora pronto per le sue nozze (le nozze dell'Agnello) e deve lasciare ancora del tempo senza la sua presenza. Proprio per la necessità di salire a breve al Padre dà a lei - una donna! - la missione di annunciare agli altri discepoli e apostoli la sua resurrezione. 

L'ATTUALIZZAZIONE 

Come abbiamo visto il brano in questione è senza dubbio custode di una grande ricchezza teologica. Da una parte abbiamo lo sconforto e la sofferenza dei discepoli di Gesù e dall'altra la sua impensabile sconfitta della morte con la resurrezione, che apre a uno straordinario nuovo squarcio di luce, speranza e vittoria. I passi dei credenti non possono essere diversi da quelli del proprio Maestro ed è per questo che anche nella sofferenza e prova più intensa nella nostra vita il nostro sguardo deve restare fisso sul potere del Risorto e sul nostro futuro di resurrezione, vissuto al momento presente solo in forma di anticipazione. Non c'è resurrezione senza crocifissione ma per i cristiani non c'è neanche sofferenza e morte senza che ci sia subito dopo una trasformazione nella vita eterna. 

Nello specifico, stiamo vivendo in un tempo di assenza corporale del Signore, ma il Paracleto - ossia lo Spirito Santo - è stato mandato proprio per guidare ognuno di noi verso tutta la verità. Come Maria Maddalena non possiamo "trattenere" il Signore ma possiamo vivere in piena comunione spirituale con lui e fare nostro il grido della intera Chiesa - Sposa di Cristo - che di generazione in generazione invoca: «Vieni». E ascoltare la sua voce che garantisce: «Sì, vengo presto!»

Amen! Vieni, Signore Gesù!



NOTE BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE

- [1] Pier Luigi Galli Stampino e Elena Lea Bartolini De Angeli, Parola & parole, Periodico dell'Associazione Biblica della Svizzera Italiana, Settembre 2013 - Numero 14, p. 76.

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