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venerdì 10 aprile 2020

«È compiuto!»




INTRODUZIONE

Annualmente il mondo cristiano ritrova un tempo speciale per riflettere in modo particolare sulla morte del Signore e sulla sua risurrezione, sul significato di questi eventi e sui benefici che ne conseguono. L'anno scorso ho approfondito il drammatico racconto della crocifissione di Gesù seguendo la narrazione del Vangelo secondo Marco, evidenziando lo stretto legame tra quest'ultimo e il Salmo 22. 

Quest'anno invece vorrei cogliere lo stesso racconto non più dal primo ma dall'ultimo Vangelo ad essere stato scritto: il Vangelo secondo Giovanni. Sappiamo che rispetto ai Sinottici questo scritto ha delle peculiarità uniche: un approccio fortemente teologico, una cronologia basata sulle festività ebraiche, la riduzione del numero di miracoli presentati (segni) caricati però di una forte carica simbolica, e altri ancora. Queste caratteristiche e diversità non devono essere considerate in contrapposizione con gli altri Vangeli ma come completamento. Lo studioso Wim Werem nel suo libro "Finestre su Gesù" presenta al meglio il concetto, spiegando che i diversi Vangeli sono come finestre differenti che offrono prospettive diverse dell'interno di una stanza, al centro della quale si trova Gesù. 

Per prima cosa, dunque, avviciniamoci alla lettura del brano di riferimento dal quale potremo, in un secondo momento, partire insieme per fare alcune  importanti riflessioni.

LA LETTURA 
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo. Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l'iscrizione era in ebraico, in latino e in greco.  Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: "Il re dei Giudei"; ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"». Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto». I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso. Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». Questo fecero dunque i soldati. 
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». C'era lì un vaso pieno d'aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla sua bocca. Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito. 
Allora i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione e quel sabato era un gran giorno), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe, e fossero portati via.  I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo, e poi anche all'altro che era crocifisso con lui; ma giunti a Gesù, lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. Colui che lo ha visto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Poiché questo è avvenuto affinché si adempisse la Scrittura: «Nessun osso di lui sarà spezzato». E un'altra Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». 
Dopo queste cose, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch'egli, portando una mistura di mirra e d'aloe di circa cento libbre. Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei. Nel luogo dov'egli era stato crocifisso c'era un giardino, e in quel giardino un sepolcro nuovo, dove nessuno era ancora stato deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, perché il sepolcro era vicino." 
Vangelo secondo Giovanni 19:16b-42
IL COMMENTO

In questo nostro commento procederemo secondo la disciplina della Teologia biblica: utilizzeremo cioè i risultati dell'esegesi per approfondire la relazione dei concetti e brani dell'Antico Testamento utilizzati nel testo in esame, per vedere come questi vengono ricompresi e rielaborati dal nostro autore per l'esposizione della sua teologia.

A questo fine ho colorato in rosso le frasi che Giovanni presenta esplicitamente come adempimento delle Scritture (veterotestamentarie). Ho evidenziato quindi le seguenti citazioni:
  • Hanno spartito le mie vesti e tirato a sorte la mia tunica (cfr. Salmo 22:18)
  • Mi hanno dato da bere aceto (cfr. Salmo 69:21)
  • Nessun osso sarà spezzato (cfr. Salmo 34:20, Es. 12:46 e Num. 9:12)
  • Volgeranno lo sguardo verso colui che hanno trafitto (Zacc. 12:10)
Vediamo tutte le implicazioni di queste citazioni con ordine. 

a) Il coinvolgimento del Salmo 22 nel momento della crocifissione segue un accordo consolidato nei Vangeli sinottici. Si pensa che Gesù possa aver citato o anche recitato integralmente il Salmo durante questo drammatico evento. Il dato significativo in questo quadro, tuttavia, riguarda i versetti di riferimento. Se in Marco, per esempio, troviamo che Gesù proclama la prima frase del Salmo (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) esponendo in modo peculiare il tema della separazione divina, in Giovanni invece viene inserita dall'autore una citazione relativa al diciottesimo versetto, con una sfumatura differente. 

La rassegna biblica sul tema della veste intera, stracciata o meno, coinvolge i seguenti brani: 1 Re 11:29-31, 1 Sam. 24, 1 Sam. 15:27-28. In uno di questi contesti il profeta Aiia lacera in dodici pezzi un mantello dandone dieci a Geroboamo, indicando così la divisione del regno di Salomone. A sua volta questa scena riecheggia il momento in cui Samuele profetizza a Saul che la lacerazione del suo mantello preannuncia che il fatto che il regno gli sarà tolto. Vediamo dunque questo significato: la rottura del mantello simboleggia una rottura o distacco del regno di Israele dal suo re, mentre l'unità del mantello significa l'integrità del regno e del governo in essere. Come può aver coinvolto questo pensiero teologico il nostro autore? Pensiamo alla drammaticità della crocifissione e morte del Signore Gesù, allo smarrimento dei suoi discepoli. Tutto dava da pensare alla fine della sua vita, del suo ministero, del suo programma di riforma spirituale. Ma anche nel racconto di questo momento così buio e privo di speranza, Giovanni si erge per affermare: neanche la morte può frantumare il regno del Figlio unigenito di Dio. In realtà la speranza c'è, e affonda le sue radici nella fede della messianicità e davidicità di Gesù (cfr. 2 Sam. 7:16). Lo scettro non sarà mai tolto dal regno di Davide, neanche in questo momento.

b) L'allusione al Salmo 69 potrebbe essere integrale e coinvolgere l'immagine del giusto sofferente. La frase di Gesù "ho sete" di fatto rappresenta l'ultimo esempio di adempimento della Scrittura attivo e consapevole da parte di Gesù in questo Vangelo.

c) La preservazione delle ossa di Gesù è di grande importanza biblica. In questa terza prova scritturistica del nostro brano incontriamo infatti un chiaro adempimento pasquale. Da una parte abbiamo il Salmo 34:20 e il fatto che Dio custodisce tutte le ossa del giusto, mentre dall'altra abbiamo Es. 12:46 e Num. 9:12 dove si specifica che non va spezzato un solo osso dell'agnello pasquale. Questo avvenimento dunque porta a compimento per Giovanni il fatto che Gesù sia fino in fondo "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo". Sebbene nel contesto dell'Esodo il sacrificio pasquale non abbia una connotazione espiativa, questa viene acquisita nel corso dei secoli e fatta propria anche dal nostro evangelista. 

d) "Volgeranno lo sguardo verso colui che hanno trafitto". Questa ultima citazione chiude gli adempimenti scritturali della crocifissione. L'assassinio di un giusto dell'epoca di Zaccaria (G. Garbini ipotizza Zorobabele) viene trasfigurato nella morte di Gesù, quel lutto popolare viene attualizzato e vissuto dall'autore e dai discepoli. Nel mezzo, questo brano aveva acquisito un significato messianico ed è in questo senso che viene utilizzato anche qui. 

L'ATTUALIZZAZIONE

Avendo fatto queste considerazioni, in quanto credenti e non solamente studiosi delle Scritture, come possiamo declinare il risultato della nostra indagine nella nostra vita di fede? 

Dobbiamo partire da una certezza: la morte di Gesù non è stata imprevista agli occhi del Padre, ma è stata al contrario decretata nell'eternità per la salvezza dell'uomo. Egli è morto per i nostri peccati ed è stato risuscitato perché potessimo camminare in novità di vita. 

La sua regalità e la sua onnipotenza non sono stati infranti al momento della sua morte. Persino in questo momento infatti le sue vesti e la sua tunica sono restate integre. Il suo Regno è stabile e sta attendendo il momento in cui stabilirsi in modo definitivo e eterno. Noi credenti dunque possiamo porre ferma fiducia nel fatto che persino nelle più tremende avversità il potere del Signore non viene meno. Sia nella vita che nella morte siamo suoi e niente e nessuno potrà mai separarci dal suo amore. 

Gesù anche mentre stava morendo aveva piena consapevolezza sul fatto che stava adempiendo le Scritture, ossia stava facendo la perfetta volontà del Padre. Per questo motivo chiede da bere in accordo con le Scritture. Seguendo le sue orme, ogni cristiano è invitato a seguire non la propria volontà ma la volontà del Padre celeste, sapendo che questa rappresenta il meglio per sé e per gli altri. 

Il fatto poi che, in modo unico rispetto alle abitudini del tempo, Gesù non ha avuto nessun osso spezzato, proprio come gli agnelli sacrificati ogni Pasqua, deve darci una consapevolezza più profonda sul significato del suo sacrificio eterno. Come ha detto il Battista, Gesù è l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, e lo ha fatto una volta per tutte. In lui abbiamo il perdono dei peccati, la riconciliazione con il Padre e la rigenerazione della nostra vita spirituale. Dedichiamo del tempo alla riflessione su questa certezza di fede.

In ultimo, la profezia di Zaccaria guarda a un tempo futuro nel quale Israele potrà guardare a colui che ha trafitto e, tramite uno spirito di pentimento e supplicazione, fare cordoglio e riconoscere che proprio lui è sempre stato il Messia che stavano attendendo, tornando in questo modo a YHWH per mezzo di Cristo per adempiere tutti gli oracoli nazionali di salvezza eterna. Allora ci sarà un solo gregge e un solo Pastore per sempre. 


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

- G.K. Beale, D.A. Carson, L'Antico Testamento nel Nuovo - vol. 2, Claudiana, Torino, 2017.

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